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Picchio cenerino
Picus canus (Gmelin, 1788)
Codice lista italiana: 110.541.0.001.0
Priorità: 11
RARITÀ GENERALE: valore = 3: Il Picchio cenerino, secondo la nuova “Lista Rossa” italiana,
appartiene alla categoria delle specie “vulnerabili”. Per l’Italia si stima la presenza di 5001000 coppie nidificanti, localizzate sulle Alpi orientali. La specie rientra inoltre
nell’allegato I della direttiva “Uccelli” (CEE/79/409), che comprende le specie per le quali
si prevedono misure speciali di conservazione sugli habitat, al fine di garantirne la
sopravvivenza e la riproduzione nella loro area di distribuzione. La specie è non
concentrata in Europa ma, a livello continentale, il suo stato di conservazione è considerato
non favorevole. Come le altre specie di picchi, è particolarmente protetto dalla legislazione
italiana (L.157/92).
COROLOGIA: valore = 1: Il Picchio cenerino possiede un areale con un baricentro spostato
verso le regioni dell’Europa orientale e asiatiche, all’interno del continente europeo la sua
presenza è più frammentata, fino a scomparire nell’Europa nord-occidentale e sudoccidentale (corologia paleartico-orientale).
FRAGILITÀ [dimensioni della popolazione]: valore = 3: La popolazione europea è stimata
tra 77.000 e 123.000 coppie, a cui si aggiungono le 10.000-100.000 russe. La specie è
considerata in decremento in seguito alle pratiche di gestione del patrimonio forestale:
l’abbattimento dei boschi decidui maturi, e la conversione di vaste aree in piantagioni di
conifere provocano la perdita e la frammentazione dell'habitat. Inoltre anche i turni di
ceduazione troppo ravvicinati hanno un impatto negativo sulla disponibilità di cavità per la
riproduzione, così come lo ha l'accrescersi delle coltivazioni di foreste monospecifiche con
bassissima diversità strutturale. Infine l'impatto diretto e indiretto sul terreno delle pratiche
agricole ha una ripercussione sulla presenza e consistenza delle popolazioni di Formicidi,
con conseguente riduzione delle disponibilità alimentari.
CONSISTENZA DEL POPOLAMENTO REGIONALE: valore = 2: Le Alpi lombarde rappresentano
il limite estremo occidentale dell’areale di diffusione del Picchio cenerino. La specie è
segnalata da poco più di un decennio in alcune zone dell’Alta Valtellina e dell’Alta Val
Camonica, mentre più recentemente è stata osservata in periodo riproduttivo anche
nell’Alto Garda Bresciano. Si può pertanto supporre che l’attuale popolazione lombarda sia
costituita da una decina (o poco più) di coppie nidificanti.
SELETTIVITÀ AMBIENTALE: valore = 3: Il Picchio cenerino è una specie selettiva legata a
complessi boschivi diversificati di collina e montagna, in particolare ai consorzi di
latifoglie pure, altre volte di latifoglie miste a conifere (faggio e abete bianco), più
raramente di conifere pure. Può tuttavia utilizzare lariceti radi ma ricchi di sottobosco.
CRITICITÀ: valore = 1: La regione si trova al confine dell’areale del Picchio cenerino che, a
questa latitudine, trova qui il suo limite occidentale di distribuzione: in questo contesto il
territorio regionale appare di modesta importanza per la specie.
STRATEGIE DI CONSERVAZIONE: Come per molte delle specie tipiche di ambienti forestali
maturi sono auspicabili interventi legati alla gestione del bosco che vadano nella direzione
dell’incremento di habitat disponibile [B] e l’esecuzione di monitoraggi sulla popolazione
esistente [C]. Appare inoltre importante intraprendere azioni sulla parte sociale [D].
TIPOLOGIE DI INTERVENTO: Le azioni sull’habitat finalizzate ad aumentarne la recettività
riguardano interventi di tipo silvicolturale come: rimboschimenti in relazione alla tipologia
del bosco originario [Bb1], interventi atti alla rinnovazione spontanea delle specie forestali
indigene [Bb4] e al ripristino ed al mantenimento di boschi autoctoni, nonché la
conversione dei boschi cedui in alto fusto [Bb5], con il mantenimento di alberi vetusti e
senescenti, o con cavità e di alberi morti [Bb6]. Risulta inoltre auspicabile la protezione dei
siti riproduttivi [Bd4] così come sarebbe opportuno avviare programmi di monitoraggio
dello status delle popolazioni [C1], per poi poter individuare potenziali interventi futuri per
la conservazione della specie [C11]. Infine si può inoltre prevedere l’elargizione di
indennizzi per evitare l’abbattimento degli alberi utilizzati dalla specie per la nidificazione,
quando questi si trovino all’interno di una fustaia a uso industriale [D1].
COSA NON FARE: Abbattimento di alberi maturi e di alberi cavi.
FATTORI CRITICI: Tra i fattori più critici per la specie vi sono alcune pratiche di gestione
forestale tendenti all’abbattimento degli alberi maturi o senescenti (oppure di quelli già
scavati dai picchi): con l’invecchiamento infatti gli alberi diventano sempre più idonei a
essere utilizzati dalle specie forestali per costruirvi il sito di nidificazione, ma perdono il
loro valore commerciale.
Appartenente alla famiglia dei Picidi, raggiunge una lunghezza di circa 25-28 cm e apertura
alare di 38-42 cm. Il capo è grigio e, nel maschio, la parte anteriore della calotta possiede
una tinta rossa. Simile nella colorazione al Picchio verde, se ne distingue per le dimensioni
inferiori e per avere un sottile mustacchio nero sotto le guance che sono grigie. Il dorso e la
parte superiore delle ali sono verdi, mentre il ventre è più pallido con tinte che virano verso
il giallo. Se il Picchio cenerino può essere facilmente confuso con il Picchio verde (Picus
viridis) per la stretta somiglianza morfologica, le emissioni vocali possono di essere un
valido aiuto per l’identificazione: il Picchio cenerino possiede infatti una “risata” meno
aspra della specie congenere, con le ultime note più spaziate ed emesse in un diminuendo
progressivo. Al di fuori della stagione riproduttiva ha abitudini silenziose, anche se
“tambureggia” a lungo, in particolare nel periodo primaverile.
Specie strettamente sedentaria, il Picchio cenerino compie modesti spostamenti o erratismi;
soltanto le popolazioni più settentrionali migrano o si disperdono più a sud dopo il periodo
riproduttivo. I giovani possiedono un raggio di dispersione relativamente ridotto. Nel
periodo autunnale un giovane è stato osservato per alcuni giorni sul Monte Berlinghera,
nell’Alto Lario.
In Lombardia si trova al confine del suo areale, la Val Camonica segna segna l’attuale
limite occidentale di distribuzione in Italia, anche se in tempi storici esistevano
segnalazioni per le Alpi occidentali. Dati recenti lo indicano presente all’interno del P.R.
dell’Adamello, nel P.R. dell’Alto Garda Bresciano e, probabilmente, anche nel Parco
Nazionale dello Stelvio e nel P.R. del Livignese.
La specie frequenta aree boschive con un elevato grado di diversità strutturale come quello
che si ha negli stadi successionali delle foreste naturali. Per la nidificazione sono necessari
lembi di vegetazione matura, soprattutto faggete miste ad altre latifoglie oppure in consorzi
misti a conifere. Le aree caratterizzate da vegetazione aperta, rada e bassa sono invece
indispensabili per l'alimentazione. A differenza del Picchio verde non è particolarmente
sensibile alle temperatura rigide e al prolungato periodo di innevamento. Nidifica in cavità
che vengono scavate dalle coppie nei tronchi degli alberi (di preferenza in alberi morti o
deperiti, con almeno la parte interna in disfacimento), nella parte inferiore della chioma.
L’ingresso è orizzontale mentre la coppa tubolare è allungata verso il basso. Le uova
vengono covate sul fondo, ricoperto da frammenti di legno residui. La deposizione delle
uova (mediamente tra 7 e 9) si ha da fine aprile a giugno e l’incubazione, della durata di
14-18 giorni, è effettuata da entrambi i genitori. Dopo la schiusa i genitori alimentano i
piccoli nel nido ancora per quasi 3 settimane. L’alimentazione è costituita principalmente
da larve e adulti di insetti xilofagi, nonché da formiche e altri Imenotteri, Miriapodi,
lombrichi e, talvolta, semi e bacche.
Luciano Bani
Bibliografia
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