POTENZIATA LA CULTURA DELL’INCLUSIONE CON I BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI Con la direttiva ministeriale 27 dicembre 2012 del MIUR riguardante “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”, la tradizionale categorizzazione introdotta dalla prima legge sulla integrazione scolastica (L. 517) in base alla quale la popolazione scolastica si distingue in alunni affetti da disabilità/alunni senza forme di disabilità – mostra di non essere più lo specchio fedele della complessa ed eterogenea realtà delle classi delle scuole di ogni ordine e grado. Nella richiamata normativa, il Ministero assumendo quale modello diagnostico l’International Classification of Functioning dell’Organizzazione Mondiale della Sanità considera la persona (l’alunno per quel che ci riguarda) nella sua interezza bio-psico-sociale. Ciò, in altri termini, sta a significare che ogni alunno, nella continuità della patologia fisica, biologica, fisiologica da cui è affetto e che è oggetto di specifica certificazione medica, ovvero solo per determinati periodi della sua vita ricorrendo particolari motivi psicologici e sociali, può manifestare Bisogni Educativi Speciali, intesi come una situazione particolare di svantaggio, cui è necessario che le scuole con il loro personale docente siano in grado di offrire adeguata e personalizzata risposta. La direttiva prevede, a tal uopo, un rafforzamento delle politiche di inclusione estendendo il tradizionale approccio all’integrazione scolastica, all’intera area dei Bisogni Educativi Speciali (BES), comprendente: “svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse”. A conferma di quanto riportato, un recente studio attesta che gli alunni che dimostrano di avere Bisogni Educativi Speciali non sono solo quelli in possesso di una certificazione diagnostica attestante una patologia più o meno invalidante (percentuale che si assesta sul 2-3%), ma sono in numero molto più significativo, raggiungendo addirittura il 10-15%, ed ad entrambi la direttiva ministeriale destina interventi mirati. E’ compito dei Consigli di classe o dei teams dei docenti nelle scuole primarie indicare in quali altri casi sia opportuna e necessaria l’adozione di una personalizzazione della didattica ed eventualmente di misure compensative o dispensative, nella prospettiva di una presa in carico globale ed inclusiva di tutti gli alunni. Strumento privilegiato è il percorso individualizzato e personalizzato, redatto in un Piano Didattico Personalizzato (PDP), che ha lo scopo di definire, monitorare e documentare – secondo un’elaborazione collegiale, corresponsabile e partecipata - le strategie di intervento più idonee e i criteri di valutazione degli apprendimenti. Naturalmente per dare luogo ad un didattica inclusiva nei termini descritti dalla direttiva ministeriale occorre garantire un accrescimento delle competenze degli stessi docenti e dirigenti scolastici. A tal fine il MIUR ha sottoscritto un accordo quadro con le Università presso le quali sono attivati corsi di scienze della formazione, finalizzato all’attivazione di corsi di perfezionamento professionale e/o master rivolti al personale della scuola. Fondamentale in questa prima fase è il confronto consulenziale con i Centri di Integrazione Scolastica dai quali parte l’informazione diretta ai docenti, agli studenti e ai loro genitori delle risorse tecnologiche disponibili, sia gratuite sia commerciali. Come dettagliato dalla stessa direttiva “La consulenza offerta dai Centri non riguarda solo l’individuazione dell’ausilio più appropriato per l’alunno, ma anche le modalità didattiche da attuare per inserire il percorso di apprendimento dello studente che utilizza le tecnologie per l’integrazione nel più ampio ambito delle attività di classe e le modalità di collaborazione con la famiglia per facilitare le attività di studio a casa”. Il direttore responsabile, prof. Pietro Piscitelli