5579 mm 60 10 dicembre 2014 / 181.14 Signor Massimiliano Robbiani Deputato al Gran Consiglio Interrogazione 2 ottobre 2014 n. 181.14 Expo 2015 non è solo una questione finanziaria: allarme ebola da parte del Ministro italiano Roberto Maroni Signor deputato, ci riferiamo alla sua interrogazione del 2 ottobre 2014 e prima di entrare nel merito delle singole domande vorremmo esprimere alcune considerazioni di carattere generale. L’Ufficio del medico cantonale (UMC) è impegnato in prima linea, in stretta collaborazione con altri partner quali l’Ente ospedaliero cantonale (EOC), la Federazione cantonale ticinese servizi ambulanze (FCTSA) i medici sul territorio, le cliniche private e non da ultimo il Nucleo operativo di condotta cantonale (NOCC) per allestire il dispositivo cantonale ebola per permettere il riconoscimento precoce di casi sospetti e la loro presa in carico e gestione in un sistema protetto molto complesso. Per dare la corretta dimensione della casistica ci sembra importante fare il punto della situazione epidemiologica attuale riportata da fonti attendibili quali l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP). Per quanto riguarda invece la malattia e la sua trasmissione facciamo riferimento alla risposta alle interrogazioni precedenti sull’ebola (89.14 e 100.14), dalla quale riprendiamo alcuni concetti che ci sembra importante ribadire: durante il periodo d’incubazione le persone colpite dal virus non sono contagiose, quindi il rischio di contagio durante uno spostamento dal luogo di contagio è molto basso; la trasmissione interumana può avvenire solo dopo l’inizio dei sintomi e necessita di un contatto diretto tra ferite aperte o mucose con le secrezioni e i liquidi corporei (sangue, vomito, feci) di una persona ammalata (la probabilità di trasmissione è pertanto da considerare molto bassa in caso di contatti durante le normali attività quotidiane); una persona contagiosa e quindi ammalata non è in grado di intraprendere lunghi viaggi in maniera autonoma. Situazione epidemiologica In data 22 marzo 2014 il Ministero della salute della Guinea ha segnalato all’OMS un‘epidemia di ebola nella zona sud del Paese, che si è estesa in seguito ad altri quattro paesi: Liberia, Sierra Leone, Nigeria e Senegal (1 solo caso). Di recente, in Senegal e Nigeria i focolai sono stati arginati e non si sono presentati ulteriori casi per 42 giorni, permettendo di ritirare l’allerta in questi paesi. Negli ultimi giorni sembra vi siano stati alcuni casi anche in Mali. Secondo la definizione “di caso” (case definition, UFSP) sono stati stabiliti criteri clinici (sintomi) ed epidemiologici (soggiorno in una zona di trasmissione e contatto). Attualmente le zone di trasmissione e a rischio sono limitate alla Liberia, alla Guinea-Conakry e alla Sierra Leone. 2. Al momento non sono tuttavia previste limitazioni del traffico di viaggiatori e del commercio internazionali. L’8 agosto 2014, l’OMS ha dichiarato l’ebola un fenomeno di “emergenza epidemiologica di interesse internazionale” per il pericolo che l’epidemia pone agli altri stati. Attualmente sono stati segnalati oltre 14’500 casi clinici e più di 5’000 decessi con la situazione sempre in rapida evoluzione (dati UFSP del 19.11.2014). Purtroppo nelle aree rurali e nei piccoli villaggi dei Paesi africani colpiti dall’epidemia non è sempre facile tenere traccia di tutti i casi di contagio e si parte dal presupposto che i casi siano da 2 a 3 volte superiori. Per l’Europa e la Svizzera il rischio attuale è quello di dover prendere in carico casi sporadici di persone che hanno soggiornato nelle aree a rischio e potrebbero aver contratto il virus. Questo rischio è considerato molto basso; ciò nonostante, vista la particolare pericolosità del virus, è essenziale che l’eventuale presa in carico si svolga nel modo più preciso e meno problematico possibile con tutte le garanzie possibili di sicurezza, soprattutto per il personale chiamato ad intervenire in caso di necessità. Il rischio di contagio è particolarmente elevato per il personale sanitario a contatto diretto con persone ammalate. Per questa ragione, il dispositivo nazionale dell’UFSP prevede la presa in carico di operatori sanitari svizzeri al rientro da missioni in aree a rischio, in caso di contagio, presso l’Ospedale universitario di Ginevra. Dispositivo cantonale ebola Le modalità di intervento e presa in carico dipendono dalla tipologia dei casi, che vengono così definiti: - caso da investigare: persona che ha soggiornato in una zona di trasmissione e presenta sintomi (febbre). Questa persona deve essere sottoposta a degli accertamenti; - caso sospetto: dopo valutazione sulla base della definizione di caso dell’UFSP (soggiorno con contatto e febbre > 38.5°C) oppure sulla base della decisione dei medici specialisti del Gruppo di coordinamento febbri emorragiche virali (GC-FEV1); - caso confermato: paziente con un risultato positivo al test specifico per il virus Ebola. Il concetto generale prevede la presa in carico di casi da investigare, giunti autonomamente, in tutti i cinque pronti soccorso di tipo A (PS) dell’EOC in box d’isolamento predisposti per questo tipo di emergenza sanitaria. Il caso sospetto determinato come tale dopo la valutazione del GCFEV viene trasportato unicamente all’Ospedale Civico, dove è stata preparata una camera dedicata, gestita dal personale delle Cure intense (CI), in attesa della conferma della diagnosi. Se la diagnosi è confermata, il paziente viene curato come caso di ebola, mentre se il risultato è negativo il paziente viene dimesso dall’area d’isolamento. Il personale (PS e CI) che prende in carico il paziente è appositamente formato per questa emergenza e lavora in modo sicuro e protetto. Lo stesso concetto di protezione viene applicato anche dalla FCTSA sia per l’intervento esterno che per il trasporto via ambulanza predisposta per questa tipologia di paziente. La FCTSA ha a disposizione un team di soccorritori e medici formati per far fronte a questa emergenza. 1 Il gruppo di coordinamento FEV è costituito da Giorgio Merlani (UMC), Danuta Reinholz (UMC), Mattia Lepori (Area medica EOC), Fabrizio Barazzoni (sostituto Area medica EOC), Carlo Balmelli (resp. EONOSO), Enos Bernasconi (resp. EOSMI), Christian Garzoni (consulente in malattie infettive), Pietro Antonini (esperto malattie tropicali), Martine Gallachi (esperto malattie tropicali), Mariano Masserini (resp. comunicazioni EOC), Franco Keller (resp. EOLAB), Brigitte Waldispuehl (resp. EOFARM), Marco Bissig (sostituto resp. EOFARM), Paolo Merlani (resp. CI ORL), Marco Conti (sostituto resp. CI ORL), Emanuela Zamprogno (capo servizio PS ORL), Davide Fadini (capo servizio PS OBV), Marilù Guigli (capo servizio PS ODL), Ilaria Jermini (capo servizio PS ORBV) e Rainero Spinelli (capo servizio PS ORBV). 3. Tutti gli attori del dispositivo cantonale (UMC, EOC, FCTSA, ACPT e OMCT) lavorano con le stesse procedure di filtro, per rilevare in modo precoce e uniforme un caso da investigare/sospetto e gestirlo nel modo appropriato, evitando sia il rischio di panico che di contagio per se stessi che per la popolazione. Gli attori esterni al dispositivo cantonale (studi medici, cliniche private, altre strutture sanitarie) hanno l’istruzione di contattare immediatamente l’UMC in casi sospetti. Dopo questa premessa, rispondiamo come segue alle singole domande. 1. Come si sta lavorando preventivamente, dopo le preoccupanti parole del Ministro italiano Maroni sul fatto che durante l’Expo 2015 è allerta virus Ebola? L’Expo 2015 si terrà a Milano dal 1. maggio 2015 al 31 ottobre 2015 su un sito espositivo sviluppato su una superficie di un milione di metri quadri per ospitare gli oltre 20 milioni di visitatori previsti. La maggioranza di questi visitatori sicuramente non ha viaggiato e non proviene dalle zone dell’Africa occidentale colpite dal virus. Allo stato attuale, l’OMS non prevede limitazioni di viaggio o di assembramento in relazione all’ebola. L’UFSP non prevede un’allerta virus ebola durante l’Expo 2015. In ogni caso, la Confederazione e il Cantone Ticino stanno lavorando per garantire la gestione di eventuali casi di ebola che si dovessero presentare. Ci aspettiamo che il dispositivo sanitario in situ consideri le esigenze della situazione attuale. Per quanto riguarda i preparativi cantonali riinviamo alla parte introduttiva. 2. Attualmente, si stanno prendendo misure adeguate e preventive adatte per quanto riguarda eventuali casi registrati in Ticino del virus Ebola? Si ritiene che si stanno prendendo misure adeguate e preventive per la gestione e la presa in carico di casi da investigare/sospetti in Ticino come è descritto sopra nella breve presentazione del dispositivo cantonale ebola. 3. Alle frontiere si sono già messe in atto misure speciali per poter controllare meglio il flusso migratorio? Se sì, cosa si sta facendo? Indipendentemente da come sono entrati in Svizzera, tutti i rifugiati confluiscono inizialmente presso uno dei quattro Centri di registrazione (CRP) dell’Ufficio federale della migrazione a Chiasso, Vallorbe, Basilea o Kreuzlingen. All’arrivo nel centro di registrazione, i richiedenti l’asilo devono declinare i dati personali che vengono registrati. Le statistiche mostrano che il 90% dei rifugiati dichiara in prima battuta la vera nazionalità. I tempi di percorrenza dai paesi di origine fino a Chiasso sono nella maggior parte dei casi ben superiori a 21 giorni. Al Centro di Chiasso vengono registrate in media 800 entrate al mese, poche le provenienze dai 3 paesi a rischio. La procedura prevede una permanenza minima di almeno 3 settimane, equivalente al periodo d’incubazione della malattia, prima dell’assegnazione del richiedente l’asilo ad un Cantone e ad una struttura specifica (Centro di accoglienza della Croce Rossa Svizzera a Paradiso, strutture di protezione civile, pensioni, appartamenti, ecc.). Solo in alcuni casi specifici l’assegnazione avviene prima della fine di questo periodo. L’Ufficio federale della migrazione (UFM) ha messo in atto delle procedure di filtro per identificare i casi sospetti di ebola, le quali si basano sul soggiorno nei paesi a rischio negli ultimi 21 giorni. In tal caso sarà disposta una quarantena al di fuori del Centro in una struttura protetta, mentre se oltre al soggiorno il richiedente l’asilo dovesse mostrare dei sintomi viene attivato il dispositivo cantonale e quindi viene trasportato dalla FCTSA al PS dell’Ospedale Civico per ulteriori approfondimenti. 4. Visto che al momento del loro arrivo i richiedenti l’asilo non sono ancora stati attribuiti ad un Cantone, i costi legati alla quarantena oppure alla presa in carico in ospedale saranno da addebitare alla Confederazione. 4. Il Governo prevede o ha già previsto un investimento straordinario in caso d’emergenza effettiva sul virus dell’Ebola? I costi della messa in atto delle misure preparatorie, in particolar modo della camera d’isolamento a pressione negativa presso l’Ospedale Civico e del materiale protettivo per il personale sanitario per certi versi possono rientrare nel mandato ordinario dei relativi enti e possono venir ascritti all’obbligo del datore di lavoro di adottare adeguate misure di protezione dei propri dipendenti. D’altro canto però, per loro natura e considerato che sono parte integrante del dispositivo cantonale, sono piuttosto da annoverare tra le prestazioni di interesse generale per ragioni di salute pubblica e quindi da porre a carico del Cantone. La quantificazione della spesa e le modalità di assunzione e ripartizione sono ancora in via di definizione. In ogni caso nel complesso i costi si aggirano indicativamente tra fr. 150'000.- e fr. 200'000.-. 5. Attualmente, esiste una collaborazione organizzativa con la Confederazione in caso di allerta massima? Se sì, cosa si intende fare? Secondo la valutazione della situazione da parte dell’OMS e dell’UFSP, un’estensione dell’epidemia di ebola simile a quella africana sul continente europeo non fa parte degli scenari previsti. Visto che singoli casi importati sono possibili, i Cantoni in accordo con l’UFSP sono chiamati a preparare il loro sistema sanitario per l’accoglienza e cura di questi casi isolati. Una buona preparazione di tutti i Cantoni garantisce un buon livello di prontezza dell’intero Paese. Se ci dovessero essere più casi di ebola contemporaneamente in Svizzera o in Ticino sarà possibile far fronte alla situazione coinvolgendo i partner della Protezione della popolazione, costantemente informati tramite il NOCC, e l’Esercito. Il Medico cantonale tiene informato anche il Consiglio di Stato sull’evoluzione della situazione e sulle esigenze del sistema sanitario sotto questo aspetto. Il tempo impiegato per l’elaborazione della presente risposta ammonta complessivamente a 10 ore lavorative. Voglia gradire, signor deputato, l’espressione della nostra stima. PER IL CONSIGLIO DI STATO Il Presidente: Il Cancelliere: M. Bertoli G. Gianella Copia: - Dipartimento della sanità e della socialità ([email protected]) - Divisione della salute pubblica ([email protected]) - Ufficio del medico cantonale ([email protected])