CesareadAlesia,cosìnascelalogistica

annuncio pubblicitario
Il Sole 24 Ore
Domenica 3 Agosto 2008 - N. 213
Commenti e inchieste
LE GRANDI GUERRE
CHE CAMBIARONO L’ECONOMIA
Alla fine di settembre del 52 a.C. 80mila legionari romani
affrontano due eserciti composti da ben 280mila uomini
9
Un doppio vallo di 36 chilometri, costruito a tempo di record,
è l’«arma segreta» che permette di ottenere l’impossibile vittoria
Cesare ad Alesia, così nasce la logistica
La vittoria sui feroci Galli di Vercingetorige ottenuta grazie a una superiore capacità organizzativa
ILLUSTRAZIONE DI ALDO RIPAMONTI
di Andrea Casalegno
allia,52 a.C., fine settembre. Caio Giulio Cesare sta per giocarsi in una sola battaglia il potere
e la vita. L’intera Gallia, da poco sottomessa, è in rivolta,
chiamata alle armi dal giovane re degli Arverni, Vercingetorige, che si è chiuso nella sua roccaforte di Alesia con 80mila
guerrieri. Cesare, che lo incalza, è giunto
sotto le mura con 50mila legionari. Ma allesue spalle si sta avvicinando a marce forzate un esercito di 200mila Galli. Il Paese
che gli ha dato fama e ricchezza sta per diventare la sua tomba?
Nato nel 101 a.C., Cesare ha quasi cinquant’anni. Un vecchio, per quei tempi,
deciso tuttavia a conquistare il potere in
una Roma dilaniata da mezzo secolo di
guerre civili. Le grandi famiglie patrizie,
che occupano quasi tutti i seggi del Senato, l’organo in cui si concentra l’esperienza storica della res publica, si oppongono
ai populares, che oggi definiremmo ceti
medi, guidati dalle famiglie più ricche dei
«cavalieri»: industriali e mercanti così
chiamati perché in guerra hanno il diritto
di combattere a cavallo.
Potremmo dire, parafrasando un grande
teorico militare, Karl von Clausewitz
(1780-1831), che la guerra è la prosecuzione
della competizione economica con altri
G
VELOCITÀ DI MOVIMENTO
Le legioni sono il prodotto
di una razionalità paziente,
orientata al risultato:
in un giorno potevano
percorrere fino a 50 chilometri
FIDUCIA NEL CAPO
Un corpo mobile di militari
pronto a intervenire là dove
il combattimento lo richiede:
gli ordini del condottiero sono
chiari e senza tentennamenti
mezzi. Conquista dei mercati, strategie di
penetrazione,lotta,sfida,vittoria:ilsuccesso economico si esprime con il linguaggio
deglieserciti.Levirtùchefannovinceresono le stesse: coraggio, tenacia, fantasia, conoscenzadelterreno, rapiditàdi decisione,
velocità di esecuzione, capacità di valutare
e motivare gli uomini.
Clausewitz, generale prussiano al servizio dello zar Alessandro I contro Napoleone,definiva la guerra«il regnodella faticae
delpericolo».Levirtùpiùimportantisarebbero, dunque, il coraggio e la resistenza. La
guerraperò, come l’industria,èun’impresa
collettiva.Levirtùindividualinonsonosufficienti.Perdirigeremigliaiadiuomini versouna metacomune ènecessaria un’elevata capacità organizzativa, senza la quale il
genio stesso è impotente.
Per sei secoli, dal III a.C. al III d.C., Roma
vinse, se non tutte le battaglie, tutte le sue
guerre. Eppure i Romani non avevano la
guerra nel sangue. Erano un popolo di contadini,nondinomadipredoni,comeiMongoli, i Vichinghi o i Tuareg. In battaglia li
guidavano i consoli, che erano due e cambiavano ogni anno; non erano generali, ma
cittadini seri e rispettati. Quando invase
l’Italia, nel 218 a.C., Annibale distrusse più
voltegliesercitidiRoma.AllafineperòScipione detto l’Africano vinse a Zama, nei
pressi di Cartagine, nel 202, e Annibale andò in esilio.
Il segreto delle vittorie di Roma non è la
ferociainbattaglia,néunatecnologiasuperiore,malacapacitàorganizzativa.Lalegione è il prodotto, unico nella storia, di una
razionalità paziente e inflessibilmente
orientata al risultato. Lo stesso tipo di pensiero rese eterne nella pietra le Mura Aureliane, che ancora circondano Roma, l’immensa mole del Colosseo, il maestoso acquedotto chiamato oggi Pont du Gard, che
rifornivaNîmes,unapiccolacittàdellaGal-
La cronologia
101 a.C.
CaioGiulioCesarenasceaRomanellagensJulia
lia, e rese eterne, raccolte e pubblicate nel
Digesto dall’imperatore Giustiniano nel
533 d.C., le strutture portanti del diritto, nate dalla riflessione dei giureconsulti romani. La stessa semplicità si riflette nella laconicità della lingua latina, che ebbe in Cesare un maestro di stile, nel movimento potente e flessibile delle coorti sul terreno,
nella struttura a scacchi del castrum e della
cittàromana,nellaragnateladistradedisseminateinognipartedell’Impero,spinadorsale del benessere e della pax romana.
Ogni legionario era un abile zappatore,
capace di scavare fossati, innalzare terrapieni ed erigere fortificazioni anche di notte dopo una lunga marcia. Per inseguire le
tribù germaniche di Ariovisto, che avevanosconfinatoinGallia,Cesarefececostruire sul Reno un solido ponte di tronchi, che
venne smontato pezzo per pezzo alcune
settimane dopo: un’impresa prodigiosa
agliocchi delle tribù barbare, checontribuì
non poco a diffondere il timore di Roma.
Non meno importante per la vittoria era
larapidità di movimentodelle legioni, frutto di una logistica perfetta. Nessun esercito pedestre fu mai altrettanto veloce. Al
comando di Cesare la tappa abituale di
30 km poteva salire fino a 50, proseguendo anche tutta la notte.
Cesare non s’impadronì della
Gallia per diffondere la civiltà, ma
per motivi assai più prosaici. Il suo
avversario, Gneo Pompeo, era in
vantaggio perché poteva contare
sull’appoggiodelSenatoesulegioni devote a lui solo. Cesare aveva
urgente bisogno di denaro e di
truppe,eavevaunsolomodo
per procurarsele: una guerra
vittoriosa.
Il Senato affidava ai consoli, scaduto il mandato, il
governo temporaneo di una
provincia recente, per consolidare il potere di Roma. Nel 57
a.C. Cesare, trovato un accordo provvisorio con Pompeo,
si fece assegnare la Gallia Narbonese, una sottile striscia di
costa tra le Alpi e i Pirenei, che si addentrava nell’interno solo nella regione di
Lugdunum (Lione). La sua intenzione era
farne la base per sottomettere l’intera Gallia, che, per i lunghi capelli dei suoi abitanti, era detta Chiomata.
Gli Elvezi, attaccati dalle tribù germaniche di Ariovisto, chiesero il diritto di passaggio nella Gallia Narbonese, per raggiungere la Spagna. Cesare lo negò, li respinse nelle valli dell’odierna Svizzera e
ricacciò i Germani oltre il Reno. L’anno
successivo estese il suo protettorato sulla
Gallia centrale. Infine sottomise la Gallia
Belgica, abitata da tribù celtogermaniche,
raggiunse la costa atlantica e gli attuali Paesi Bassi e, non contento, guidò due spedizioni vittoriose in Britannia.
Sotto una pace apparente covava però
il desiderio di rivincita. Nell’estate del 52,
mentre Cesare si trovava in Italia, l’intera
Gallia insorse all’appello di Vercingetorige, re degli Arverni. Poiché i Galli erano
combattenti valorosi ma indisciplinati, il
giovane re impose la propria autorità con
metodi spietati: le colpe minori erano punite con la mutilazione del naso e delle
orecchie, le più gravi con il rogo.
I Galli erano superiori di numero, soprattutto nella cavalleria. Ma non osarono affrontare le legioni e si rinchiusero
nella roccaforte di Alesia. Il sito, dettagliatamente descritto da Cesare nei Commentari, fu individuato sin dall’Ottocento, grazie agli scavi ordinati da Napoleone III. L’oppidum di Vercingetorige sorgeva nei pressi della cittadina di AliseSt.-Reine, sul Monte Auxois, 418 metri
sul livello del mare e 160 sopra la pianura
di Launes. La fortezza era difesa da potenti baluardi naturali. Solo da un lato
era aperta sulla pianura.
Vercingetorige, convinto di aver preso
Cesare in trappola, non temeva né un assalto, impossibile con forze inferiori, né
un assedio, poiché sapeva che 200mila
Galli si stavano avvicinando. Ma Cesare
L
a grandezza e la potenza di un esercito
non sono di per sé garanzia di vittoria. A
determinare l’esito di una battaglia sono stati
molto spesso i condottieri, le strategie adottate, i mezzi. Che più di una volta non sono superiori a quelli dell’avversario. C’è un’idea vincente ma anche un’organizzazione, c’è astuzia ma anche coraggio, c’è sorpresa ma anche
tenacia. Non è un caso che nella letteratura
manageriale si vada spesso a rileggere il teatro dei combattimenti per scoprire i fattori del
successo, primo su tutti il genio strategico. Così la casa editrice Etas ha da poco pubblicato
«La strategia di von Clausewitz. Riletta a uso
dei manager». Ma anche un altro classico,
«L’arte della guerra» del cinese Sun Tzu
(VI-Vsecoloa.C.)vieneperiodicamenteriproposto all’attenzione degli uomini d’impresa.
Battaglie come metafora della competizione
economica e dell’arte della gestione dei rischi
e delle risorse umane e materiali in situazioni
complesse dominate dall’incertezza. Che cosa
hanno da insegnare Cesare o Napoleone? Inizia oggi una serie di otto puntate su grandi
eventibellici(Alesia, Azincourt,Marengo, Atlanta, Sadowa, Tsushima, Somme, Hiroshima) per scoprire le decisioni, le tecnologie utilizzate, le ricadute economiche di quegli eventi cercando di capire sulla lezione di Carlo M.
Cipolla («Vele e cannoni», il Mulino) quanto
sianoimportantipercompetereleidee,lestruttureproduttive,ilperfezionamentodelle tecniche, l’innovazione e l’abilità degli individui.
I protagonisti
48 a.C.
AFarsaloCesaresconfiggePompeo(15mila
caduti),perdendomenodi250soldati
44 a.C.
Il15marzoCesarevieneuccisoinSenato
capovolse la trappola, facendo costruire a
tempo di record 36 km di fortificazioni ad
anello, con terrapieni, palizzate, fossati e
torri di vedetta: 15 km rivolti verso le mura di Alesia e 21 km, a qualche centinaio di
metri di distanza, a seconda del terreno,
verso l’esercito che stava per giungere.
Inoltre (si veda la scheda qui sotto) introdusse alcuni marchingegni di sua invenzione per rendere le difese ancora più efficaci. Nel perimetro difensivo vennero accumulate derrate e foraggio per resistere
a oltranza. Una volontà ferrea e una logistica perfetta ottennero un risultato che
ha dell’incredibile.
La battaglia era moralmente vinta prima ancora di essere combattuta. Quando
giunse l’esercito di soccorso, i legionari
erano pronti a riceverlo. Tale era la loro
fiducia nel capo, che neppure l’enorme disparità di forze li sgomentò. Mentre in
Alesia gli assediati morivano letteralmente di fame, tutti i tentativi per liberarli falli-
rono con gravissime perdite. Per un mese
intero, fra settembre e ottobre, i Galli assalirono dall’interno e dall’esterno i trinceramenti romani; ma furono sempre respinti. Nell’ultimo assalto si combatté lungo l’intero perimetro, su entrambi i lati.
Poiché i legionari erano troppo pochi per
difenderlo tutto, Cesare creò un corpo
mobile che accorreva ove fosse necessario. Alla fine gli attaccanti si ritirarono e
Vercingetorige si arrese. Il re degli Arverni si presentò davanti a Cesare e depose ai
suoi piedi la spada, l’elmo e la corazza.
In pochi mesi la Gallia venne pacificata. I celti riconobbero la superiorità dei
vincitori e diventarono gli alleati più fedeli di Roma, assimilandone in meno di un
secolo lingua, istituzioni, costumi. Già
prospera grazie a un’agricoltura e a un artigianato assai evoluti, la Gallia si coprì di
una fitta rete di strade, sulle quali viaggiavano assai più spesso dei legionari ogni genere di mercanzie. I villaggi si trasforma-
rono in città di pietra, cinte di mura e ricche di templi, teatri, anfiteatri, terme e acquedotti che poco avevano da invidiare a
quelli d’Italia. L’assimilazione creò
un’unica civiltà gallo-romana, che rivolse
un fronte compatto contre le successive
ondate d’invasione dei popoli germanici.
Ancora più impressionante si dimostrò
la potenza civile e culturale di Roma quando, a partire dal V-VI secolo d.C., la tribù
germanica dei Franchi conquistò a poco a
poco tutta la Gallia, dandole il nome di
Francia. I Franchi si impossessarono bensì del potere, gettando le basi della civiltà
feudale, ma adottarono la lingua del popolo sconfitto. Il latino prevalse, caso pressocché unico nella storia, sulla lingua dei
vincitori. La Francia si aprì al meglio della
civiltà romana, basata sul senso dello Stato, sulla volontà di difenderlo, sull’efficienza delle istituzioni: un’eredità che noi
italiani, eredi anagrafici dell’Impero, abbiamo in buona parte dilapidato.
IRomanivinserolelorobattagliegrazie
alfattoreumano:organizzazione,disciplina,
coraggio,fiducianeicomandanti.Laloro
tecnologianonfumaisuperioreaquelladegli
avversari.IGalliin particolare,abiliartigiani,
eranoaltrettantobravinell’erigere
fortificazionienelcostruirelesemplici
macchinedaguerrainusonell’antichità:
balestre,catapulte,arieti,torridilegno,
protezionimobili.
Iregniellenisticicostruivanonavipiùgrandi
ederanosuperiorinelletecnichediassedio.
LacavalleriapesantedeiParti,detta
«catafratta»,caricavainteramentecoperta
diferro.Ilsoldatoromanoavevaunacorazza
leggeraeunaspadacorta,ilgladio,copiato
dalletribùispaniche,eilsuogiavellotto,
ilpilum,nonpotevacompetere
conle«sarisse»,lelancemacedonilunghefino
aseimetri.Manessunesercitosimuoveva
conlarapiditàel’efficienzadellalegione,
unamacchinalogisticaperfetta,potentee
flessibilesuogniterreno:5milasoldati,divisi
incoortiemanipoli,cheeranoancheoperai
provetti,capacidicostruirestrade,pontie
fortificazioniconrapiditàeprecisioneanche
dopo30kmdimarciaesottoattacco.
AdAlesia,Cesaresfruttòafondoquesta
abilità,conrisultatisbalorditivi:36kmdi
complessefortificazionieretteinpochigiorni.
Agliusualiapprestamentidifensivi–
terrapienirinforzatidapalizzate,larghifossati
colmid’acqua,torridiavvistamentoedilancio
altetrepiani–siaggiunserotretipidiostacoli
inventatiappositamentedaCesareper
spezzarel’impetodegliassalitori.Eglistesso
lidescriveneiCommentari.Ilegionari,conlo
spiritomacabrodeisoldati,lichiamaronocon
nomiironici:«stimoli»(punteacuminate
conficcateprofondamentenelterrenoinmodo
daessereamalapenavisibili),«gigli»(lame
affilatenascostesottounacopertura
difrasche)e«cippi»,blocchidipietrache
sarebberodiventatilatombadegliattaccanti.
Le tecnologie
Cesare, soldato
e intellettuale
Vercingetorige,
capo a 30 anni
IGallisiribellano,massacrandotuttiimercanti
romani.CesareannientalarivoltaadAlesia
CesareprendeilpotereaRoma.Ilsuorivale
GneoPompeofuggeinGrecia
Il campo di battaglia. Sullalocalizzazionedella
battagliadiAlesiastoriciearcheologihannoalungo
dibattuto.L’interpretazionedominante
ècheilcampodibattagliafosseneipressidella
modernacittadinadiAlise-Sainte-Reine,presso
ilmonteAuxonis.QuiVergingetoricecostruì
lesuefortificazioniaseccoesiarroccòinattesa
dirinforzi.Cesareglidiedescaccoconildoppiovallo:
unfossatoesternoperproteggersidalletruppe
diVercingetorigechesarebberoarrivate
insoccorsoeunointernoperdarel’assediofinale
alcapodeiGalli.CosìCesarerespinsefacilmente
letruppegiunteasupportodiVergingetorige
ecostrinseallaresaiGalliarroccati.
Metafore
della competizione
52 a.C.
49 a.C.
LA TRAPPOLA
LETTURE PER L’ESTATE
Instancabileinguerraeinpace,adoratodaisuoi
soldati,cheavevanoinluiunafiduciaillimitata,
Cesarefuungrandeoratoreeunoscrittore
raffinato,educatonellemiglioriscuole
diretoricadiRodieAtene.Perpartedimadre
eraparentediCaioMario(157-86a.C.),capodei
populares.ScampatoalladittaturadiLucio
CornelioSilla(138-78a.C.),capodellafazione
aristocratica,entrònellavitapubblicanel72a.C.
edivennesubitoilcapodelpartitodemocratico.
Dal57al44a.C.ebbemenodidueannidipace,
neiqualipreparòilpassaggiodallarepubblica
alprincipato,completatodaAugusto.
RediunapiccolatribùdellaGalliacentrale,
gliArverni,Vercingetorigenonavevaancora
trent’anniquandodivenneilpromotore
eilcapodellarivolta.Dagiovaneeravissuto
aRoma,comeostaggionobile,edera
consideratoamicoealleatodeiRomani.
Temperamentoautoritario,impose
aisuoiguerrieriunaspietatadisciplina.
SconfittoadAlesia,gettòlearmiaipiedi
delvincitore.Nel46a.C.,doposeianni
diprigionia,seguìincateneiltrionfo
diCesare;poi vennegiustiziatonelCarcere
Mamertino.
Macchine da guerra
Scarica