Come ben sapete veniamo da 4 anni di attacco alla scuola pubblica, di precarizzazione ed esternalizzazione, di tagli pesanti a scuola, università e ricerca, di riduzione di personale e risorse. Veniamo da 4 anni di contrasto duro e faticoso. Nell’esperienza di questi anni, nel dibattito con i lavoratori nelle assemblee e nel congresso abbiamo individuato questi punti fermi e queste sottolineature. L’abrogazione della Legge 53/03 è obiettivo prioritario e ineludibile per un processo riformatore effettivamente alternativo alla politica scolastica del centro destra. Qualsiasi progetto di rinnovamento della scuola deve partire da un’ampia ed aperta consultazione dei lavoratori e da un confronto con la realtà e le esperienze delle scuole. Molti parlano di scuola, di come era bella la loro scuola, parlano di insegnanti. Per strada, sui giornali, alla televisione. Gli insegnanti si esprimono nelle loro scuole, nelle riunioni sindacali. In questi anni di Controriforma Moratti la Cgil scuola ha amplificato le loro voci. Anche alla Confederazione chiediamo di interloquire con i lavoratori della scuola e dell’università perché la formazione dei giovani e degli adulti è troppo importante, è la possibilità di altre visioni del mondo. Ma perché la scuola incontri il mondo, globale e multiculturale, perché rinnovi il suo mandato sociale, perché realizzi un intreccio saldo tra diritto al lavoro e diritti di cittadinanza sono necessarie attenzione e partecipazione, sono indispensabili rapporti tra scuole e forze sociali del territorio. L’obiettivo dell’obbligo scolastico a 18 anni, che la FLC ha individuato nel suo documento congressuale, deve declinarsi con l’elevazione immediata, a inizio legislatura, dell’obbligo di istruzione a 16 anni attraverso un biennio unitario caratterizzato da un’ampia area comune di discipline. Un biennio unitario significa più scuola per tutti. La Moratti ci dice “se un ragazzo non ha voglia di studiare che vada a lavorare, o un po’ lavori e un po’ studi“ A noi non piace. Ma non ci piace neanche il doppio canale che è nei fatti che concentra gli adolescenti stranieri in alcune scuole, che allontana dalla scuola i ragazzi meno motivati che produce dispersione, abbandoni e selezione. Riteniamo indispensabile una solida cultura di base per tutti . Riteniamo indispensabile che tutti scoprano e trovino il senso dello stare a scuola. L’elevazione immediata dell’obbligo scolastico a 16 anni implica modifiche nella legislazione sul mercato del lavoro con una elevazione, altrettanto immediata, a 16 anni dell’accesso al lavoro. L’innalzamento del livello culturale del paese, attraverso l’obbligo scolastico per almeno dieci anni, è la condizione per assicurare l’integrazione di bambini e adolescenti stranieri, il diritto di tutti ad una formazione di base e a percorsi di apprendimento che si sviluppino nell’arco di tutta la vita. La conoscenza è un vaccino contro qualsiasi tentativo di riduzione dei diritti, contro l’estensione della marginalità sociale. E’ un ricostituente per processi che allarghino partecipazione e democrazia, che sviluppino dignità e diritti nel lavoro. L’educazione è un diritto universale che deve essere garantito a tutti a partire dalla concretizzazione di quello che proprio la CGIL ha chiamato “vertenza 0-6”, cioè l’estensione e la generalizzazione dell’Asilo-Nido e della scuola dell’Infanzia considerati luoghi non di assistenza ma di significativa formazione. Investire nell'educazione permanente oggi più che mai significa investire nel futuro, ma soprattutto significa investire in un futuro di libertà e democrazia. Vuol dire investire in miglioramento della qualità della vita per nativi e migranti. Con uno slogan potremmo dire chiudere i CPT e aprire i CTP (Centri territoriali di educazione permanente) oggi frequentati da molti immigrati, ma opportunità di formazione anche per quella alta percentuale di illetterati che caratterizzano la popolazione adulta del nostro paese. L’educazione degli adulti, come quella dei minori, richiede un impegno dell’intera Confederazione per progetti e politiche contrattuali innovative che concretizzino il diritto allo studio e alla formazione e la sua esigibilità. Questi obiettivi sono per noi impegni imprenscindibili di una battaglia di democrazia che attui l’art. 34 della Costituzione e ponga le basi per l’esercizio dei diritti di cittadinanza.