Corso OSS Teramo 2012 Docente Luigi Lupini IL METODO VALIDATION Questo metodo è stato elaborato tra il 1963 e il 1980 da Naomi Feil, un'operatrice laureata alla Columbia University e membro dell'Accademia degli Assistenti Sociali. Negli anni '60, la Feil si era trovata a lavorare in un ricovero per anziani di Cleveland, negli Stati Uniti: qui, era entrata in contatto col mondo degli anziani disorientati, e aveva iniziato ad elaborare il metodo Validation. In Italia, il metodo è promosso dalla Federazione Alzheimer Italia. In poche parole, questa tecnica consiste nel favorire lo sviluppo mentale degli anziani con problemi, classificare il loro comportamento e recuperarli alla dignità personale. Alla base della teoria Validation, stanno i principi della psicologia comportamentale analitica e umanistica, che vengono qui riportati come nell'elenco proposto dall'autrice, visto che ognuna di queste frasi presenta una sfaccettatura della teoria : Accetta il tuo paziente senza giudicarlo. (Carl Rogers) Il terapeuta non può capire a fondo o modificare il comportamento se il paziente non è disposto a cambiare o non ha la capacità intellettiva necessaria per l'introspezione. (Sigmund Freud) Considera il tuo paziente come un individuo senza uguali. (Abraham Maslow) I sentimenti espressi, e poi riconosciuti e legittimati da un ascoltatore che gode di fiducia, diventeranno meno intensi. Quando vengono ignorati, o negati, i sentimenti acquistano forza. "Il gatto ignorato diventa una tigre." (Carl Jung) Ogni fase della vita ha un solo compito che noi dobbiamo affrontare in un tempo prescritto nel breve spazio della vita umana. Dobbiamo sforzarci di portare a termine il compito, e poi passare al compito successivo. (Erik Erikson) Un compito trascurato richiede di essere svolto in una fase successiva. (Erik Erikson) Gli esseri umani si sforzano di mantenere l'equilibrio (omeostasi). (S. Zuckerman) Quando la memoria recente (memoria a breve termine) diventa debole, le persone molto anziane ripristinano l'equilibrio richiamando alla memoria i ricordi antichi. Quando la capacità visiva diminuisce, usano gli occhi della mente per vedere. Quando l'udito se ne va, ascoltano i suoni del passato. (Wilder Penfield) I ricordi lontani, ben conservati, persistono nella persona molto anziana. (F.G. Schettler e G.S. Boyd) Il cervello non è l'unico regolatore del comportamento nella persona molto anziana. Il comportamento è una combinazione di modificazioni fisiche, sociali, e intrapsichiche che si verificano durante il breve lasso di tempo della vita. (Adrian Verwoerdt) Esami autoptici hanno dimostrato che numerose persone molto anziane sopravvivono con danni cerebrali gravi, restando relativamente orientate. (Charles Wells) Esiste una causa dietro il comportamento delle persone molto anziane e disorientate. (Naomi Feil) Ogni essere umano è prezioso indipendentemente dal suo grado di comportamento. (Naomi Feil) Come si può notare, in queste frasi, scelte dall'autrice, è esposta una teoria che mette al centro di tutto il profondo rispetto per la persona anziana, ritenuta importante nonostante le menomazioni dovute al decadimento psicofisico. Il metodo Validation pone le sue basi sulla teoria di Erik Erikson, (celebre psicologo), degli stadi della vita, che sottolinea la stretta dipendenza tra gli aspetti biologici, mentali e sociali dell'essere umano, e le sue azioni. In pratica, egli sostiene che riusciremo a realizzare un dato compito, assegnatoci in una certa fase della nostra vita, solo se abbiamo svolto con esito positivo i compiti dei primi anni dell'esistenza. Se, per esempio, non si realizza il compito della prima infanzia (imparare ad avere fiducia), come conseguenza si proverà diffidenza. Se nell'infanzia non si impara a seguire le regole, in seguito si proveranno vergogna, colpa, biasimo. Nell'adolescenza, occorre scoprire la propria identità e imparare a separarsi dai genitori; se si fallisce in questo compito, ciò provocherà insicurezza, e contribuirà a far credere all'individuo che egli è una nullità se non è amato da qualcuno. Nell'età adulta, l'uomo impara a comunicare, ad essere responsabile dei propri sentimenti, a rapportarsi con gli altri. La mancata realizzazione del compito porterà all'isolamento e alla dipendenza. L'età di mezzo dovrebbe insegnare a trovarsi nuove attività quando i vecchi ruoli sono esauriti; altrimenti, si resterà inattivi e si persisterà a vivere una realtà ormai passata. Infine, nella vecchiaia, il compito dell'uomo è di scoprire la propria forza interiore e riesaminare la vita trascorsa; se non vi si riesce, subentra la disperazione e il desiderio di morire. In pratica, ogni momento della nostra vita ci propone delle mete da raggiungere; se non siamo in grado di realizzare il nostro obiettivo, esso si riproporrà più volte, anche perché difficilmente si raggiunge la prima volta. Inoltre, sarà facile che non riusciamo comunque a portarlo veramente a termine. C'è un ulteriore stadio della vita, raggiunto da coloro che vivono fino ad un'età avanzata: in quel periodo, occorre sbloccare le emozioni non risolte nel passato: ogni persona in questa condizione, prova la necessità di essere ascoltata, altrimenti scivolerà irrimediabilmente in uno stato vegetativo. Ecco, allora, un compito fondamentale dell'operatore del metodo Validation: ascoltare, anche se non si potrà arrivare, visto lo stadio ormai avanzato della vita, ad una vera risoluzione. Ma chi sono le persone disorientate? Sono coloro che subiscono il decadimento fisico, portato dalla vecchiaia, con la diminuzione dell'udito, della vista, con la perdita progressiva delle capacità mentali, che, a loro volta, provocano tutta una serie di cambiamenti: la memoria si confonde, i ricordi del passato si mescolano con quelli del presente, i gesti si riferiscono a emozioni ed episodi del passato, ripetuti chissà quante volte (cullare un bambino, dondolarsi, cantare piano, abbracciare…). Anche le perdite sociali rappresentano un passo importante verso il disorientamento: l'allontanamento dal proprio lavoro, da familiari e amici defunti, la perdita dei propri ruoli (di madre, di amico, di capofamiglia, ecc.), la mancanza di stimoli affettivi, portano alla perdita d'identità. Riassumendo, le persone disorientate sono coloro che hanno modelli comportamentali rigidi, si aggrappano a ruoli del passato e si sottraggono alla realtà, per riuscire a sopravvivere; a ciò si aggiunge il deterioramento delle funzioni cognitive e intellettive, e la conseguente perdita di introspezione. A questo punto, è importante precisare chi sia l'operatore di Validation: ciò che gli è richiesto è assai simile a quello che definisce un animatore, vale a dire che non deve esprimere giudizi sulla persona, né deve imporsi. Egli deve essere onesto con l'anziano che ha di fronte, rispettare la sua originalità ed avere per lui il massimo rispetto, a prescindere dalle residue capacità di comprensione. L'operatore deve immedesimarsi, per quanto sia possibile, nella persona che ha di fronte e deve cercare di condividere i sentimenti e le emozioni dell'altro; egli non è un analista. Il suo compito è di aiutare l'anziano a portare a termine nel modo migliore la propria vita: in questo cammino, non deve aspettarsi un facile e completo successo, ma sa che incontrerà delle difficoltà e dovrà riconoscere anche i progressi più minuti. Non è facile riassumere brevemente i principi e le modalità d'intervento di Validation (per questo, per una conoscenza approfondita della tecnica, si rimanda al testo proposto dalla sua scopritrice Naomi Feil). Alcuni punti fondamentali della tecnica sono i seguenti: 1) Raccogliere informazioni sull'anziano. In particolare, è indispensabile conoscere: il suo stadio di disorientamento; i compiti e le emozioni non portati a termine, di cui si è parlato in altre parti di questa esposizione; le relazioni umane e affettive del passato; la professione, i passatempi; il rapporto con la religione; il modo in cui la persona affronta le difficoltà e le perdite; la storia clinica. Tali informazioni potranno essere raccolte tramite domande all'anziano, fatte in momenti diversi della giornata e per almeno due settimane; le domande sono state tratteggiate dalla Feil, visto che debbono essere abbastanza precise, perché possano orientare l'operatore. 2) Valutare lo stadio di disorientamento. Gli stadi possono essere: Primo stadio: disturbi dell'orientamento. Secondo stadio: confusione temporale. Terzo stadio: movimenti ripetitivi. Quarto stadio: vita vegetativa. Ognuno di questi presenta caratteristiche che ne facilitano il riconoscimento: per esempio, nel primo caso, esistono caratteristiche fisiche particolari, quali la posizione rigida, braccia spesso incrociate e labbra serrate; le funzioni intellettuali sono abbastanza integre, così come le riduzioni di vista e udito; le caratteristiche psicologiche, invece, riguardano la necessità di esprimere le proprie emozioni, la consapevolezza di un leggero stato confusionale, la resistenza ai cambiamenti, e così via. 3) Incontrare regolarmente la persona e usare le tecniche Validation. La durata di ogni incontro dipende dallo stadio di disorientamento nel quale si trova la persona: si va da un minimo di uno a un massimo di quindici minuti (il tempo minore è dedicato a chi presenti le problematiche maggiori). In ogni caso, non è tanto importante la quantità di tempo impiegato, ma la qualità. La frequenza ideale, poi, dipende anch'essa dalle singole situazioni: si va da più volte al giorno, ad alcuni incontri settimanali, o meno frequentemente ancora. La Feil propone vari tipi di tabelle e schede a cui fare riferimento nell'applicazione del suo metodo. L'utilizzo di un'apposita Tabella di valutazione dei progressi, qui riportata a titolo esemplificativo, aiuterà l'operatore a giudicare gli eventuali risultati ottenuti. Tabella di valutazione dei progressi. Data Nome Stadio Parla Entra in contatto visivo Tocca Sorride Assume un ruolo direttivo nel gruppo Partecipa fisicamente: danza, canta Altro; comportamento personale. Osservazioni e appunti per la prossima riunione. L'applicazione del metodo Validation non si riduce a incontri individuali. Sarà anche possibile istituire dei gruppi Validation, in cui le persone possano manifestare i propri sentimenti, interagire, risolvere problemi comuni, apprendere i controlli e ottenere la stima di sé. Un gruppo Validation avrà i seguenti obiettivi: Stimolare l'energia, i ruoli sociali, l'identità, i rapporti interpersonali, i comportamenti verbali, i controlli sociali, il benessere e la felicità. Ridurre l'ansia. Prevenire lo stadio della vita vegetativa. Ridurre la necessità dell'uso di farmaci tranquillanti e sedativi. Ridurre il senso di impotenza nel personale e nelle famiglie. I gruppi potranno lavorare sia con chi sia nello stadio di confusione temporale, sia con coloro che si trovano nello stadio dei movimenti ripetitivi; nel secondo e terzo stadio, questo intervento non è attuabile. I soggetti con disturbi dell'orientamento che non abbiano ancora accettato il loro nuovo stato non possono entrare nel gruppo, fino a quando, dopo un intervento individuabile, non smettano di lamentarsi o accusare gli altri per le proprie mancanze, come spesso accade. Un gruppo Validation si esprime in sette fasi: 1) Raccogliere informazioni. Occorre valutare gli stadi di disorientamento e conoscere bene la persona 2) Selezionare i membri. Per fare questo, bisogna conoscere di ognuno: Quale ruolo sociale egli ritiene adatto a sé (ad esempio, un ex cantante vorrebbe occuparsi della musica). Quale obiettivo si vuole raggiungere con ciascuno, nei particolari. In quale stadio si trova il soggetto per la maggior parte del tempo. Quale argomento o problema non risolto riguarda la persona. A quale musica ognuno è più sensibile e se ha esperienze specifiche. Quali sono le residue capacità di movimento (in poche parole, è necessario conoscere la storia clinica). Fino a che punto la persona può rapportarsi con gli altri e dove è più opportuno che si sieda. Al termine, si saranno scelte da cinque a dieci persone del secondo e terzo stadio. La Feil è molto precisa anche nella tipologia dei singoli partecipanti. Come essa scrive, occorrono: Una persona nel secondo stadio con capacità direttive. Una persona saggia, con qualità materne, nel secondo stadio. Quattro o cinque persone nel secondo stadio, a cui piace conversare. Possono partecipare anche soggetti affetti da Alzheimer, il cui comportamento può essere previsto. Non più di due persone nel terzo stadio, che rispondano subito ai toccamenti dell'operatore, e non creino ansia nel gruppo. Persone con turbe dell'orientamento possono aiutare l'operatore, per esempio suonando uno strumento. Nel gruppo non vanno inclusi: Persone nel terzo stadio particolarmente irrequiete. Pazienti affetti da Alzheimer, con comportamenti non prevedibili. Persone con problemi di orientamento. Anziani afasici, orientati nel presente. Anziani con malattie mentali. Persone affette da malattie croniche dell'invecchiamento. 3) Trovare i ruoli per ciascuno. E' meglio se gli stessi partecipanti decidono quale ruolo assumere nel gruppo; in ogni caso, è bene non cambiarli, se l'anziano ha assolto bene al suo compito. Per fare un esempio, qualcuno potrebbe assegnare i posti a sedere, o fare da responsabile degli stati emotivi altrui, o, ancora, preparare i rinfreschi, e così via. 4) Coinvolgere il personale. Per gestire un gruppo, è necessario l'aiuto degli altri operatori, sia per risolvere i problemi pratici di trasporto, sia per valutare i progressi o proporre argomenti, preparare un'atmosfera piacevole, ecc. 5) Musica, conversazione, movimento, cibo devono entrare nell'attività di gruppo. Anche se ogni seduta sarà diversa, è bene mantenere una sorta di rituale, che comprenda ciò di cui sopra: il rituale "dà il ritmo al gruppo" e facilita gli incontri successivi. 6) Preparare la riunione. Bisogna sempre: Predisporre l'ordine del giorno, le canzoni, gli argomenti di discussione, i rinfreschi. Preparare il materiale e la sala. Predisporre uno schema, in modo che il personale sappia dove fare sedere ognuno (possibilmente, vicino a chi gli è più gradito). I posti devono seguire un ordine preciso, come viene suggerito dall'autrice con la solita precisione. Non usare un tavolo, perché tende ad allontanare; esso deve servire solo per disegnare o per varie arti. 7) La riunione. Il gruppo si riunisce almeno una volta alla settimana, alla stessa ora e nello stesso posto; la durata va da venti minuti a un'ora. L'incontro ha quattro fasi: nascita, vita, chiusura e preparazione della riunione successiva. Per terminare la descrizione di Validation, ecco alcuni consigli dati dalla stessa Feil per introdurre il metodo all'interno di un'istituzione: 1) Fare conoscere Validation a tutto il personale, tramite incontri particolareggiati; se possibile, nel tempo, coinvolgere le varie professionalità nel progetto. 2) Programmare il gruppo Validation. Includere nel gruppo di lavoro i membri del personale di tutti i settori; imparare a fondo il metodo, iniziare a utilizzare le tabelle e definire incontri settimanali, in cui si condivideranno esperienze e si verificheranno gli eventuali progressi o i problemi. 3) Iniziare a lavorare con il gruppo Validation. Scegliere un collaboratore, nel caso si sia impossibilitati a condurre il gruppo. 4) Iniziare a lavorare con un gruppo di famiglia. Tre o quattro volte l'anno, sarebbe importante coinvolgere nel progetto i membri delle famiglie, per informarli su Validation e informare dei miglioramenti; sarà anche possibile insegnare il metodo a chi si dimostri interessato. 5) Riesaminare i miglioramenti ottenuti ogni sei mesi.