Luigi Pirandello
Girgenti (1867) Roma (1936)
Biografia
Nacque a Girgenti (poi Agrigento), nel 1867.
Studiò a Palermo nella cui università si iscrisse al corso di Lettere che poi frequentò a
Roma e concluse a Bonn, in Germania, dove si laureò nel 1891.
Tornato a Roma nel 1893, si sposò l'anno seguente con la sua concittadina Maria
Antonietta Portulano. Nel 1903 oltre ad un dissesto economico, dovette far fronte alla
malattia della moglie, che cominciò a dare segni sempre più gravi di instabilità mentale,
fino a cadere nella vera pazzia per cui nel 1919 fu ricoverata in una clinica.
Intanto Luigi Pirandello scriveva e conduceva una vita monotona e appartata («nella
mia vita non c'è niente che meriti di essere rilevato: è tutta interiore» disse), attento al
progredire della malattia della moglie, da cui ricavò tanti spunti di riflessione sulla vita.
Nel 1925 formò la compagnia Teatro dell'Arte di Roma di cui assunse la direzione
artistica e con la quale rappresentò i suoi drammi nel mondo.
Nel 1934 gli fu conferito il premio Nobel per la letteratura.
Pirandello morì a Roma il 10 dicembre 1936.
Novelle sistemate nella raccolta Novelle per un anno
Le opere
dovevano essere 365, una per giorno ma raggiunsero le 250; tali novele furono scritte durante tutto il corso della vita
dell’autore.
Le vicende sono un flash di vita quotidiana, i protagonisti sono spesso dei personaggi fuori dalla norma a cui la vita
viene sconvolta da qualche fatto inaspettato. Spesso I testi si aprono in mezzo alla vicenda e il lettore resta
disorientato, solo nel corso della stria o alla fine si dipana.
Opere teatrali raccolte in Maschere nude
I sette romanzi
•
Il fu Mattia Pascal (1904)
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I vecchi e i giovani
•
Uno, nessuno e centomila (1926)
• I quaderni di Serafino Gubbio
• Il turno
• L’eslusa
• Suo marito
trama
Mattia racconta il suo strano caso: è bibliotecario
in un paese ligure. Ma niente più lo lega alla sua
esistenza... Di passaggio a Montecarlo, non gli capita una
grossa vincita, che gli fa assaporare una nuova vita e la
libertà. Anche perché casualmente dal giornale apprende la
notizia del suo suicidio: può ora ben diventare qualcun altro,
Adriano Meis.
A Roma si innamora persino di una dolce donna di nome
Adriana ma si accorge che senza stato civile la sua nuova
esistenza non è possibile. Sente allora che l'unico modo per
uscire da questa situazione è quello di distruggere il
personaggio che ha cercato di creare, e inscena un finto
suicidio, quello di Adriano Meis.
Se ne torna a Miragno, col proposito di vendicarsi di quanti
lo hanno fatto soffrire, ora che è ricco e che non ha nulla da
perdere. Ma qui ritrova la sua ex moglie risposata e con una
nuova figlia. Il tempo ha cancellato anche il ricordo di Mattia
Pascal, che non può più reinserirsi nella vita della vecchia
comunità di appartenenza. Egli è indotto pertanto a
rimanere nell'ombra, ormai sconosciuto a tutti, consapevole
di essere per sempre "il fu Mattia Pascal".
Il fu Mattia Pascal
Questo romanzo segna la nascita del
personaggio pirandelliano, privo di una
identità definita, alla mercè di una società
contro cui tenta una rivolta destinata al
fallimento. Il personaggio infatti si
sdoppia tentando di darsi una nuova vita,
di essere un uomo nuovo completamente
libero, ma scopre che fuori dalla società
non si può vivere.
Un’altra novità sta nello smontaggio della
cronologia della storia, che si apre
quando la vicenda volge già al termine.
L’umorismo
Pirandello definisce comico "l'avvertimento del contrario“ che provoca il riso.
Ma se riusciamo a passare dall'avvertimento del contrario al "sentimento del
contrario", se riusciamo cioè a riflettere oltre l'apparenza per guardare nell‘
interiorità della persona che produce la situazione umoristica, allora il riso si
trasforma in pietà.
Non si evidenzia il ridicolo di una persona o di un fatto ma si individua il fondo
di dolere, di umana sofferenza che lascia il posto alla pietà.
Celebre è l'esempio della "vecchia signora", goffamente imbellettata e vestita di abiti giovanili, che
suscita il riso del lettore, il quale avverte in lei "il contrario" di come si dovrebbe acconciare una
vecchia signora. Ma se egli riflette sul perché ella inganni così pietosamente se stessa, nel tentativo
magari di trattenere un marito più giovane di lei, ecco che perverrà al "sentimento del contrario" e il
riso cederà il posto alla pietà.
Nei testi umoristici tragico e comico sono indissolubilmente mescolati e da
essi emerge un mondo pieno di situazioni strane, assurde e paradossali.
L’umorismo rappresenta infatti un modo per smascherare le convenzioni e
le finzioni della vita sociale, svela il lato nascosto delle cose: esso fa venire
alla luce “la vita nuda”, quella autentica, con le sue contraddizioni, debolezze,
assurdità , ipocrisie e sofferenze.
Uno, nessuno e centomila
trama
La vicenda è imperniata sulle disavventure di
Vitangelo Moscarda che casualmente scopre di avere un
naso diverso da quello che credeva; tale banale
constatazione gli provoca la consapevolezza di essere visto
dagli altri in centomila forme diverse. Tentando di uscire da
questa empasse compie azioni impreviste fino ad essere
ritenuto pazzo; contento di ciò decide di vivere fuori dalla
società.
L'avvertire di non essere «nessuno», l'impossibilità di
consistere in un'identità, provoca angoscia ed orrore,
genera un senso di solitudine tremenda.
Il romanzo è diviso in brevi
capitoletti
con
sottotitoli
umoristici.
La linearità della storia è
continuamente sconvolta ad
esempio dal rivolgersi del
narratore al lettore ponendogli
domande,
svelando
i
retroscena, interpretando i fatti
accaduti,
anticipando
le
intenzioni.
Queste «forme» sono sentite come una « trappola », come
un « carcere » in cui l'individuo si dibatte, lottando invano
per liberarsi.
Questo romanzo può considerarsi la prosecuzione ideale del Mattia
Pascal: il personaggio qui non solo si sdoppia ma la personalità si
frantuma. Già il titolo fa capire la sostanza del romanzo: l’uomo pur
essendo uno indossa cento mila maschere che rendono sfuggente la
sua vera personalità fino a farla perdere e a renderlo un “nessuno”.
Le maschere
Il concetto di maschera è legato a quello di forma.
Non solo noi stessi ci fissiamo in una «forma»; anche gli altri, con cui
viviamo in società, vedendoci ciascuno secondo la sua prospettiva,
ci danno determinate «forme» o ruoli.
Noi crediamo di essere «uno» per noi stessi e per gli altri, mentre
siamo tanti individui diversi, a seconda della visione di chi ci guarda.
Ad esempio un individuo può crearsi di se stesso l'immagine gratificante
dell'onesto lavoratore, del buon padre di famiglia, mentre gli altri magari lo
fissano senza rimedio nel ruolo dell'ambizioso senza scrupoli o dell'adultero.
Ciascuna di queste «forme» è una costruzione falsa, una
«maschera» , un ruolo che noi stessi ci imponiamo e che ci impone il
contesto sociale.
Sotto questa maschera non c'è un volto definito, immutabile: non c'è
«nessuno», o meglio vi è un fluire indistinto e incoerente di stati in
perenne trasformazione, per cui un istante più tardi non siamo più
quelli che eravamo prima.
Pirandello era convinto che nell'uomo coesistano più persone, ignote
a lui stesso, che possono emergere inaspettatamente; conduce
quindi una critica serrata al concetto di identità personale, di «io», a
cui era abituata la coscienza comune.
Le opere teatrali sono raccolte in 10 volumi Maschere nude
Il titolo fa riferimento alle maschere che gli attori in passato portavano in scena e
ai ruoli ripetitivi di tali maschere. Pirandello intende togliere al personaggio la
maschera dietro cui si nasconde e mostrare la nuda verità.
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Esordi giovani dialettali in siciliani per dare maggior vivezza alle vicende
Dramma umoristico
Es. Così è, se vi pare
I protagonisti sono i tipici personaggi pirandelliani, vengono smascherati e
delegittimati i ruoli in cui sono inquadrati
Le situazioni sono paradossali e surreali
Metateatro – teatro nel teatro
Rappresenta i conflitti tra tutti coloro che intervengono a realizzare un’opera
teatrale (personaggi e attori; invenzione e messa in scena; mondo reale e fittizio
del palco)
E’ una trilogia Sei personaggi in cerca d’autore; Questa sera si recita a soggetto;
Ciascuno a suo modo
L’autore ricorre allo sfondamento della quarta parete: gli spazi scenici non si
esauriscono sul palco e cade la separazione tra realtà e finzione.