L’Ora di supplenza Oggi, nell’ora di supplenza, parliamo della patata, la nota solanacea presente sulle tavole dell’intero pianeta. Il supplente ben organizzato se ne porterà sempre una nella borsa che tirerà fuori al momento opportuno e che poggerà con gesto solenne sulla cattedra dicendo: “Ecco il tubero che ha cambiato il mondo!” Il tubero ‘d’oro’ La patata , Solanum tuberosum, è una pianta erbacea il cui ciclo vitale dura un anno. Può raggiungere il metro d’altezza, ha foglie pennate e pelosette, piccoli fiori bianchi o rossi o violetti a seconda delle varietà. Produce frutti velenosissimi, mentre le patate che mangiamo sono stoloni di riserva, ovvero rami laterali sottili, che nascono alla base della pianta e che s’infilano poi sottoterra producendo radici proprie. Alcuni di questi stoloni possono accumulare sostanze di riserva (acqua, amido, sali di ferro e di potassio, vitamine B e C) diventando i tuberi a noi noti, anche se gli occhi, quelle macchie scure che si trovano sulla buccia, ci continuano a ricordare la loro natura di rami. Se infatti lasciamo a lungo le patate al buio, come se fossero sottoterra, dagli occhi escono germogli che si allungano fino a diventare rametti bianchi. Dal momento della germinazione però la patata non è più commestibile perché si riempie di solanina, un sostanza tossica. La papa viene da molto lontano. Come molte piante a noi familiari, la patata ha una lunga storia che comincia molto lontano nello spazio e nel tempo. Sembra che Solanum tuberosum sia nata per la mutazione spontanea di una solanacea endemica delle Ande peruviane. Le prime colture di cui si ha notizia risalgono al II secolo a.C. ed erano poste nelle regioni intorno al lago Titicaca, a 3.800 m d’altitudine, tra Perù e Bolivia, dove il terreno era particolarmente fertile per via del guano, un concime formato dagli escrementi fossili degli uccelli marini. Da lì il tubero si diffuse in tutto l’impero Inca: Perù, Bolivia, Cile settentrionale, Argentina nord occidentale …. In lingua inca la patata era chiamata papa e da allora le è rimasto questo nome, sia pure con qualche variante,in quasi tutte le lingue occidentali. Nel Cinquecento i conquistadores spagnoli sbarcarono nell’America Meridionale alla ricerca del mitico Paese dell’Oro ( il famoso El Dorado) trovandovi tra l’altro piante sconosciute in Europa: cacao, fagioli, mais, pomodori, zucche, cotone, tabacco e la papa. La papa all’inizio non entusiasmò gli Spagnoli, sia perché appartenente a un gruppo di vegetali spesso velenosi – e velenosa essa stessa quando forma i germogli – sia perché, venendo da sottoterra, era considerata una pianta inquietante, diabolica. Come tutte le altre piante endemiche del nuovo continente fu portata comunque in Spagna, passando poi nei Paesi Bassi, in Francia, in Austria e nel resto d’Europa. L’astuto Parmentier. Fino al Settecento la patata rimase relegata nelle mangiatoie degli animali riuscendo a entrare nei piatti degli europei solo grazie all’agronomo francese Antoine Parmentier che la riabilitò essendosene cibato durante la sua prigionia nelle carceri prussiane ( era in corso la guerra dei Sette Anni tra Francia e Prussia ).Tornato libero nel 1763,decise di diffondere la sua scoperta alimentare ( le patate non erano velenose, anzi!) in tutta la Francia. Dopo aver convinto il re e la corte con un pranzo tutto a base di patate, ottenne da Luigi XVI il permesso di coltivarne un paio d’ettari nella regione intorno a Neuilly, ma di mettervi di guardia alcuni soldati . Gli abitanti della zona pensarono che se quelle piante erano così custodite dovevano essere molto pregiate e una notte,allontanatesi le guardie, si precipitarono a rubarle per mangiarle. Nessuno morì - né divenne un indemoniato - mentre la patata conquistò finalmente la gastronomia francese, 1 europea e del mondo intero. I Francesi da allora sono rimasti tra i maggiori consumatori mondiali del tubero e molte ricette a base di patate sono tuttora dedicate a Parmentier. Una patata di nome Alba. Non solo Solanum tuberosum si mangia ovunque , ma è anche uno dei prodotti vegetali sottoposto a una continua selezione artificiale in modo da ottenerne nuove varietà e – soprattutto- più resistenti al nemico numero uno: il fungo della peronospora. Alba per esempio,iscritta nell’anagrafe delle patate dal 1993, è una nuova varietà dalla forma tondo-ovale, di buccia sottile color giallo brillante e di polpa giallina. Prodotta dall’Istituto di Genetica agraria di Vicenza, è adatta a essere fritta o cotta arrosto e presenta una buona resistenza alle micosi che possono far marcire anche interi raccolti. A questo proposito, un caso rimasto tristemente celebre è ciò che avvenne in Irlanda nel secolo XIX. Gli Irlandesi apprezzavano molto le patate e le sapevano coltivare così bene che, dalla fine del Settecento, quasi tutte le colture (grano, legumi etc.) furono sostituite da piantagioni di patate, anzi di una sola varietà di patate. Quando nel 1846-47 la peronospora attaccò in modo spietato i campi di patata i raccolti dell’ unica varietà andarono distrutti ed ebbe inizio una carestia di dimensioni bibliche, ricordata nella storia irlandese col nome di “Potato Famine”. Moltissime famiglie di contadini, cadute in miseria, emigrarono negli Stati Uniti in cui tutt’oggi sono una parte numericamente importante della popolazione americana. Alessandra Magistrelli 2