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Salamandra pezzata
Salamandra salamandra (Linneaus, 1758)
Codice lista italiana: 356.0.003.0
Priorità: 8
RARITÀ GENERALE: valore = 1 : secondo la “Lista Rossa” italiana, solo la sottospecie S. s.
gigliolii si può considerare minacciata ed appartiene alla categoria “a basso rischio” (LR).
COROLOGIA: valore = 1 : la salamandra pezzata ha un vasto areale di distribuzione che
interessa l’Europa centrale, meridionale ed orientale, l’Africa Nordorientale e, in parte,
l’Asia sudorientale (corologia mediosuderopeo-maghrebino-anatolico-iranica).
FRAGILITÀ: valore = 2 : i livelli di popolazione possono risentire fortemente di alterazioni
ambientali minime, come l’eliminazione delle pozze utilizzate per la riproduzione, la
regimazione dei torrenti montani, la rimozione della lettiera nei boschi.
CONSISTENZA DEL POPOLAMENTO REGIONALE: valore = 1 : presente in 96 quadranti su 280
(34,28%). Non esistono dati sulle dimensioni della popolazione regionale.
SELETTIVITÀ AMBIENTALE: valore = 2 : specie abbastanza selettiva, occupa ambienti
collinari o montani boscosi e si riproduce in corsi d’acqua di buona qualità.
CRITICITÀ: valore = 2 : il territorio regionale dove la specie è stata segnalata corrisponde
circa al 15% di quello analogo nazionale.
STRATEGIE DI CONSERVAZIONE: Come per altre specie di anfibi sono auspicabili interventi
diversificati a partire dall’incremento di habitat disponibile [B] fino all’esecuzione di
monitoraggi sulla popolazione esistente [C] o alla sensibilizzazione della popolazione
attraverso azioni di educazione ambientale [D].
TIPOLOGIE DI INTERVENTO: Una serie di interventi sui corpi idrici quali, ad esempio,
miglioramento della qualità delle acque [Ba1], interventi sul flusso minimo vitale dei corsi
d’acqua [Ba3], conservazione e manutenzione delle pozze [Ba6] e rigida tutela dei siti
riproduttivi [Bd4] eliminerebbe molte delle incertezze ambientali a cui la specie è soggetta.
Sicuramente, per valutare appieno l’efficienza di tali interventi occorre un monitoraggio
periodico dello status delle popolazioni [C1], dell’habitat [C9] e della qualità chimica e
biologica delle acque [C10]. Un’educazione ambientale mirata al rispetto di quest’innocuo
animale e dei suoi habitat riproduttivi [D2] ed una divulgazione a largo raggio delle
problematiche che lo interessano [D3] potrebbero aiutare l’espansione della specie.
COSA NON FARE: Occorre non alterare la qualità e la quantità delle acque, evitare azioni di
disboscamento non finalizzate al riequilibrio ecologico e faunistico di un’area ed evitare
alterazioni dell’habitat soprattutto su vasca scala.
FATTORI CRITICI: Qualità e quantità delle acque e modificazioni dell’habitat.
Urodelo della famiglia dei Salamandridi, da adulto può raggiungere i 28 cm di lunghezza
inclusa la coda ma normalmente non supera i 20 cm. Presenta corpo nero lucido con vivaci
macchie o strisce gialle o tendenti all’arancio più o meno estese e numerose (colorazione
aposematica), raramente assai ridotte in numero e dimensioni, assenti in casi eccezionali.
Le parti inferiori possono essere scure o completamente punteggiate. Questa colorazione
caratteristica è già presente nei giovani metamorfosati. Il dimorfismo sessuale è poco
evidente e si limita alla cloaca sporgente del maschio rispetto a quella, appena in rilievo,
della femmina.
Le ghiandole parotoidi sono sempre ben evidenti e producono un’abbondante secrezione
tossica fortemente irritante per le mucose di un eventuale predatore. Sono state descritte
molte sottospecie; in Lombardia sono presenti Salamandra salamandra salamandra
(Prealpi ed Alpi), S. s. gigliolii (Appennino).
La Salamandra pezzata è ovovivipara, dà alla luce la massimo 70 larve, mediamente una
trentina. La larva, che viene alla luce ben sviluppata o, più raramente, già metamorfosata
(alte quote e Penisola Iberica), è lunga circa 3 cm alla nascita e può superare i 7 cm alla
metamorfosi. Alla base di ognuno dei quattro arti è presente una macchia chiara o
giallastra. Ha una cresta mediana dorsale che si estende quasi alla metà del tronco negli
esemplari più giovani, ma si riduce progressivamente con l’età risultando limitata alla
porzione caudale negli individui più vecchi. La colorazione inizialmente è brunastra ma,
successivamente, iniziano a comparire le macchie del disegno degli adulti. Sia le larve che
gli esemplari metamorfosati sono carnivori. La dieta larvale comprende prevalentemente
artropodi acquatici mentre quella della fase terrestre insetti ed altri artropodi terrestri,
molluschi e vermi.
Specie euriterma, predilige boschi umidi e freschi di latifoglie in zone collinari o
montuose. Di abitudini strettamente terragnole, si rinviene però raramente lontana
dall’acqua. L’attività si svolge prevalentemente tra il crepuscolo e l’alba, in condizioni di
alta umidità (pioggia o nebbia) in autunno o in primavera. In giornate di pioggia si può
raramente incontrare anche nelle ore diurne. Taxon mediosuderopeo-maghrebinoanatolico-iranico, risulta presente in Italia soprattutto sull’arco alpino ma scende lungo la
dorsale appenninica fino in Calabria. Assente dalle isole. In Lombardia è relativamente
diffusa e la si incontra in 17 parchi regionali; manca dalla fascia planiziale e dalle zone con
forte antropizzazione. In Europa, il range altitudinale della specie è compreso tra le poche
decine di metri e i 2.050 m s.l.m. (Sierra de Gredos, Spagna).
Alberto Vercesi
Bibliografia
Arnold E. N., Burton J.A., 1985. Guida dei rettili ed anfibi d’Europa. Muzzio Ed.
(Padova), pp. 244.
Bulgarini F., Calvario E., Fraticelli F., Petretti F., Sarrocco S., 1998. Libro rosso degli
animali d’Italia. Vertebrati. WWF Italia, pp. 210.
Corbett K., 1989. Conservation of European Reptiles and Amphibians. Helm London,
pp.274.
Ferri V., 1990. Anfibi e Rettili in Lombardia. WWF Lombardia, Quaderno n° 5/90, pp.
172.
Societas Herpetologica Italica, 1996. Atlante provvisorio degli anfibi e dei rettili italiani.
Annali Mus. Civ. St. Nat. “G. Doria”, XCI: 95-178.