GLOSSARIO
AGNIZIONE
Procedimento drammatico in virtù del quale si scopre che un personaggio è altri da chi si credeva.
AMMICCAMENTO
Azione o battuta intenzionale dell’attore che ammicca al pubblico anziché ai propri partners. Può essere una
vera e propria uscita dal ruolo.
ANIMAZIONE
E’ una pratica sociale finalizzata alla presa di coscienza delle potenzialità latenti represse o rimosse di
individui o gruppi o comunità. L’animazione opera per la crescita, mediante strumenti ricreativi e culturali.
Non è divertimento, ma può per esserlo raggiungere tali obiettivi. Essa non è attività politica nel senso di
aggregazione del consenso; lo è nell’accezione di cura e attenzione dei bisogni di crescita dell’uomo e della
“polis”. In quanto pratica sociale l’animazione può essere svolta da due categorie di persone. Esiste una
animazione fatta dai cittadini, in quanto volontari attivi nella comunità, oppure dagli operatori sociali
tradizionali (insegnanti, psicologi, assistenti sociali, bibliotecari, educatori ecc.) che continuano a fare il loro
lavoro secondo i “metodi” dell’animazione. Esiste poi un’animazione fatta da professionisti, a tempo pieno
o come attività principale, che chiamiamo “animatori”. Le specificazioni aggettivali, affiancate al termine
animatore, distinguono solo il campo di intervento (socio-culturale, anziani, scolastici ecc.) oppure la
metodologia privilegiata (teatrale, multimediale), ma il termine animatore va ritenuto principale e unificante.
Le aree principali di intervento fatte proprie dall’animazione finora sono:
- la socialità, le relazioni, l’aggregazione (interpersonali, di gruppo, e di comunità.)
- la fisicità, intesa come corpo e natura
- l’espressività, stimolata mediante tutti i linguaggi oltre quello verbale
- la creatività, intesa come pensiero divergente
- la ludicità, vista come gioco, festa e gratuità.
Il metodo dell’animazione si basa soprattutto su tre fattori: la ricerca, l’esperienza attiva e il lavoro di
gruppo. L’animatore pertanto non si presenta come l’esecutore di un progetto, ma piuttosto come un
operatore che in virtù di una predisposizione mentale specifica e delle tecniche che possiede è in grado di
progettare, in sintonia con il gruppo con cui lavora, interventi adeguati alle situazioni particolari. Si noti
come questo tipo di comportamento sia molto vicino a quello che caratterizza, secondo le concezioni più
moderne, l’azione teatrale, quando essa non sia più intesa come rappresentazione, bensì come evento. Ecco
che parliamo allora di Animazione Teatrale.
ANIMAZIONE TEATRALE
Col termine animazione si designa un modo di vivere l’esperienza culturale, o meglio, di far vivere, di
aiutare a vivere l’esperienza culturale, a chi non ha ancora dimestichezza con tale tipo di esperienza.
L’animazione (che per quanto riguarda il teatro è un preciso momento propedeutico) non può essere che di
gruppo. Il gruppo non nel senso di pura e semplice aggregazione casuale di una pluralità di individui. Il
gruppo, come il pubblico teatrale di cui parlava Copeau, è una pluralità di individui affiatati fra loro, in
grado di completarsi a vicenda, tenuti insieme da alcune linee di forza comuni; nel caso specifico
dell’animazione disposti a mettere a frutto anche le loro differenze. In questo senso il gruppo è una
comunità. La fondamentale teatralità della animazione risiede nella sperimentazione sintetica e coordinata
della pluralità dei linguaggi compiuta in gruppo nel contesto di determinate coordinate sociali temporali e
spaziali. Il teatro è sempre stato una pluralità di linguaggi, o per lo meno lo è stato più di ogni altra arte.
Quindi si può tentare di dare una definizione di animazione teatrale. L’attività dell’animazione teatrale
significa: presa di coscienza di se da parte di un gruppo, maturazione della esigenza di esprimersi e di
confrontarsi, sperimentazione di una pluralità di linguaggi, organizzazione di un discorso ed eventuale sua
comunicazione. Quest’ultima fase (comunicazione), data la pluralità dei linguaggi usati, è quella che
tradizionalmente si definisce spettacolo. Tecnicamente i principali momenti dell’operazione sono:
- Aggregazione e individualizzazione dei rapporti sociometrici esistenti all’interno del gruppo.
- Individuazione di interessi motivazionali comuni.
- Presa di coscienza della propria collocazione nel contesto sociale.
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- Addestramento all’ideazione collettiva.
- Addestramento all’espressione corporea (acquisizione cosciente della propria fisicità in rapporto allo
spazio e all’altro da se) ed alla comunicazione non Verbale (sperimentazione dei linguaggi pittorico-plastici,
mimico-gestuali, manipolazione di oggetti, ecc.).
- Addestramento alla ricerca ritmico-sonora (acquisizione del senso del ritmo e addestramento alla
produzione di suoni-rumori non stereotipo.
- Utilizzazione di tutte le tecniche su indicate per lo sviluppo scenico di un tema elaborato collettivamente.
- Tentativo di lettura ed allestimento di un testo preesistente, alla luce deve tematiche di gruppo, utilizzando
le conoscenze tecniche acquisite.
- Confronto critico con spettacoli provenienti dal di fuori del gruppo ed esaminati utilizzando le risorse
creative del gruppo stesso e le conoscenze acquisite con la sperimentazione precedente.
- Discussione critica sul lavoro compiuto.
L’insieme dell’operazione descritta può avere come destinatario, o meglio come compartecipe, un qualsiasi
gruppo di persone: giovani o adulti, abitanti di un quartiere o di un centro agricolo, aderenti ad una
associazione di categoria o di un circolo ricreativo, soggetti politicizzati o no, e via dicendo. In pratica però
il campo di applicazione è stato di fatto, negli anni scorsi, prevalentemente, se non esclusivamente, quello
del mondo giovanile ed in particolare della scuola. Le ragioni di tale preferenza sono abbastanza ovvie. Il
mondo giovanile è il più disponibile sia psicologicamente che sul piano del tempo da consacrare
all’esperimento. La scuola d’altronde si incarica di organizzare tale mondo in fasce soddisfacentemente
omogenee, avendo per di più essa stessa finalità collimanti con quelle perseguite dall’animazione. Questa
situazione ha indotto taluni a considerare l’animazione teatrale un fatto pedagogico, strumento e ausilio
educativo. In tale ottica si è usata l’animazione teatrale come coadiuvante della formazione e socializzazione
della personalità, come lubrificante nell’apprendimento delle discipline tradizionali (il che l’ha trasformata
da esperienza in evoluzione in esperienza di sostegno ad un progetto prestabilito), come allargamento
dell’orizzonte didattico (consentendo un rapporto con materie di studio non incluse nei normali programmi),
come palestra di interdisciplinarità e sperimentazione. L’attività si esplica attraverso metodologie e tecniche
specifiche relative ai processi di comunicazione, espressione, decisione, volti alla promozione della
partecipazione dei diversi contesti (territorio, organizzazioni, servizi, istituti...) nell’ambito del tempo libero
e della prevenzione.
ARGANTE
Un tempo indicava il palo di legno collocato tra le quinte che portava fisso il foglio con l’elenco delle
entrate degli attori in successione. Ora indica l’incaricato di far scendere dal soffitto il lampadario che
illumina la sala. Fu anche il titolo di un periodico italiano molto diffuso all’inizio del ‘900.
ASSURDO
Teatro dell’assurdo (detto anche astratto), negli anni Cinquanta ha la massima rappresentazione con Ionesco.
La matrice comune che lega gli autori di quest’espressione è il non volere trasmettere delle informazioni o
narrare episodi, ma di voler rappresentare, attraverso immagini poetiche, solamente la situazione
fondamentale di un individuo.
ATTORE
E’ colui che recita una parte, interpreta un personaggio nella rappresentazione. La nascita dell’attore è fatta
risalire al teatro greco, quando Tespi, VII sec. a. C., per primo stacca dal coro il protagonista, o primo
attore. I primi attori di Roma sono Etruschi ed erano chiamati Histeres da cui derivò il termine istrione
(Histriones). Il termine actor compare saltuariamente e con un significato alquanto vago per tutta la latinità,
in generale erano coloro che recitavano sia le tragedie sia le commedie. La figura dell’attore ha avuto nei
secoli e nei diversi paesi una lunga evoluzione.
ATTREZZERIA
Il materiale d’uso di scena dalla penna alla spada che gli attori usano durante l’azione. In determinate
rappresentazioni, l’attrezzeria è di grande raffinatezza: le cristallerie sono di prim’ordine, i gioielli sono
esemplari, i soprammobili di pregio.
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AVANGUARDIA
Termine di origine francese che designa quelle impostazioni estetiche e linguistiche e quelle manifestazioni
che sono innovative rispetto all’attività teatrale cosiddetta tradizionale e ufficiale. Nasce in coincidenza di
movimenti artistici e letterari degli inizi del nostro secolo
AVANSPETTACOLO
Nato nel 1930 come integrazione agli spettacoli cinematografici, consisteva originariamente in una
successione di numeri di varietà e di sketches comici eseguiti per rallegrare la platea.
BIRIGNAO
Prolungamento delle vocali intermedie e finali che dà alla recitazione un tono falso, lezioso ed esagerato,
dovuto a una scarsa competenza della interpretazione e a una grande voglia di esibizionismo. Il risultato è la
falsità.
BORDERAUX
Distinta giornaliera degli incassi compilata dall’amministrazione di una compagnia teatrale. I borderaux
fanno fede presso gli organismi competenti delle avvenute rappresentazioni della compagnia, permettendo
l’automatica catalogazione ai fini dei premi statali. Il borderaux serve anche alla Società Italiana Autori
(SIAE) per la ripartizione delle quote dovute agli autori.
CABARET
Voce d’origine francese, un punto di ritrovo dove venivano recitate poesie e canzoni d’attore d’avanguardia.
CAMBIO RAPIDO
Cambio di costume o di elementi di esso che avviene per lo più dietro le quinte. L’attore è aiutato in questa
operazione da una sarta che si è preparata prontamente fuori scena. Particolari accorgimenti di svestizione e
vestizione sono necessari perché il cambio sia davvero rapido. Qualche illustre attore sul cambio rapido ha
fondato la propria immagine (esempio: Fregoli, Brachetti).
CACCOLA
Fonema inutile che l’attore impreciso aggiunge al testo, credendo di imprimere una maggiore disinvoltura
all’esposizione. Il pubblico riceve con noia un testo così sporcato.
CANOVACCIO
Trama scritta di un’opera teatrale senza il dialogo che viene steso in un successivo momento o improvvisato
dagli attori, famosi quelli della commedia dell’arte.
CAPOCOMICO
Fino a qualche tempo fa, in senso generale era chi dirigeva una compagnia di attori e prendeva le decisioni
più importanti come scritturare il cast, scegliere le opere da allestire, coordinare il lavoro di messinscena. Il
capocomico poteva essere anche un attore o il regista stesso della compagnia. Oggi il capocomico non esiste
più, il ruolo imprenditoriale è affidato ad un produttore che finanzia e gestisce l’impresa teatrale.
CARATTERISTA
Ruolo teatrale contraddistinto da una accentuazione specializzata dei caratteri esteriori per renderlo
facilmente riconoscibile al pubblico: l’ubriaco, la zitella, il balbuziente; e per traslato l’attore secondario
(non protagonista) che l’interpreta.
CARTAPESTA
Materiale d’uso per le scene dipinte. In grande voga nel teatro dell’800 e dei primi del ‘900. Oggi viene
utilizzato per la costruzione di maschere.
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CARTELLO
Interpunzione narrativa o informativa tra le varie parti dello spettacolo. Sul cartello sono scritte notizie
inerenti allo svolgimento drammaturgico della rappresentazione. Può scendere dalla soffitta in vista al
pubblico, può essere posto lateralmente alla scena, può attraversare il palcoscenico portato da un attore.
Grande uso del cartello è indicato nel teatro di B. Brecht.
CARTELLONE
Insieme degli spettacoli costituenti una rassegna, una stagione, un festival ecc.
COMMEDIA
Composizione teatrale ampiamente strutturata, di argomento leggero o comico a lieto fine. Comoedia era
nata in Grecia dalle farse popolari e dai riti della fecondità, come la tragedia, si è variamente evoluta nel
tempo. Autori di ogni secolo hanno composto commedie differenziandosi tra loro tanto che oggi il termine è
diventato generico e non corrisponde più ad alcuna realtà ben precisa.
COMMEDIA DELL’ARTE
Nome dato al grande fenomeno delle maschere e del teatro all’improvviso sorto in Italia nel XVI sec.. I
comici dell’Arte, girovaghi e incolti, improvvisano le scene su canovacci, in base a convenzioni recitative da
essi stessi elaborate. Si specializzano nelle maschere, personaggi fissi con tipologie inconfondibili.
COMMEDIA IMPROVVISA
Il termine indica le rappresentazioni sceniche in cui erano specializzati gli attori della Commedia dell’Arte.
Si chiamava commedia improvvisa perché veniva improvvisata in scena, soprattutto per quel che concerne le
battute e il dialogo, sulla base di uno schema prestabilito delle azioni chiamato canovaccio o scenario.
COMPAGNIA
Piccola impresa artigianale che riunisce attori professionisti di varia provenienza, allo scopo di produrre
spettacoli e di trarne un utile economico. Il primo documento che attesti con atto notarile la prima
costituzione di una compagnia va fatto risalire al 1545 nella città di Padova. Sarà poi con la Commedia
dell’arte che si diffonderà per tutta Europa la compagnia drammatica nella sua struttura. La compagnia
privata è di origine capocomicale e i suoi membri sono attori scritturati. La compagnia di giro sviluppa un
vasto repertorio per soddisfare il pubblico di città e paesi in cui si sposta.
COMPARSA
Persona che compare sulla scena senza prendere la parola. Attore che, solo o con altri, partecipa alla
rappresentazione con la sola presenza fisica, senza pronunciare battute.
COPIONE
Testo di un lavoro teatrale da usarsi durante le prove di uno spettacolo. Sul copione solitamente gli attori, il
regista, i tecnici appuntano come recitare certi passi, che luci accendere ad un certo punto, e così via.
CORO
Oggi con questo termine si intende un gruppo che agisce, parla o canta collettivamente (ad esempio il coro
che interviene nelle opere liriche). Inizialmente la parola indicava quel settore del teatro greco (chiamato poi
orchestra) che durante lo spettacolo ospitava le danze; più tardi passò a significare direttamente il complesso
dei danzatori (i famosi cori delle tragedie che con le loro parole commentano o intervengono direttamente
nell’azione) e infine le danze e i canti da questi eseguiti. Nel teatro romano ha funzione di intermezzo lirico.
DADA
Teatro Dada, si colloca nel quadro del movimento di contestazione ideologica e artistica che va sotto il
nome di dadaismo e che interessò buona parte dell’Europa tra il 1916 e 1923.
DEBUTTO
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La prima recita al pubblico dopo le prove. Molte compagnie prevedono debutti di assestamento in piccole
città per poi specializzare la vera e effettiva “prima” in un teatro di rilevanza nazionale. Qualcuno chiama
debutti anche le recite in tournée.
DIRETTORE ARTISTICO
Colui che, nell’ambito di una manifestazione, si incarica di scegliere i programmi, gli interpreti, i registi e
cura la realizzazione degli spettacoli.
DIRETTORE DEL TEATRO
Risponde del buon andamento dei servizi della sala.
DIRETTORE DI SCENA
Colui che ha la responsabilità dello spettacolo dal punto di vista tecnico e disciplinare.
DIZIONE
Arte del dire, nell’articolare le parole, secondo corretta accentuazione. Elimina le inflessioni dialettali e i
vezzi individuali per far sì che l’attore sia ben inteso dal pubblico.
DRAMMA
Etimologicamente la parola deriva dal verbo greco drao (io agisco), indica una composizione che, più che
raccontare vicende, mette in diretto confronto e conflitto i personaggi, per cui in senso generale è dramma
qualsiasi composizione letteraria in cui l’autore non narra le vicende dei suoi personaggi ma li fa agire
direttamente. Più specificatamente, il dramma è un genere teatrale nato tra il 1700 e il 1800 caratterizzato da
argomenti seri ma comunque “moderni”, non simili, cioè, a quelli della tragedia classica.
DRAMATURG
Nel teatro tedesco, direttore artistico. È una figura che da noi non esiste; più o meno un importante “filtro”
tra l’autore del testo e il regista che ne cura l’allestimento.
DRAMMATURGIA
L’arte di scrivere drammi.
DRAMMATURGO
Autore di drammi. Scrittore drammatico.
ESISTENZIALISTA
Teatro esistenzialista. Produzione teatrale fiorita in Francia nel dopoguerra.
FARSA
Voce del basso latino che vuoi dire “ripieno” e allude alla mescolanza di temi diversi variamente combinati
allo scopo di divertire.
Genere teatrale caratterizzato dalla brevità o dalla ricerca della risata. Attinge originariamente alla comicità
greca e latina e al teatro giullaresco, si organizza compiutamente nel XV secolo.
FESCENNINI
Antichissimi canti popolari latini, in metro saturnio, caratterizzati da scherzi licenziosi e mordaci, il cui
nome deriva dalla città falisca di Fescennium o, secondo alcuni, da fascinum. Di essi e della loro natura ci
informano poeti e scrittori antichi. Orazio afferma (Epist. II, 1, 139 e segg.) che i contadini antichi dopo il
raccolto davano riposo all’anima e al corpo con feste, dalle quali nacquero la licenza fescennina e gli agresti
contrasti a botta e risposta. Virgilio (Georg. II, 385 e segg.) ripete qunto dice Orazio e aggiunge che i
contadini scherzavano con rustici versi e grandi risate e con il volto ricoperto da maschere orrende scavate
in rudi cortecce. Catullo (c. LXI) ricorda la procax fescennina iocatio dei carmi nuziali. Infine Livio (VII, 2,
4 e segg.) racconta che i fescennini precedettero la satura, alla quale seguì poi per opera di Livio Andronico
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la commedia vera e propria. Merita infine ricordare che la loro licenza e aggressività si spinse tanto oltre,
che una legge delle XII tavole stabilì la pena di morte per chi avesse recato offesa all’altrui buon nome.
FILO DRAMMATICO
Attore che recita per pura passione senza scopo di lucro, in modo continuativo anche se non professionale.
Va distinto dal dilettante perché quest’ultimo è una figura generica.
FONICA
Complesso degli elementi di amplificazione sonora: altoparlanti di scena per gli effetti drammaturgici,
altoparlanti di sala per l’amplificazione della voce degli attori, microfoni di scena, microfoni personali,
registratori per musica e rumori, consolle per il controllo e la regolazione delle varie vie sonore.
FORNO
Espressione del gergo teatrale per indicare la sala rimasta vuota.
FORZA MAGGIORE
Ragione eccezionale di sospensione dello spettacolo: alluvione, rivoluzione, disastro. È causa di forza
maggiore anche il mancato arrivo dei camion e dei mezzi di trasporto per improvvise nevicate o interruzioni
stradali.
FOYER
Anche detto ridotto, è lo spazio frequentato prima dell’inizio e negli intervalli di uno spettacolo. Antistante
o circostante le sale del pubblico.
FUTURISTA
Teatro futurista. Forma teatrale che nasce intorno al 1911, e propone un teatro sintetico, o tecnico,
dinamico, simultaneo, autonomo, a logico e irreale. Esponente di spicco del movimento futurista fù
Marinetti Filippo Tommaso. Nato ad Alessandria d’Egitto, trascorse la giovinezza a parigi, dove si laureò in
lettere e dove pubblicò le prime opere, scritte in francese. Sul “Figaro” del 20 febbraio 1909 pubblicò il
Manifesto del Futurismo (movimento letteario e artistico da lui fondato), in cui si scagliava contro i valori
tradizionali, esaltando la vita moderna in dichiarazioni d’avanguardia (già divulgate in Italia sulla rivista
“Poesia”). Le sue posizioni furono ribadite nel Manifesto della letteratura futurista (1910), in cui si delinea
la teoria dello scardinamento di sintassi e punteggiatura e la disposizione libera dei caratteri di stampa, a
vantaggio di una resa più viva delle sensazioni. Morì dopo essere stato consacrato poeta di regime ( aveva
aderito al Fascismo dal 1919).
GOLFO MISTICO
Zona sotto il palcoscenico e ad esso collegata che si estende nella sala. Il golfo mistico è delimitato da
transenne. E’ la sede istituzionale dell’orchestra. Questa innovazione si deve alla riforma del melodramma
operata da Wagner, con il quale, per la prima volta nella storia del teatro, si cerca di superare il concetto di
scenografia intesa come illustrazione autonoma e passiva del dramma, per una scenografia che ne fosse
invece parte integrante. L’abolizione della scena illusionistica barocca e soprattutto del “teatro all’italiana”,
sostituito da una sala ad anfiteatro, dove i palchetti, vengono definitivamente soppressi, sono le innovazioni
salienti del teatro wgneriano. Un’altra novità, si ebbe nella sistemazione dell’orchestra che, mentre prima
agiva a vista del pubblico, fu alloggiata in una buca appositamente ricavata ai piedi del palcoscenico. Inoltre
la mutazione delle scene non doveva più consistere in un avvicendamento da effettuare sotto gli occhi degli
spettatori; i singoli quadri vennero separati l’uno dall’altro dal sipario che, introducendo il concetto della
cosiddetta “quarta parete”, sancì la definitiva censura tra il mondo reale dello spettatore in sala, o, come fu
definito, “golfo mistico”, ed il mondo della finzione teatrale.
GUITTO
Attore, in genere di provenienza filodrammatica o di teatro minore e provinciale. Il termine, di etimologia
incerta, indica genericamente un attore di infimo ordine, nomade e incolto. Non sempre, tuttavia, prevale
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questa accezione negativa: si chiamano guitto anche i comici dell’Arte che erano al contrario attori di grande
abilità e passione.
HAPPENING
Etimologicamente indica un teatro dove le azioni semplicemente avvengono. Sorta di rappresentazione non
convenzionale, improvvisazione o evento in cui viene coinvolto anche il pubblico.
IMPALLARE
Coprire con la propria persona un altro attore o un elemento scenico di rilevanza narrativa.
IMPOSTARE LA VOCE
Individuare i toni fondamentali del corpo dove mandare la voce.
IMPRESARIO
Chi organizza la compagnia dal punto di vista amministrativo, giuridico e fiscale.
IMPROVVISAZIONE
Tecnica recitativa che sfrutta la capacità dell’attore di inventare estemporaneamente battute, situazioni,
movimenti ad hoc a seconda delle esigenze sceniche. Nella commedia dell’arte la scaletta nel ‘500 si
chiamava scenario, ora è il canovaccio.
INTERMEZZO
Tipica forma del teatro rinascimentale italiano, corrispondente all’interludio inglese, ma anche una pausa di
riposo per gli attori, un motivo di svago per il pubblico e un maggior agio agli interventi del personale di
scena.
INTERPRETAZIONE
Tendenza della letteratura teatrale che reagisce all’aperto realismo, nella convinzione che compito del teatro
sia suggerire e non dichiarare i sentimenti intimi del personaggio.
INTRECCIO
Catena di eventi che compongono un dramma. L’intreccio, spesso definito plot, non coincide esattamente
con la trama (o fabula) ma rappresenta piuttosto l’impalcatura e la strutturazione degli avvenimenti che
compongono la trama stessa.
JEU
Dal latino jocus, termine francese che significa recitazione, esecuzione o rappresentazione, da cui jouer che
significa interpretare un ruolo.
KABUKI
Genere drammatico del teatro giapponese nato nel XVII secolo e tornato in gran voga nel XX secolo.
LAZZO
Azione comica spesso slegata dalla narrazione: deve muovere il pubblico al riso e all’approvazione.
L’etimologia presumibile risale alla commedia dell’arte: nello scenario della “commedia all’improvviso”
spesso si trova l’annotazione “fa l’azz” dal significato “fa l’azione”. Il tramandarsi orale dell’indicazione
potrebbe essere diventata “fa l’az.” “fa lazzi”.
LOCANDINA
Manifesto lungo e stretto dove compaiono le notizie principali dello spettacolo: teatro, titolo della
commedia, autori, nomi dei personaggi e degli interpreti, nome del regista, dello scenografo, nomi dei
tecnici, orario della rappresentazioni e prezzi.
Una volta era appeso all’ingresso delle locande, oggi si affigge negli esercizi pubblici.
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MASCHERA
Mascherina si dice della persona addetta a strappare i biglietti, consegnare i programmi, accompagnare le
persone alle poltrone in un teatro o in un cinema.
- Elemento, in diverso materiale, che l’attore applica sul viso.
- La maschera neutra, usata nel mimo, serve per annullare i segni espressivi del viso.
- Avere una bella maschera: avere una bella conformazione somatica fortemente caratterizzata.
- Maschere sono i personaggi della commedia dell’arte.
MATINÉE
Rappresentazione che si svolge al mattino. Il matinée del giovedì è per vecchia tradizione riservato alle
signore anziane. Da qualche anno è invalso l’uso del termine matinée per identificare gli spettacoli
antimeridiani organizzati per scuole.
MELODRAMMA
Dramma interamente cantato con accompagnamento musicale, nasce all’inizio del Seicento per opera di
Claudio Monteverdi, considerato vero inventore del genere. E’ un genere che riguarda sì, in prima istanza la
musica, ma che coinvolge in misura non marginale, la librettistica. Raggiunse il suo apice con il Metastasio,
che seppe dare centralità e priorità al libretto rispetto agli altri elementi dello spettacolo, musica e canto
compresi.
MIMICA
Capacità di imitare gesti e movimenti, azioni o stati d’animo con atteggiamenti del corpo. Avere una buona
mimica è fondamentale per l’attore, in quanto egli se ne serve per definire meglio il proprio personaggio e
caratterizzare le battute.
MIMO
Attore che si esprime solo con i gesti e con la mimica facciale. All’origine invece era l’attore in generale.
MIRACOLO
Dramma sacro che ha per tema i miracoli compiuti a Dio per mezzo della Vergine o dei Santi.
MISTERO
Dramma sacro in volgare che ha per argomento episodi del nuovo o dell’antico testamento.
MONOLOGO
Parte dell’azione drammatica in cui un attore, solo in scena (o che ‘’finge’’ di essere solo), parla come se
pensasse ad alta voce. Inoltre è una forma autonoma di spettacolo drammatico basata su un solo attore che
interpreta un personaggio.
MONTAGGIO
Il complesso di operazioni che sotto la guida del direttore di scena serve ad allestire la scena con tutti i suoi
elementi anche elettrici e fonici. Un buon direttore di scena sa organizzare scarico dei camion e montaggio
in palcoscenico con ordinata razionalità, tenendo conto che la rapidità dell’operazione permette alla
compagnia itinerante di effettuare puntualmente lo spettacolo. Spettacoli di struttura particolarmente
complessa esigono talvolta più giorni di montaggio, con evidente aggravio economico. In cinema il
montaggio ha tutt’altro significato: è la costruzione del film attraverso gli spezzoni di “girato”, con i tagli
espressivi desiderati dal regista e con l’accoppiamento delle sequenze attraverso i vari elementi
d’interpretazione.
NATURALISMO
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Movimento letterario e filosofico sorto in Francia intorno al 1870 sulla base della filosofia del positivismo,
che voleva estendere anche all’arte teatrale il metodo delle scienze positive poiché secondo questa dottrina
un’arte è riuscita solo se riproduce fedelmente la realtà.
NOME IN DITTA E IN SOTTODITTA
I nomi degli attori fondamentali in compagnia. Nelle locandine e nei manifesti nomi in ditta e sottoditta
hanno rilevanza grafica adeguata. Difficili operazioni contrattuali presiedono alle quote dei caratteri
tipografici, all’ordine dei nomi, ai vari accorgimenti per cui gli interpreti siano personalmente soddisfatti
(“con la partecipazione di”, “e con”, nome riquadrato, e simili). Molto spesso la ditta è data da un ente
pubblico o da un’istituzione culturale o da un prestigioso direttore di compagnia; in questo caso tutti i nomi
degli attori sono paritari, o in ordine alfabetico o in ordine di ruolo.
OFF-BROADWAY
Termine con il quale si designa l’insieme delle iniziative teatrali note a partire dagli anni ‘50 al di fuori di
Broadway, la via ove hanno sede i maggiori teatri di New York
ORCHESTRA
Il Temine “orchestra” che nell’antico teatro greco designava il luogo destinato alle danze del coro, tra il
XVI e il XVII secolo designò prima il luogo occupato dagli strumenti che accompagnavano l’opera, quindi
il complesso degli strumentisti: da allora si indica con “orchestra” qualsiasi complesso musicale costituito
da numerosi strumenti non solisti. Il termine viene usato in teatro per definire l’insieme del lavoro della
compagnia.
PALINSESTO
In linguaggio radiotelevisivo, la scaletta delle trasmissioni previste in programmazione suddiviso per ore,
giorni e settimane.
PANTOMIMA
Tipo di rappresentazione, molto diffusa negli spettacoli moderni, affidata completamente all’azione mimica
e danzata degli attori, accompagnata da musiche e dalla narrazione dei fatti che stanno avvenendo sulla
scena. E’ molto diffuso nel teatro orientale dove, con la ritualizzazione del gesto, si ottengono
rappresentazioni astratte e stilizzate.
PANTOMIMO
Spettacolo di improvvisazione in uso a Roma. Includeva brani in prosa e in versi e prevedeva
un’ambientazione quotidiana realistica, talvolta mitologica.
PAPERA
Errore di parola o battuta nella recitazione. L’errore è dovuto spesso a meccanizzazione della parte e non
riflessione. Esempio: “il servo è pranzato” anziché “il pranzo è servito”.
PARODIA
Composizione che mette in caricatura lo stile di un autore o il contenuto di un’opera deformandone in
chiave comica i valori
PARTE
Azione scenica di un singolo attore. In pratica, il complesso delle battute riferite a ciascuno dei personaggi.
Per estensione, il personaggio medesimo.
PASTORALE
Teatro pastorale. Genere drammatico rinascimentale e barocco, ispirato alla letteratura bucolica classica e
medievale. Nasce in Italia ma si diffonde in tutte le corti d’Europa.
PERSONAGGIO
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Dalla voce latina persona e significa maschera teatrale. E’ l’uomo, la donna, l’animale o qualsiasi altra cosa
che l’autore inventa per farne partecipe di una vicenda.
PHISIQUE DU ROLE
Le doti fisiche per sostenere un personaggio.
POMERIDIANA
Rappresentazione che si svolge nel pomeriggio. Eseguita più frequentemente il giovedì, il sabato e la
domenica. Le recite pomeridiane si effettuano per dar modo di vedere lo spettacolo a chi è impossibilitato la
sera. Molto spesso alla recita pomeridiana segue la recita serale, dando luogo al “doppio spettacolo”.
PROGRAMMA
Fascicolo che si offre o si vende al pubblico con i dettagli dello spettacolo, le note di regia e fotografie di
attori e scene. Nel programma sono spesso inserite note pubblicitarie. Anche per il cinema è previsto un
pieghevole informativo, nel quale viene riportata la nomenclatura del film e note sui partecipanti .
PROSPETTO SCENICO
Complesso di elementi che organicamente connessi servono a separare il pubblico dall’azione degli attori:
sono il proscenio, il boccascena, l’arco scenico.
PROVA GENERALE
L’ultima prova prima del debutto. È consigliabile che la prova generale sia più di una. Teoricamente dopo la
prova generale lo spettacolo è pronto.
PROVA “EN PANTOUFLE”
Prova rilassata dove gli attori recitano senza impegno ripassando i movimenti.
PROVA ALL’ITALIANA
Prova degli attori seduti in ribalta che ripassano le parti musicali dello spettacolo accompagnati dal solo
pianoforte o da un piccolo complesso.
PROVA DI MEMORIA
Si fa prevalentemente a sedere e si snocciola la parte privandola delle intenzioni e dell’interpretazione:
serve a rendere automatico il sostegno mnemonico degli interpreti. In genere si effettua sotto debutto.
PROVINO O AUDIZIONE
Osservazione e selezione degli attori per l’interpretazione dei ruoli. Al cinema e al doppiaggio sono
sottoposti a provino anche attori di grande esperienza per misurare attentamente le qualità visive e vocali
dell’aspirante. Mentre al cinema e al doppiaggio i provini sono fatti sulla parte da interpretare, in teatro si
aggiunge sovente una scena scelta dal candidato a dimostrazione delle capacità artistiche personali.
RECITAL
Termine inglese d’uso internazionale, indica lo spettacolo di un solo attore che recita più brani o poesie
tratti da autori diversi.
REGIA
Detta anche messinscena è l’attività artistica e tecnica di colui che dirige e coordina lo spettacolo teatrale nei
suoi diversi elementi; dalla recitazione, alle luci, dalle musiche alle coreografie. L’affermarsi della regia in
Italia. In Italia la regia si afferma con notevole ritardo rispetto ai paesi europei che hanno guidato il
rinnovamento del teatro; infatti solo nei decenni Venti e Trenta, e ricalcando modelli stranieri, riesce ad
incrinare la tradizione del grande attore e solo nel secondo dopoguerra a tradursi in un vero e proprio
progetto culturale destinato a divenire dominante. Ma appunti critici, diffidenze, insofferenza verso la
consunta teatralità ottocentesca e i suoi artefici non mancano già dai primi anni del secolo. Dapprima sono
gli autori ad insorgere contro la posizione privilegiata dell’attore: è il caso di Verga e di Marco Praga che
contro questa invadenza potenzia e dirige la Società degli Autori. Ben presto però l’insoddisfazione
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serpeggia tra gli attori stessi, almeno tra quelli più sensibili allo spettacolo preso nella sua globalità e, più in
generale, ai valori della cultura. Se già Gustavo Modena aveva tentato di eliminare i ruoli dal teatro,
piegandolo a strumento educativo e popolare e stemperando l’importanza del mattatore in quella dell’intera
compagnia, ora, a cavallo tra i due secoli, sono soprattutto Eleonora Duse e Virgilio Talli i più sensibili ad
un rinnovamento che opera già nella direzione della moderna regia. È l’incontro con D’Annunzio ad acuire
il loro rispetto nei confronti della poesia, la loro fedeltà artistica al testo nell’intenzione di non tradire la
parola del poeta. Stanca di un repertorio che blandisce il gusto sostanzialmente naturalistico del pubblico
italiano, è l’appassionata ricerca della “poesia” che induce la Duse ad affrontare opere nuove: visita
Shakespeare, Maeterlinck, Ibsen, D’Annunzio e, quel che più conta, con spirito nuovo. Contro la
schematizzazione dei ruoli e l’atteggiamento da mattatrice, la Duse si propone come interprete: “...Di non
essere una virtuosa che fa mostra della sua abilità. Io disdegno di anteporre all’opera il mio successo
personale”. Suo intento è la fedeltà assoluta allo spirito del poeta, non soltanto attraverso lo studio attento
del proprio personaggio, ma anche la preoccupazione per lo stile globale dello spettacolo, a cui tutti gli
attori, rinnovandosi da una pièce all’altra, devono concorrere. Sulla via di una ricerca poetica che la
allontana tanto dal naturalismo quanto dall’eccesso scenografico, per legarla sempre più ad un’arte attorica
spoglia ed essenziale la Duse, dopo aver lavorato con due maestri della regia europea (Lugné-Poe per L
‘albergo dei poveri nel 1905 e Craig per Rosmersholm nel 1906), inevitabilmente incontra Copeau. Così
Apollonio parla della sua arte anticipatrice: << [...] la Duse denunziò ad una ad una, operando, le vecchie
gherminelle della rigatteria teatrale: alla sua presenza la scaltrezza della tradizione teatrale francese cadde in
pezzi: alla sua presenza le due scuole teatrali che uniche sanno parlare ai contemporanei una parola nuova,
la scuola russa e la scuola americana, presero l’avvio [...] >>. Ma l’esito fallimentare del sodalizio artistico
che stringe nel 1901 con Ermete Zacconi per allestire le opere dannunziane, dimostra come per rinnovare il
teatro italiano non bastino nuovi poeti e nuovi attori. Da un lato il problema è artistico e si può riassumere
nell’assoluta mancanza di rigore stilistico e cioè di una regia, dall’altro sono le stesse strutture organizzative
della produzione teatrale a dover essere riformate, perchè non più corrispondenti all’evoluzione del pubblico
e della domanda teatrale. Nell’ambito di un rinnovamento prettamente artistico si pone l’attività di Virgilio
Talli, prima attore e poi capocomico, si configura come un’anticipazione del moderno regista. Le sue
capacità sono quelle di “rivelare” il testo attraverso la sapiente direzione degli attori, capacità che induce
Gramsci a definirlo dopo l’applaudito allestimento de La figlia di Jorio di D’Annunzio del 1904, “il più
acuto critico letterario che oggi esista in Italia”. Anch’egli, come già la Duse, allerga il proprio repertorio
passando dal teatro verista a quello “di poesia” di D’Annunzio. E’ la coppia Bragaglia-D’Amico, le due più
tipiche personalità degli anni Venti e Trenta, a condensare tutte le energie vitali che porteranno ai tentativi
di aggiornamento della regia italiana del secondo dopoguerra. La ricerca teatrale e la nascita di una vera e
propria regia italiana si deve alla società del dopoguerra. Una società che cerca di riassorbire le due anime
popolari, quella cattolica e quella comunista, dando come risultato quella regia storicistica che caratterizza il
teatro italiano e che culminerà intorno alla metà degli anni Sessanta. In questo ambito si distinguono le regie
di Visconti e Strehler. A Luchino Visconti va il merito di aver contribuito al processo di
sprovincializzazione della scena italiana, soffocata dal nazionalismo e dalle tendenze xenofobe del regime.
La sua ipotesi culturale è tesa ad aprire il teatro italiano agli autori stranieri più agguerriti ideologicamente e
inclini alla trattazione di temi sociali. La carriera di Giorgio Strehler si identifica quasi interamente con la
storia del Piccolo teatro di Milano, da lui fondato, insieme con Paolo Grassi, nel 1947 seguendo il sogno di
un teatro popolare: un teatro popolare come <<grande luogo in cui la collettività si riunisce per celebrare
insieme, unita, isuoi miti, le sue tragedie, le sue morti, le sue gioie, i suoi affanni e si ritrova nella ‘sacralità
laica’[...]>> (Strehler). Gli autori preferiti delle regie di Strehler sono Brecht e Goldoni. Sono per strehler
“l’alfa e l’omega di quel capitolo della nostra storia che si svolge all’insegna della egemonia borghese”,
modelli di un rapporto con la realtà del proprio tempo che indirizzano la sua ricerca teatrale verso un nuovo
umanesimo, basato sul realismo come suo linguaggio più consono e naturale e sull’assunzione dell’ “uomo
politico” a misura di tutte le cose, ma si tratta di un “realismo critico”.
REGISTA
Chi cura le regia di un film, spettacolo teatrale, radiofonico o televisivo. Crea la rappresentazione teatrale a
partire dal copione avvalendosi della collaborazione di attori, scenografo, coreografo e tecnici.
REPERTORIO
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In teatro è il patrimonio delle produzioni collaudate caratterizzanti una compagnia oppure il bagaglio di parti
che un attore ha affrontato nella sua carriera.
RUOLO
Nella pratica teatrale della tradizione, con origini che risalgono alla Commedia dell’Arte, è il tipo di
personaggio che un attore è particolarmente adatto ad interpretare per presenza fisica, qualità vocali,
mimiche e tecniche.
SACRA RAPPRESENTAZIONE
Genere teatrale sviluppatosi in Italia nel XIV e XV secolo. Trasse origine dalle laudi dialogate e
drammatiche, espressione della religiosità laica delle confraternite duecentesche umbre e toscane.
SATIRA
Termine usato per designare qualsiasi composizione drammatica in cui l’attore denuncia e colpisce la
società o certi caratteri individuali.
SCENA
Dal greco tenda e poi scena. Nell’antico teatro ellenico è quella parte costituita dalla piattaforma su cui
recitavano gli attori e quella parete che faceva da sfondo. Con Eschilo (525- 429) la sckené è ancora una
baracca di legno che consente entrate ed uscite agli attori da tre differenti porte. In seguito indicherà
l’insieme degli elementi scenografici fissi o montati sul palcoscenico. Più in generale, qualsiasi spazio
allestito per uno spettacolo o atto alla rappresentazione. A seconda dei casi può essere astratta o realistica,
fissa o mutevole, ecc. per estensione, la s. indica una parte del testo drammatico che comprende azioni in se
concluse e realizzabili in tempi relativamente brevi.
SCENA A SOGGETTO
nell’uso seicentesco, sinonimo di scenari o canovacci della Commedia dell’Arte. Più in generale, si dice a
soggetto qualsiasi scena in cui 1’attore non si attenga strettamente al testo ma inventi battute e movenze
fisiche improvvisando.
SCENA FORTE
È la scena che per l’incisività del testo, per l’interpretazione marcata degli attori, per la costruzione
registica, per l’illuminazione appropriata si prefigge di dare grandi emozioni al pubblico. La scena forte è
prevalentemente drammatica.
SCENA MADRE
È la scena che nel corso dello spettacolo dà luogo alla comunicazione drammaturgica centrale. Le scene
madri sono interpretate in genere dagli attori con ruoli di grande rilievo.
SCENARIO
Nella commedia dell’arte è il canovaccio.
SCENEGGIATURA
Testo tecnico-letterario dell’elaborazione del soggetto di un film prima che inizino le riprese. In teatro è il
testo che si rappresenta.
SCENOGRAFIA
La sckénografia fa la sua comparsa con Sofocle (496-406), fino a diventare quell’imponente edificio
testimoniato da alcuni teatri romani, dove il paesaggio e l’orizzonte si cancellano lentamente per creare uno
spazio. I corridoi fra l’orchestra e la cavea si chiamano parodoi e sono usati per l’ingresso del pubblico e del
coro. In palcoscenico, l’insieme degli elementi visivi in cui viene ambientata la vicenda drammatica. E
quindi l’arte di ideare e realizzare le scene di uno spettacolo (teatrale, cinematografico o televisivo).
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SCIOGLIMENTO
Fase ultima della compagnia che ha terminato le recite o della produzione cinematografica che ha terminato
le riprese. Se lo scioglimento avviene prima dei termini contrattuali per ragioni impreviste si tratta di
“scioglimento anticipato”. Lo “scioglimento anticipato” dà vita a una serie di rivendicazioni giuridiche,
sindacali e professionali.
SERATA D’ONORE
È in onore di uno o più attori della compagnia. In passato oltre alla festa floreale e all’esibizione fuori tema
degli attori onorati si organizzava una raccolta di danaro tra il pubblico (beneficiata) in favore dei
festeggiati.
SERVO DI SCENA
Figura ormai in disuso che si occupa di trovare e sistemare gli oggetti di scena o fare il facchino e il
cameriere del capocomico.
SERVIZI
Complesso degli ambienti di palcoscenico non direttamente coinvolti nella scena. Altro significato della
parola “servizi” è il complesso di luci generiche non di scena.
SOGGETTO
Improvvisazione dell’attore fuori del testo, dettata dall’estro momentaneo e dal calore del pubblico. In
passato il “soggetto” era anche una nota applicata in quinta con la battuta precedente l’ingresso in scena di
ogni attore. Viene definito soggetto anche un breve dattiloscritto in cui viene tracciata l’idea di un film.
SPALLA
Attore supporter al protagonista a cui offre spunti, trovate, eccetera che quest’ultimo elabora.
SPERIMENTALE
Teatro sperimentale. Espressione generica con cui all’inizio del ‘900 si designavano tutte le forme teatrali
che si staccavano dalla consuetudine per sperimentare altre vie.
SPETTACOLO
Da spectare: guardare. I latini usavano il termine spettacolum già nell’accezione moderna ossia non solo un
qualcosa da vedere ma un evento anche da ascoltare. Non è facile precisare i termini semantici della parola
spettacolo. Fino al secolo scorso sarebbe stato quasi normale riferirsi esplicitamente ad una
rappresentazione teatrale ma i grandi mezzi di comunicazione odierni quali il cinema e la televisione, (non la
radio in quanto manca l’aspetto visivo), ci forniscono decisamente degli spettacoli che prima non c’erano. Il
concetto di spettacolo ci suggerisce l’idea che vi sia “qualcuno dà spettacolo” pertanto l’esibizione dei
toreri o dei campioni di pugilato rientrano nell’area semantica della parola, quindi cosa c’è di diverso
rispetto alla rappresentazione teatrale? La finzione. Questa prerogativa appartiene alla rappresentazione
teatrale dove si agisce la finzione affinché un pubblico la veda. Un altro valore di fondo dello spettacolo è la
ritualità, cioè il ripetere la finzione volontariamente senza un apparente scopo.
STAGIONE TEATRALE
Periodo di attività delle compagnie che rappresentano gli spettacoli nei teatri al chiuso; stagione estiva
indica l’attività svolta prevalentemente all’aperto durante l’estate.
STRISCIO
Tempo d’ingresso o di uscita di un effetto luminoso o fonico. “Striscio lento” darà luogo a un lento
raggiungimento della massima intensità dell’effetto. “Striscio veloce” darà luogo a un rapido
raggiungimento del massimo. “Striscio a schiaffo” darà luogo all’improvviso intervento dell’effetto. Lo
stesso vale, al contrario, per la chiusura degli effetti.
SUGGERITORE
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E’ colui che oggi, posto fra le quinte e un tempo nella buca, suggerisce all’attore le battute. Oggi il suo
intervento è limitato alle prove.
SURREALISMO
Movimento letterario ed artistico sorto in Francia nel 1924.
Tema dominante è quello di esprimere la vita dell’inconscio, del pensiero e del sogno.
TEATRO
Dal greco theatron: luogo di apparizione. Il teatro è luogo ove si contempla l’apparizione e si acquisisce la
conoscenza. Tuttavia il teatro, tecnicamente parlando, è anche il luogo del sentire cioè un auditorio. Si pensi
che già nel IV Secolo a. C. ad Epidauro ad est di Micene si ha un esempio di teatro la cui acustica risulta
pressoché perfetta, ancora oggi il rumore del giornale strappato nello spazio riservato all’orchestra si ode sin
nell’ultima fila. Un esempio molto simile in Italia è il teatro romano di Pompei dove l’orchestra è a mezzo
cerchio. La scena è un orizzonte artificiale posto al termine di un declivio sul quale si siede il pubblico. Il
teatro risulta così incastonato nella natura come strumento di visione. I teatri di pietra, oggi rimasti, sono il
risultato di costruzioni e sovrapposizioni a partire dal IV e III Sec. a. C.. Nel V Secolo a. C. i primi teatri
erano di legno, salvo forse, il cerchio dell’orchestra (al centro del quale una losanga indica, nel teatro di
Dioniso ad Atene, l’altare di Dio). L’orchestra del teatro di Dioniso ha un diametro di 24 metri.
TEATRO D’OMBRE
Teatro d’origine cinese, spettacolo consistente nel proiettare ombre sagomate su un telo bianco.
TEATRO LABORATORIO
Elaborazione teorica e ricerca teatrale di un gruppo.
TEATRO STABILE
Organizzazione teatrale con compagnia fissa e durevole, con sede permanente e finanziamento pubblico. I
teatri stabili hanno in Italia tentativi illustri nell’800 e nel ‘900, ma si affermano solo dopo la II guerra
mondiale.
TOURNÉE
Serie di rappresentazioni di uno spettacolo in diverse città e paesi, organizzata e stabilita anzitempo.
Caratteristica della tournée è, al di là dello spettacolo, la vita associativa del personale tecnico e artistico, in
albergo, al ristorante, nelle visite turistiche, nelle gite.
TRACCIATO
Simulazione della scena con nastri o cantinelle a terra, realizzata in sala prove o in palcoscenico. Le
dimensioni del tracciato sono decise dallo scenografo che si adeguerà alle dimensioni del bozzetto.
TRAGEDIA
Nata, pare, dai riti greci in onore di Dioniso, ha assunto, nella storia del teatro, valenze e significati diversi. I
suoi contenuti sono di elementi mitici e di sofferenza: come fatto teatrale che riflette i grandi drammi
dell’uomo e della collettività è affrontato da autori di ogni tempo.
TRAGICOMMEDIA
Componimento drammatico nel quale sono fusi elementi tragici e comici.
TROUPE
Insieme di attori, registi, tecnici ecc.. che prendono parte alla lavorazione di un film.
VUOTO DI SCENA
Imprevista assenza di un attore nel corso della sua parte. Incidente gravissimo che talvolta l’abilità degli
attori presenti in scena risolve brillantemente. Il vuoto di scena viene severamente multato.
ZEPPOLA
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Difetto di pronuncia dell’attore che non sa articolare fra lingua, denti e palato i fonemi.
Tratto da: AA.VV., Educare al teatro, Brescia, La Scuola, 1998
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