Scorciatoia per scegliere: se ci fidiamo, compriamo Così la fiducia agisce nella mente del cliente. Ed è un valore che l'impresa non può permettersi di perdere di Sandro Castaldo, ordinario di economia e gestione delle imprese presso il Dipartimento di marketing della Bocconi Si percepisce, in particolare in questo momento di incertezza istituzionale, un crescente bisogno di fiducia da parte dei consumatori e dei cittadini. Tale esigenza si manifesta sia in seguito all’accrescimento della complessità dei mercati, sia per via della dinamica sempre più spinta dei cambiamenti esterni, che non raramente si manifestano sotto forma di veri e propri shock. Nella mente del cliente, la fiducia rappresenta una sintesi cognitiva, una specie di scorciatoia (cognitive shortcut) utilizzata a livello individuale per semplificare i sempre più complessi processi decisionali connessi con la scelta di beni e di servizi. La fiducia è espressione della capacità dell’impresa di adempiere agli impegni assunti nei confronti della domanda e per questo semplifica i processi cognitivi del cliente. In altri termini, fidarsi vuol dire confidare che la controparte manterrà le promesse, che non vi siano comportamenti opportunistici. Il trust è sicuramente un valore per le imprese. Se il consumatore si fida di un certo brand, il passaggio ad altri prodotti sarà più difficile e duro, malgrado le promesse di altri produttori. Se il consumatore si fida di una certa insegna, certo che il servizio che vi trova è costante, l'assortimento in linea con le sue esigenze e le promozioni o i prezzi realmente convenienti, difficilmente si rivolgerà ad altri distributori. Se un paese ispira fiducia a livello internazionale, certamente non verrà penalizzato da spread così elevati come quelli che oggi subiamo a livello nazionale. Per uscire più rafforzati dal periodo di crisi economica (e di fiducia) che stiamo vivendo oggi, non è più dunque sufficiente solo soddisfare le esigenze del cliente, ma è necessario ottenere nel tempo la sua fiducia. Insomma, si tratta di un orientamento che potremmo definire “trust oriented marketing”, ovvero un marketing finalizzato a conquistare la fiducia del cliente nel lungo periodo. Ma per garantirsi la fiducia del cliente è fondamentale essere percepiti come i migliori fornitori sul mercato, in modo da distanziare i concorrenti nelle percezioni della domanda e non essere oggetto di confronto. La validità della fiducia non è mai stata messa in discussione, neanche in periodi di incertezza. Ciò, già di per sé, rende questo valore assoluto ed è sufficiente a spingere gli operatori a investirvi: usando un gioco di parole, della fiducia ci si può fidare proprio nel lungo periodo. Anzi, la fiducia è specificamente uno strumento che serve a governare l’incertezza e a rafforzare le relazioni. Ciò vale non solo nei rapporti tra brand e consumatore, ma anche nei rapporti di canale con i dealer e i distributori, nei rapporti orizzontali fra partner, nelle relazioni istituzionali e così via. L’aspetto più interessante del valore della fiducia, peraltro, è la sua tangibilità, tanto che ormai è oggetto di misurazione sistematica. Un esempio è la ricerca condotta dall’Istituto di Studi e analisi economica, che da tempo utilizza indici per misurare la fiducia dei consumatori sia sul quadro economico generale che su specifici comparti, e le sue variazioni nel tempo, con dettaglio territoriale. E' possibile misurare anche il trust nelle imprese e nei brand. Così come interessante è la possibilità di misurare l’impatto della fiducia sulle performance aziendali: su questo le aziende che hanno creduto e investito sul tema della fiducia vantano esperienze che costituiscono un vantaggio competitivo difficilmente imitabile. La sfida futura si gioca però sulla nuova frontiera del trust management, che capovolge alcuni dei tradizionali paradigmi manageriali. Le sempre più numerose iniziative di customer advocacy, cioè quelle situazioni in cui l’impresa si mette dalla parte del cliente e ne diviene in un certo senso il difensore, sono esempi di come il mondo delle relazioni di mercato stia mutando rapidamente e di come i tradizionali strumenti manageriali siano spesso inadeguati a gestire un futuro di relazioni impresa-cliente in cui quest’ultimo gioca con l'impresa anche il ruolo di ideatore, fornitore, co-creatore.