J.S. MILL
1806 - 1873
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Opere
-
Sistema di logica deduttiva e induttiva (1843)
Principi di economia politica (1848)
Sulla libertà (1859)
L’utilitarismo (1861)
Considerazioni sul governo rappresentativo (1863)
La servitù delle donne (1869)
Tre saggi sulla religione (postumo)
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Accenni biografici
-
Figlio di James Mill
Collabora con la Westminster review, organo dei riformisti inglesi
Entra nella Compagnia delle Indie
Si dedica al giornalismo
Lotta politica: si schiera con i liberal-democratici e conduce una
veemente battaglia a favore dell’allargamento del suffragio nelle
elezioni amministrative e politiche, delle riforme sociali e
dell’emancipazione delle donne.
- Eletto deputato della Camera dei Comuni
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EMPIRISMO
- Si scaglia contro l’apriorismo conoscitivo tedesco.
- Rivendica la validità della tradizione empiristica inglese (Hume)
il fondamento della conoscenza è l’esperienza: il fondamento delle leggi
scientifiche e di ogni verità va riportato sempre alle rispettive basi
empiriche  anche i principi più generali sono il frutto di una
generalizzazione dell’esperienza, un «aggregato di verità particolari»
Es. il principio secondo cui due parallele non si incontrano mai non avrebbe
potuto esser formulato se non si fosse prima vista una linea retta.
Es. principio di non-contraddizione: è una generalizzazione di fatti
dell’esperienza (la luce non è buio, il movimento non è la quiete…)
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CONSEGUENZE DELL’EMPIRISMO
- Sulla base dell’empirismo fa piazza pulita di tutte le grandi questioni
metafisiche, che cadono fuori del dominio della logica, perché
intorno a esse non è possibile alcuna prova e conferma empirica, né è
possibile fornire un fondamento non empirico alle verità e ai principi
universali.
- Le proposizioni «essenziali» (es. l’uomo è razionale) sono puramente
verbali, non dicono nulla di reale e sono frutto di convenzioni
linguistiche.
- La logica è intesa come scienza della prova e dell’evidenza.
- Gli assiomi sono originariamente suggeriti dall’osservazione.
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LOGICA INDUTTIVA E INFERENZA
La logica si deve occupare del processo di inferenza, «accertando la
differenza fra uno svolgimento corretto e uno scorretto di questo
processo».
Inferenza (secondo la tradizione):
- induzione, dal particolare al generale.
- deduzione (sillogismo), dal più generale al meno generale.
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DAL PARTICOLARE AL PARTICOLARE
Per Mill c’è un terzo tipo di inferenza (l’unico valido):
- «dal particolare al particolare», fondamento sia dell’induzione che
della deduzione.
Es. «Tutti gli uomini sono mortali. Socrate è un uomo. Socrate è
mortale».
Per Mill anche la verità generale «tutti gli uomini sono mortali» si basa
sull’osservazione di numerosissimi casi individuali (è un insieme di
quei casi)  è solo partendo da alcuni casi particolari (la morte di
alcuni uomini particolari) che si giunge all’affermazione, altrettanto
particolare, sulla morte di Socrate.
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Il bambino che, dopo essersi bruciato le dita, evita di ficcarle di nuovo
nel fuoco, ha ragionato o inferito, anche senza pensare mai alla
massima generale «il fuoco brucia».
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RISCHIO SCETTICISMO
Rischio di questa inferenza: scetticismo e negazione della validità della
conoscenza scientifica. Le proposizioni universali della scienza sono il
frutto di una generalizzazione dell’esperienza, un’osservazione di fatti.
Ma noi non possiamo mai dire di aver osservato tutti i fatti che
giustifichino quelle proposizioni e possano comprovarne la validità.
Qual è allora il fondamento giustificativo delle proposizioni stesse?
Cosa mi garantisce di poter fare di tali generalizzazioni una «legge»
naturale?
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UNIFORMITÀ DELLA NATURA
Principio dell’uniformità della natura: nella natura esiste
un’uniformità, un ordine necessario tale per cui, dal presentarsi di date
circostanze, deriva sempre il presentarsi di fenomeni determinati  «è
una legge che ogni fatto abbia una legge»: è principio generalissimo
che ciò che una volta è accaduta accadrà di nuovo in presenza delle
stesse circostanze (cfr. Telesio)  «Principio della causalità universale
= ogni evento che ha un inizio ha una causa».
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«È una legge che ogni cosa abbia una legge»
«Lo stato dell’intero universo a ogni istante è la conseguenza dello stato
di esso all’istante precedente. Se qualche particolare stato dell’interno
universo ricorresse una seconda volta, tutti gli stati successivi
ricorrerebbero egualmente, così pure l’intera storia».
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CAUSA ED EFFETTO
La causa indica solo la serie degli antecedenti invariabili e
incondizionati senza i quali non si produrrebbe un certo effetto: la
causa è l’antecedente invariabile e l’effetto è il conseguente invariabile.
Poiché le cause dei fenomeni sono a loro volta fenomeni, l’ambito di
applicazione della legge di causalità universale sarà esclusivamente
quello dei fatti osservabili. Scopo della scienza è quello di scoprire la
legge di causazione che spiega e governa un evento, e che consente
anche di determinare le condizioni per produrre fenomeni simili in
futuro.
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UN PRINCIPIO A-POSTERIORI
Il principio dell’uniformità della natura, base dell’inferenza, è aposteriori (non a priori), frutto di una lunghissima serie di osservazioni
e di passaggi «dal particolare al particolare» effettuati nel passato, e
proprio per questo è divenuto la base per anticipare gli eventi che si
verificheranno in futuro. Non è un istinto infallibile del genere umano,
né un’intuizione immediata, né una verità innata dell’uomo. Anch’essa
è frutto di induzione: «arriviamo a questa legge universale con una
generalizzazione di molte leggi meno universali». Dopo aver
constatato correlazioni fra il tale e il tal altro fenomeno arriviamo alla
legge generale di causalità: «le più ovvie uniformità particolari
suggeriscono e attestano l’uniformità generale».
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UN CIRCOLO VIZIOSO?
La legge dell’induzione è essa stessa frutto di un’induzione.
circolo vizioso?
No, anzi, questa sua origine empirica (il fatto di essere un’esperienza
consolidata e non un’enunciazione astratta, meramente verbale) dà
forza, concretezza e validità a quel principio.
Noi facciamo dell’esperienza il criterio di se stessa: il principio che
regola l’induzione ha una validità di fatto, non a-priori. Il principio che
dà ordine all’esperienza è esso stesso un prodotto dell’esperienza.
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4 METODI PER SPIEGARE UN FENOMENO
1. Concordanza: se due o più casi di un fenomeno hanno una sola
circostanza in comune, questa circostanza ne è la causa o l’effetto.
2. Differenza: è causa o effetto di un fenomeno quell’unica circostanza
che distingue due situazioni in cui il fenomeno una volta si verifica e
una volta no.
3. Variazioni concomitanti: se due fenomeni variano sincronicamente,
il primo è un effetto o una causa del secondo.
4. Residui: individua l’effetto o la causa di un fenomeno sottraendo,
dall’insieme delle circostanze in cui esso si verifica, tutto ciò che,
tramite precedenti induzioni, sappiamo già doversi attribuire ad
altri fattori.
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L’UTILITARISMO
Punto in comune con Bentham
Differenza da Bentham
L’utile, cioè la ricerca del massimo
della felicità e del minimo possibile
di dolore, è a fondamento della
condotta umana. Il piacere e la
liberazione dal dolore «sono le sole
cose desiderabili come scopi e tutte
le cose desiderabili lo sono per il loro
piacere intrinseco o come mezzi per
promuovere il piacere e prevenire il
dolore».
Esigenza di guardare non solo alla
quantità, ma anche alla qualità dei
piaceri: «Riconoscere che alcuni tipi di
piacere sono più desiderabili e hanno
maggior valore di altri, è perfettamente
conciliabile con il principio di utilità. È
assurdo che, mentre nello stimare tutte
le altre cose la qualità viene presa in
considerazione allo stesso modo che la
quantità, la stima dei piaceri debba
dipendere unicamente dalla quantità».
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BASTA CALCOLI !
La qualità impedisce la quantificazione e la misurazione del piacere: la
valutazione dei piaceri qualitativamente intesi sfugge alla calcolabilità.
La massima felicità a cui si tende non è una mera quantità di
godimento, ma la possibilità di formare liberamente il proprio io
attraverso un processo di autorealizzazione e di maturazione culturale e
spirituale.
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C’È PIACERE E PIACERE… MAIALI E UOMINI
L’Utilitarismo non può essere considerato una dottrina «degna solo dei
maiali», non considera tanto i piaceri «animali», perché essi non
rientrano nelle condizioni su cui si basa la felicità degli esseri umani.
Non si possono mettere tutti di piaceri sullo stesso piano. Alcuni sono
più desiderabili e apprezzabili di altri: quelli spirituali e intellettuali
sono ritenuti superiori a quelli del corpo, hanno un’intensità superiore
rispetto a quelli materiali.
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TRA SODDISFAZIONE E FELICITÀ
Vi sono uomini di elevate facoltà che richiedono di più per essere felici
e che non si lasceranno mai sommergere da un sistema di vita
degradante, perché dotati di un alto senso della propria dignità. Ma vi
sono anche uomini che hanno capacità di godimento limitate, più facili
da soddisfare. Questi ultimi saranno più facilmente felici, mentre gli
altri sapranno che ogni felicità a cui tendere sarà imperfetta. Se vi sono
uomini che rinunciano alle loro aspirazioni più alte e si adagiano nei
piaceri inferiori è anche perché questi sono gli unici a cui abbiano
accesso o dei quali siano in grado di godere.
«È meglio essere un uomo insoddisfatto che un maiale soddisfatto: è
meglio essere un Socrate insoddisfatto che uno stolto felice».
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DIFFICOLTÀ DI UN UTILITARISMO
«QUALITATIVO»
Per sapere quali sono i piaceri superiori (qualitativamente) bisogna
affidarsi al giudizio di chi li ha provati e prendere nota di quali sono
preferiti «da tutti o quasi tutti».
Criterio incerto:
- se i «tutti o quasi tutti» sono davvero tutti gli uomini, è difficile
arrivare alla conclusione che i piaceri intellettuali sono preferiti da
tutti o quasi tutti.
- se si esclude qualche uomo perché si dice non «competente» a
provare piaceri intellettuali, si restringe il numero dei giudici e si
arriva a erigere come criterio il giudizio di pochi uomini di cultura
raffinata – come se fossero «più uomini» degli altri –.
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MILL FILOSOFO DELLA LIBERTÀ
Il suo saggio On Liberty (1859) ha grandissimo successo: tradotto in molte
lingue e in diversi Paesi e proibito invece in altri dove la sua apologia della
libertà non è ben vista né tollerata. È convinto che con la Rivoluzione
francese si sia chiusa l’epoca del sentimento e dell’eroismo e si sia aperta la
nuova era della democrazia e dello sviluppo scientifico e sociale, un’epoca di
progresso e di libertà per gli uomini, segnata dall’avvento delle masse sulla
scienza politica. Ma egli teme che questa novità possa produrre nuove forme
di intolleranza, rischiando di soffocare la diversità umana. Perciò afferma la
libertà di realizzazione e di espressione per ogni individuo contro qualsiasi
tirannia, non solo quella politica dei regimi dispotici, ma anche la nuova e
ancora più subdola «tirannia dell’opinione pubblica», che rischia di
affermarsi nei Paesi a regime parlamentare.
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IN DIFESA DEI DIRITTI
- Mill sostiene le richieste dei movimenti di emancipazione che
cominciano a svilupparsi in Gran Bretagna: proletariato, ceti più
deboli, minoranze.
- Riconosce pieno diritto di autogoverno alle classi lavoratrici,
respingendo la tesi di coloro che rifiutano i diritti politici a coloro che
non sono proprietari.
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IN DIFESA DELLE DONNE
- Incontra Harriet Taylor, che diventa sua moglie e collabora alla stesura degli scritti su questo tema.
È il primo pensatore che assume una posizione favorevole all’emancipazione femminile
(addirittura un teorico del femminismo ottocentesco).
- 1869: The Subjection of Women, tradotto in tutte le lingue europee e destinato a diventare la
«Bibbia» del movimento femminista.
- Sostiene il suffragio femminile, fa approvare dal Parlamento inglese una petizione a favore del
diritto di voto per le donne, che viene però respinta dal primo ministro, il liberale Gladstone.
- Dissidi con il padre James, che riteneva che solo l’uomo fosse abilitato a partecipare alla politica.
- Rompe con Comte (che fonda la gerarchia tra i sessi sulla loro costituzione biologica), in quanto
ritiene che la condizione della donna sia il risultato dell’educazione e possa dunque essere
modificata.
- Il principio dell’autodeterminazione del cittadino, maschio e femmina, implica un uguale diritto al
suffragio: se esiste la libertà, ogni essere umano – e dunque anche la donna – ne deve far uso,
senza delegarla ad altri.
- Questi diritti vanno affermati ovunque nella società, anche nell’ambito coniugale, poiché il
matrimonio non può annullare il diritto della donna.
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IN DIFESA DELLA LIBERTÀ INDIVIDUALE
Importanza nella società moderna della completa libertà per gli
individui di espandersi in direzioni diverse e contrastanti. Eppure,
anche nelle società liberali, si tende periodicamente e pericolosamente
alla limitazione della libertà individuale.
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LE LIBERTÀ DELL’INDIVIDUO
«L’indipendenza dell’individuo è, di diritto, assoluta. Su se stesso, sulla sua mente e
sul suo corpo, l’individuo è sovrano».
Dove la sua azione coinvolge «direttamente e in primo luogo» solo i suoi interessi o
quelli di altre persone consenzienti, vi deve essere piena e incondizionata libertà.
Libertà di pensiero, di religione, di opinione, di espressione, di gusti, inclinazioni e
occupazioni, di progettare la propria vita, di associazione, di agire come si vuole
(senza danneggiare gli altri).
Le società in cui queste libertà non sono tutelate non possono dirsi libere (cfr. con
le tesi di Constant, Tocqueville e Locke).
L’individualismo diviene la condizione decisiva del progresso sociale: non è una
giustificazione dell’egoismo, ma la promozione delle capacità intellettuali di
ciascuno – spirito critico come vero motore della democrazia – e tutela delle
differenti inclinazioni e stili di vita contro il diffuso conformismo della vita sociale.
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I LIMITI DELLA LIBERTÀ
«Qual è il giusto limite alla sovranità dell’individuo su se stesso? Dove
comincia l’autorità della società? Quanto della vita umana spetta
all’individuo e quanto alla società?».
Chiunque riceve la protezione offerta dalla società non deve danneggiare i
diritti comuni, ma deve sostenere la sua parte di fatiche e sacrifici per la
difesa della società stessa. La società può intervenire su tutti gli aspetti della
condotta individuale che siano pregiudizievoli per gli interessi altrui. Le
limitazioni alla libertà dell’individuo possono essere giustificate solo dalla
necessità di evitare un danno agli altri. Non debbono essere realizzate «in
nome» dell’individuo stesso, con la giustificazione che ciò lo renderebbe «più
felice»  il limite della libertà individuale è dato dalla libertà dell’altro.
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IL «DISPOTISMO DELLA MAGGIORANZA»
Tipo di tirannia che opera sullo spirito: è la «tirannia dell’opinione pubblica» (o
«tirannia della maggioranza», cfr. Tocqueville) e del sentimento predominante, è
la tendenza della società a imporre norme di condotta, idee e usanze a chi dissente.
 si frena la formazione di personalità discordanti dal modello sociale prevalente
 omologazione sociale.
Ma una uniformità di opinioni e di modi di vita è un grave rischio per la
democrazia, perché essa richiede la presenza di diversi punti di vista e un aperto
dissenso e confronto tra essi.
«Se si vietasse di dubitare, gli uomini non potrebbero sentirsi così certi della verità
come lo sono. Le nostre convinzioni più giustificate non riposano su altra
salvaguardia che un invito permanente a tutto il mondo a dimostrarle infondate».
 libertà sociale = non solo limitazione del potere dello Stato, ma anche sviluppo
spontaneo e originale della personalità.
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UNA SOCIETÀ TIRANNA
Critica la concezione di democrazia teorizzata da Rousseau e realizzata
nel corso della Rivoluzione francese: il principio della volontà generale
consente a una parte del popolo – la maggioranza – di imporre la sua
volontà e di opprimere un’altra parte – la minoranza –.
 è la società stessa a divenire tiranna, non solo attraverso i propri
governanti, ma con una tirannia sociale che è ancora più pericolosa e
potente di quella politica.
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GIUSTIZIA E UGUAGLIANZA
- Necessità di realizzare per tutti un principio di giustizia.
- Rifiuta l’idea che alla giustizia sociale si debba arrivare con una
rivoluzione.
- Respinge la tesi secondo cui l’uguaglianza si debba realizzare a prezzo
della libertà.
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LIBERALISMO
- Scelta fra libero mercato (concorrenza sociale, cfr. Malthus) e Socialismo
(sistema centralizzato e autoritario): problema da affrontare guardando la
questione etico-politica della libertà. Il sistema economico più efficace è
quello nel quale viene salvaguardata maggiormente l’esigenza di libertà
degli individui (Stato-minimo).
- Liberalismo come dura condanna dei regimi autoritari, delle pratiche che
mortificano i diritti e la dignità dell’individuo, pratiche che alla lunga si
ritorcono contro lo stesso Stato o la stessa collettività che le esercitano.
Una società formata da individui resi docili dal potere non ha alcuna
prospettiva di progresso in quanto «non si possono realizzare grandi cose
con piccoli uomini»  evitare squilibri nel godimento delle risorse e offrire
a tutti i cittadini le stesse opportunità di autorealizzazione.
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RELIGIONE
- Non è materialista, anche se ha ricevuto accuse in questa direzione.
- Condivide con il padre James la convinzione, di stampo manicheo, che il mondo sia il campo di battaglia di
due opposti principi. Il mondo è un insieme di fatti fra loro correlati, ma non un ordine assoluto. L’ordine è
mescolato al caos, al disordine, al male  solo con molta difficoltà e forzando irragionevolmente i dati della
nostra esperienza possiamo ritenere che Dio sia l’assoluto creatore dell’universo e che costituisca il suo
ordinatore supremo.
- Dio non può essere, nello stesso tempo, infinitamente buono e infinitamente potente. Di fronte a tale
alternativa, sceglie la prima opzione: Dio è infinitamente buono, ma non può essere onnipotente  Dio è
una realtà finita, sia pure potente, perennemente impegnato a «mettere ordine» nella natura e a far
prevalere il bene sul male.
- L’idea di Dio può aiutare l’umanità a formarsi una religione che la induca a limitare le pretese egoistiche e a
indirizzare l’attività del singolo verso la cooperazione con l’Essere invisibile, a cui si deve ogni bene della vita.
- Uomo = collaboratore di Dio, cooperante in quest’opera ordinatrice del mondo, anch’egli impegnato nel
compito di combattere il male con il bene.
- Funzione della religione: elevare l’uomo moralmente, rafforzare le sue energie morali, liberarlo dai vincoli
della realtà immediata delle cose per offrirgli una prospettiva più vasta, universale, nella quale si affermino
le idealità più alte. La religione è principio di speranza, indicazione di possibilità che sta all’uomo esplorare e
realizzare, realizzando nello stesso tempo se stesso nella sua dimensione etica.
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Combatte per liberare l’umanità dalla filosofia idealistica tedesca, dalla
superstizione religiosa e dal «dominio dei preti», da lui considerati
espressione di un pensiero magico, prerazionale e irrazionale: «Se fosse
possibile abolire tutta la metafisica tedesca, la teologia cristiana e tutto
l’armamentario dell’abuso giuridico, si libererebbe energia spirituale
sufficiente per cambiare la faccia della Terra».
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