Il sonno – aspetti fisiologici e medici
Il non trascurabile significato della fase di riposo come supporto per quella di attività, in altre
parole la notevole rilevanza del dormire bene non solo per ogni animale, ma anche per il
bambino e, ovviamente, per l’adulto giustifica la presenza, accanto alla dimensione oniricafanciullesca della mostra, di una sezione “più adulta” che sviluppa (in maniera comunque
didascalica e leggera) le tematiche della fisiologia del sonno, del sogno e delle manifestazioni
parafisiologiche o patologiche che disturbano il dolce dormire.
Per quanto l’estensione del tempo trascorso a dormire vari sensibilmente con l’età,
raggiungendo (comprensibilmente!) i valori massimi nel neonato e andando poi a decrescere col
passare degli anni fino a toccare il minimo assoluto nell’anziano, il sonno ha, in ogni fase
dell’esistenza, un ruolo di rilievo nel budget temporale dell’individuo, assommando nel
complesso ad oltre un terzo dell’esistenza. Sarebbe però erroneo pensare che ogni persona passi
circa 27 anni della propria vita disattivando il cervello, in quanto è da tempo noto che nel corso
di una stessa nottata o sessione di sonno si alternano numerose fasi di attività neuronale
effettivamente rallentata ad altrettante di intensa attività cerebrale (simile a quella della veglia) e
rapidi movimenti oculari (da cui appunto il termine sonno REM = Rapid Eyes Movement) in cui
vi è in genere anche la produzione dei sogni.
Se al sonno non-REM va riconosciuto un significato correlato alle necessità metaboliche, di
regolazione termica e di equilibrio del tessuto cerebrale e di tutto l’organismo, ai sogni, come in
genere al sonno REM, va ascritto il ruolo innegabilmente “attivo” (ed evolutivamente forse più
rilevante) di stadio in cui le informazioni che hanno raggiunto il cervello in veglia vanno
incontro ad una riorganizzazione e ad un consolidamento (che preluderebbe alla
memorizzazione e al ricordo) indispensabile affinché gli elementi della realtà esterna e quelli
del mondo interno si connettano reciprocamente in una rappresentazione che, con la plastica
forma narrativa propria appunto delle situazioni oniriche, facilita il costante adattamento della
mente dell’uomo al mondo reale.
Al sonno vanno dunque riconosciuta una dignità ed un valore di sopravvivenza pari a quelli
della veglia, con cui il dormire, nell’uomo come in ogni altro animale, si armonizza secondo ben
precise temporalità e scansioni, ritmi circadiani a forte base genetica che hanno portato a
postulare l’esistenza di ben definite “porte del sonno”, ovvero momenti in cui è
fisiologicamente facile addormentarsi.
Anche con l’accortezza di cercare di entrare nel regno di Morfeo attraverso l’una o l’altra di
queste entrate convenzionali, l’uomo contemporaneo (ma non solo) deve comunque registrare
l’incidenza di svariati disturbi del sonno che vanno dalle parasonnie alle vere e proprie
patologie, dalle alterazioni respiratorie (russare, apnea) agli eccessi quantitativi (insonnia e
narcolessia), dai colpi di sonno ai disturbi da sfasamento orario (jet-lag e simili), alle sindromi
motorie durante il sonno (sonnambulismo, gambe agitate, pavor nocturnus), fino ad arrivare a
situazioni gravi con connessioni a stati di ansia e depressione. La gestione di queste
problematiche può risultare talora estremamente complessa, ma parecchi disturbi lievi possono
comunque essere contenuti con praticabili atteggiamenti di “igiene del sonno”.
Nel fisiologico come nel parafisiologico il sonno dell’uomo si rivela così un mondo vario e, per
molti versi, poco esplorato, un mondo “di sogno” (si perdoni il calembour), qualche volta “di
incubo” in cui addentrarsi accompagnati dalla mano del medico ha di sicuro il potere bene
accetto di favorire la “buona nanna”, che tutti, adulti e bambini, si augurano.