Rospo comune Bufo bufo (Linneaus, 1758) Codice lista italiana: 365.0.001.0 Priorità: 8 RARITÀ GENERALE: valore = 0 : è rigorosamente protetto dalla LR 33/77. COROLOGIA: valore = 1 : il rospo comune ha un ampio areale che interessa quasi tutta l’Europa, l’Asia paleartica e l’Africa nordoccidentale (corologia eurocentrasiaticomaghrebina). FRAGILITÀ: valore = 3 : specie ovipara, depone un alto numero di uova ma sembra decisamente meno resistente di quanto si pensasse nei confronti di alterazioni ambientali. Per le migrazioni riproduttive da e verso i corpi idrici è particolarmente vulnerabile al traffico veicolare. CONSISTENZA DEL POPOLAMENTO REGIONALE: valore = 1 : presente in 153 quadranti su 280 (54,64%). Non esistono dati sulle dimensioni della popolazione regionale. SELETTIVITÀ AMBIENTALE: valore = 2 : specie relativamente selettiva, sembra comunque in regressione in seguito a diversi fattori. CRITICITÀ: valore = 2 : il territorio regionale dove la specie è stata segnalata corrisponde a circa il 10% di quello analogo nazionale STRATEGIE DI CONSERVAZIONE: Come per altre specie di anfibi sono auspicabili interventi diversificati a partire dall’incremento di habitat disponibile [B], fino all’esecuzione di monitoraggi sulla popolazione esistente [C] o alla sensibilizzazione della popolazione attraverso azioni di educazione ambientale locale ed a vasto raggio[D]. TIPOLOGIE DI INTERVENTO: Specie a torto spesso ritenuta poco sensibile ai cambiamenti ambientali, sicuramente le gioverebbe un miglioramento della qualità delle acque [Ba1]. Per garantire la salute della specie sono fondamentali azioni quali la rinaturalizzazione delle cave in falda [Ba9], una serie di interventi per la facilitazione degli spostamenti migratori (costruzione di barriere, sottopassi, ecc.) [Bd2], la rigida tutela dei siti riproduttivi [Bd4], il monitoraggio dello status delle popolazioni [C1], e dell’habitat [C9] assieme a quello della qualità chimica e biologica dell’acqua [C10]. Fondamentali azioni di educazione ambientale locale [D2] e di divulgazione a largo raggio [D3] per sfatare alcune “credenze popolari” che possono danneggiare direttamente od indirettamente la specie. Da anni è oggetto di interventi di salvaguardia durante le migrazioni riproduttive (“Progetto Rospi” della Regione Lombardia). COSA NON FARE: Occorre evitare alterazioni dell’habitat, soprattutto su vasta scala, e alterazioni della qualità e quantità dell’acqua. FATTORI CRITICI: Qualità e quantità dell’acqua, modificazioni ambientali ed elevata mortalità durante gli spostamenti riproduttivi. Anuro della famiglia dei Bufonidi, da adulto il maschio misura fino a 10 cm e la femmina fino a 15 cm di lunghezza totale. E’ il rospo italiano di dimensioni maggiori. Presenta corpo tozzo con verruche prominenti, superiormente di colore abbastanza variabile dal grigio al bruno e, inferiormente, chiaro spesso macchiato di scuro. Ai lati del capo ha ammassi ghiandolari (ghiandole parotoidi) grandi, oblique e divergenti posteriormente. La colorazione caratteristica appare subito nei neometamorfosati. A differenza che in altri anuri, ha pupilla orizzontale, e il maschio è privo di sacchi vocali esterni. Il dimorfismo sessuale si evidenzia nei maschi, di dimensioni mediamente molto più ridotte rispetto alle femmine, con avambracci più robusti e con una grossa callosità lungo il lato interno delle prime tre dita della mano (cuscinetti nuziali). Durante la migrazione riproduttiva si osservano spesso maschi già issati sul dorso e aggrappati ai fianchi della femmina. Resteranno in questa posizione fino alla deposizione delle uova. Gli altri accoppiamenti avverranno in acqua. Gli individui di questa specie rappresentano il principale oggetto dei “salvataggi” del Progetto Rospi (Ferri, 1998): si stima che ogni anno circa 45.000 rospi comuni vengano manualmente trasferiti da un lato all’altro di strade di traffico nel corso delle migrazioni riproduttive. Tali interventi vengono eseguiti ad esempio nei parchi del Campo dei Fiori, Adda Nord e Montevecchia e Valle del Curone, ma anche in molte aree non protette. Giunto in acqua, il maschio emette, durante la notte, un quarch-quarch piuttosto intenso ed aspro; il verso della femmina è di tonalità più bassa. Depone generalmente tra le 1000 e le 10000 uova in lunghi cordoni avvolte alla vegetazione acquatica. La larva è lunga circa 5 mm alla schiusa e, successivamente, sviluppa una cresta mediana dorsale, che parte dall’inizio della coda. Carattere distintivo allo stadio di girino è la presenza di due serie di denti labiali (1 fila ciascuna) sul labbro superiore e tre serie (1 fila) sull’inferiore. In questa fase la colorazione è dorsale bruno-nerastra, quella ventrale grigio-nerastra. A completo sviluppo può misurare 3,5 cm di lunghezza totale. Specie adattabile a condizioni di temperatura e salinità molto differenti, frequenta una grande varietà d’ambienti: la si incontra dalla pianura all’alta montagna e, da metamorfosato, può vivere in acque con tenore di NaCl di 15 gr/l. L’attività si svolge quasi esclusivamente di notte. Frequenta vari habitat acquatici sia naturali che artificiali. Le larve sono onnivore mentre i metamorfosati predano soprattutto artropodi terrestri, fino a nutrirsi eccezionalmente di rettili o di micromammiferi. Taxon eurocentrasiatico-maghrebino, è presente in tutta Italia ad eccezione della Sardegna. In Lombardia si trova in 24 parchi regionali e nel Parco Nazionale dello Stelvio. In Europa, il range altitudinale della specie è compreso tra il livello del mare e i 2600 m di quota (Pirenei). Alberto Vercesi Bibliografia Arnold E. N., Burton J.A., 1985. Guida dei rettili ed anfibi d’Europa. Muzzio Ed. (Padova), pp. 244. Bulgarini F., Calvario E., Fraticelli F., Petretti F., Sarrocco S., 1998. Libro rosso degli animali d’Italia. Vertebrati. WWF Italia, pp. 210. Corbett K., 1989. Conservation of European Reptiles and Amphibians. Helm London, pp.274. Ferri V., 1990. Anfibi e Rettili in Lombardia. WWF Lombardia, Quaderno n° 5/90, pp. 172. Societas Herpetologica Italica, 1996. Atlante provvisorio degli anfibi e dei rettili italiani. Annali Mus. Civ. St. Nat. “G. Doria”, XCI: 95-178.