Pillole di salute [email protected] La spremuta di pompelmo usata da molti come coadiuvante nelle diete è rinfrescante o intossicante? Il succo di pompelmo è utilizzato molto durante la stagione estiva, e non solo, come bevanda dissetante, ricca di vitamine e oligoelementi. Oltre a queste qualità, riconosciute dalla scienza, ce ne sono altre, appartenenti alla cultura popolare, che attribuisce al pompelmo proprietà digestive. In farmacologia non è certo conosciuto per queste ultime proprietà ma piuttosto per le interazioni farmacologiche con farmaci assunti contemporaneamente. È questa una scoperta che ormai risale alla fine degli anni ottanta, successivamente approfondita. Infatti, diversi studi hanno dimostrato che bastano 250 ml di succo per interferire con il metabolismo di molti farmaci. Il pompelmo è in grado di aumentare la biodisponibilità in maniera significativa di diversi medicinali dando una maggiore concentrazione di farmaco libero che, quindi, può comportare un aumento della tossicità e degli effetti collaterali. Il succo di pompelmo agisce attraverso l’inibizione selettiva del citocromo CYP3A4 che è una nota causa di interazioni di diversi farmaci e che dura fino a 24 ore dall’assunzione di un singolo bicchiere di spremuta o dall’ingestione di un intero frutto. Le classi di farmaci interessati sono: antiaritmici, antibiotici, antistaminici, ansiolitici, calcioantogonisti, corticosteroidi, statine, immunosoppressori, neurologici, chemioterapici (Vinblastina), anoressizzanti ed altri come la teofillina, la Warfarina, il metadone. Le reazioni avverse sono aritimie, rabdomiolisi (nel caso delle statine), danno renale, ipotensione sintomatica, eccessiva sedazione ed atassia da benzodiazepine, ed altre. In conclusione, gli amici abituati a bere un bicchiere di pompelmo lo potranno continuare a fare ma con l’avvertenza di dirlo al loro medico di fiducia.