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La violenza
di Luca Raffaelli
C’è un episodio dei Simpson1 che trasuda saggezza. Per poterlo raccontare si deve partire da
Grattechecca e Fichetto, in originale Itchy and Scrathcy. Sono, nella finzione dei Simpson, due
popolari personaggi televisivi a cartoni animati: Grattachecca il gatto, Fichetto il topo. Insieme
vivono avventure di sciagurata violenza con il topo sempre vincitore come vuole la filosofia
buonista secondo cui il piccolo e furbo batte sempre il grande arrogante. Solo che qui di buonista,
a parte la premessa, non c’è proprio nulla: Fichetto massacra, distrugge, strappa, taglia, decapita,
spella, brucia, sventra con una straripante violenza umoristica. Mi pare di ricordare che
nell’episodio “Grattachecca, Fichetto e Marge” (del 1990) Fichetto strappi gli occhi a
Grattachecca. Grattachecca li cerca per terra e Fichetto allora gli mette a disposizione due bombe
con la miccia già accesa. Felice Grattachecca se le mette nelle orbite oculari con l’effetto che a
questo punto potete immaginare da soli. Ovviamente Bart e Lisa (i due figli Simpson: lui un
creativo scapestrato, lei un’intellettuale imprevedibile) ridono come matti. Di sicuro riderebbe
anche Homer, il capofamiglia stolto e irresponsabile ma simpatico, se non fosse altrove. Mamma
Marge rimane assai perplessa vedendo tutto ciò e ancora di più quando la neonata Maggie
colpisce con un martello il papà in cantina. Marge si convince che è tutta colpa della tv, e
soprattutto di Grattchecca e Fichetto. Comincia così una sfrenata campagna di Marge contro i
cartoni animati violenti, scende in piazza con altre mamme, viene invitata a parlarne in
televisione, il caso si gonfia a dismisura. Tanto che il produttore di Grattachecca e Fichetto alla
fine si rivolge a lei per le trame dei nuovi cartoni che non devono turbare più i genitori dei loro
più fedeli spettatori. Dissolvenza. Vediamo Bart e Lisa che accendono il televisore. Ecco
Grattachecca e Fichetto, ma è tutta un’altra storia. Stanno in veranda su una sedia a dondolo e
prendono la limonata. Una noia implacabile. “Te ne verso ancora un po’?”. “Oh, grazie. Vuoi un
biscottino?” (magari non sarò fedelissimo, ma il senso è questo). E’ a questo punto che accade il
miracolo: tutti i bambini di Springfield, la città dei Simpson, escono di casa e, con il sottofondo
della “Pastorale” di Beethoven, cominciano a giocare nel giardino di casa, riscoprendo giochi
antichi come l’altalena ed il cerchietto. L’episodio dei Simpson si conclude con l’arrivo del
David di Michelangelo nella città dei Simpson, l’immaginaria Springfield. E comincia l’acceso
dibattito sull’opportunità di mostrarlo nudo com’è, visto che c’è un artistico pisello bene in vista.
Amore per lo scontro (rappresentato)
Questo riassunto dei Simpson prova due fatti: prima di tutto che il cartone animato creato da Matt
Groening è di intelligenza e qualità assoluta. Attraverso un umorismo tanto arguto quanto
popolare, riesce a scavare nei pregiudizi che sono tanto statunitensi quanto nostri. Non c’è nulla
di quello che accade in quell’episodio che non possa accadere anche da noi, con l’aggravante che
spesso quando un cartone animato o un prodotto televisivo viene messo all’indice per la sua
violenza, non è neppure stato visto attentamente (almeno Marge si prende la briga di esaminarli e
di prendere appunti) e che in Europa (sicuramente in Italia) nessuno avrebbe il coraggio di
realizzare un cartone animato intelligente come i Simpson. Non è un caso che siano stati spesso
criticati per il loro carattere eccessivo, irrispettoso, volgare. Il fatto è che i Simpson hanno uno
spirito deliziosamente ribelle e critico nei confronti di tutti, anche dello stupido mondo adulto
(l’attuale generazione di genitori era abituata a cartoni disneyani o di Hanna-Barbera in cui si
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http://it.wikipedia.org/wiki/I_Simpson
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