ANTONIO ILLIANO METAPSICHICA E LETTERATURA IN PIRANDELLO Firenze: Vallecchi, 1982. 180 pp. (Collana di saggi e documentazioni del Centro Nazionale di studi pirandelliani, diretta da Enzo Lauretta, 2) Nel ricco filone della critica pirandelliana, il volume di Antonio Illiano si inserisce come un rimarchevole contributo all'estetica dell'autore agrigentino, al quale lo stesso critico ha, in precedenza, dedicato validi studi. Il problema di associare una rigorosa indagine metapsichica ad un'esauriente verifica nell'ambito del fenomeno artistico, non è dei più facili da risolvere. Illiano parte da una documentatissima ricerca sulle origini storiche dello spiritismo e del teosofismo, e ricostruisce le modalità con cui Pirandello assimilò e trasformò tali dottrine in componenti vitali della sua concezione del personaggio teatrale. Egli dà prova di originalità critica e insieme di esperta tecnica d'indagine; si avvale di uno stile ridotto all'essenzialità e correda, infine, il testo di accurate note informative. Il libro si articola in nove capitoli, i cui primi due t r a t t a n o le ricerche spiritico-teosofiche di fine '800 e primo '900, e la loro applicazione nell'ambiente letterario italiano dal Fogazzaro e lo Zena al C a p u a n a . Che lo spiritismo e la teosofia abbiano esercitato una determinata influenza sulla formazione del concetto del personaggio in Pirandello è tesi avanzata in passato; ma, l'argomento non viene approfondito nella sua interezza fino allo studio in questione. È a p p u r a t o che il giovane Pirandello gravitò a R o m a intorno al cerchio di Luigi C a p u a n a e che da questi prese l'accostamento dell'allucinazione artistica a quella spiritica, di cui si servirà in seguito per sviluppare la sua idea del personaggio in una metodologia affatto innovativa. L'interesse pirandelliano alla speculazione metapsichica rientra, d u n q u e , nei confini dell'esegesi della spontanea creazione artistica ed è collegato alle teorie dell'autore sull'umorismo. Illiano conferma, con un'analisi de Il fu Mattia Pascal e di alcuni racconti (La casa - 139 - del Granella, Dal naso al cielo), la validità dei postulati spiritico-teosofici nell'estetica dell'agrigentino. Egli elucida sinteticamente la strutturazione gerarchica teosofica e la coesistenza dei concetti di "individualità perman e n t e " (che rappresenta il vero io) e di "personalità umana transitoria" (che si disintegra con la morte — questa determina un cambiamento di condizione che marca l'inizio del graduale purificarsi dell'ente u m a n o dal peso della corporeità). La ricerca personalità-individualità di Mattia Pascal è riportata, quindi, al processo di incarnazione teosofica. La vicenda di Mattia si svolge " t r a i poli del conato esistenziale a costruirsi con l'esercizio del libero arbitrio e quello del riconoscimento traumatico della propria inadeguatezza a tale c o m p i t o " (p. 31). Ricordiamo che, secondo la morale teosofica, l ' u o m o è soggetto alle conseguenze del proprio operato e che il principio regolatore dello sviluppo etico è quello di casualità. C o m e Mattia-Adriano, l'uomo può crearsi un destino; non senza il rischio di gravi danni, p e r ò . Mattia rappresenta una complessa fase di apprendistato per il d r a m m a t u r g o . Dal capitolo V in poi, il critico si occupa della genesi del personaggio dalle prime abbozzate intuizioni pirandelliane all'assunzione di simile problematica a "principio teorico-poetico e motivo ispiratore c o s t a n t e " (p. 57). In c i ò , consiste la grande originalità di Pirandello nei confronti dei contemporanei. La formulazione di un personaggio come "carattere u m a n o " e del suo graduale concretarsi nell'opera d'arte, della sua proiezione come alteritas; la concezione dell'autore che assume l'identità del suo stesso personaggio; l'ideazione di u n o stile autogestito dalla precipua dinamicità dei personaggi sono tutti richiami che necessariamente conduc o n o a C. Richet, a W. Crookes, al teosofo inglese C.W. Leadbeater, e, naturalmente al Capuana. Annie Besant e il Leadbeater avevano peraltro elaborato il concetto delle "forme-pensiero," vale a dire la proiezione di immagini vive nell'atmosfera circostante il soggetto al posto delle entità pensate: il procedimento si ripete nell'atto creativo ad opera della fantasia. E ovvio, tuttavia, che, nell'estetica del personaggio pirandelliano, le incidenze teosofiche (ora studiate in All'uscita e nei Sei personaggi) trascend o n o la mera teorizzazione per assurgere a realizzazione del personaggio ideale nei limiti puramente letterari. Sin da La tragedia di un personaggio, Pirandello pare addebitare all'arte la necessità di concepire un personaggio che ha preso — o sta per prendere — coscienza di sé. Alla tipizzazione di un personaggio-istinto, che vuole superare la sfera pre-letteraria per quella artisticamente compiuta, si oppone quello d o t a t o di autocoscienza, il personaggio-concetto. Qui il m o m e n t o creativo si manifesta in u n a procedura del tutto innovativa: lo scrittore che apre " u d i e n z a " al personaggio. Lo schema dell'udienza-indagine viene poi rielaborato nei Sei personaggi per convergere più specificamente sulla teoria del non d r a m m a , dove l'autore copre una funzione centrale. I Sei personaggi riprendono istanze capuaniane (il personaggio che vive per conto proprio) e del Leadbeater (le proiezioni dei personaggi come immagini mentali che l'autore manovra volontariamente). Ma, il codice teosofico funge solamente da infrastrut- - 140 - tura a presupposti estetici: il padre, la figliastra e il figlio sono realizzabili come " s p i r i t o , " poiché la loro interiorità ha conseguito un notevole sviluppo mentale e spirituale; la madre è realizzata come " n a t u r a , " a un livello esistenziale più sensibile; il giovinetto e la bambina sono "presenze." M a d a m a Pace ha ruolo puramente estetico. C o n essa Pirandello riconosce la forza artistica del personaggio che diventa " o b b l i g a t o , " cioè richiesto dall'azione stessa del d r a m m a . Infine, nell'ultimo capitolo, Illiano presenta I giganti della montagna, l'opera incompiuta di Pirandello. È, a nostro avviso, il migliore capitolo del libro ed anche uno dei saggi più meritevoli della critica pirandelliana degli ultimi anni. L'opera-sintesi del d r a m m a turgo agrigentino è riscattata dalla controversa accusa di frammentarietà — di cui è stata sovente oggetto — ed è riproposta " c o m e espressione di una definitiva ed organica cognizione della vita, dell'arte, della letteratura e del teatro: u n ' o p e r a che pur rimanendo nell'ambito del genere d r a m m a tico, mirava a trascenderlo in u n a nuova concezione dell'arte-mito" (p. 107). Ne I giganti, il mito dell'arte compendia collettivamente sia i precedenti miti pirandelliani che l'attività dell'arte stessa nella sua funzione mitopoietica. La Scalogna è posto impregnato di forze ultrasensibili, mentre gli Scalognati si m u o v o n o in una dimensione di immanenzatrascendenza. E doveroso notare, come ha fatto Illiano, che in questo mito le modalità spiritiche e teosofiche vengono superate " d a una nuova intenzionalità psicanalitica" (p. 121). Questo libro parte da uno spunto molto interessante che è ben provato. Certamente in questo periodo non è da sottovalutarsi lo sviluppo della psicanalisi. Nel 1895, si m a t u r a l'interesse di Freud per una sistematica teoria della mente e delle proiezioni allucinatorie in r a p p o r t o alla attività mentale. Pirandello cita Freud, con Bergson e Nietzsche, in Giustino Roncella nato Baggiolo (1911). Il ritorno allo spiritismo ne Il fu Mattia Pascal è inconfutabile. Ma le incidenze dello psicologismo freudiano sullo sviluppo dell'estetica del personaggio pirandelliano appartengono alla storia delle idee — il raggio in cui si muove l'indagine di Illiano. Senza voler suggerire certe estreme applicazioni del procedimento psicanalitico al testo letterario, si sarebbe auspicato un ulteriore approfondimento di quegli accenni alla " n u o v a intenzionalità psicanalitica" che balenano nel testo. È evidente che il critico si è prefisso il solo scopo di scandagliare il campo spiritico-teosofico e che ha eliminato, consapevolmente, qualsiasi altro approccio collaterale. GAETANA MARRONE-PUGLIA Northwestern University, Evanston 2 NOTE 1 Come rilevato da Olga Ragusa nella sua recensione su Italica, 60 (Primavera 1983), 71. Ultimo studio particolareggiato a riguardo è quello di Elio Gianola, Pirandello la follia (Genova: Il Melangolo, 1983). 2 - 141 -