Bertoglio, Rascioni TECNICHE PROFESSIONALI DEI SERVIZI COMMERCIALI PER IL QUINTO ANNO MODULO 1 BILANCIO E FISCALITÀ D’IMPRESA UNITÀ 2 L’ANALISI DI BILANCIO Che cosa si intende per interpretazione del bilancio? Il bilancio d’esercizio fornisce informazioni sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’impresa. Tuttavia i dati in esso contenuti si riferiscono a un periodo di gestione, l’esercizio amministrativo, già trascorso. L’interpretazione del bilancio consiste nella rielaborazione e approfondimento dei dati in esso contenuti per consentire di esprimere un giudizio non solo sul passato dell’impresa ma anche sulle sue prospettive future, fornendo utili indicazioni sulle scelte che dovranno essere compiute dal management. L’interpretazione del bilancio viene effettuata tramite l’analisi di bilancio. Come viene effettuata l’analisi di bilancio? L’analisi strutturale esamina la struttura finanziaria dell’impresa. L’analisi per indici analizza la situazione passata e delinea le prospettive future dell’impresa, attraverso il calcolo di determinati rapporti tra grandezze dello Stato patrimoniale e del Conto economico. L’analisi per flussi evidenzia invece le variazioni intervenute nel corso dell’esercizio nelle fonti di finanziamento e negli impieghi. Che cosa è necessario effettuare per poter procedere all’analisi per indici? Per poter effettuare l’analisi per indici è necessario riclassificare lo Stato patrimoniale secondo criteri finanziari e rielaborare il Conto economico nelle configurazioni a valore aggiunto e/o a ricavi e costo del venduto. Come viene effettuata la riclassificazione dello Stato patrimoniale secondo criteri finanziari? Lo Stato patrimoniale viene riclassificato secondo criteri finanziari raggruppando le attività secondo il loro grado di liquidità in Attivo corrente e Attivo immobilizzato e le passività secondo il loro grado di esigibilità in Passività correnti, Passività consolidate e Patrimonio netto. Le Passività consolidate e il Patrimonio netto costituiscono il capitale permanente, cioè i finanziamenti che rimangono per lungo tempo nell’impresa. Che cos’è il valore aggiunto e con che cosa coincide? Il valore aggiunto è il maggior valore che assumono i beni e i servizi acquistati all’esterno per effetto delle lavorazioni dell’impresa. Il valore aggiunto coincide con la remunerazione dei fattori produttivi: retribuzioni per i dipendenti, interessi passivi per i finanziatori, imposte e tasse per lo Stato, dividendi per i soci, utile per l’imprenditore. Quali sono i principali indici economici? I principali indici economici sono ROE (Return On Equity), ROI (Return On Investments), ROS (Return On Sales) e indice di indebitamento (leverage). Come viene calcolato il ROE e come può essere interpretato? ROE è uguale al rapporto percentuale tra utile netto d’ esercizio e capitale proprio. Esprime la redditività dell’intera gestione aziendale. Va confrontato con il tasso di rendimento degli investimenti alternativi a basso rischio, come i titoli di Stato: se il ROE è inferiore, in teoria all’imprenditore non converrebbe investire nell’impresa ma in obbligazioni pubbliche. E del ROI che cosa sai dire? ROI è uguale al rapporto percentuale tra il margine operativo netto (o reddito operativo) e il totale degli impieghi. Esprime la redditività della gestione caratteristica. Va confrontato con il costo medio dell’indebitamento, espresso dal ROD (Return On Debt). Se il ROI è maggiore del ROD, all’impresa conviene indebitarsi per investire nell’attività caratteristica, lucrando così il differenziale di rendimento. Come viene calcolato il ROS e che cosa esprime? ROS è uguale al rapporto percentuale tra il margine operativo netto (o reddito operativo) e i ricavi di vendita. Essendo una percentuale, esprime, su 100 euro di ricavi, quale parte di essi costituisce il reddito operativo. Il ROS aumenta quando vengono incrementate le vendite e si riducono i costi della gestione caratteristica. Che cosa valuta il leverage? Il leverage, dato dal rapporto tra il totale degli impieghi e il capitale proprio, esprime in che misura il capitale proprio finanzia gli impieghi e quindi, in definitiva, valuta il grado di indebitamento dell’impresa. Se il leverage è uguale a 1, significa che l’impresa non ha debiti, essendo tutti gli impieghi finanziati dal capitale proprio. Se il leverage è 2 significa che gli impieghi sono finanziati per metà con il capitale proprio e per metà con il capitale di debito. Per valori superiori a 2 l’impresa diviene via via più sottocapitalizzata tanto più il leverage è maggiore. Quali sono i principali indici finanziari e che rapporto hanno con i margini? I principali indici finanziari sono l’indice di autocopertura delle immobilizzazioni, l’indice di copertura globale delle immobilizzazioni, l’indice di disponibilità e l’indice di liquidità secondaria. Mentre gli indici mettono a rapporto due grandezze, i margini ne calcolano la differenza. Per esempio, l’indice di autocopertura delle immobilizzazioni è dato dal rapporto tra il capitale proprio e le immobilizzazioni, mentre il margine di struttura viene calcolato come differenza tra capitale proprio e immobilizzazioni. Come viene valutata la solidità finanziaria dell’impresa? La solidità finanziaria dell’impresa viene valutata dall’indice di copertura globale delle immobilizzazioni o dal relativo margine. L’indice è uguale al rapporto tra capitale permanente e immobilizzazioni, il margine viene calcolato come differenza tra le due grandezze. Affinché l’impresa sia solida il capitale permanente deve essere almeno uguale alle immobilizzazioni, che non devono essere finanziate con debiti a breve scadenza. Quindi, l’indice relativo deve essere almeno uguale a 1, e il margine non inferiore a zero. E la solvibilità come viene valutata? La solvibilità dell’impresa, cioè la sua capacità di far fronte economicamente e tempestivamente ai pagamenti a breve termine, viene valutata con l’indice di disponibilità, dato dal rapporto tra l’attivo corrente e le passività correnti oppure dal patrimonio circolante netto, calcolato come differenza tra le due precedenti grandezze. L’indice, dato che l’attivo corrente contiene le rimanenze, non sempre liquidabili in breve tempo, deve essere superiore a 1, mentre il patrimonio circolante netto deve essere positivo. Per una valutazione più accurata della solvibilità possiamo escludere le rimanenze, calcolando l’indice di liquidità secondaria, che deve essere almeno uguale a 1, oppure il margine di tesoreria, che deve esser almeno uguale a zero. Che cos’è il cash flow? Il cash flow, o flusso di cassa, è la quantità di risorse finanziarie generate dalla gestione. Possiamo avere varie nozioni di cash flow. Una delle maggiormente utilizzate è il flusso finanziario della gestione reddituale. Come viene calcolato il flusso finanziario della gestione reddituale? Il flusso finanziario della gestione reddituale viene calcolato partendo dal reddito d’esercizio ed escludendo i costi e i ricavi non monetari, cioè quei costi e ricavi che non si tramutano in variazioni finanziarie, in modo da calcolare le effettive risorse finanziarie prodotte dalla gestione. Sono costi non monetari gli ammortamenti, le minusvalenze e il TFR, se non destinato ai fondi pensione o al Fondo INPS; sono ricavi non monetari le costruzioni in economia e le plusvalenze.