BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI dall’integrazione all’inclusione 15 marzo 2016 a cura di Barbara Botteri COSTITUZIONE ITALIANA: ART:3 «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’ eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’ effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.» Art. 34: «La scuola è aperta a tutti.» LE TAPPE L’integrazione scolastica degli alunni ha conosciuto fasi importanti nella storia della scuola italiana. • pre anni sessanta: dall’esclusione alla medicalizzazione • Anni sessanta- metà anni settanta: dalla medicalizzazione all’inserimento • Metà anni settanta –anni novanta : dall’inserimento all’integrazione • Post anni novanta: dall’integrazione all’inclusione LA NORMATIVA • LEGGE 517/1977 che diede inizio al processo di integrazione scolastica • Legge 104 del 1992 per l’assistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate • Legge 170/2010 che ha riconosciuto la dislessia, la disortografia, la disgrafia, la discalculia, come Disturbi specifici di apprendimento, • il decreto attuativo del luglio 2011, la direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 «Strumenti d'intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l'inclusione scolastica.» che amplia la riflessione sull’inclusione introducendo il concetto di Bisogni Educativi Speciali seguita dalla relativa circolare ministeriale applicativa n.8 del 6 marzo 2013 che fornisce indicazioni operative.(PDP) • DPR 275/1999 art 4 c.2 (legge Bassanini): Nell'esercizio dell'autonomia didattica le istituzioni scolastiche regolano i tempi dell'insegnamento e dello svolgimento delle singole discipline e attività nel modo più adeguato al tipo di studi e ai ritmi di apprendimento degli alunni. A tal fine le istituzioni scolastiche possono adottare tutte le forme di flessibilità che ritengono opportune e tra l'altro: l'attivazione di percorsi didattici individualizzati, nel rispetto del principio generale dell'integrazione degli alunni nella classe e nel gruppo, anche in relazione agli alunni in situazione di handicap secondo quanto previsto dalla legge 5 febbraio 1992, n. 104; • La Legge 30 marzo 2003, n. 53, la cosiddetta «riforma Moratti», avvia un iter che pone come elemento cardine la centralità dello studente ed il passaggio dai programmi uguali per tutti alla scuola dei percorsi personalizzati. La norma richiama la responsabilità progettuale ed educativa della scuola, dei genitori e del territorio nel definire i piani formativi che devono essere rispettosi delle caratteristiche individuali. RIFERIMENTI NORMATIVI INCLUSIONE ALUNNI STRANIERI • Nota 1551 del 27 giugno 2013 Oggetto: Piano Annuale per l’Inclusività Direttiva 27 dicembre 2012 • C.M. n. 8/2013 Nota Prot.n. 2563 del 22/11/2013 Oggetto : Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali A.S. 2013/2014 Chiarimenti Alunni stranieri • C.M. n. 2 del 8 gennaio 2010 Indicazioni e raccomandazioni per l'integrazione di alunni con cittadinanza non italiana • Documento d Indirizzo La via italiana per la scuola interculturale e l'integrazione degli alunni stranieri - Ottobre 2007 (OSSERVATORIO NAZIONALE) • C.M. n. 24 del 1 marzo 2006 Linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli alunni stranieri Direttiva 27 dicembre 2012 legge nº 170/2010 • Legge 104 del 1992 "Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate." 2007- La via italiana per la scuola interculturale e l integrazione degli alunni stranieri Secondo la Direttiva Ministeriale 27/12/2012 Piramide BES Legge 104 del 1992 " Legge -quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone disabili ALUNNI DISABILI Direttiva 27 dicembre 2012 SCUOLA IN OSPEDALE 2007- “La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri (istituzione osservatorio per l’integrazione (inclusione)degli gli alunni stranieri e l’educazione interculturale legge nº 170/2010 ALUNNI NON ITALOFONI ISTRUZIONE DOMICILIARE ALUNNI CON UN QI SUPERIORE ALUNNI SVANTAGGIATI ALUNNI DSA ALUNNI ALTRE DIAGNOSI LEGGE 53/2003 (PERSONALIZZAZIONE) ALUNNI SOGGETTI ALL’OBBLIGO SCOLATICO Costituzione Italiana art. 3 art.34 Punti salienti della normativa La direttiva del 27 dicembre 2012 ricapitola • I principi alla base dell’inclusione • Il concetto di bisogni educativi speciali approfondendo il tema degli alunni: o Con disturbi specifici o Con disturbo dell’attenzione e dell’iperattività (ADHD) o Con funzionamento cognitivo al limite o Le strategie di intervento o La formazione del personale o L’organizzazione territoriale (CTS,CTI) Che cosa sono i bes? • Si definiscono BES i bisogni di tutti quegli alunni dotati di particolarità che impediscono loro il normale apprendimento e richiedono interventi individualizzati/ personalizzati • «ogni alunno, con continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta» (direttiva ministeriale 27 dicembre 2012). Infatti per alcuni studenti può accadere che affrontare il percorso di apprendimento scolastico sia più complesso e più difficoltoso rispetto ai compagni; in casi come questi i bisogni educativi normali (sviluppo competenze, appartenenza sociale, autostima, autonomia, etc.) diventano bisogni educativi speciali, più complessi, per i quali è difficile dare una risposta adeguata per soddisfarli. Grazie al riconoscimento dei Bisogni Educativi Speciali viene esteso a tutti gli studenti in difficoltà il diritto alla personalizzazione dell’apprendimento, richiamandosi espressamente ai principi dalla Legge 53/2003 • Negli ultimi decenni si è osservato che la dicotomia che veniva operata nelle scuole tra alunni con disabilità e alunni senza disabilità non rispecchia pienamente la complessità delle nostre classi dove incontriamo studenti che vivono una difficoltà o uno svantaggio scolastico con caratteristiche assolutamente diverse da un alunno con l’altro e difficilmente inseribili nella discriminante tradizionale (disabilità/non disabilità). • L’esperienza del progetto del distretto di Mantova «la scuola che ascolta» (2007-20010) In quali casi è possibile identificare un alunno con B.E.S.? • Il MIUR ha identificato tre sotto-categorie di alunni con B.E.S.: • 1. alunni con disabilità, per il cui riconoscimento è necessaria la presentazione della certificazione ai sensi della legge 104/92; • 2. alunni con disturbi evolutivi specifici, tra cui si inseriscono: • D.S.A. – disturbi specifici dell’apprendimento (per il cui riconoscimento è necessario presentare la diagnosi di D.S.A. ai sensi della legge 170/2010); • deficit di linguaggio; • deficit delle abilità non verbali; • deficit della coordinazione motoria; • ADHD – deficit di attenzione e di iperattività; • 3. alunni con svantaggio sociale, culturale e linguistico. In che cosa consiste l’intervento didattico per gli studenti con B.E.S.? • Viene identificato un alunno con B.E.S. quando per apprendere ha bisogno di una didattica individualizzata e personalizzata. • “Strumento privilegiato è il percorso individualizzato e personalizzato, redatto in un Piano Didattico Personalizzato (PDP), che ha lo scopo di definire, monitorare e documentare – secondo un’elaborazione collegiale, corresponsabile e partecipata - le strategie di intervento più idonee e i criteri di valutazione degli apprendimenti. • In questa nuova e più ampia ottica, il Piano Didattico Personalizzato non può più essere inteso come mera esplicitazione di strumenti compensativi e dispensativi per gli alunni con DSA; esso è bensì lo strumento in cui si potranno, ad esempio, includere progettazioni didattico-educative calibrate sui livelli minimi attesi per le competenze in uscita (di cui moltissimi alunni con BES, privi di qualsivoglia certificazione diagnostica, abbisognano), strumenti programmatici utili in maggior misura rispetto a compensazioni o dispense, a carattere squisitamente didattico- strumentale.” (Direttiva Ministeriale BES – 27 dic 2003) • Nelle linee guida della legge 170/2010 viene data una chiara definizione ai concetti di didattica individualizzata e di didattica personalizzata. • "La didattica individualizzata consiste nelle attività di recupero individuale che può svolgere l’alunno per potenziare determinate abilità o per acquisire specifiche competenze, anche nell’ambito delle strategie compensative e del metodo di studio; tali attività individualizzate possono essere realizzate nelle fasi di lavoro individuale in classe o in momenti ad esse dedicati, secondo tutte le forme di flessibilità del lavoro scolastico consentite dalla normativa vigente." • «La didattica personalizzata, invece, anche sulla base di quanto indicato nella Legge 53/2003 e nel Decreto legislativo 59/2004, calibra l’offerta didattica, e le modalità relazionali, sulla specificità ed unicità a livello personale dei bisogni educativi che caratterizzano gli alunni della classe, considerando le differenze individuali soprattutto sotto il profilo qualitativo; si può favorire, così, l’accrescimento dei punti di forza di ciascun alunno, lo sviluppo consapevole delle sue ‘preferenze’ e del suo talento. Nel rispetto degli obiettivi generali e specifici di apprendimento, la didattica personalizzata si sostanzia attraverso l’impiego di una varietà di metodologie e strategie didattiche, tali da promuovere le potenzialità e il successo formativo in ogni alunno: l’uso dei mediatori didattici (schemi, mappe concettuali, etc.), l’attenzione agli stili di apprendimento, la calibrazione degli interventi sulla base dei livelli raggiunti, nell’ottica di promuovere un apprendimento significativo.» • E' proprio la sinergia fra didattica individualizzata e personalizzata a determinare, per l’alunno e lo studente con DSA, le condizioni più favorevoli per il raggiungimento degli obiettivi di apprendimento. • Non è sufficiente dispensare dalle attività difficili o compensare con l'utilizzo di strumenti che aiutano a colmare la difficoltà dell'alunno con DSA, ma è importante che tutte queste azioni siano inserite all'interno di un progetto didattico che ha come primo obiettivo quello di fare in modo che l'alunno possa imparare davvero, superando i limiti dati dal disturbo. ALUNNI CON DISABILITÀ LEGGE 104 DSA/ADHD LEGGE 170 DISTURBO NON VERBALE DISTURBO DEL LINGUAGGIO ALUNNICON FUNZIONAMENTO COGNITIVO AL LIMITE DIRETTIVA BES CIRCOL. 27-12-12 CIRCOL. MARZO 2013 CERTIFICAZIONE DIAGNOSI FUNZIONALE DIAGNOSI Es. ICD10f 70(insufficienza mentale(Q.I da 50 a 69) DIAGNOSI PROFILO DINAMICO FUNZIONALE DISTURBO NON TEMPORANEO STESURA PEII PROGRAMMAZIONE DIFFERENZIATA AZIONI DI COMPENSAZIONE CURRICOLO SEMLIFICATO O DIFFERENZIATO (SCUOLA SEC.GRADO) RIFERIMENTO A PERS. SPECIALIZZATO) ICD10f90(ADHD) f80 disturbi specifici di linguaggio F81.0 dislessia/compren sione del testo 81.1 disortografia 81.2 discalculia 81.3 disturbi misti delle abilità scolastiche 81.8 disgrafia ICD10f81.9 disturbo aspecifico apprend.(border cognitivo QI 70-84) SVANTAGGIO SOCIALE DIFFICOLTA’ LINGUISTICHE SU BASE CULTURALE DISAGIO PSICOLOGICO DISAGIO SOCIALE SEGNALAZIONE ASSISTENTE SOCIALE VALUTAZIONE SCOLASTICA ORELAZIONE SPECIALISTICA DISTURBO NON TEMPORANEO DISTURBO NON TEMPORANEO DIFFICOLTA’ TEMPORANEA O IN EVOLUZIONE STESURA PDP STESURA PDP AZIONI COMPENS E DISPENS. CHE SI INSERISCONO NEL CURRICOLO NORMALE STESURA PDP LIMITATO NEL TEMPO CON POSSIBILITA’ DI ESTENSIONE TEMPORALE STESUTA DI UN PDP PER PIU’ ALUNNI Relaz. c.di classe /TEAM AZIONI COMPENS E DISPENS. CHE SI INSERISCONO NEL CURRICOLO NORMALE AZIONI COMPENS.E DISPENS. CHE SI INSERISCONO NEL CURRICOLO NORMALE (ANCHE SE NON SI E’ IN POSSESSO DI UNA DIAGNOSI) AZIONI DI POTENZIAMENT O E SVILUPPO AZIONI DI POTENZIAMENTO E SVILUPPO AREA DEFINITA “NELLA NORMA” LEGGE 53 DEL 2003 OSSERVAZIONE SCOLASTICA IN RELAZIONE ALLE RICHIESTE E AL CONTESTO NO PDP AZIONI DI SUPPORTO DIDATTICO RELAZIONALE PROGETTAZIONE DI INTERVENTI ORGANIZZATIVI E DIDATTICI PER POTENZIAMENTO E SVILUPPO AREA DEFINITA “ECCELLENZE” LEGGE 53 DEL 2003 OSSERVAZIONE SCOLASTICA IN RELAZIONE ALLE RICHIESTE E AL CONTESTO NO PDP AZIONI DI SUPPORTO DIDATTICO RELAZIONALE PROGETTAZIONE DI INTERVENTI ORGANIZZATIVI E DIDATTICI PER POTENZIAMENTO E SVILUPPO Il PDP • Il PDP introdotto dalla legge 170 sui Disturbi Specifici di Apprendimento prevede: • Misure compensative: • Sintesi vocale • Registratore • Programmi di videoscrittura • Calcolatrice • Tabelle, formulari • Mappe concettuali • Misure dispensative: • Lettura ad alta voce • Riduzione dei compiti • Tempi maggiorati per svolgere le verifiche • Scrittura veloce sotto dettatura • Appunti • Studio mnemonico delle tabelline… il PDP viene deliberato dal consiglio di classe o dal team dei docenti e firmato dal dirigente scolastico, dai docenti e dai genitori. In mancanza di certificazioni cliniche, il consiglio di classe o il team, docenti MOTIVERANNO le decisioni assunte su base pedagogico didattica «al fine di evitare il contenzioso» Azioni interne alla scuola • IL GLHI (gruppo H) previsto dalla legge 104 diventa il GLI (gruppo di Lavoro per l’inclusione) Il Gli svolge le seguenti funzioni: • Rilevazione BES presenti nella scuola • Raccolta e documentazione di interventi didattici/ educativi posti in essere • Focus/ confronto sui casi, consulenza e supporto ai colleghi strategie didattiche e metodologiche • Rilevazione, monitoraggio e valutazione livello inclusività • Raccolta e coordinamento PEI, PDP, schede rilevazione del disagio, risultati monitoraggi • Elaborazione PAI (Piano Annuale Inclusione) che è parte integrante del PTOF (piano triennale offerta formativa) riferito a tutti gli alunni con BES, da redigere al termine di ogni anno scolastico ( entro il mese di giugno) • Il PAI è elaborato sul modello ICF (classificazione internazionale del funzionamento, delle abilità e della salute definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2002) e a giugno approvato dal Collegio dei docenti IL MODELLO ICF Il modello ICF serve per codificare le informazioni relative alla salute degli individui e prevede un linguaggio standardizzato che facilita la comunicazione tra tutti coloro che si occupano dell’assistenza sanitaria. Con l’ICF sono descritte la natura della gravità delle limitazioni del funzionamento della persona e dei fattori ambientali che influiscono su tale funzionamento. Il modello ICF rappresenta un approccio innovativo al tema dell’inclusione scolastica, soprattutto per la profonda attenzione che esso riserva all’ambiente socio-culturale in cui la persona vive. Non troviamo più termini come «disabilità» e «handicap» , che sono sostituiti da «attività» e « partecipazione sociale) • Nel caso specifico della scuola, l’attenzione è rivolta all’analisi del contesto scolastico, con particolare riguardo ai «facilitatori» e alle «barriere» che determinano le performance degli alunni. • Non ci si deve più basare quindi, sulle mancanze e sui deficit dell’alunno, ma sulle sue potenzialità • Cambia il modo di lavorare degli insegnanti, nel senso che occorrerà programmare ed attuare interventi in stretta sinergia con tutti i soggetti che si occupano dell’alunno con disabilità IL MODELLO (ANTROPOLOGICO) BIO-PSICO-SOCIALE A CUI SI RIFÀ L’ICF, PROPONE UNA CONCEZIONE DELLA SALUTE UNIVERSALE ED EGUALITARIA, INDIVIDUANDO LA DISABILITÀ COME «UNA SITUAZIONE CHE OGNUNO PUÒ SPERIMENTARE DURANTE LA PROPRIA VITA». QUESTO MODELLO CONSIDERA LA DISABILITA’ COME ESITO DELL’INTERAZIONE TRA IL FUNZIONAMENTO DELLA PERSONA E IL CONTESTO SOCIALE. • La «condizione di salute» è la risultante dell’interazione tra: aspetti biomedici e psicologici della persona(funzioni e strutture corporee) • aspetti sociali( attività e tipo di partecipazione svolte nella quotidianità) • Fattori di contesto( fattori ambientali e personali) • LO SCHEMA • LA PROSPETTIVA MEDICALE APPARTIENE ALLA PARTE SUPERIORE DEL DIGRAMMA • LA PROSPETTIVA SOCIALE ALLA PARTE INFERIORE, RELATIVA ALL’AMBIENTE • LA ZONA CENTRALE E’ IL RISULTATO DEL RAPPORTO TRA CONDIZIONE DI SALUTE E AMBIENTE (ATTIVITA’ E PARTECIPAZIONE COME AREE DELLA SCUOLA) CAPACITA’ FUNZIONI CORPOREE STRUTTURE CORPOREE ex menomazioni ora azioni di tipo conoscitivo MODELLO BIO-PSICO-SOCIALE CONDIZIONI FISICHE (EX DISTURBO O MALATTIA) ATTIVITA' PERSONALI SVILUPPATE ex disabilità, ora sviluppo competenze di base apprendimento autonomia comprensione motricità PERFORMACE PARTECIPAZIONE SOCIALE ex handicap,ora la salute dipende anche dalla partecipazione sociale rivestire ruoli sociali nella vita reale azioni di tipo programmatorio FATTORI BARRIERANTI FATTORI AMBIENTALI cultura, tecnologia momento storico accessibilità ai libri CAPACITA’ FATTORI CONTESTUALI ambito familiare,scolastico micro-sociale ELEMENTI FACILITATORI/BARRIERANTI: FATTORI CONTESTUALI,AMBIENTALI/PERSONE FATTORI PERSONALI identità autostima autostima motivazione affettività PERFORMANCE