Associazione Italiana per la Psicologia Clinica e la Psicoterapia www. aipcp.it Memoria per l’audizione presso la XII commissione (Affari sociali) della Camera dei Deputati sulla dipendenza da gioco d’azzardo del 20 marzo 2012 1. Premessa La APCP è una associazione scientifica, i cui soci sono psicologi e medici psicoterapeuti, nata nel 1998, che individua tra i suoi scopi quello di promuovere “ i contributi che la psicologia clinica, come scienza che coniuga prassi e ricerca sulle relazioni individuali e di gruppo, può offrire ai complessi bisogni sanitari emergenti” e di “rappresentare una comunità scientifica di psicologi clinici e psicoterapeuti che formuli osservazioni e proposte in merito a questioni scientifiche e giuridiche di specifico interesse presso Enti e Istituzioni”. Gli interventi di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione ad opera dello psicologo rientrano pertanto nelle sue competenze e interessi. Per tale ragione, nel ringraziare la Commissione per averla voluta consultare, presenta alcune considerazioni in merito allo stato dell’arte sull’intervento per il GAP, auspicando che il lavoro della Commissione conduca quanto prima ad un più efficace intervento dello Stato riguardo a questo problema. 2. Il gioco d’azzardo patologico (GAP) Il Gioco D'Azzardo Patologico (GAP) è inserito nel DSM IV TR all’interno della categoria dei “Disturbi del controllo degli impulsi non classificati altrove”. Il quadro clinico che viene delineato nel DSM IV TR è quello di una perdita di controllo nel comportamento di gioco, che porta ad una pervasività del gioco nella vita del soggetto ad una serie di problematiche relazionali e sociali. I giocatori sono consapevoli che il loro comportamento determina ingenti perdite economiche e compromette le relazioni personali, familiari e lavorative e sono perciò dominati da sensi di colpa e vergogna, ma diventano sempre più incapaci di resistere all'impulso di giocare, poiché provano un profondo disagio soggettivo quando se ne astengono. Il comportamento del Giocatore d'Azzardo Patologico va distinto dal comportamento del Giocatore sociale, in quanto quest’ultimo gioca per divertimento, accetta di perdere il denaro puntato e pertanto non torna a giocare per rifarsi delle perdite subite. Il giocatore sociale gioca tenendo costantemente conto delle proprie possibilità economiche e, a differenza del giocatore patologico, riesce nell’opera di controllo del proprio comportamento. Tuttavia, molteplici evidenze emerse negli ultimi anni dalla letteratura scientifica e dalla pratica 1 clinica suggeriscono di associare il GAP alle altre forme di dipendenza, sia da sostanze che comportamentali e fanno ritenere più utile inquadrarlo come disturbo da dipendenza comportamentale. Come tale, il percorso assistenziale indicato per il GAP deve prevedere programmi terapeuticoriabilitativi a carattere multidisciplinare, che contemplino l’intervento congiunto dello psicologo, del medico, dell’assistente sociale, del terapista della riabilitazione psichiatrica o dell’educatore professionale e dell’infermiere. Nel nostro paese tendenzialmente si occupano del GAP alcuni gruppi di volontariato e, nel servizio pubblico, principalmente i Sert. Va tuttavia osservato che il SSN, nonostante la gravità, pervasività e diffusione incrementale del fenomeno, non prevede il trattamento del GAP nei livelli essenziali di assistenza, relegandone la cura sostanzialmente ad una scelta volontaria dei servizi. 3. L’apporto dello psicologo al trattamento del GAP Secondo le modalità tipiche del proprio lavoro, allo psicologo compete la valutazione psicologica del soggetto, l’eventuale trattamento psicoterapeutico e la partecipazione al programma riabilitativo. Questi tipi di intervento non vanno tuttavia considerati come separati e reciprocamente indipendenti; è noto infatti che la fase di osservazione diagnostica prolungata innesca una relazione di fiducia e di collaborazione che costituisce il prerequisito indispensabile per la successiva presa in carico. L’osservazione psicologica iniziale assume inoltre una valenza terapeutica per il soggetto, il quale avverte di essere ascoltato e compreso in una fase difficile della sua vita. Per questo motivo si attribuisce grande rilievo al colloquio clinico, che apre la fase diagnostica formale e che consente di gettare le basi per la costruzione della cosiddetta “alleanza terapeutica”. Solo in un secondo tempo, e per meglio approfondire alcune tematiche, lo psicologo dà l’avvio all’approfondimento diagnostico testale, che può prevedere l’impiego sia di Questionari specifici sul gioco patologico sia di strumenti d’indagine non specifici, utili comunque per accertare un’eventuale condizione di comorbidità psicopatologica e per l’assessment del funzionamento intellettivo e neurocognitivo. La valutazione psicologica fornisce quindi indicazioni basilari per l’appropriata impostazione del trattamento multidisciplinare, in quanto consente l’investigazione di una pluralità di versanti: dalla valutazione dell’assetto personologico all’individuazione delle risorse della persona e dei suoi gruppi di riferimento, dalla diagnosi differenziale al giudizio diagnostico di comorbidità del GAP con i Disturbi dell’umore o di personalità, con i Disturbi d'Ansia e con il Disturbo da abuso di sostanze stupefacenti legali (alcool) e illegali etc). Un rilievo ed una salienza particolari assumono, a questo proposito, le recenti acquisizioni sul rapporto tra GAP ed impairment neurocognitivo. Esiste infatti una chiara concordanza tra studi neuropsicologici e di esplorazione cerebrale che indicano una difettività cognitiva specifica a carico del Decision Making, con parallela ipoefficienza orbito-frontale, in questo tipo di pazienti. La precisa ed analitica valutazione psicologica fornisce quindi un contributo originale ed imprescindibile per un’apprtopriata presa in carico, per la definizione di un corretto programma terapeutico e di recupero e per la scelta delle priorità di cura, nel contesto, naturalmente, dell’attività multidisciplinare. Alla valutazione psicologica segue un approccio psicoterapeutico, che è opportuno distinguere in due fasi. Nella prima fase, il trattamento è proposto e concordato per un tempo limitato, di un anno circa, in modo da impegnare il soggetto in un obiettivo a breve termine, con incontri settimanali, sia individuali sia familiari. A tale proposito va fortemente sottolineato il valore della collaborazione con i familiari, che spesso sono i primi a rivolgersi al servizio per chiedere un aiuto, sotto la spinta di intollerabili condizioni di vita. Il focus della terapia, nella prima fase, è rappresentato dal rapporto del soggetto con il gioco e con il denaro. Il lavoro terapeutico deve rendere esplicito e comprensibile per il paziente il significato che gioco e denaro hanno per lui. Una particolare attenzione deve essere data all’analisi 2 funzionale delle distorsioni cognitive e del “craving”, oltre che alla ricerca delle cause scatenanti e delle strategie per evitare i fattori di rischio, al fine di favorire potenziare l'autoprotezione. L’obiettivo della cura è il contenimento, il controllo e la conseguente remissione della sintomatologia. Nella seconda fase del trattamento, dopo una verifica del programma a cura dell'équipe multiprofessionale e una ridefinizione del progetto terapeutico, sono possibili percorsi psicoterapeutici che rivestono un carattere più strutturato, secondo le modalità terapeutiche normalmente seguite, che possono essere articolati in psicoterapia individuale, di coppia, familiare o di gruppo, a seconda delle esigenze del soggetto. Verrà anche effettuato dall’équipe, in caso di verifica positiva del programma effettuato e quindi di remissione della sintomatologia, un follow up di un anno, che prevede incontri individuali e familiari dopo tre, sei e dodici mesi. Durante la prima fase, è anche utile che lo psicologo proponga al soggetto la partecipazione a gruppi di tipo pedagogico oppure a gruppi di autoaiuto, per trovare un ulteriore sostegno nella sua lotta contro la dipendenza. Nel caso di accertata comorbilità si rende talvolta necessario il ricorso a cure psico-farmacologiche, sia per il controllo degli impulsi e della sintomatologia ansiosa associata sia per contenere le complicanze di tipo depressivo collegate a ingenti perdite di denaro. Per tali necessità il lavoro diagnostico di pertinenza psicologica potrà fornire indicazioni utili sull’indirizzo terapeutico da seguire. 4. Proposte Si ritiene essenziale che il Disturbo da Gioco d’Azzardo venga inserito nei livelli essenziali di assistenza del SSN (LEA) e che i servizi pubblici per le dipendenze siano adeguatamente finanziati per acquisire personale e formazione al fine di trattare adeguatamente i pazienti affetti da tale patologia. Occorrono iniziative che favoriscano la collaborazione tra le organizzazioni del volontariato accreditate presenti nel territorio e i servizi pubblici. Si ritiene di massima importanza la definizione, attraverso apposite commissioni tecniche nazionali con adeguata rappresentazione di tutte le professioni coinvolte, di linee-guida improntate alla evidenza scientifica per orientare i servizi nel trattamento del disturbo. Si ritiene infine molto utile la progettazione di linee-guida anche per la prevenzione del GAP e un esplicito impegno dello Stato rispetto al fenomeno in oggetto, con efficaci campagne informativi e con energici interventi repressivi contro gli interessi malavitosi coinvolti nella diffusione del fenomeno. 3