Diocesi di Piacenza-Bobbio Ufficio Stampa: Servizio Documentazione Istituto Casa Madre Missionari Scalabriniani Settimana Sociale (8 – 20 febbraio) “Quale futuro per la democrazia in Europa?” Domenica 8 febbraio 2004 Dall’8 al 20 febbraio 2004 si tiene la “settimana sociale dei cattolici piacentini”. La organizzano la Diocesi di Piacenza Bobbio, l’Università Cattolica del Sacro cuore, l’Azione Cattolica e i Missionari Scalabriniani. Tema: “Quale futuro per la democrazia in Europa?”. Questo il programma: Primo incontro domenica 8 febbraio, alle ore 9.15, presso l’Istituto Scalabriniani di via Torta con la partecipazione di studiosi della stessa congregazione, i padri Graziano Battistella, Silvio Pedrollo, Antonio Perotti; tema: “Democrazia, etica e società civile in Europa”. Alle 11.30 la mattinata si conclude con la celebrazione dell'Eucarestia nella chiesa di San Carlo. Venerdì 13 febbraio, alle ore 20,45, riflessione di Enzo Bianchi, priore della Comunità Monastica di Bose, nella basilica di Santa Maria di Campagna; tema: “Cristiani nella società: luci ed ombre del mondo cattolico nei suoi rapporti con la società”. Sabato 14 febbraio, alle ore 15,30, concerto per la pace dei ragazzi ACR al Cinema Moderno di Castelsangiovanni; titolo della manifestazione: “Senti… che pace”. Domenica 15 febbraio, alle ore 15, all’oratorio “Ragazzi dei Brentei” della parrocchia cittadina di Nostra Signora di Lourdes, si terranno gli esercizi di laicità: il contributo dei laici di AC alla Settimana Sociale. In programma interventi dei gruppi adulti dell’associazione. Giovedì 19 febbraio, alle ore 21 a Palazzo Fogliani, in via San Giovanni 7: incontro su “Democrazia e partecipazione, il punto di vista dei giovani. Dai giovani di Azione Cattolica per tutti i giovani che ci stanno a parlarne”. Venerdì 20 febbraio, alle ore 21, appuntamento al centro congressi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di San Lazzaro con un incontro su “Cristiani nella società: democrazia e discernimento etico nel tempo della globalizzazione”; intervengono il prof. Stefano Zamagni, docente di economia dell’Università di Bologna, e il prof. Michele Colasanto, docente di sociologia presso l'Università Cattolica di Milano. Padre Silvio Pedrollo, Scalabriniano “Democrazia, etica e società civile in Europa” 0. Premessa simbolica dalla mitologia Greca Ho due termini da commentare: “Democrazia” e “Europa”. Non so qual è il più vecchio ma può darsi sia magari “Europa”, anche perché i Greci sono inventori dei più straordinari miti che si possono immaginare; noi ne abbiamo addosso uno che è il “complesso di Edipo”. “La signora Europa, era una bella signorina, e come tutte le belle signorine cascano bene, Giove si innamora, la riveste d’oro, la prende, lei accetta, la porta a Creta, si fa mettere figli insieme…”. Questo vuole dire, se il simbolo banalmente si possa legare, che “l’Europa è una gran bella ragazza, che tutti la vogliono come marito; anzi addirittura Giove”, mezzo Dio, semi Dio, mezzo uomo, tre 1 quarti di uomo… non so cosa fosse… 1 In questa maniera si potrebbe dire che noi abbiamo un itinerario cominciato molto bene. E poi c’è l’altra parola “Democrazia”, anche questa è stravecchia e come tutte le parole sono invecchiate molto, per strada si coloriscono, si perdono, si dissipano, si riprendono, rinascono… e avanti di questo passo. 1. La Democrazia e la Repubblica Posso cominciare con “Democrazia”. Ad un dato momento i Greci hanno due grandi storici Erodoto 2 e Tucidide 3 , e ragionano sulla loro storia, e poi lo faranno anche i Romani, i Greci trattando di Roma, e i Latini ancora meglio perché è la loro terra. Allora Erodoto si domanda: “che razza di governi ci sono?”. E ne trova tre, la monarchia una sola (non sono ancora morti, ma non penso a quello di coppe o di denari che esiste ancora), e poi dopo invece oligarchia pochi, e democrazia tanti… tutti poeti. E dice anche che la democrazia è stata inventata nel 508 da Clistene 4 (eccolo qua), e questa parola va avanti fino a Alessandro Magno 5 quando spazza via la Grecia nel 323 a. C. e di democrazia non se ne parla più. Però rimane sempre viva, perché le due forme di monarchia e di oligarchia resistono. E poi ce ne è una terza, che la conosce anche Erodoto e Tucidide, che è la repubblica, e Platone 6 ci farà un monumento sopra. E i Romani dopo i Re non hanno altro che la Repubblica. E la repubblica è a mezza strada fra uno e i molti, in altre parole è un sistema che esiste fino a oggi perché anche noi siamo una Repubblica. 1 Europa (mitologia) Nella mitologia greca, figlia di Agenore, re fenicio di Tiro, e sorella di Cadmo, che secondo la leggenda fondò Tebe. Un giorno, mentre Europa giocava con alcune amiche sulla spiaggia, il dio Zeus la vide e se ne innamorò. Per conquistarla, Zeus assunse l'aspetto di un bellissimo toro bruno, la invitò a salire sul suo dorso, e subito partì con lei attraverso il mare, diretto all'isola di Creta. Tra i figli che Europa ebbe da lui vi furono Minosse e Radamanto, entrambi destinati a diventare giudici dei morti. Il rapimento di Europa fu il soggetto di molti dipinti, tra cui Il ratto di Europa del Tiziano. Microsoft® Encarta® Enciclopedia. © 1993-2002 Microsoft Corporation. Tutti i diritti riservati. 2 Erodoto (Alicarnasso, odierna Bodrum 484 ca. a.C. - Atene 425 a.C.), storico greco, considerato il padre della storiografia 3 Tucidide (Atene 460 ca. - 400 ca. a.C.), storico greco. Figlio di un aristocratico ateniese, nel 424 a.C. fu tra gli strateghi della flotta ateniese in Tracia durante la guerra del Peloponneso, ma non giunse in tempo per evitare la presa di Anfipoli da parte dello spartano Brasida. Per questo errore fu esiliato e tornò in patria solo alla fine della guerra, nel 404 a.C. 4 Clistene (565 ca. - 507 ca. a.C.), uomo politico e legislatore ateniese, della famiglia degli Alcmeonidi. Fu mandato in esilio, insieme alla sua famiglia, sotto il tiranno Pisistrato, e rientrò in patria nel 510, dopo la caduta di Ippia. L'oligarchia ateniese rimase ostile a Clistene, che ottenne invece l'appoggio della fazione democratica. Allo scopo di istituire un ordinamento democratico ad Atene, Clistene attuò una riforma del sistema politico: suddivise l'Attica in dieci tribù (file) stabilite su base territoriale, divise a loro volta in trenta distretti (trittie), uno situato nella pianura, uno nella regione montuosa, uno nella regione costiera. Ogni tribù eleggeva un magistrato, un arconte e uno stratega. Il nuovo organo di governo, la bulè, divenne un consiglio di 500 membri, 50 per ognuna delle dieci tribù. La riforma di Clistene fu adottata ad Atene anche negli anni seguenti. 5 Alessandro Magno (Pella 356 a.C. - Babilonia 323 a.C.), re di Macedonia (336 a.C. - 323 a.C.), fu uno dei più grandi strateghi militari e conquistatori della storia. 6 Platone (Atene 428/427-348/347 a.C.), filosofo greco. Nacque da una famiglia aristocratica che annoverava tra gli antenati il leggendario re di Atene Codro e il legislatore del VI secolo a.C. Solone. Rimasta vedova, la madre sposò Pirilampo, un aristocratico amico di Pericle. Il giovane Platone fruì di un'approfondita educazione artistica (studiò pittura, musica e compose liriche e drammi), ricevendo rudimenti di filosofia da Cratilo, seguace delle dottrine di Eraclito; determinante fu tuttavia la conoscenza di Socrate, di cui divenne allievo. Assieme a quest'ultimo, Platone assistette alla caduta del governo dei Trenta tiranni e alla restaurazione della democrazia; dopo la morte di Socrate, decretata nel 399 a.C. dal governo democratico, amareggiato dalla situazione politica e accusato di simpatie oligarchiche, Platone lasciò Atene e si recò in Egitto e in Magna Grecia. A Taranto conobbe Archita, seguace delle dottrine di Pitagora, e fu invitato a Siracusa dal tiranno Dionisio il Vecchio. In seguito costui, infastidito dall'influsso esercitato dagli insegnamenti di Platone sul suo giovane cognato Dione, arrestò il filosofo e lo vendette come schiavo a Egina. Riscattato fortunosamente, Platone tornò ad Atene, dove nel 387 a.C. fondò una scuola filosofica, che dal nome del mitico eroe Accademo venne detta Accademia. 2 Vi leggo due semplici testi. Che cosa fa la democrazia? Erodoto dice: “Gli spartani sono i più valorosi uomini del mondo, perché sono liberi ma non del tutto; c’è un padrone su di loro, la legge, che essi temono molto di più ancora che i tuoi non temono te il re. Ed è certo che ne eseguono il comando, il quale è sempre lo stesso: divieto di sfuggire a qualsiasi numero di uomini in battaglia e ordine di rimanere nel proprio posto per vincere o morire”. Adesso ce ne sarebbe da raggiungere quanti si vuole. Ma la conclusione che ci siamo fatti noi leggendo questi testi quale è, che da allora – 450 circa a. C., quindi 2450 fa’ – nasce una distinzione che è caratteristica dell’Europa. All’idea di Europa si assocerà quella di libertà. All’idea dell’Asia quella di servitù, governi democratici e governi dispostici, fino al momento in cui io sto parlando; a Oriente, Asia, c’è ancora questo. E se volete continuo con un breve testo di uno che incomincia la scienza della politica, che è il nostro incomparabile Machiavelli 7, il quale dice: “Voi sapete come degli uomini eccellenti in guerra sono stati nominati molti in Europa, pochi in Africa, e meno in Asia. Questo nasce perché queste due ultime parti del mondo hanno avuto un principato o due e poche repubbliche, ma l’Europa solamente ha avuto qualche regno e infinite repubbliche. Nel mondo è stato più dilettoso, dove sono stati più stati che abbiamo favorito la virtù o per necessità o per un’altra umana passione”. Mi pare che il concetto è già ben delineato, non solo per la democrazia ma anche per l’Europa, perché dice: “È una caratteristica dell’Europa. Il criterio fondamentale di differenziazione è quello della libertà politica contrapposta alla tirannide asiatica. E la libertà significa: partecipazione di tutti alla vita pubblica, onde si hanno cittadini e non sudditi”. Adesso potrei continuare ancora per tanto ma può bastare questo almeno come punto di partenza del concetto. 2. L’Europa Dell’Europa si potrebbe dire: andiamo fin dall’inizio, non esiste ancora il nome, anche qua non esisteva il nome nel 403 a. C. Allora l’Europa era un pezzo di Grecia al Nord sopra Atene; quella era l’Europa e quindi una zona geografica limitata 8. E quando san Paolo ha un sogno di notte (meno male che si sogna ogni tanto), e dice che è chiamato da un Macedone ed entra in Europa (cfr. At 16, 9), con la prima barca che trova scavalca finalmente l’Asia piena di noie e va fino a Roma e “inventa che bisogna salvare tutti”, da quel momento l’Europa come parola non nata è là, ed è là per un millennio. 2.1. Nasce il millennio cristiano, la cristianitas Lascio stare tutte le strade intermedie, certo ci vuole Costantino 9 che inventa la libertà della Chiesa 313/315 d.C. Ma da allora fino circa al 1300 si potrebbe dire che nasce il millennio cristiano. Non 7 Machiavelli, Niccolò (Firenze 1469-1527), scrittore, storico, uomo politico e filosofo italiano. Nato da un'antica famiglia, poi decaduta, studiò grammatica e abaco, e fin dall'adolescenza ebbe dimestichezza con i classici latini. Iniziò la sua carriera con un incarico nel governo della Repubblica fiorentina alla caduta di Girolamo Savonarola. Eletto gonfaloniere Piero Soderini, Machiavelli divenne dapprima segretario della seconda cancelleria e, in seguito, segretario del Consiglio dei Dieci. Svolse delicate missioni diplomatiche presso la corte di Francia (1504, 1510-11), la Santa Sede (1506) e la corte imperiale di Germania (1507-1508), e tenne le comunicazioni ufficiali fra gli organi di governo centrali e gli ambasciatori e funzionari dell'esercito impegnati presso le corti straniere o nel territorio fiorentino. 8 Grecia nel V Secolo a.C. Dopo essersi coalizzate nella lotta comune contro i persiani, le città-stato greche si divisero in due schieramenti distinti: la lega delio-attica, guidata da Atene, e la lega peloponnesiaca, capeggiata da Sparta e Corinto. Le due coalizioni si scontrarono nella guerra del Peloponneso, scoppiata nel 431 a.C. e terminata con la vittoria spartana nel 404 a.C. 3 ha il nome di Europa, ma ne prende tutta la zona, che parte dall’oceano fino agli Urali, comprendendo la Russia, fino a tutta la zona dell’Est Europeo, Grecia e tutti gli altri; anche se la Chiesa si divide in due, anche se dopo nel 1500 si divide in tre, ma il millennio cristiano, e cioè la cristianitas è là. Dico subito un altro particolare; che cosa vuole dire questo? Vuole dire che il cristiano, non dico la Chiesa, ma il credente, in tutta Europa chi erano? I barbari che sono arrivati! L’Europa, se dobbiamo adoperare le parole nostre, è impestata di barbari. Sant’Agostino 10 ci piange sopra su quella “roba”. Ecco, questa Europa fatta di barbari diventa cristiana insieme a tutti gli europei che c’erano (quello è chiaro), e cioè a tutti i cittadini di Roma. E questa Europa cristiana mette insieme quello che c’è di buono. Nella romanità nasce una civiltà romana e cristiana. Le nuove relazioni reciproche sono il presupposto di tutto il Medio Evo. Si continuerà a credere, sperare, operare, nella luce della Chiesa e dell’Impero. Politica e religione costituiranno due aspetti di un’unica realtà. Non è l’Europa ma è la cristianitas. Un nostro bravo autore ha fatto un grande studio su questo periodo: Falco, “La santa romana repubblica”. Nel caso, quando si vede negativamente, Dante 11 per primo, che è un grande storico e che ha una visione totale di tutto, altrimenti non sarebbe quel genio mondiale che è. Ebbene, Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre 12; è cioè “venne l’unione Chiesa e politica ma la mente la rifiuta”. Gregorio VII 13, non lo trovate non lo trovate sulla Divina Commedia, Dante lo fa sparire. 2.2. L’espansione araba Vedo questo, quindi, come punti generici dei due termini. Quindi possiamo venire avanti, perché l’Europa in un dato momento, per farsi in quella maniera lì, è stata capace anche di combattere di fermare gli arabi per esempio; e pare sia la prima volta venire fuori il termine Europenses, nel 732 Costantino I il Grande (Naisso, oggi Niš 274 ca. - Nicomedia 337), imperatore romano (306-337), il cui nome completo era originariamente Flavio Valerio Costantino. Fu il primo imperatore romano a convertirsi al cristianesimo. Fondò Costantinopoli, che rimase capitale dell'impero bizantino fino al 1453. Figlio di Costanzo Cloro e di Elena (in seguito proclamata santa), Costantino trascorse la giovinezza alla corte di Diocleziano. Nel 305, in virtù del nuovo sistema politico della tetrarchia, il padre, già cesare, divenne augusto e Costantino, che aveva dimostrato il proprio talento militare in Oriente, lo raggiunse in Britannia. Grazie alla sua popolarità fra i legionari, alla morte di Costanzo, avvenuta poco dopo (306), Costantino venne proclamato imperatore. Galerio, collega del padre, gli concesse però inizialmente solo il titolo di cesare, unitamente a una sovranità territoriale assai limitata. Tuttavia nel ventennio seguente Costantino si sbarazzò gradualmente di tutti i suoi rivali (Massimiano, Massenzio, Licinio, Galerio e Massimino Daia), fino al punto di imporsi come unico imperatore (324) e porre fine, di fatto, al sistema tetrarchico. 10 Sant’Agostino (Tagaste, Numidia 354 - Ippona 430), filosofo e santo, uno dei più eminenti padri e dottori della Chiesa. Figlio di padre pagano e di madre cristiana, nel 371 Aurelio Agostino si recò a Cartagine per compiervi gli studi di retorica. Qui ebbe un figlio, Adeodato ("dono di Dio"), da una donna con la quale visse in concubinaggio per circa quindici anni. 11 Dante Alighieri (Firenze 1265 - Ravenna 1321), poeta e prosatore, teorico letterario e pensatore politico, considerato il padre della letteratura italiana. La sua opera maggiore, la Divina Commedia, è unanimemente ritenuta uno dei capolavori della letteratura mondiale di tutti i tempi. 12 Divina Commedia. Inferno Canto XIX. “Di quanto male fu causa”. Qui il poeta allude all’atto di donazione con cui Costantino I Imperatore avrebbe concesso al Papa Silvestro I il dominio di Roma. A tale atto Dante credeva come tutti credettero finché nel 500 Lorenzo Valle non dimostrò che la pretesa non aveva alcun fondamento storico. 13 Gregorio VII (Sovana, Grosseto 1020 ca. - Salerno 1085), papa (1073-1085) e santo. Grande riformatore, affermò il primato della Chiesa nei confronti del potere secolare, guidandola nella prima fase del conflitto con il Sacro romano impero. Al secolo Ildebrando da Soana, nato da una famiglia di origini modeste, fu eletto papa in un momento in cui i pontefici erano impegnati in una vigorosa campagna per il rinnovamento della Chiesa: a questo proposito l'importanza di Gregorio fu tale che ancora oggi si parla di "riforma gregoriana". Avocandosi il compito delle investiture episcopali, il papato si scontrò con i sovrani secolari, che rivendicavano il diritto di elezione delle somme cariche ecclesiastiche nei propri territori, al fine di nominare vescovi e abati che incrementassero le finanze e il potere politico dell'imperatore, senza preoccuparsi della loro missione evangelica. 9 4 d.C. a Poitiers 14, dove gli arabi sono fermati; vengono fermati una seconda volta con la Spagna 15. E invece dalla parte dell’Est arrivano i turchi, sono musulmani anche loro, conquistano Costantinopoli 16, la città quindi capitale dell’Impero, lo disgregano, arrivano fino in Yugoslavia. E abbiamo visto le conseguenze fino a qualche hanno fa. E tutto il resto del mondo non è ancora cristiano. 2.3. La cristianità si lacera Dopo succede che la cristianità – Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre… – si sgretola, si lacera. E l’Europa comincia a venire una strage che non finisce più di guerre e di lotte, fino all’ultimo secolo, il nostro appena finito, sul quale ritorneremo con qualche parola più precisa. E in questo momento che cos’è che succede? Succede che anche il cristianesimo, che non ha più forza politica, perde qualche cosa della religiosità sua; questo è quello che dobbiamo tenere a mente. Lo perde perché la filosofia non è più sua. Perché la religione non risponde più a tutto come prima. Perché la politica non sa governare, e che ai preti non è lecito fare. Fino al 1789 con la rivoluzione francese 17. In questo momento rimangono ancora in piedi, anzi si riprendono, le democrazie, che si chiamano “democrazie liberali”. I re sono “sconquassati per bene”, dopo Luigi XIV 18 gli altri re sono ombre, quelli di oggi li vediamo ancora come sono, non spaventano più. E trova male la stessa “democratica”: i governi dappertutto sono diventati in Europa democratici più o meno (e vedremo dopo specialmente nel secolo dell’anno scorso). A questo punto gli stati sono già nati, sono quelli che vediamo oggi; hanno la loro lingua, la loro politica, la loro storia; c’è stato un punto religioso-politico spaventoso a partire dalla Riforma 19, però il cristianesimo è stato ancora là. 14 Battaglia di Poitiers. Nome di battaglia combattuta nei pressi del villaggio di Poitiers, in Francia. nel 732 (o 733), fu combattuta tra gli arabi, che avevano occupato la Spagna, e l'esercito di Carlo Martello; il suo esito bloccò l'espansione araba in Europa. 15 Espansione araba. Sotto i califfi arabi, successori di Maometto, iniziò quel processo di espansione araba che avrebbe trasformato in poco più di un decennio (634-646) l'Islam in un impero teocratico, travolgendo l'impero persiano e ridimensionando drasticamente quello bizantino. La prima ondata della conquista araba si indirizzò in un primo tempo contro la Siria, la Palestina e la Persia, per dirigersi poi contro l'Egitto e l'Africa ex bizantina: in rapida successione caddero Damasco (635), Ctesifonte, la capitale persiana (637), Gerusalemme (638) e Alessandria (642). Questa prima fase espansiva subì poi un arresto, dovuto ai conflitti tra le varie fazioni religiose all'interno dell'Islam e alla necessità di organizzare dal punto di vista politico-amministrativo un così vasto impero. L'espansione islamica riprese poi sotto la dinastia degli Omayyadi, sotto i quali il califfato divenne una monarchia ereditaria: a oriente si diresse verso l'Asia centrale, conquistando Battriana e Transoxiana e scendendo verso la valle dell'Indo, e a occidente dilagò nel Maghreb e di qui in Spagna e in Sicilia minacciando il resto dell'Europa, finché non fu bloccata a Poitiers dai franchi di Carlo Martello. 16 Costantinopoli (greco Costantinopolis), nome attribuito dal 330 al 1453 a Istanbul. L’originaria colonia greca di Bisanzio venne ribattezzata Costantinopoli dell’imperatore romano Costantino il Grande, che a partire dal 330 ne fece la capitale dell’impero bizantino. Conquistata da Maometto II nel 1453 e divenuta capitale dell’impero ottomano dal 1465, iniziò ad essere denominata Istanbul. In Occidente mantenne tuttavia l’antico nome fino alla caduta dell’impero ottomano, nel 1922. La città acquisì ufficialmente il nome di Istanbul nel 1923, con il trasferimento della capitale turca ad Ankara. 17 Rivoluzione francese. Insieme degli avvenimenti politici e sociali svoltisi in Francia tra il 1789 e il 1799, che ebbero come conseguenze principali la caduta della monarchia, il crollo dell'Ancien Régime e l'istituzione della repubblica. 18 Luigi XIV il Re Sole (Saint-Germain-en-Laye 1638 - Versailles 1715), re di Francia (1643-1715). Figlio di Luigi XIII e di Anna d'Austria, salì al trono all'età di cinque anni. Come sovrano esercitò sul paese un potere assoluto (sintetizzato nella celebre frase "L'Etat c'est moi", lo Stato sono io, che gli fu attribuita) e combatté numerose guerre per il predominio in Europa. Il suo regno, il più lungo nella storia europea (72 anni), fu caratterizzato da una grande fioritura delle arti e della cultura. 19 La Riforma. Sin dalla rinascita del Sacro romano impero con Ottone I di Sassonia nel 962, papi e imperatori vennero coinvolti in una continua lotta per la supremazia, che creò tra Roma e l'impero germanico un aspro antagonismo, aggravato nei secoli XIV e XV dallo sviluppo del sentimento nazionalista tedesco e dal diffondersi in numerosi paesi europei di un forte scontento per il sistema delle decime e la corruzione ecclesiastica. Nel XIV secolo il riformatore inglese John Wycliffe attaccò direttamente il papato, sia criticando il commercio delle indulgenze, i pellegrinaggi e il culto smodato dei santi, sia denunciando la corruzione delle gerarchie ecclesiastiche. Il suo insegnamento si diffuse in Boemia, dove trovò un forte sostenitore in Jan Hus, la cui condanna al rogo per eresia nel 5 2.4. Il problema è di vedere la storia Queste cose le dico perché dobbiamo imparare che cosa? Dobbiamo imparare che “le nenie e le litanie servono poco”… Allora è inutile lamentarsi che abbiamo perso questo e quello… È inutile che ci mettiamo a discutere, come facciamo spesso, sul passato perso. Il “passato perso” vale niente! Il passato perso serve se c’è il presente! Che è quello che succede anche oggi! Perché si discute sempre di identità? Perché non c’è l’abbiamo più! Perché si discute di memoria? Perché non esiste più! Siamo smemorati. Allora che cosa si fa? Si capisce che fermandoci su queste due parole combiniamo ancora niente, ci spacchiamo solo la testa… Qual è invece il problema? È indietro, bisogna vedere la storia! Quella è la cosa che abbiamo perso… quella è la cosa indispensabile per sopravvivere. “Questi due sono elementi di un altro”. Noi ormai con il linguaggio, le parole, siamo abituati a maltrattarle e a strapazzarle come vogliamo; in quella maniera perdiamo anche il senso delle cose. È inutile mettere le paure dove non ci sono. Quello che noi abbiamo perso non si può più conquistare… e lasciamola andare. Noi andiamo avanti per un’altra strada… Ma quante strade abbiamo perso da quando è nata la Controriforma 20… Da quanto è nata “la lotta delle investiture” 21, da quando i Papi erano ad Avignone 22, da quando Pio IX 23ha fatto quello che 1415 scatenò le guerre hussite. In precedenza, la cosiddetta cattività avignonese dei papi e il Grande Scisma avevano già gravemente minato l'autorità della Chiesa, divisa al suo interno tra sostenitori dell'uno o dell'altro papa. Le autorità ecclesiastiche riconoscevano la necessità di una riforma, che venne discussa al concilio di Costanza dal 1414 al 1418, senza però determinare mutamenti decisivi. La Riforma protestante ebbe inizio in Germania, quando Martin Lutero, nel 1517, pubblicò le sue 95 tesi schierandosi contro il commercio delle indulgenze. 20 Controriforma. Movimento nato in seno alla Chiesa cattolica nel XVI secolo con lo scopo di arginare le posizioni eretiche e le devianze dottrinali dovute alla Riforma protestante, rinvigorendo l'ortodossia. Il movimento caratterizzò un'epoca con il tentativo di concretizzare le istanze e i fermenti di rinnovamento e di rigenerazione provenienti dall'interno del cattolicesimo stesso, che trovarono una controparte nelle discussioni dei Concili. 21 La lotta per le investiture. Con l'aggravarsi della situazione politica italiana nel X secolo il papato patì una grave crisi: i papi divennero figure meramente liturgiche, succubi della nobiltà locale o talora, nei casi peggiori, preda dei propri costumi dissoluti e di vassalli senza scrupoli, che erano spesso loro parenti. La strada della rinascita fu intrapresa nell'XI secolo dall'alsaziano Leone IX e dai successivi pontefici, il cui mandato si estese tra la fine dell'XI secolo e l'inizio del XII e che si dedicarono a una riforma ecclesiastica intesa a ripristinare l'autorità papale. La figura più rappresentativa di questo movimento, che affermava le prerogative della Chiesa anche di fronte all'impero, fu Gregorio VII, con il quale ebbe inizio la fase più aspra della “lotta per le investiture”. 22 Cattività avignonese. Termine che indica il periodo compreso tra il 1309 e il 1377, durante il quale sette papi risiedettero ad Avignone, in Francia; fu definito “cattività babilonese della Chiesa”, con riferimento al periodo di esilio trascorso dal popolo ebraico a Babilonia (586-538 a.C.), per intendere la condizione di “prigionieri” dei francesi (dal latino captivus) subita dai papi. Dopo l'arresto di Bonifacio VIII nel suo palazzo ad Anagni da parte di mercenari al soldo della corte francese, il re Filippo IV il Bello costrinse il papa Clemente V a trasferire la sede pontificia ad Avignone. Del forte condizionamento che i re di Francia esercitarono in quel periodo sul papato testimonia il fatto che tutti i sette papi di Avignone furono francesi per nascita, come pure 111 dei 134 cardinali nominati in quegli anni. I papi avignonesi riorganizzarono l'amministrazione della Chiesa, ne svilupparono l'attività missionaria e fecero vari tentativi per promuovere la pace tra i sovrani in Europa. Negli stessi anni il Sacro Collegio dei cardinali accrebbe grandemente il proprio potere manifestando in modo sempre più evidente il contrapporsi di due funzioni: pro e antifrancese, il che fu una delle cause del Grande Scisma d'Occidente avvenuto con l'elezione di Urbano VI (1378). Nel 1367 papa Urbano V cercò di riportare il papato a Roma ma dopo tre anni tornò ad Avignone: fu il suo successore Gregorio XI che, sollecitato da santa Caterina da Siena, fece nuovamente di Roma la sede del vicario di Cristo. 23 Pio IX (Senigallia 1792 - Roma 1878), papa (1846-1878). Al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti, prese gli ordini nel 1819, divenne arcivescovo di Spoleto nel 1827 e fu nominato cardinale nel 1840 da papa Gregorio XVI, al quale succedette nel 1846. Il primo anno del pontificato di Pio IX fu contrassegnato da una serie di riforme politiche nell'amministrazione dello Stato Pontificio, che culminarono nella promulgazione di una Costituzione di chiara ispirazione liberale nel marzo del 1848. Le speranze dei patrioti italiani furono tuttavia immediatamente deluse quando, allo scoppio della prima guerra d'indipendenza, il papa dichiarò la neutralità dello Stato pontificio. Nel novembre del 1848, dopo l'assassinio del primo ministro Pellegrino Rossi, un'insurrezione popolare costrinse il papa all'esilio a Gaeta, nel Regno di Napoli. L'anno seguente, abbattuta la Repubblica Romana grazie all'intervento militare francese, Pio IX fece ritorno a Roma. Opponendosi strenuamente al liberalismo sia in ambito ecclesiastico sia in campo politico, il pontefice, dopo il rientro in Roma, costituì un governo assolutistico e fu inflessibile nell'opporsi alle istanze di unificazione italiana; sostenne 6 ha fatto (e anche gli altri due Papi di prima). E che cosa dicevano questi personaggi?… Noi non dobbiamo prendere spavento. Tra l’altro ci dimentichiamo che in quella maniera facciamo proprio la “storia da pidocchioso”. E questo benedetto Padre Eterno, da cui abbiamo cominciato questa storia, un disegno ce l’avrà bene dentro la testa! E noi, cosa dobbiamo fare? Piangerci sopra… Dobbiamo solo andare avanti quando c’è una passione! Quello è il nostro compito. Detto questo ad un dato momento ci soni alcuni, dopo la rivoluzione francese, che dicono: come è possibile fare delle città, delle nazioni, che non abbiano un elemento religioso? Sono magari degli atei a dirlo. “Quelli” le conoscete anche voi Montesquieu, Rousseau, Tocqueville, Mazzini… non sanno immaginare che si possa fare uno stato o una repubblica senza la religione, senza Dio; potranno dubitare che si sia, ma sghignazzare come abbiamo fatto noi ad un dato momento con il nulla e con l’ateismo è impensabile per loro. Ecco, questo per dire allora che, a parte le bravure che si possono avere con questi termini in generale nell’Europa, noi pressappoco arriviamo al 1900. 3. La Democrazia nel XX Secolo Innanzitutto volevo dire ancora una parola sulla “democrazia”. La Democrazia oggi, e specialmente dopo il XX Secolo, è diventata indispensabile per il mondo. Perché ormai lo vedono tutti. C’è ancora qualche paese in Africa, in Asia e Sud America, ma tutta l’Europa e una gran parte del mondo è democratica; ci sono governi democratici, che vuole dire: eletti, liberi; quindi una politica dei cittadini. Noi oggi abbiamo questo dilemma: Primo punto. Il destino della società moderna è proprio la democrazia. Guardate che sconquasso è successo nell’Europa dell’Est, chi l’immaginava? E gli altri paesi che non ce l’hanno continuano a arrabattarsi, perché anche loro ci arriveranno. Si potrebbe dire che è un destino. Il secondo. La democrazia non dipende da “un vangelo”, non da una teoria, non c’è una mistica della democrazia. La democrazia dipende solo dalle scelte degli uomini; e sono sempre biforcate: o dispotismo o invece democrazia liberale. 3.1. Ricostruire la dimensione orizzontale della politica è indispensabile Questo per dire che noi come cattolici, che stiamo facendo la Settimana Sociale, dobbiamo metterci bene in testa che noi dobbiamo fare di tutto per democratizzare il mondo. E non possiamo mai dimenticare che le parole che sentiamo dalla mattina alla sera sono antidemocratiche e non le possiamo tollerare, perché la democrazia è un destino nostro. La democrazia può essere influenzata o comandata da che cosa?: dai rapporti economici e sociali, oppure dalla centralità della politica. Che cosa viene fuori oggi in modo particolare? Oggi in modo particolare la politica è strozzata dalla economia; chi comanda è chi ha denaro! E non c’è niente da fare. anzi l'ultramontanismo, una dottrina che proclamava il primato del papa sulle Chiese nazionali. Dopo aver proclamato il dogma dell'Immacolata Concezione, nel 1864 Pio IX pubblicò il Sillabo, un elenco di proposizioni erronee condannate dal pontefice che si concludeva dichiarando falsa l'affermazione secondo cui il papa avrebbe dovuto riconciliarsi "col progresso, col liberalismo e con la civiltà moderna". Tale politica fu ribadita al concilio vaticano I, nel quale fu proclamato il dogma dell'infallibilità papale. Il potere temporale del papato era già molto indebolito quando, nel 1860, il neonato Regno d'Italia annetté tutti i territori pontifici fuorché Roma e il Lazio. L'ultimo colpo al potere temporale della Chiesa fu sferrato nel 1870, quando, approfittando della sconfitta di Napoleone III nella guerra franco-prussiana, e del conseguente disimpegno francese a difesa del papato, il governo italiano impose la soluzione militare con la breccia di Porta Pia e la presa di Roma, che divenne così capitale dell'Italia unita. L'anno seguente il pontefice rifiutò di ratificare la legge delle guarentigie, che definiva i rapporti tra papato e governo italiano; nel 1874 la Curia emise il decreto non expedit, col quale si raccomandava ai cattolici l’astensione dalla vita politica. Pio IX si ritirò in Vaticano, dove rimase fino alla morte, dichiarandosi prigioniero entro i suoi confini, come fecero tutti i suoi successori fino alla ratifica dei Patti lateranensi del 1929. 7 Ho portato qui un libretto che non vi costa niente leggerlo, perché sono poche pagine, dal titolo: “La politica perduta” (di Revelli). Non c’è più la politica. I governi fingono di farla, ma in realtà il comando è altrove. E che cosa importa questo? Importa delle cose disastrose, perché il denaro impedisce di pensare alle necessità delle persone, fingendo magari che è democrazia lo stesso, come c’erano una volta le democrazie popolari ma che certamente non si comandavano. Ricostruire la dimensione orizzontale della politica è indispensabile. Quando è nata la politica con Clistene nel 508 a. C. come era fatta? Era fatta con una città di trenta mila abitanti (Atene), trecentomila schiavi, in trentamila facevano l’assemblea annuale generale – la prima volta al mondo, la ecclesia 24 , come la nostra parola di molti secoli dopo, dove andiamo a Messa. E che cosa voleva dire? Adunata annuale, tutto il popolo che era cittadino. E poi c’era la bulè, che voleva dire consigliare; erano in cinquecento, perché cinquanta per tribù. Allora democrazia indiretta: eletti come noi; e democrazia indiretta: assemblea popolare con tutti quanti i presenti. 3.2. La comunità politica Oggi quello che manca è l’agorà 25, la piazza, dove tutti discutono, parlano, dove in un certo senso nasce la comunità politica. E noi oggi abbiamo una infinità di mezzi per questo, perché abbiamo i giornali, la stampa, e con un bottone arriviamo in tutte le parti del mondo. La comunità politica è capitale, perché? Perché ci vogliono le persone collettivamente messe insieme, che siano capaci di ragionare e di parlare. La democrazia nasce lì; l’ho detto prima non è una teoria. Allora esige un’idea proprio fondamentale legata al bene comune, che è un obiettivo da raggiungere e non è mai raggiunto perché ce n’é per sempre; questo vuole dire “comunità politica”; non è un’imposizione di un potere, non è la fatica di interiorizzare la necessità che io debbo essere oppresso, come avviene in tante democrazie moderne; ma è una comunità politica vitale retta da libertà, differenza, solidarietà. 4. Il ’900 dell’Europa Dico alcune cose sul ’900 dell’Europa. Viene chiamato il “Secolo breve”, dal 1914 al 1989. Stessa data come la rivoluzione francese (del secolo ’700). Cade il muro di Berlino. Qualche hanno dopo 24 Ecclesia Nella Grecia antica, l'assemblea del popolo, cui spettava deliberare in merito alle questioni più importanti dello stato. In greco ekklesìa, era denominata a Sparta apella, nelle città doriche halfa e altrove agorà (nome che indica anche il luogo in cui essa si riuniva, la "piazza"). Nelle comunità a regime democratico l'ecclesia aveva il potere di eleggere i magistrati, di controllarne l'attività, di dare direttive in materia di politica interna ed estera, di deliberare in ambito legislativo, amministrativo e finanziario. Ad Atene, con la riforma di Clistene, rivestì il supremo potere dello stato insieme alla bulè, di cui poteva respingere o approvare le proposte. Vi prendevano parte tutti i cittadini che avessero superato il diciottesimo anno di età e che godessero dei diritti di cittadinanza. Nei regimi di stampo oligarchico e monarchico il ruolo dell'ecclesia appare più limitato, con un minor numero di partecipanti, scelti sulla base del censo e dell'età (a Sparta a partire dai trent'anni). Allo scopo di favorire l'affluenza dei cittadini meno abbienti, nell'ecclesia di Atene, la meglio documentata per noi, questi ricevevano un gettone di presenza da parte dello stato (obolo). L'assemblea, la cui convocazione era riservata alla bulè, era presieduta dai pritani, sostituiti, dal 378-377 a.C., dai proedri (i rappresentanti delle tribù che non avevano la pritania). Ogni cittadino aveva il diritto di prendere la parola, così come di proporre emendamenti. La votazione avveniva per alzata di mano o per acclamazione, e solo in casi particolari a scrutinio segreto. 25 Agorà. Principale piazza pubblica, presente in tutte le città dell'antica Grecia. Costituiva il centro della città bassa, contrapposta all'acropoli, sede del potere tirannico; quando si instaurarono i regimi democratici, l'acropoli mantenne la sola caratterizzazione sacra, mentre l'agorà ne ereditò la funzione politica, accogliendo le assemblee popolari e i principali uffici amministrativi (su di essa si affacciarono numerose nuove costruzioni). L'agorà era anche centro dei commerci che si svolgevano in città: i mercati e gli scambi avevano luogo nella piazza stessa o nelle botteghe collocate ai lati, entro lunghi edifici porticati (stoai). Attorno alla piazza potevano sorgere santuari e templi, oltre ad altari e monumenti votivi e onorari. In epoca ellenistica sull'agorà furono costruiti grandiosi edifici, di forme eleganti: ne sono splendidi esempi il portico di Attalo ad Atene e la porta dell'agorà di Mileto. Agorà famose sono quella di Atene, d'età classica, e quella di Delo, d'epoca ellenistica; le agorà di Corinto e Filippi presentano elementi caratteristici del periodo romano. 8 cascano tutte le cosiddette repubbliche democratiche dell’Est, metà di queste diventano Europa entro qualche mese. Questa prima metà del secolo, 1914 e 1945, ha due guerre mondiali. La seconda in modo particolare è spaventosa, perché fra nazismo, comunismo, fascismo, e poi la guerra con tutto quello che ha fatto, ormai si parla storicamente di centoventi milioni di morti, è da spaventarci solo a pensare che noi siamo uomini. Dopo questa metà disastrosa, con questo duplice suicidio, la seconda metà come va avanti? In principio ancora con un po’ di spavento, perché in pratica fino all’89 ci sono le due lotte ben chiare, i due blocchi rivali, le due mezze Europa, la Russia da una parte e l’Occidente dall’altra insieme con l’America; si può dire che va avanti fino al 1989. Però in quel frattempo, in quei cinquant’anni, che cos’è successo? Sono successe delle cose straordinarie, miracolose, che non erano mai avvenute. Anzitutto, le due guerre hanno favorito il sorgere di un senso di coesione e di aspirazioni comuni per gli stati dell’Europa Occidentale, e non sono mai morti. Le distruzioni feroci dell’Europa (chi se le ricorda lo sa bene) hanno costretto a rimboccarsi le maniche. Molti europei dell’Est, tenersi bene in mente questo, non sono stati là con le mani in mano, hanno cominciato dal ’48 – ’56. La Polonia con Solidarność 26 , ad un dato momento hanno continuato a protestare. Morirono per una Europa libera, il “muro” non è crollato per magia, il muro è crollato per il sacrificio di innumerevoli vittime, una carica esplosiva tale da riplasmare la storia dell’Europa. Questo era inimmaginabile nella prima metà, fino agli anni del 1945. È inimmaginabile anche dopo, perché in pratica abbiamo avuto il terrore di uno scoppio di una guerra tra Russia e Europa-America continua; ciò nonostante oggi questo pericolo non l’abbiamo più. Questo che cosa vuole dire? Vuole dire che quando prendo in mano per esempio dei giornali, poniamo questo: “Europa, il dramma del Continente senza identità”, grande titolo del Corriere della Sera. E quest’altro, di mercoledì 4 febbraio u.s.: “Il fondamentalismo, male dell’Occidente orfano dei lumi”, altra grande pagina. Quest’altro dice che “bisogna ormai fare quello che l’Europa ha insegnato, ma che invece in pratica non esiste più”; e cioè bisogna fare la democrazia che magari lei non l’ha seminata nel mondo, e fare questo e quell’altro ma che in realtà oggi esiste fino ad un certo punto. 4.1. L’Europa del Mercato Comune Ad ogni modo è proprio vero che l’Europa è persa? No, non è persa. Ci sono delle difficoltà. E che difficoltà c’erano quando ha creato l’Europa del Mercato Comune? Eppure continua! E come mai sono nate? Sono nate perché elaboramente i cittadini, o chi comandava in Europa, hanno capito che era necessario fare così, ci sono delle cose portentose fatte economicamente. E poi è chiaro che noi diciamo: “Ma noi ci siamo ingrassati sempre con maiali e con burro e basta!”. Ma non è vero! Perché la CECA 27, e poi il Mercato Comune, sono nati con valore politico; lo Solidarność Sindacato indipendente sorto in Polonia nel settembre 1980, sulla spinta degli scioperi nei cantieri navali di Danzica, indetti per protestare contro l'aumento dei prezzi e il razionamento dei generi di prima necessità. Leader della protesta nelle fabbriche e del sindacato fu Lech Wałesa. La nuova organizzazione, unico sindacato indipendente dal Partito comunista, giunse a contare sino a 10 milioni di iscritti; nel dicembre 1981 tuttavia, il leader del Partito comunista polacco, il generale Wojciech Jaruzelski, nel timore che le lotte del sindacato fornissero il pretesto per un intervento armato dell'Unione Sovietica, impose la legge marziale, sospese le attività del sindacato e fece imprigionare Wałesa. 27 Comunità europea del carbone e dell'acciaio o CECA Associazione economica sovranazionale europea volta a creare un mercato comune nei settori del carbone e dell'acciaio. Fu istituita col trattato di Parigi del 18 aprile 1951, entrato in vigore il 27 luglio 1952, da Belgio, Francia, Germania Ovest, Lussemburgo, Italia e Paesi Bassi. Ideatore e primo presidente della CECA fu il francese Jean Monnet, la cui proposta di favorire l'integrazione delle industrie carbosiderurgiche della Germania Ovest e della Francia, attraverso la creazione di un unico organismo sovranazionale preposto a sovrintenderne lo sviluppo, fu recepita dal Piano Schuman del 1950. Tale organismo fu l'Alta Autorità della CECA, con ampi poteri di rilanciare su grande scala l'industria carbosiderurgica dei paesi aderenti e di operare un drastico abbattimento delle rispettive barriere doganali. Il successo della CECA fece quindi da battistrada al trattato di Roma del 1957 istitutivo della Comunità economica europea (CEE) e dell'Euratom dando vita al sistema delle 26 9 dicevano e lo capivano, perché facevano quelle associazioni europee perché erano indispensabili per avere in mano le redini e fermare la Germania che faceva paura; aveva un valore politico, altrimenti non andava avanti. E oggi il problema è ancora politico; e che cosa vuole dire? Che finora il governo dell’Europa è andato avanti ma ha bisogno di cambiare. Ecco l’esigenza della Costituente, ed ecco l’esigenza della Costituzione finalmente. Ma non è indispensabile, gli Inglesi non hanno la Costituzione, e anche quello Francese. Non dobbiamo preoccuparci delle parole! In politica le chiacchiere non servono, ci vuole la sostanza. Poi nella discussione potrei dire quali sono gli elementi specifici della Identità Europea. 5. Necessita una pedagogia assoluta della democratizzazione del linguaggio Ma intanto m’interesserebbe dire che una delle cose principali alla quale dobbiamo tenere sempre mente è una pedagogia assoluta della democratizzazione del linguaggio. C’è la democrazia sociale, c’è la democrazia politica, c’è la democrazia del lavoro… e avanti ancora. Ma ce ne vuole un’altra che è capitale: la democrazia del linguaggio! Vuole dire: dare ad ogni cittadino un certo controllo delle parole che comandano il mondo, e non darla da intendere. La democrazia, la sua uguaglianza, non cresce perché leggo un libro, non cresce perché apro un canale della televisione. La democrazia nasce dalla libertà attiva della vita quotidiana di ogni giorno! È là che nasce! Non c’è una teoria che la sostiene. E se io delego la parola a giornalisti, chierici intellettuali, addetti alle pubbliche relazioni, burocrati, uomini di stato, pubblicitari, filosofi, scienziati sociali… quelli non creano un briciolo di democrazia e di uguaglianza. La democrazia la creano i cittadini che ci credono, vivendola. E dove la vivono? Parlando con il linguaggio! E noi oggi il linguaggio l’abbiamo tante volte dissipato, imbrogliato, svergognato! Abbiamo bisogno di mettere un pizzico di parole straniere anche in un ministero dello stato italiano… ma è vergognoso questo! È il linguaggio che fa il cittadino! È il linguaggio che crea tutto quello che c’è di bello al mondo. L’uomo è un uomo per la parola! * Cv. Documento rilevato come amanuense dal registratore, scritto in uno stile didattico e con riferimenti bibliografici, ma non rivisto dall’autore. Comunità europee, le cui istituzioni furono unificate dal 1° luglio 1967 sotto il coordinamento della Commissione europea. 10