L’incontro ovvero il cuore del viandante “Iddio mi ha assegnato a un posto di combattimento. Così ho creduto e così ho interpretato il suo volere. E il posto è quello di vivere filosofando – innamorato fedele di sapienza – vivere scrutando me stesso e gli altri…” Platone (Apologia di Socrate) Un gruppo di persone si è radunato lungo la strada maestra del paese. E’ pomeriggio inoltrato, e stanno discutendo animatamente. Alcuni gridano, altri muovono le mani; c’è chi mangia una mela, chi legge un libro e lo mostra agli altri, chi addirittura si spinge e litiga. Incuriosito da ciò, Socrate si avvicina a loro e nota che sono tutti maestri e letterati. TULLIO: “Sono io il più sapiente! Ho osservato per un intero mese gli astri e posso prevedere cosa accadrà a tutti voi in futuro; conosco il destino di ogni uomo e niente può essere migliore di ciò!” PERSEO: “Non è vero! Sei solamente un imbroglione, e quello che dici sono tutte stupidaggini! La tua cultura è capace solo di farti incassare soldi che non meriti, e di derubare così gli stolti. Io ho viaggiato su navi e carri, conosco la geografia ed il mondo non ha segreti per me! Sono io il più sapiente!” E il dibattito continuava; certi ancora volevano imporre il proprio sapere sugli altri, quando d’un tratto un ragazzo, presente anch’egli tra la schiera (figlio di uno degli interlocutori) si avvicinò a Socrate, chiedendo: LUIGI: “Perché non parli? Sei forse muto? Perché non stai facendo nulla?” SOCRATE: “Non sono muto né sto facendo nulla, come tu credi. Il mio pensiero è rivolto a ciò che queste persone stanno dicendo. Infatti sono molto interessato a scoprire chi di loro sia il più sapiente…” LUIGI: “Perché?” SOCRATE: “Un mio caro amico mi ha riferito il responso dell’oracolo di Delfi, presso il quale è giunto per sapere chi fosse il più sapiente. Ebbene, la risposta è stata: “Tra gli uomini tutti, Socrate è il più sapiente”. Così, ho iniziato a viaggiare per dimostrare di non essere più sapiente di nessun altra persona.” LUIGI: “Mio papà è il più sapiente. Sa come costruire case immense e resistenti, dove la gente può vivere e essere felice. Ma tu sei sapiente?” SOCRATE: “Io non so nulla. Chi è il sapiente?” LUIGI: “E’ colui che conosce il giusto.” SOCRATE: “Chi conosce ciò che è bene sa ciò che è male e quindi è sapiente. Hai detto bene, ma sai cos’è il giusto?” LUIGI: “Io no.” SOCRATE: “Ebbene dopo lunghe conversazioni sono giunto a pensare che l’uomo non possa conoscere ciò che è giusto in modo completo. Persone nate in diversi luoghi del mondo avranno differenti possibilità di sapienza e la loro cultura varierà. Siamo così limitati dalle fattezze del nostro corpo che non possiamo apprendere il Tutto. I nostri sensi ci fanno conoscere la mutevole realtà presente, e un limite fisico crea impedimento allo studio della Verità. Tuttavia Dio ci ha donato un posto e un destino da compiere. In aiuto a ciò ha provvisto la nostra anima della ragione, che va oltre i nostri sensi e tende alla vera conoscenza. La ragione ci fa comprendere il mondo, ma soprattutto noi stessi, perché è dentro di noi che dobbiamo cercare la verità. Ad esempio, tuo padre costruendo case e palazzi, inizia dalle fondamenta, pone le basi della struttura e giunge poi, ad edificare il tetto. Così la conoscenza vera deve essere la sostanza, punto basilare di riferimento per la ricerca di altre conoscenze che sono più tecniche e comunque sempre strumento dell’immutabile Sapienza.” LUIGI: “E qual è questa Sapienza? Qual è la Verità, l’apprendimento del Bene?” SOCRATE: “Alla luce di questi fatti, sapiente è colui che è cosciente dei propri limiti, della propria finitezza, che sa, quindi, di non sapere. Infatti, solo conoscendo se stessi e capendo la propria posizione nel mondo si può essere virtuosi. La virtù è l’agire bene e non si può agire bene se non si conosce il bene. Nessuno compie il male volontariamente.” LUIGI: “Ma pensi che mio padre sappia di non sapere?” SOCRATE: “Quando si crede di conoscere qualcosa, non si pensa al fatto che ciò possa essere vero oppure falso; si è ciechi, si ritiene di sapere già tutto, ma in realtà non si sa nulla. Così come per riempire un sacco di farina bisogna prima svuotarlo del contenuto precedente, anche il sapiente deve spogliarsi di tutte le nozioni in cui fermamente crede. La verità non è mai rivelata appieno, va ricercata dentro di sé.” LUIGI: “E poi? Cosa si deve fare?” SOCRATE: “Con l’ausilio del pensiero razionale e della parola, uno potrà partorire dalla sua mente la vera essenza di ogni cosa.” LUIGI: “Si può allora, giungere alla piena consapevolezza di sé, alla Verità assoluta?” SOCRATE: “La Verità assoluta appartiene solo al Divino; la nostra natura umana, grazie all’intelletto, non può far altro che apprendere le briciole di un immenso pane, carpire attimi di Verità e vivere nel giusto per mezzo di questi. Una vita coerente con il proprio pensiero deve essere la base principale dell’agire di un filosofo. Ora si fa sera, caro ragazzo, l’ultimo consiglio che ti offro è: Conosci te stesso e cerca la Verità.” Sta calando la sera ed il gruppo si scioglie. Alcuni tornano a casa insoddisfatti del discorso fatto, altri no. Socrate si appresta a partire verso un altro paese, un’ulteriore ricerca… Il padre del ragazzo morirà dopo non molto; avrà, comunque, aiutato molte famiglie a vivere dignitosamente; il ragazzo, colpito e “percosso” – meravigliato – dal discorso di Socrate, comincerà ad interessarsi alla filosofia, aiutando altre persone a conoscere se stesse. Viaggerà anche lui alla ricerca della virtù e morirà felice della propria esistenza. Gli altri interlocutori continueranno, sordi e ciechi, a litigare inutilmente, senza capire mai che significato abbiano la sapienza, la virtù, il bene, la giustizia… …Ed io? Io chi sono? Oh… questo non ha alcuna importanza; l’importante è ciò che ho potuto apprendere oggi, cioè che la vita è continua ricerca della Verità.