I SIMPSON E LA FILOSOFIA Homer: un saggio aristotelico? GENESI DELL’OPERA: • Simpson e la filosofia (The Simpsons and Philosophy: The D'oh! of Homer) è una raccolta di saggi curata da William Irwin, Mark T. Conard and Aeon J. Skoble, ciascuno dei quali ha anche scritto uno dei diciotto saggi del libro. Essi, prendendo spunto dai personaggi e dagli episodi della sitcom animata I Simpson, trattano temi filosofici. Il titolo originale del libro, The Simpsons and Philosophy: The D'oh! of Homer, è un riferimento all'opera filosofica cinese Tao Te Ching di Lao Tzu. • Esso è stato pubblicato dalla casa editrice Open Court quale secondo volume della serie dedicata alla cultura popolare e alla filosofia. L'opera ha avuto un buon successo sia di critica che di pubblico, vendendo più di 203.000 copie (libro più venduto della serie) e venendo adottato come libro di testo in alcune università americane. SAGGI • • • • • • • • • • • • • • • • • • Homer e Aristotele (di Raja Halwani); Lisa e l'antintellettualismo americano (di Aeon J. Skoble); L'importanza di Maggie: il valore del silenzio tra Oriente e Occidente (di Eric Bronson); La spinta morale di Marge (di Gerald J. Erion e Joseph A. Zeccardi); Così parlò Bart: Nietzsche e la virtù della cattiveria (di Mark T. Conard) I Simpson e l'allusione. "Il peggior saggio di tutti i tempi" (di William Irwin e J.R. Lombardo) La parodia popolare: I Simpson e il film giallo (di Debora Knight) I Simpson: l'iperironia e il significato della vita (di Carl Matheson); I Simpson e la politica del sesso (di Dale E. Snow e James J. Snow); Il mondo morale della famiglia Simpson: una prospettiva kantiana (di James Lawler); I Simpson: la famiglia nucleare e la politica atomistica (di Paul A. Cantor); L'ipocrisia di Sprinfield (di Jason Holt); Gustando la cosiddetta "crema ghiacciata": Mr Burns, Satana, e la felicità (di Daniel Barwick); Ned Flanders e l'amore verso il prossimo (di David Vessey); La funzione della narrativa: il valore euristico di Homer (di Jennifer L. McMahon); Un marxista (Karl, non Groucho) a Springfield (di James M. Wallace); "E il resto si scrive da solo": Roland Barthes guarda I Simpson (di David L.G. Arnold); Che cosa significa pensare secondo Bart (di Kelly Dean Jolly). Homer e Aristotele: Se lo si valuta dal punto di vista morale Homer Simpson non se la cava affatto bene. Eppure, in qualche modo, in Homer resta comunque qualcosa che è eticamente ammirevole, e ciò suscita la seguente domanda: “se Homer se la cava piuttosto male dal punto di vista morale, come fa ad essere ammirevole?” Intanto, per capire in che modo viene filosoficamente visto Homer, aiutiamoci ancora col saggio e con la classificazione aristotelica delle virtù. Sfugge alla nostra indagine che cosa sia il bene e che cosa sia il buono nella vita. Aristotele, Etica Eudemia, II, 1106b Non posso vivere una vita convenzionale come la tua. Io voglio tutto. Le discese ardite e le risalite stordite. La crema in mezzo. Certo, potrei offendere qualche naso dal sangue blu con il mio incedere vanitoso e il mio odore muschiato. Io non sarò mai il prediletto dei cosiddetti padri della città che schioccano la lingua, si allisciano la barba e parlano di quello che deve essere fatto di questo Homer Simpson. Homer Simpson, La rivale di Lisa. LA CATEGORIZZAZIONE ARISTOTELICA: Aristotele ci ha fornito una categorizzazione logica di quattro tipi di carattere. Lisa, da virtuosa, non solo deciderebbe di consegnare il portafoglio alle autorità competenti, ma lo farebbe volentieri. Passiamo adesso a Lenny, che è continente: lui sarebbe capace di decidere nel modo giusto e sarebbe capace di dar seguito con l’azione alla sua decisione, ma lo farebbe andando contro i suoi desideri: per fare la cosa giusta deve lottare contro i suoi desideri. Bart invece, che è incontinente, soccomberebbe al proprio desiderio di tenersi il portafoglio e quindi non agirebbe in modo adeguato. Per quanto riguarda Nelson, il vizioso, egli deciderebbe in modo moralmente sbagliato e i suoi desideri asseconderebbero pienamente questa decisione. Quindi è virtuoso chi possiede le virtù e le esercita. Ma soprattutto chi ha la consapevolezza di avere quelle virtù, e quindi le esercita consapevolmente. IL CARATTERE DI HOMER: D’OH! D’OH! E DOPPIO D’OH! Data la visione della virtù proposta da Aristotele, le cose si fanno piuttosto difficili per Homer Simpson. Per cominciare si prenda in considerazione la virtù della temperanza, che indica la facoltà di moderare i nostri appetiti corporei. E Homer è ben lontano dall’essere temperante. Rispetto ai suoi appetiti corporei Homer è decisamente vizioso. I suoi desideri lo spingono costantemente ad ingozzarsi, e lui soccombe a tali desideri. Homer è anche un bugiardo patentato. E’ inoltre insensibile ai bisogni e alle pretese degli altri, è scarso sia in benevolenza che in giustizia. Non è neanche incline alla generosità. Anche le abilità di padre e marito di Homer lasciano molto a desiderare. Si dimentica costantemente dell’esistenza di Maggie; non supporta i progetti di Marge, oppure ne resta indifferente. Tuttavia Homer qualche volta agisce in modo ammirevole. Il suo ufficio è pieno delle foto di Maggie. Non ha mai commesso adulterio anche quando avrebbe potuto farlo. In certe occasioni poi dimostra anche di avere del coraggio. Homer di certo non è cattivo. La reazione più dura che si possa avere nei suoi confronti è di pietà. Intanto perché la sua educazione ha lasciato molto a desiderare, sia per la città in cui ha sempre abitato, sia perché la madre lo ha abbandonato quando ancora era piccolo e il padre non lo hai mai incoraggiato a diventare una persona valida. Inoltre si tende a guardare Homer con pietà e non con odio o disprezzo perché pur essendo egoista, avido, ingordo e stupido, raramente è invidioso degli altri e augura loro male. E’ vero che in certe occasioni agisce con lo scopo deliberato di danneggiare qualcuno, ma spesso anche noi pensiamo che quel qualcuno non meriti trattamento migliore : il suo comportamento non è giustificato, ma è comprensibile. In conlusione: Homer non è una persona viziosa, nel senso che non è guidato dal vizio (tranne se si tratti di appetiti corporei). Ma Homer non è neanche un virtuoso, soprattutto perché non ha la stabilità di carattere che contraddistingue il virtuoso. Tornando quindi alla prima domanda, come facciamo a considerare Homer ammirevole? E per rispondere prendiamo in prestito le parole di Marge: nell’accettare i membri della sua famiglia per quello che sono, Marge elenca le qualità che più gli piacciono in ognuno di loro. E la qualità di Homer è la sua “umanità a tutto tondo”: «Homer non si preoccupa né dell’etichetta, né di ciò che la gente pensa di lui: è concentrato nel godersi pienamente la vita». Questa qualità, se gestita nel modo giusto, migliora la vita della persona che la possiede, rendendola più piacevole. Quindi, anche se nel caso di Homer questa qualità non è governata dalla ragione, noi ammiriamo Homer perché la possiede e soprattutto perché la possiede nonostante tutti gli elementi della sua vita che la contrastano. E non si sta sostenendo che Homer sia in se stesso ammirevole, ma solo che ha un tratto degno di ammirazione. Homer non è virtuoso • Perché non possiede la virtù e per questo non la esercita • Perché non è benevolo nei confronti degli altri Homer non è continente né incontinente • Perché non è incline all’avidità • Perché non è capace di ragionare in modo tale da reagire di conseguenza Homer non è vizioso • Perché riesce a conservare l’amore per la vita • Perché ha una morale tutta sua