Sandalo al sole Luca aveva avuto il piacere di conoscere Paolo Carrubi rimanendo impigliato in un suo romanzo. Entrato in libreria giusto per fare un giro e riscaldarsi un po’ (era uno di quegli inverni che lasciano il segno) venne colpito da una copertina – un invitante calice nel quale un vino corposo dava il meglio di sé – e da un titolo, molto ammiccante: “Sandalo al sole”. Con la passione che caratterizza la giovane età e l’inizio di un nuovo percorso – l’iscrizione a un corso di studi per diventare sommelier – Luca si precipitò alla cassa ed acquistò il libro. A casa non ebbe tregua, lesse tutto d’un fiato il romanzo, ingoiando pagine su pagine con la gola arsa, retto dall’unica speranza che solo la fine avrebbe placato la sua sete. Ne ricavò una sensazione strana: conquistato dalla freschezza dello stile e dalla sapienza nel mescolare parole da un lato, dall’altro qualcosa non quadrava. Come se alla fine non tutti i conti tornassero. Tuffatosi anima e corpo nello studio, Luca non si risparmiò, rivelandosi ben presto uno degli studenti più promettenti del suo corso. Più acquisiva conoscenze in materia enologica, più la mente tornava alla strana sensazione lasciatagli dalla lettura di “Sandalo al sole”. Finché un pomeriggio a lezione quel senso di incertezza cominciò a prendere forma. Un errore. Nel romanzo di Carrubi c’era un errore. L’autore pluripremiato, nell’opera che lo aveva avviato alla notorietà, aveva riportato un dato assolutamente improbabile. Possibile? Così s’era deciso: avrebbe cercato di mettersi in contatto con l’autore che aveva illuminato la sua strada un pomeriggio di un rigido inverno. Recuperato un contatto telefonico per le vie misteriose che solo una ricerca su internet sa offrire, metà del lavoro era fatto. È una giornata piovosa quella in cui Luca si decide a chiamare. Le mani tremano per l’ansia di sentire la voce di Carrubi, che sa roca e sensuale. “Scusi il disturbo…, volevo solo parlarle, dirle che per me lei rappresenta un vero e proprio mito! Mi piacerebbe incontrarla di persona… ”. Mentalmente ripassa le parole che vorrebbe dire. Un bicchiere di vino e deliziosi pasticcini alle mandorle lo attendono sul tavolino della sala; li gusterà alla fine, complimentandosi con se stesso per l’impresa. Ma il telefono suona a vuoto. “Si vede che doveva andare così… ” – pensa tra sé. “Pronto?”. È lui! Le parole muoiono in gola per l'emozione ma alla fine la frase da tempo memorizzata esce. “Sei molto gentile! Ti ringrazio per i complimenti, anche se non capisco come tu abbia avuto il mio numero… Purtroppo non posso permettermi di rispondere a tutti i miei lettori. Sei fortunato perché mi trovi in un momento particolare: sto festeggiando con i miei collaboratori il successo del mio nuovo romanzo “In vino veritas”!”. “Oh, mi scusi!” – tenta Luca imbarazzato – “Mi unisco virtualmente a voi! Solo una cosa, che volevo dirle da tempo. Grazie a lei… sto per diventare sommelier… “. Poi impietoso un imprevisto. Non crede alle sue orecchie: tre bip serrati non ammettono repliche. Chiuso. La batteria del cellulare si inchioda. Dall’altra parte un vuoto che ti ingoia, come un buco nero. Non è possibile! Due secondi ancora e gliel’avrebbe chiesto. Il dubbio che aveva portato Luca alla telefonata con Paolo Carrubi, il mito di una passione, era destinato a restare sospeso. E mentre realizza di aver dimenticato il caricatore a lezione e che in casa non esistono altri apparecchi, scorge desolato il bicchiere e le paste preparati per il grande appuntamento. Dentro c’è il vino di Carrubi. Rimandare non ha senso. Sprofondato in poltrona, bicchiere alla mano, brinda al coraggio di un piovoso pomeriggio. Ogni sorso è uno sciame di pensieri. Finché uno prende piede e stacca gli altri, in un allentato rush finale. Più che un pensiero, un gusto. Di quelli che si aggrappano al palato e resistono. Non c’è dubbio: è sandalo! E tra le emozioni che come tante nuvole gli affollano il cuore, spunta piano ma deciso un raggio di sole.