La battaglia di Alesia 52 a. C. La Gallia nel I sec. a. C. Le campagne di Cesare L’assedio di Alesia Nel settembre del 52 a.C. Vercingetorige, sconfitto da Cesare in una battaglia presso Digione, si ritirò ad Alesia, città dei Mandubii. Alesia, nei pressi della odierna Alise-StReine, è situata sul monte Auxois, alto circa 400 metri (circa 70 chilometri a nord-ovest di Digione). Intorno scorrono due fiumi: l'Oze e l'Ozerain. Alcune colline, che si elevano fino a 400-450 metri, circondano Alesia. Una pianura, Laumes, alta circa 250 metri sul livello del mare, si estende per 4-5 chilometri tra i colli. Vercingetorix si accampò accanto alle mura della città sul lato est. Costruì un muro a secco alto circa 2 metri ed un fossato. A disposizione aveva 80.000 fanti e i resti della cavalleria sconfitta nella battaglia di Digione. Cesare decise allora di costruire subito, tutt'intorno al colle Auxois, un anello di fortificazioni lungo circa quindici chilometri, la controvallazione, sia per cingere d'assedio la città, sia per controllare le truppe galliche stanziate sotto le mura, a est di Alesia. Lungo questo anello collocò accampamenti (castra) e ventitré fortini (castella), questi ultimi posti a intervalli regolari, a una distanza di circa seicento metri l'uno dall'altro. Gli accampamenti dei soldati romani vennero collocati lungo la linea fortificata. Le forze romane consistevano in dieci legioni, circa cinquantamila fanti, e nella cavalleria germanica. • La controvallazione era costituita da una imponente palizzata (vallum) di quattro metri d'altezza, eretta su un terrapieno (agger) e protetta da un rivestimento (lorica), da merli (pinnae) e da tronchi d'albero con rami sporgenti (cervi) per ostacolare l'assalto dei nemici. Lungo il perimetro erano collocate torri. Vennero scavati inoltre tre fossati paralleli (fossae). Il fossato più interno, che si trovava in terreni bassi, venne riempito con l'acqua convogliata dal fiume Ozerain, come l'indagine archeologica ha dimostrato. Inoltre Cesare fece allestire una sorta di "campo minato“ con una serie di trappole anti-uomo : la prima era costituita da file di fosse con all'interno, conficcati nel terreno, tronchi con i rami intrecciati e pungenti (una sorta di filo spinato), detti "cippi“; davanti a questi otto file di pali aguzzi camuffati e mascherati con dei cespugli, erano chiamati “lilia", infine una fascia di pioli muniti di uncini di ferro chiamati "stimuli". La costruzione del vallo ad Alesia costò ai romani ben un mese di lavoro, nel quale Vercingetorige approfittò per inviare messaggeri in tutta la Gallia e riunire una armata dalle proporzioni numeriche enormi. Per difendersi dall'attacco di questa imponente armata, Cesare fece costruire lo stesso tipo di fortificazioni rivolte ora anche verso "l'esterno" racchiudendo i suoi 7 accampamenti (3 di fanteria e 4 di cavalleria) con provviste per oltre un mese e acqua in abbondanza proveniente dal fiume deviato. Alla fine dei lavori il vallo aveva un perimetro di 15 km, mentre la circonvallazione esterna si estendeva per ben 21 km. In questa ricostruzione vediamo un tratto del recinto di difesa fatto costruire da Cesare, protetto da fossati e terrapieni e sorvegliato da torri in legname, da cui i difensori potevano scagliare lance e frecce. Davanti al terrapieno due fossati cercavano di impedire l'avvicinamento al recinto di macchine da assedio. Più avanti, a destra (non visibili) quattro o cinque file di alberi tagliati e appuntiti. La linea di difesa resisté a tre attacchi dei Galli, e Vercingetorige fu costretto ad arrendersi. • Tracce di queste poderose munitiones sono tuttora identificabili sul terreno grazie alla fotografia aerea. Il paesaggio antico non doveva essere molto diverso da quello che si può ammirare oggi (si tratta di una zona straordinariamente conservata, priva di abusi e speculazioni edilizie), anche se poco si può ipotizzare sull'antica copertura vegetale. • Dopo un lungo assedio e furiosi combattimenti i Romani riuscirono, tra grandi difficoltà e pur subendo numerose perdite, a piegare i Galli. La città e le truppe si arresero e consegnarono il capo della rivolta a Cesare, il quale, secondo le abitudini romane, lo fece portare nell’Urbe per esporlo come trofeo nel suo trionfo e lo fece poi sopprimere. L. Noël Royer, 1899 Vercingetorige getta le armi ai piedi di Cesare.