Ho acquistato fiducioso il periodico “Meridiani” che usciva con un numero dedicato a
Trieste. Ho dato una scorsa velocissima, lo giuro, di pochi minuti e rimango sorpreso
nell’apprendere che lo sviluppo di Trieste inizia col Porto Franco voluto da Carlo VII
mentre l’Arciduca Massimiliano è morto un 27 giugno. Già deplorevole approssimazione,
spero che ogni buon triestino sappia che Carlo era sesto e Massimiliano venne fucilato il
19. Si rientra (purtroppo) quasi nella normalità affermando che la Triestina è una squadra
friulana e soprattutto friulane sono le bronzee ragazze sulla riva del Mandracchio (con
foto) curiosamente denominate “mule”. Tra i libri importanti di autori triestini, con tutto il
rispetto per gli altri autori citati, un piccolo spazio avverte che un certo Claudio Magris ha
pubblicato un libro con 5 piéces teatrali (pochino, eh!). Bontà loro, più avanti, nell’esaltare i
caffè buttano qui e là, casualmente, che il nostro più insigne uomo di cultura ha anche
scritto Microcosmi e Danubio, ma non sono certo opere all’altezza di Susanna Tamaro che
è messa più in evidenza (ed a cui non tolgo sicuramente rispetto ed ammirazione, anzi,
ma…).
Si afferma che Magris praticamente vive e scrive al caffè Tommaseo, come
ovviamente hanno sempre fatto Joyce e Kafka (!). Non voglio far pubblicità ad un locale o
ad un altro, ma anche qui mi sembra ben risaputo che il caffè frequentato dall’autorevole
germanista è un altro. Joyce frequentava molto più allegramente le osterie, ma
eventualmente i biografi concordano che, assieme al fratello, si poteva vederlo al Caffè
Stella Polare. Kafka passò così frettolosamente a Trieste, credo nella seconda metà di
settembre del 1913, che risulta impossibile un’assidua frequentazione. Alzi la mano chi lo
immagina “Ciò ti, ciò mi” o “Come xe Franz?” con i camerieri del Tommaseo.
Una bella foto a tutta pagina ci mostra dove andiamo ad acquistare il pesce. Trattasi di
quella che chiamavamo Santa Maria del Guato (dico io, non loro) che da anni e anni è
però destinata a tutt’altro uso per cui ci si chiede quando hanno preparato il servizio anche
alla luce del fatto che invitano a degustare un caffè “da gourmet” in un altro locale chiuso
da anni! Ed a proposito di cose scomparse vengo informato che abitualmente ci facciamo
uno spinello di birra Dreher, la bionda triestina per eccellenza. Io direi, con grande
nostalgia, magari! Ma… Un’altra foto a tutta pagina ci mostra il classico pasto triestino:
musetto e brovada. Qui non discuto, le mie conoscenze culinarie sono limitatissime, ma a
me non sembra una pietanza prettamente locale. In chiusura si ricorda che mentre in tutto
il mondo il Giorno della Memoria viene celebrato il 27 gennaio, noi lo commemoriamo il 26.
Siamo così diversi o mi faccio restituire i soldi della rivista (che ho soltanto sfogliato)?