Farmaci ai minori: più cultura e responsabilità

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Farmaci ai minori: più cultura e responsabilità
A Torino un convegno e tavola rotonda per sensibilizzare la comunità
scientifica. Ma anche l’urgenza di regolare la somministrazione di
psicofarmaci a pazienti pediatrici
Anche per la popolazione infantile e adolescente è emergenza. Il problema è
sempre più attuale se si considera che, ancora oggi, il ricorso agli psicofarmaci per
patologie psichiatriche o neuropsichiatriche in pazienti in età scolare e prescolare è
quasi un abuso. Se ne è parlato recentemente al convegno su “Psicofarmaci e
bambini: nuova emergenza sanitaria. Il marketing del farmaco, le
responsabilità della famiglia”, voluto e organizzato dal Comitato Nazionale Giù le
mani dai bambini ® in collaborazione con il Segretario Sociale della Rai e associazioni
di volontariato, che si è tenuto al centro congressi “Molinette Incontra” di Torino.
Un incontro-dibattito con esperti di varia estrazione disciplinare nell’ambito della
medicina, della sanità, della psicologia, della psicoanalisi, della politica e del sociale,
aperto al pubblico e in particolare a genitori, insegnanti e studenti. Non una crociata
ma una vera e propria campagna di farmacovigilanza che va avanti da anni per
denunciare l’eccessiva (e non sempre giustificata, o indicata) prescrizione di
antibiotici, antistaminici e cortisonici, per non parlare, degli antipsicotici (o
antidepressivi) che, nell’insieme, nel nostro Paese risultano essere prescritti a 34
minori si 10 mila, che in questi ultimi quattro anni è triplicata per i farmaci “off-label”.
Negli Usa gli antidepressivi sono attentamente sotto esame della Food and Drug
Admistration (FDA) in quanto si ritiene che l’assunzione di tali farmaci negli
adolescenti tra i 7 e i 17 anni, affetti da sindrome grave di depressione, induca loro a
pensare di commettere il suicidio in età adulta. Il Ritalin, sostanza stimolante del
SNC, è tra i farmaci più prescritti ai bambini affetti da ADHD, un presunto disturbo
dell’apprendimento dovuto all’iperattività, ed è maggiormente “sotto accusa” in
quanto non è ancora ben chiara la certezza dei risultati. Tale malattia viene
diagnosticata non con un esame di tipo clinico, ma facendo compilare dei questionari
sulla cui affidabilità scientifica c’è molto da discutere… tant’è che si sta assistendo ad
una vera e propria “epidemia”. Solo negli Usa i bambini affetti da questa sindrome
erano 150 mila nel 1970, circa 500 mila nel 1985, un milione nel 1990, quasi 8 milioni
nel 2003 e 11 milioni nel 2004.
Tale realtà è però presente anche in Francia in quanto il 12 per cento della
popolazione studentesca delle elementari fa uso (e spesso abuso) di psicofarmaci. “In
Italia nonostante alcune dichiarazioni improntate alla prudenza – hanno spiegato i
membri del Comitato – si sono già effettuati screening nelle scuole e aperti i primi
centri pilota per la somministrazione. Il Ministero della Salute ha infatti avviato
l’inaugurazione di Centri regionali per la somministrazione di psicofarmaci ai minori,
ed è in via di strutturazione il contestato Registro nazionale per la schedatura di tutti i
minori in terapia. Spesso vengono ignorate terapie alternative pedagogiche che
garantirebbero un’efficace risoluzione del problema senza ricorrere agli psicofarmaci
dagli effetti collaterali potenzialmente distruttivi…”
A questo riguardo, tra gli esperti a livello internazionale, è intervenuto del prof.
William B.Carey, docente di Clinica Pediatrica in Usa ed esperto in disordini dell’età
evolutiva, che ha precisato: “I banali questionari utilizzati per diagnosticare questi
disagi dell’infanzia sono altamente soggettivi ed impressionistici…Le differenze di
esperienza, tolleranza e stato emotivo dell’intervistatore e del bambino intervistato
non vengono tenute in alcun conto, e nonostante questa vaghezza e il fatto oche le
Tratto dalla rassegna stampa di www.giulemanidaibambini.org
Campagna sociale nazionale
contro gli abusi nella prescrizione
di psicofarmaci a bambini ed adolescenti
scale di valutazione utilizzate non soddisfino i criteri psicometrici di base, i sostenitori
di questo approccio pretendono che questi questionari forniscano una diagnosi
accurata. Ma così non è”.
Questo ed altri approcci hanno generato un acceso dibattito nella comunità
scientifica e non solo, anche perché a detta di molti medici, lo scopo è quello di
“vendere prestazioni farmaceutiche”e sottoporre a terapia milioni di pazienti in tenera
età. Una replica è venuta da Pietro Panei dell’Istituto Seriore di Sanità, responsabile
del Progetto del Registro Nazionale ADHD (Disturbo da Deficit dell’Attenzione ed
iperattività) precisando che il Ministero ha garantito la messa in atto di tutte le più
efficaci contromisure per evitare che in Italia si ripetano gli abusi già registrati
all’estero. In seguito alla drammatica esperienza riportata dai genitori (Desirè e
Stefano Manzi) di un adolescente deceduto per l’assunzione di psicofarmaci a normale
dosaggio terapeutico, Roberto Cestari, medico milanese e membro scientifico del
Comitato, ha dichiarato: “nessuna diagnosi psichiatrica è fondata su analisi oggettive,
quelle che pretendono di somministrare psicofarmaci ai bambini si fondano si
questionari che hanno la stessa validità scientifica di una rivista più ludica che
tecnica”.
L’abuso di psicofarmaci è anche rappresentato dal fatto che, come sostiene Luca
Poma, Portavoce nazionale (e anima) del Comitato Giù le mani dai bambini ®, il
modulo approntato dal Ministero contiene circa il 40 per cento di informazioni in meno
sugli effetti indesiderati rispetto all’elenco fornito dalla casa farmaceutica che lo
produce, ed omette alcune delle più gravi controindicazioni, fornendo ai genitori una
conoscenza incompleta dei rischi. Infatti sugli effetti collaterali di farmaci, come ad
esempio il Ritalin e il Prozac, c’è ancora da discutere in quanto l’interpretazione degli
effetti non sembra del tutto chiara . “È’ però bene chiarire - ha precisato Emilia
Costa, titolare della 1° Cattedra di Psichiatria all’Università “La Sapienza” di Roma –
che ogni psicofarmaco presenta da un lato l’effetto tossico e dall’altro l’effetto
terapeutico, come del resto tutti i farmaci. Bisogna quindi verificare se l’effetto
positivo è superiore all’effetto collaterale previsto, e di conseguenza scegliere in
maniera adeguata secondo la diagnosi, l’età e il peso del paziente, ma ripeto, gli
effetti collaterali esistono sempre”.
Secondo gli obiettivi della campagna, com’è emerso ne corso del dibattito, si
intende far promuovere una legge che regoli in modo restrittivo la somministrazione di
psicofarmaci ai bambini, ma prima ancora un testo di Consensus (già in corso, a cura
del prof. Claudio Ajmone), ossia una posizione condivisa dal maggior numero possibile
di psichiatri, psicologi ed esperti delle Istituzioni. Un testo in cui viene precisato che
l’opzione farmaci è l’ultima scelta, dopo aver espletato altri approcci di cura ed aver
lavorato con le famiglie e le scuole per aiutare i bambini a superare i loro disagi.
L’attuale Consensus ha già registrato numerose sottoscrizioni di specialisti, e le
adesioni sono in quotidiano esponenziale aumento.
“Ci auguriamo che alle parole del Ministero della Salute seguano i fatti – ha
dichiarato Luca Poma – e quindi che tutti i sintomi avversi dello psicofarmaco vengano
reinseriti nel modulo di consenso in formativo, e che il Ministeri “consideri” le
numerose ricerche scientifiche che mettono in allarme circa la somministrazione di
psicofarmaci ai bambini…”.
Il Comitato Giù le Mani dai Bambini ® non vuole essere una “crociata” contro una
o l’altra multinazionale o contro specifici prodotto farmacologici, ma si prefigge di
porre nuovamente il bambino e la sua famiglia al centro dell’attenzione, tutelando i
loro diritti, e non escludendo a priori (pur nel rispetto dell’autonomia della classe
medica) soluzioni alternative a quella strettamente farmacologia. A questo riguardo,
Tratto dalla rassegna stampa di www.giulemanidaibambini.org
Campagna sociale nazionale
contro gli abusi nella prescrizione
di psicofarmaci a bambini ed adolescenti
rispondendo ad un’intervista, il Ministro per le Attività Culturali, On. Rocco Bottiglione,
ha sottolineato: “La capacità del farmaco di “normalizzare” il bambino, di eliminare il
disagio per noi, fa si che sia molto facile che diventiamo disattenti al disagio suo: se
sediamo il sintomo che mette a disagio noi, probabilmente otteniamo soltanto il
risultato di rendere più “disperato” il disagio del bambino”.
ERNESTO BODINI - GIORNALISTA SCIENTIFICO
Fonte: “CODICE ROSSO” (settembre 2005)
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