A.Bobbio, Pedagogia del’infanzia, La Scuola, Brescia, 2002 (capp. I,II, III, IV). MODULO APPLICATIVO Cap 1- INFANZIA E PROCESSI CULTURALI. 1) INFANZIA E CULTURA DEGLI ADULTI: QUALE RAPPORTO? Secondo Postman e Winn nel mondo contemporaneo sta cambiando l'immagine classica dell'infanzia, oggi infatti si parla di scomparsa dell'infanzia, e al tempo stesso si riconosce anche una sorta di contaminazione culturale del mondo adulto attraverso l'uso di software e videogiochi, inizialmente prodotti esclusivi di bambini e adolescenti ed entrati oggi nell'universo ludico adulto. Un ulteriore elemento di rottura con la tradizionale rappresentazione dell'infanzia è costituito dal processo di secolarizzazione che sta accompagnando la Stimmung (disposizione d'animo), culturale novecentesca: secondo Acone, sotto il profilo educativo, tale processo, ha dato vita ad una metamorfosi trasformando la Bildung (formazione/educazione) teocentrica (concezione etico religiosa che pone Dio come principio della realtà e punto di riferimento per ogni manifestazione umana) in antropocentrica e quest'ultima in una paideia tecnocentrica. Tale mutamento ha fatto sì che il bambino, inizialmente percepito come dono, sia oggi considerato come manifestazione di volontà individuale, o espressione di efficienza tecno-riproduttiva di ingegneria genetica. L'antropologia pedagogica, di conseguenza, ha prodotto modelli teorici dell'infanzia che sottolineano l'artificialità dell'esistenza in opposizione alla naturalità umana, il bambino infatti è stato interpretato come bambino computer, bambino multimediale. In pratica, ad un'idea di fanciullezza, intesa come 1 stadio essenzialmente "dipendente e preparatorio" alla vita adulta, si alterna oggi un modello "interattivo" dove al bambino sono ascritte competenze e abilità che gli consentono di presentarsi come soggetto di diritti. Tuttavia "la scoperta dell'infanzia" e la sua tutela non hanno dato luogo ad una riflessione politico-pedagogica corretta, il rapporto della commissione Zoso-Scurati per la revisione degli Orientamenti individua infatti forti contraddizioni tra l'essere e il dover essere del bambino; afferma che pur riconoscendo la centralità dell'infanzia, ad essa si contrappone un contesto di vita attuale problematico ed educativamente inadeguato (lo confermano gli episodi di violenza sia fisica che morale); e ancora, il benessere materiale di cui gode una parte della popolazione infantile non è sempre accompagnata da un’equivalente soddisfazione delle esigenze interiori di sicurezza, di identità e affermazione dell’ io. Anche il Rapporto 1997 sulle condizioni dell'infanzia e dell'adolescenza, analizzando il rapporto adulti-bambini, ha evidenziato che il fanciullo è presentato come il piccolo tiranno (colui che si oppone con la forza) la cui personalità forte non adeguatamente supportata dall'adulto ne aumenta le componenti narcisistiche d'onnipotenza ed egocentrismo determinando comportamenti regressivi sul piano affettivo e sociale. Il mancato protagonismo dell'infanzia nella cultura contemporanea è confermato dall'assenza del bambino nelle politiche sociali e dalle iniziative educative della città: il bambino è invisibile per la città, gli spazi per il gioco sono rarefatti e la presenza dell'infanzia nella vita adulta è considerata come un fatto eccezionale che richiede cure e attenzioni straordinarie, insomma l'investimento sull'infanzia si è concentrato su un numero minore di bambini. In quest'ottica, il periodo che va dalla nascita all'adolescenza è considerato come un primo avviamento ai processi di competizione e selezione sociale. In questo senso l'infanzia è considerata la stagione migliore per la progettazione di un individuo potenzialmente capace di svolgere una pluralità di ruoli e di muoversi all'interno della stratificazione sociale. Questo porta a considerare il bambino merce preziosa, un capitale da custodire per la società e volendo massimizzare la resa sia attuale che futura non si fa altro che adultizzare l'infanzia.Tuttavia le recenti indagini delle scienze dell'educazione 2 restituiscono oggi alla pedagogia un bambino dai tratti più umani, il bambino oggi non è solo cognitivamente competente ma cerca di sintonizzarsi con il mondo e le persone che lo circondano in modo libero, spontaneo e creativo. 1.1) NELL'INFANZIA E DELL’ADULTITÀ L'intenzionalità caratterizza il discorso pedagogico e condiziona la possibilità e l'esistenza di una relazione educativa efficace tra due soggetti, (educatore ed educando). Mentre l'assenza di intenzionalità e quindi anche di responsabilità può comportare fenomeni di deformazione percettiva che alterano nell'adulto la possibilità di originare una relazione educativa autentica. Tra questi fenomeni di deformazione percettiva ricollegandoci ai meccanismi di difesa Freudiani possiamo individuare: la proiezione; la rimozione-negazione; l'introiezione. I) La proiezione è la tendenza ad attribuire ad altre persone caratteristiche proprie di noi stessi così, il bambino non riesce a vivere la propria avventura esistenziale da protagonista. In questo senso ci sono due dinamiche che condizionano la validità della maturazione del bambino e sono: l’adultomorfismo e l’idealizzazione. > Per il primo aspetto emerge la concezione che durante l'infanzia si deve esercitare il bambino a fare (attraverso il gioco) in piccolo, ciò gli adulti fanno in grande. L'efficacia educativa, secondo questa prospettiva si identifica nell'accorciamentoestinzione dell'infanzia. Tale concezione, condivisa da Durkheim e Parsons delinea un bambino ultrasocializzato alla continua ricerca del consenso da parte degli adulti, che gli verrebbe concessa in cambio dell'interiorizzazione di quelle norme di convivenza che gli permettono di soddisfare il suo bisogno di appartenenza alla comunità umana. Emerge così un'infanzia concepita come entità malleabile in attesa di impostazioni dall'esterno, totalmente incapace di autodeterminazione e libertà. > Per il secondo aspetto, all'idealizzazione si associa l'iperprotezione; Il bambino è considerato come una creatura fragile e indifesa; una tale immagine fa sì che si crei relazione "nevrotizzate" dove gli adulti dubitano delle loro capacità di essere buoni, 3 mentre i bambini pagano questo eccesso di cure e protezione sul piano dell'autonomia e della compromissione della libertà individuale. Tra il fenomeno della proiezione e dell'idealizzazione si cela una contraddizione culturale come dice Cesare Scurati: "sovraccarichiamo i bambini con richieste emotive, intellettuali e sociali proprie degli adulti e al tempo stesso li trattiamo come semplici bambini". II) La scissione-negazione La maternità oggi ha smarrito il suo significato sociale, veicolo di storia e di tradizioni diventando individualistica e narcisistica, paurosa del nuovo. Il bambino è quindi percepito più come funzione compensativa è posto in relazione soltanto con gli aspetti più gratificanti dell'essere genitore. In questo modo si assiste ad una negazione e alla fatica dell'educare e a un'enfatizzazione degli aspetti intimi, legati ad immagini tenebre dell'infanzia. Altro aspetto del processo di scissione è l’istituzionalizzazione, cioè la crescita del bambino è costretta in ambienti precostituiti come la famiglia, il nido, la scuola dell'infanzia, luoghi che emarginano il bambino dalla vita culturale dell'intera società. La rimozione dell'infanzia è molto grave perché porta alla violenza e allo sfruttamento del bambino. Oggi infatti gli adulti considerano l'infanzia come terra di nessuno, occasione di dominio e di umiliazione abbandonandosi così ad ogni forma di violenza. III) l’introiezione. È quel procedimento attraverso il quale il mondo esterno e i suoi aspetti vengono incorporati dall'individuo. Tale meccanismo agisce anche a livello di rappresentazione sociale e infatti, all'opposto della proiezione nella relazione adulto-infanzia fa sì che gli adulti attribuiscano a se stessi e quelle caratteristiche che tipicamente sono attribuite al bambino tutto ciò mette in crisi l'educazione (l'adulto non è più un modello di memoria e di educazione). 4 L'adulto ponendosi quindi sullo stesso piano del bambino ricerca dal bambino quell'innocenza che lo rigenera. Si assiste così ad un'inversione dei ruoli dove l'infanzia diviene modello di naturalità e amorevolezza che gli adulti non solo devono rispettare ma anche ispirarsi per liberarsi dai pregiudizi della cultura adulta. Inoltre si riconosce l'urgenza della necessità di una riflessione sulla responsabilità, come affermava Bertolini "è proprio nella mancanza di responsabilità che si deve ricercare il motivo della crisi dell'uomo e della società di oggi". La figura dell'adulto, pedagogicamente responsabile deve riconoscere che l'infanzia così come l'essere adulti non sono perfezioni ma condizioni reciproche di convivenza e di vita e responsabile l'una nei confronti dell'altro. 2) INFANZIA, CULTURA E COMPLESSITÀ Dagli anni 60 ad oggi la società, da complessa è diventata iper-complessa (mandando in crisi persino la politica del welfare). In campo pedagogico, ad un bambino iperprotetto e socializzato attraverso prassi educative specialistiche (piccolo Budda) si contrappone un'infanzia alternativa, un'infanzia cresciuta in luoghi non educativi, per strada, per le piazze, avviata precocemente al lavoro e al contatto diretto con gli adulti (Pollicino). La globalizzazione e l'avvento della società multietnica hanno portato ad un disorientamento pedagogico e quindi l'incontro tra infanzia e realtà è sempre più segnato dalla complessità. In tale società è cambiato anche il linguaggio, alla parola scritta si sono affiancati il suono e le immagini. l'universo comunicativo si è destrutturato abbandonando i cannoni normali, quelli propri dell'uomo gutemberghiano, per approdare a nuove modalità espressive per es. internet. Dunque l’educazione, attraversata da questa crisi culturale sente il bisogno di ritornare all'essenza. Oggi, più che la scuola è la città a rappresentare un potente settore di apprendimento per l'infanzia; il bambino impara a manipolare le informazioni che gli provengono. Ma, se ciò da un lato è positivo, dall'altro la sovrabbondanza dei codici e 5 dell'interpretazione comporta il bisogno nell'infanzia di essere accompagnata nella decifrazione del reale (mediatore e da tramite). Di fronte alla ricchezza dell'infanzia il mondo adulto oggi denunciano una situazione di vuoto pedagogico che assume i connotati di una vera e propria crisi della vocazione educativa. Inoltre, il mondo occidentale si è occupato dell'infanzia solo in termini scientifici e giuridici trascurando molti obiettivi come mettere il fanciullo in relazione con l'interiorità, il mondo della natura, della ludicità. 3) IL "CASO ITALIA": L'IMMAGINARIO SOCIOLOGICO. (Pag.34) Il processo di marginalizzazione dell'infanzia è legato anche all’ immaginario collettivo di un paese, infatti come ricorda Donati: "l'infanzia è legata molto di più ad immagini, sentimenti, valori, simboli dei gruppi primari che all'azione delle istituzioni pubbliche". Esistono diverse sub-culture per rappresentare l'infanzia in Italia, es. di subculture sono: - familismo amorale in cui il bambino oggetto-proprietà della famiglia chiusa, strumento del suo avvenire, delle sue sfortune o sfortune -contadina-tradizionale che impone al bambino importanti limitazioni espressive, con pesanti sacrifici per essere conforme al modello patriarcale; -borghese-acquisitiva che valorizza il bambino come continuatore delle fortune economiche della famiglia; -consumistica che si attacca al bambino visto come una compensazione per adulti in crisi. Carattere peculiare delle subculture è quello di istituzionalizzare certi valori, aspettative e comportamenti che pregiudicano seriamente lo sviluppo umano del bambino. Una piena e adeguata valorizzazione dell'infanzia richiede che la società globale penetri in tale subcultura e ne attenui le rappresentazioni. Occorre dunque un'azione per correggere gli stereotipi culturali e conciliare quei contrasti che paralizzano il "progetto infanzia" rendendolo antinomico. tra le antinomie non risolte della contemporaneità, in relazione al rapporto tra infanzia 6 società italiana possiamo rilevarne alcune: Pueurocentrismo contro adultocentrismo, mentre le società premoderne, (con economia di tipo agricola industriale) sono state culturalmente adultocentriche, le società contemporanee sono per lo più puerocentriche (cioè il bambino al centro). Matriarcalismo contro patriarcalismo: mentre la società premoderna si fonda su un sistema patriarcale, centrato sull'autorità maschile e sulla svalutazione dei sentimenti apertamente manifestati; la società contemporanea si riferisce ad un modello matriarcale. L’antinomia matriarcalismo-patriarcalismo introduce un nuovo modello di convivenza tra l'uomo e la donna caratterizzato dalla radicale messa in crisi della figura del padre e dall'emergere di una figura femminile connotata dai tratti aggressivi, emancipativi e competitivi. Naturalmente, la crisi di convivenza tra uomini e donne proietta nell'educazione infantile le seguenti ricadute pedagogiche generali: 1. Gli operatori per l'infanzia, nelle istituzioni prescolastiche ed elementari, sono in gran parte di sesso femminile; la figura maschile, quasi inesistente, ripropone il tema del "padre assente" e delle "società senza padri" che caratterizza la critica al modello familiare tradizionale. 2. Si ripropone la vecchia concezione che i bambini e le bambine devono essere educati separatamente, concezione che la pedagogia aveva superato da tempo. Particolarismo contro universalismo: nelle società premoderne il bambino si educava in un orizzonte culturale geograficamente delineato (il paese, o il quartiere); nella società moderna al bambino si propone invece, come orizzonte culturale, quello del "villaggio globale" e della "società aperta". Questo è evidente anche nei cartoon che rappresentano ambientazioni in "non luoghi", delocalizzati, anonimi e senza volto. Integrazione contro separazione: nelle società premoderne l'educazione dei figli avveniva all'interno della famiglia che trasmetteva loro competenze, valori e abilità socialmente condivise. Nella società moderna, invece la stessa struttura della famiglia, 7 (passata da un modello esteso ad uno nucleare), ha portato a delegare ad agenzie esterne la socializzazione e l'educazione dei figli. Ciò ha determinato la segregazione dei bambini in istituzioni (nidi e scuole dell'infanzia), nate per accoglierli, ma pensate per i bisogni degli adulti, (liberando i genitori del "peso dell'educazione"). Mente contro affetti nella società contemporanea i sentimenti sono visti come opposti alla ragione e quindi qualcosa da dominare. Tutto ciò porta alla nascita di un bambino più cervello che cuore; sicuramente abile con le tecnologie ma più fragile e indifeso sul versante affettivo. Cap. 2 INFANZIA E FAMIGLIA (pag. 41) L'avvento della società consumistica, la crisi dei valori, l'evoluzione economica, hanno trasformato sensibilmente l'ambiente familiare alterandone la funzione educativa e i rapporti. Tutto ciò ha determinato oltre ad una crisi a livello culturale, anche una frantumazione nelle relazioni umane sempre più instabili e informali. Nascono allora per la pedagogia nuove urgenze educative che possono essere così tematizze: denatalità-Le nuove famiglie- famiglie monogenitoriali- il bambino artificiale. 1) Denatalità. Verso gli anni 70 in Italia e negli altri paesi europei si è registrato un calo demografico. Il motivo di ciò è legato a fenomeni socio economici quali: l'inserimento della donna nel mondo del lavoro, le difficoltà economiche della famiglia. Ma accanto agli aspetti socioeconomici emerge anche un altro aspetto che è l'individualismo, cioè l'adulto si concentra sempre più su se stesso e anche se il bambino è qualcosa di fortemente desiderato a livello di immaginario simbolico è molto temuto perché richiede rinunce e c'è la paura di non farcela. La conseguenza della riduzione numerica dell'infanzia rappresenta un nuovo evento educativo poiché mette in evidenza una nuova relazione adulto bambino. Infatti, i legami tra genitori e figli diventano emotivamente più forti, i figli si sentono più vicini ai 8 genitori e viceversa, questo porta i genitori a considerare i figli merce preziosa e rara diventando iperprotettivi. 2) Nuove famiglie. Con tale termine si intendono quelle famiglie in cui uno dei coniugi è al secondo o ennesimo matrimonio, in queste confluiscono i figli nati dalle precedenti unioni di uno o entrambi, così come i figli che nascono dalla nuova relazione. Le separazioni e i divorzi oggi in continuo aumento determinano proprio situazioni di questo tipo, dove il coniuge non deve relazionarsi esclusivamente con il partner ma anche con i figli acquisiti e con tutta la loro storia precedente. La possibilità di essere buon genitore, in casi del genere, è legata alla capacità del nuovo partner di tessere relazioni positive sotto il profilo affettivo e sotto l'aspetto formativo. Il rapporto tra genitori sociali-genitori biologici e figli, nelle famiglie ricostruite, richiede sforzi educativi eccezionali per non incorrere in problematiche come ad esempio la possibilità che i figli possano entrare in competizione fra loro o con i genitori, sentirsi a disagio nella nuova casa, o addirittura sentirsi di intralcio della formazione della coppia. Nei confronti del terzo genitore inoltre, spesso si scatena la gelosia e la rabbia dell'ex coniuge e il bambino che rappresenta il soggetto più debole in questa delicata situazione è colui che ne paga le conseguenze. Il bambino riconoscendo questo stato di abbandono e la crisi familiare risponde con una sintomatologia particolare: stati di ansia, depressione, disturbi del linguaggio, il ritiro dell'attività ludica, comportamenti aggressivi. Per far fronte a ciò i nuovi genitori spesso utilizzano stili educativi amichevoli, ma ciò è sbagliato perché il genitore deve porre sempre il senso del limite altrimenti rischia che il figlio perda fiducia in lui. 3) Famiglie monogenitoriali. Si intendono quelle famiglie costituite da un solo genitore, che non sposato né convivente, vive insieme al proprio figlio. Le famiglie monoparentali, disponendo di un solo stipendio, si trovano generalmente in condizioni 9 più disagiate rispetto alle famiglie tradizionali; inoltre, il genitore affidatario, di solito la madre, dopo la separazione, risulta sovraccaricata di compiti educativi ed esistenziali. Naturalmente ciò comporta una inferiore quantità di opportunità educative offerte ai figli. Quando poi la conflittualità della coppia è alta spesso l'aggressività coinvolge anche i figli che così si alleano con i genitori affidatari allontanandosi quasi del tutto dall'altro genitore. Il bambino si trova dunque ad elaborare una sorta di lutto per una persona che non c'è solo simbolicamente, ma esiste fisicamente e ciò porta alla nascita di nuove alleanze all'interno della famiglia. Inevitabilmente i ruoli educativi tradizionali si stravolgono, con la madre che spesso diventa sorella maggiore dei figli del marito e viceversa con il padre. I processi identificativi per l'acquisizione di identità positive e armoniose possono di conseguenza risultare alterate. 4) Tecnica e infanzia: il bambino artificiale. All’aumentare delle coppie sposate senza figli corrisponde un aumento di desiderio di maternità nelle coppie sterili. Questo bisogno, ieri soddisfatto con le adozioni, oggi lo si può risolvere ricorrendo alle tecnologie genetiche e così l'uomo può manipolare l'evento procreativo. Ecco, che da una sessualità senza procreazione si passa ad una procreazione senza sessualità. Sotto il profilo educativo il desiderio di genitorialità costituisce un elemento irrinunciabile per l'uomo in quanto considerato non solo atto biologico ma soprattutto culturale e pedagogico. Le tecnologie della riproduzione umana possono essere classificate in base alla provenienza delle cellule germinali. Si distinguono così in tecniche di tipo: omologo, quando i gameti appartengono alla coppia stessa; eterologo, quando le cellule uovo appartengono ad un donatore esterno. Dunque le fecondazioni omologhe hanno il vantaggio di non comportare l'esclusione di 10 uno dei genitori dall'evento generativo; mentre nelle fecondazioni artificiali, (eterologhe) viene messa in discussione l'essenza stessa della famiglia, poiché in essa tutto è artificiale: il rapporto dei genitori con il figlio e viceversa, dei genitori tra loro, dei legami fraterni. Ma c'è ancora un altro aspetto nelle tecniche di procreazione assistita, rappresentato dalle "maternità sostitutive". Queste consistono nel delegare ad un'altra donna il compito di portare avanti una gravidanza e di partorire il figlio concepito con i gameti di una coppia sterile. Emergono in questo caso problemi di ordine bioetico pedagogico che riguardano sia possibili effetti sull'identità del nascituro sia le implicazioni morali circa la strumentalizzazione della persona umana al fine procreativo. Inoltre se c'è un rapporto di parentela tra le donne coinvolte nel processo procreativo emerge un ulteriore problema dovuto al pericolo di uno sconvolgimento dei ruoli. L'uso delle tecnologie procreative porta con sé il rischio che la persona si senta soddisfatta dei bisogni e mai dei valori e che inoltre la vita sia qualcosa di programmato; ma come sostiene Luisa Santelli Beccegato "La vita, e con essa l'educazione, non è prevedibile né programmabile". L'analisi dei bambini artificiali mette in risalto la perdita della normalità e della straordinarietà di ogni uomo che nasce, e porta alla perdita della dimensione sacrale dell'esistenza umana. 11 Cap.3 I NUOVI DIRITTI DEL BAMBINO 1) LIMITI TEORICI E POSSIBILITÀ FORMATIVE Il tema dei diritti dei bambini suscita forti reazioni nell'opinione pubblica. Nella ricerca di sempre nuovi diritti c'è il pericolo, che tutto sia considerato diritto anche le attese e i desideri che non hanno reale esigenza. La pedagogia, deve ricercare cosa sia dal punto di vista educativo, lesivo/dannoso del diritto del bambino a divenire se stesso e cosa sia utile al bambino quindi la pedagogia ha anche un compito preventivo orientato cioè alla promozione di una cultura, di una responsabilità e di una sensibilità educativa condivisa da un'intera società. I diritti del bambino non devono essere separati da quelli della società in cui vive perché spezzando i legami si separa il bambino dalla sua e dalla sua storia e lo si marginalizza sempre più. Il luogo in cui, principalmente, vengono difesi i diritti dei bambini sono l'asilo nido e la scuola dell'infanzia dove i bambini iniziano una prima alfabetizzazione culturale e sociale. In termini pedagogici i diritti dell'infanzia possono contribuire all'educazione solo se tendono a preservare la relazione adulto-bambino e la frammentazione di tanti diritti e la conseguenza dei tanti bisogni che dipendono dalle situazioni esistenziali della persona da tutelare. I diritti devono nascere dall'interno, dall'esigenza del bambino e non dall'esterno altrimenti si sfocia nella sopraffazione. 2) I DIRITTI CULTURALI Oggi la pedagogia ritiene importanti non solo i bisogni primari, (bisogno di sicurezza, di appartenenze di integrità) ma anche la sfera culturale per lo sviluppo armonico della persona. I diritti culturali estendono anche all'infanzia la nozione di "qualità della vita", non attribuendo ad essa solo una funzione preparatoria alla fruizione della cultura, ma individuando immediatamente nello stesso bambino un protagonista dell'agire sociale. Pertanto i diritti riconosciuti al bambino sono: il diritto al tempo libero; allo svago; al riposo. Storicamente il 1° diritto culturale del bambino è il diritto al gioco, condizione necessaria per suscitare 12 nel bambino interesse, esplorazione ma soprattutto curiosità verso il nuovo e il diverso;è attraverso il gioco che si accede al diritto alla fruizione della cultura. 3) INFANZIA ED ARTE: I BAMBINI AL MUSEO Attraverso la didattica dell'arte come esperienza all'ambulatoriale, la pedagogia deve accettare l'idea che il testo è irripetibile perché irripetibili sono i soggetti, fare in modo che il bambino impari a capire la differenza tra comunicazione convenzionale e comunicazione artistica. Nella comunicazione convenzionale l'importante è conoscere la lingua ed è sufficiente un atteggiamento passivo mentre nella comunicazione artistica il ricevente ha un atteggiamento attivo cioè il bambino deve costruire il senso di quanto gli viene comunicato dall'opera che può avere diverse interpretazioni. L'incontro tra ludico ed estetico presuppone un approccio di tipo didattico che coinvolge tutti i sensi della persona, nasce così l'esigenza di manipolare l'opera d'arte per renderla plausibile e presentabile al bambino. La didattica dell'arte rivolto ai bambini quindi serve per far tornare il tempo in cui guardando le immagini, i dipinti, le sculture, l'osservatore le ricolleghi subito ai miti, alle gesta, agli errori. In tal senso la didattica musicale mira alla retorica del racconto piuttosto che a quella della spiegazione perché la spiegazione scientifica annulla il mistero mentre i racconti, il mito, le narrazioni non rispettano gli danno senso. 4) DIRITTO AL GIOCO E CULTURA SCIENTIFICA E TECNOLOGICA: I MUSEI PER L'INFANZIA La scienza e in stretta relazione con il gioco ed è per questo che alcuni musei europei sviluppano progetti con precisi obiettivi educativi. quello più rappresentativo è la "CITES DES ENFANT" in Francia (città dell'infanzia), con l'obiettivo che la scienza sia accessibile a tutti attraverso una pedagogia attiva che 13 completi l'insegnamento dell'istruzione obbligatoria. Oltre all'esempio francese ci sono altri musei importanti tra cui la città dei bambini di Genova e il progetto CAIXA a Barcellona. Generalmente questi musei propongono percorsi diversi a seconda dell'età. (3-6 anni)-percorsi psicomotori; (7-12 anni)- percorsi che chiariscono i fenomeni fisico naturali e le tecnologie. Ma mentre nel museo didattico francesi bambini vengono accompagnati dalla famiglia, in quello spagnolo dalle educatrici dopo una spiegazione passano all'interazione con il gruppo. In Francia è data maggiore attenzione all'educazione stradale mentre a Barcellona il progetto si rivolge a tre campi di esperienza: scientifico-ecologico-creativo. un'altra realtà culturale ideata per l'infanzia è rappresentata dagli acquari e dei musei oceanografici. Entrambi suscitano curiosità del bambino nei confronti del mondo sottomarino e il rispetto per esso. 5) DIRITTO AL GIOCO E LUDOTECA Il diritto al gioco viene riconosciuto soprattutto nelle ludoteche dove i bambini possono prendere in prestito e giocattoli e possono smontarli, aggiustarli e costruirli. La ludoteca può essere considerata una bottega dell'educazione dove il giocare si libera dal consumismo ludico e anche dal pedagogia sono adulto. La ludoteca rappresenta un ambiente di formazione in cui ci sono angoli per il gioco creativo, espressivo ed esplorativo. gli obiettivi educativi della ludoteca sono: valorizzare la funzione sociale del gioco; stimolare la curiosità; essere un luogo di ricerca pedagogica. nella ludoteca si incontrano tre campi d'azione: educativo-sociale e culturale ma vi è anche l'incontro tra famiglia e comunità, tra genitori e bambini, giovani e adulti. 14 in Francia ci sono (ZEP) zone di educazione prioritaria mentre in Spagna ci sono case dei bambini che si rivolgono anche alla formazione dei padri. in Italia i bambini accolti nelle ludoteche sono molto piccoli e gli spazi e gli arredamenti sono molto curati. 6) BAMBINO, MEDIA E DIRITTO ALL'INFORMAZIONE La tecnologia è sempre presente nello sviluppo del bambino ma l'universo mediatico è molto rischioso perché più lontano dalla realtà e ciò si ripercuote sul piano educativo. È necessario quindi educare attraverso i media. A tal proposito è fondamentale considerare l'educazione come una relazione d'aiuto e di accompagnamento infatti, se i giovani sono più competenti con le tecnologie solo gli adulti sono in grado di discriminare il bene dal male. La convenzione ONU riconosce la censura come forma di educazione, infatti afferma che gli adulti possono rimuovere i contenuti socialmente inaccettabili. Per conciliare la censura con la libertà di informazione vi è tra le varie proposte la carta dei diritti. Tra i tanti tentativi quello di Garda definisce il bambino soggetto decisionale e da qui la necessità di intervenire non con la censura ma attraverso l'educazione. Si è deciso così di educare alla tv il primo ambito in cui la pedagogia alla psicologia hanno cercato di studiare l'interazione infanzia-formazione è rappresentato dai programmi televisivi. tra i tentativi di educazione alla fruizione della tv ci sono due interventi tra loro completamentari mira alla costruzione di una tribù per l'infanzia (albero azzurro); mira a promuovere nei bambini lo sviluppo del senso critico (per es. i bollini messi da Canale cinque) attraverso i bollini. La struttura del messaggio mediale è piuttosto ambigua per cui c'è bisogno dell'adulto che spieghi al bambino la struttura profonda del messaggio. 15 7) IL DIRITTO AD UNO SPAZIO DI FORMAZIONE Uno dei diritti che si è affermato nel 900 è il diritto all'ambiente. Quando parliamo di rapporto tra bambini e ambiente ci riferiamo all'antitesi tra spazi chiusi (quartieri, percorsi) e spazi aperti (piazze, strade, mercato). L'infanzia appartiene alla metafora degli spazi chiusi, creati artificialmente per la protezione e per fornire calore, gli spazi aperti invece rappresentano i territori dell'adulto concepiti per essere percorsi più che essere vissuti. Il punto d'incontro tra chiusura aperto per l'infanzia è rappresentato dalla cultura urbana. Ma la città oltre al chiuso e all'aperto è anche sede della centralità anche politica. Il diritto all'ambiente implica il recupero di spazi aperti ma anche l'apertura di spazi chiusi attraverso la riprogettazione di aree urbane. 7/1) diritto all'infanzia ed educazione tre scolastica il diritto all'educazione prescolastica (che avviene nella scuola materna) rappresenta l'evoluzione del diritto legato all'alfabetizzazione culturale. Cap.4 DIMENSIONE MONDO 1) LE PRINCIPALI CONVENZIONI INTERNAZIONALI. LA DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DEL FANCIULLO, approvata Ginevra, anticipa il tema della pedagogia ospedaliera in quanto riconosce il diritto all'educazione anche al bambino malato. La CARTA DELL'INFANZIA, ribadisce il diritto del bambino ad una alfabetizzazione culturale rispettosa dei tempi di apprendimento di ogni singolo bambino. 16 LA DICHIARAZIONE DELL'ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE (ONU), prende atto che il bambino a causa della sua immaturità fisica e intellettuale ha bisogno di cure e protezione ed eventuali bambini mentalmente, socialmente e fisicamente svantaggiati avranno trattamento speciale. questa dichiarazione sostiene che almeno la scuola elementare deve essere gratuite che l'educazione scolastica e sempre sussidiaria e non è mai sostitutiva dell'educazione familiare. Inoltre si sostiene il diritto al gioco e all'attività fisica perché importanti allo sviluppo e come afferma AGAZZI: il bambino che non gioca non è normale, ma è malato. In questa dichiarazione si riflette l'influenza dei progressi della pedagogia con le ricerche della Montessori. 2) SUSSISTENZA E INTEGRITÀ PSICOLOGICA Convenzione sui diritti del fanciullo è usata ancora oggi firmata a New York il 20 novembre 1989. La prima caratteristica di questo documento è che il termine infanzia viene inteso fino ai 18 anni di età, attribuendo l'infanzia i diritti che nel concreto sarebbero difficilmente fruibili dal bambino piccolo come la libertà di espressione, di ricercare di divulgare informazioni e idee….. Nella convenzione dell'89 si prospetta l'immagine di un'infanzia capace di esprimere se stessa, più protagonista della propria esistenza e meno bisognosa di mediazione sociale; tal proposito gli Stati garantiscono al fanciullo il diritto di esprimere la sua opinione su ogni questione che lo interessa, essere consultato, di partecipare ai procedimenti giudiziari che lo coinvolgono, diventando così un vero è proprio cittadino. Dal punto di vista pedagogico l'attribuire questi poteri al bambino diventa problematico. Inoltre tale convenzione attribuisce al bambino anche il diritto alle proprie radici: avere una certa conoscenza delle sue esperienze passate, sapere da dove vengono i genitori se 17 ci sono le cause che lo hanno portato nella nuova famiglia perché ciò può giovare allo sviluppo psicofisico. Nella convenzione dell'89 è stato modificato il ruolo della famiglia sottolineando il ruolo dei genitori nell'educazione dei bambini e di come troppo spesso la famiglia è luogo di violenze, di sopraffazione. Si istituisce, inoltre la figura del "GARANTE PER L'INFANZIA" in quanto i bambini non hanno potere politico. LA DICHIARAZIONE CONTRO LO SFRUTTAMENTO SESSUALE DEI BAMBINI E FINI COMMERCIALI concorre a: sviluppare attuare piani e programmi che tengano conto delle differenze sessuali per impedire lo sfruttamento dei bambini; assistere coloro che ne sono vittime e facilitarne il recupero psicologico il reinserimento sociale. Promuovere i diritti del bambino attraverso l'istruzione. Impedire lo sfruttamento sessuale dei bambini ai fini commerciali attraverso il controllo. tra le istituzioni di volontariato che in Italia si propongono la tutela dell'infanzia troviamo quella del TELEFONO AZZURRO, destinato ai minori di 14 anni e cerca di garantire uno spazio d'ascolto. A tal proposito in Italia si sta affermando un nuovo diritto del bambino, quello di essere ascoltato. Il bambino infatti oltre agli abusi patisce la solitudine, l'isolamento sociale e l'impossibilità di essere protagonista della propria crescita, tutti fattori che costituiscono veri e propri attentati all'integrità psicologica del bambino. 4) handicap e infanzia il bambino portatore di handicap, ha il diritto come tutti gli altri di ricevere un'educazione. il principale documento che individua i diritti della persona handicappata è rappresentato dalla dichiarazione Onu del 75 in cui viene stabilito che il bambino portatore di handicap 18 deve essere rispettato qualunque siano le sue origini, la gravità delle sue difficoltà e agli stessi diritti dei suoi concittadini di pari età. Un altro documento importante la dichiarazione di Salamanca il quale mette in risalto il ruolo svolto dall'azione educativa e da quella medico-igienico-sanitaria. Anche per il bambino handicappato il compito dell'educatore quello di aiutare il bambino a farsi carico di se stesso e degli altri prendendo in mano la sua vita e pilotando la verso altre mete. poi la carta di Lussemburgo che ricorda che la scuola deve adattarsi alle persone e non viceversa per cui il fattore distintivo è la flessibilità didattica. 19