DISTURBI MENTALI
DSM5
IL DISTURBO DELLO
SPETTRO DELLA
SCHIZOFRENIA
DESCRIZIONE DEL DISTURBO
La schizofrenia è una psicosi
cronica
caratterizzata
dalla
persistenza di sintomi di alterazione
del pensiero, del comportamento e
dell'affettività, da un decorso
superiore ai sei mesi, con forte
disadattamento della persona ovvero
una gravità tale da limitare le normali
attività di vita della persona.
DESCRIZIONE DEL DISTURBO
In generale gli individui affetti da schizofrenia
possono presentare un’affettività inadeguata,
un umore disforico che può prendere la forma
della depressione o dell’ansia, un ritmo
sonno/veglia disturbato e mancanza di
interessi.
Inoltre
può
verificarsi
depersonalizzazione,
derealizzazione
e
preoccupazioni somatiche che possono a volte
raggiungere intensità delirante. Un individuo
con psicosi spesso manca di “insight” o di
consapevolezza del proprio disturbo.
CRITERI DIAGNOSTICI
L’individuo deve presentare due o più dei seguenti
sintomi in un periodo di un mese:
 Deliri
 Allucinazioni
 Eloquio disorganizzato (per es., frequente
deragliamento o incoerenza)
 Comportamento grossolanamente disorganizzato o
catatonico
 Sintomi negativi (cioè diminuzione dell’espressione
delle emozioni o abulia)
Il livello del funzionamento in una o più delle aree
principali, è marcatamente al di sotto del livello
raggiunto prima dell’esordio del disturbo.
Disturbo Ossessivo
Compulsivo
D.O.C
DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO
CRITERI DIAGNOSTICI
Nel corso del disturbo si manifestano ossessioni
definite da:
1) pensieri, impulsi, immagini ricorrenti o persistenti,
vissuti come intrusivi o inappropriati e che causano ansia
o disagio marcati
2) i pensieri, gli impulsi, o le immagini non sono
semplicemente eccessive preoccupazioni per i problemi
della vita reale
3) la persona tenta di ignorare o di sopprimere tali
pensieri, impulsi o immagini, o di neutralizzarli con altri
pensieri o azioni
4) la persona riconosce che i pensieri, gli impulsi o le
immagini ossessivi sono un prodotto della propria mente
oDISTURBO
compulsioniOSSESSIVO-COMPULSIVO
definite da:
DIAGNOSTICI
1)CRITERI
comportamenti
ripetitivi o azioni mentali
che la persona si sente obbligata a mettere
in atto in risposta ad un’ossessione o
secondo regole che devono essere applicate
rigidamente
2) i comportamenti o le azioni mentali sono
volti a prevenire o ridurre il disagio o a
prevenire eventi o situazioni temuti; le
azioni non sono collegate in modo realistico
con ciò che sono designati a neutralizzare o
a prevenire
DISTURBO OSSESSIVOCOMPULSIVO CRITERI
DIAGNOSTICI
Se sono eccessive o irragionevoli, le ossessioni o
compulsioni causano disagio marcato, fanno
consumare tempo (più di 1 ora al giorno) o
interferiscono
significativamente
con
le
normali abitudini della persona, con il
funzionamento lavorativo (scolastico), o con le
attività o relazioni sociali usuali. Il disturbo
non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una
sostanza o di una condizione medica generale.
Con scarsa consapevolezza (insight): se per
la maggior parte del tempo, durante l’episodio
attuale, la persona non riconosce che le
ossessioni e compulsioni non sono eccessive o
irragionevoli.
DISTURBI OSSESSIVO-COMPULSIVI:
CAMBIAMENTI
DEL DSM-5
PRINCIPALI
Indipendente dai Disturbi
d’Ansia




Include nuove diagnosi Disturbo da Accumulo, SkinPicking Disorder, Disturbo Ossessivo-compulsivo
indotte da sostanze/farmaco, Disturbo Ossessivocompulsivo indotto da altra condizione medica
La diagnosi di Tricotillomania nel DSM-IV era
compresa tra i Disturbi del Controllo degli Impulsi
Lo specificatore ‘‘Con scarso insight’’ del DSM-IV,
viene ulteriormente specificato per consentire una
accurata distinzione tra gli individui con buon insight,
scarso insight e "insight assente/delirante
-Per il Disturbo Ossessivo-compulsivo viene aggiunto
lo specificatore ‘‘correlato a Tic’’, per le importanti
implicazioni cliniche.
I DISTURBI SOMATOFORMI
I disturbi somatoformi sono dei particolari tipi di disturbo per i quali l'individuo,
in presenza di sintomi fisici, è indotto a pensare a malattie di natura somatica.
Il termine “somatoforme” deriva dal greco “soma” (corpo) e dal latino “forma”.
Le manifestazioni fisiche della persona possono essere riferite a qualsiasi organo a o
apparato; possono essere descritte in maniera particolare (es dolore acuto al cuore)
o vaga (sensazioni di nausea, pesantezza all'addome,dolori diffusi).
Generalmente sono difficili da inquadrare dal punto di vista diagnostico, poiché
compromettono il funzionamento di un organo senza alcuna patologia.
Caratteristiche comuni in ogni D. S.:
-attenzione del singolo su fenomeni di natura somatica;
-limitano la vita quotidiana del singolo (limiti sociali, lavorativi ecc.);
-sintomi non giustificati da alcuna nessuna condizione medica.
I D.S. si dividono in diverse categorie, le principali:
-- disturbo da sintomi somatici (estremizzate le manifestazioni fisiche dei D.
S.);
- disturbo di conversione (sintomi psichici trasformati in
sintomi simili a malattie neurologiche);
DISTURBO DA SINTOMI
SOMATICI
Criteri diagnostici secondo il DSM V:
1) Uno o più sintomi somatici che procurano disagio o portano ad alterazioni
della vita quotidiana.
2) Pensieri, comportamenti o sentimenti eccessivi (connessi ai sintomi
somatici) associati a problemi di salute.
In relazione a questo punto, sono indicati tre criteri:
- Pensieri sproporzionati e persistenti;
- Livello costantemente elevato di ansia (per la salute o per i sintomi);
- Tempo ed energie eccessivi dedicati alle preoccupazioni della salute
individuale.
3) Condizione persistente dei sintomi somatici (tipicamente da più di sei
mesi).
E' inoltre importante specificare:
- Se i sintomi somatici comportano un dolore predominante per l'individuo.
DISTURBO DI CONVERSIONE
Criteri diagnostici secondo il DSM V:
1.
Uno o più sintomi di alterazione della funzione motoria volontaria o sensoriale.
2.
I risultati clinici forniscono le prove dell'incompatibilità tra il sintomo e le condizioni
neurologiche o mediche conosciute.
3.
Il sintomo o il deficit non sono meglio spiegati da un altro disturbo medico o mentale.
4.
Il sintomo o il deficit causano disagio clinicamente significativo, o compromissione del
funzionamento sociale, lavorativo, o in altre aree importanti, oppure richiedono una
valutazione medica.
Può presentarsi:Con debolezza o paralisi

Con movimento anomalo

Con sintomi riguardanti la deglutizione

Con sintomi riguardanti l'eloquio

Con attacchi epilettiformi o convulsioni

Con anestesia o perdita di sensibilità

Con sintomi sensoriali specifici

Con sintomi misti

Con fattore psicologico stressante

Senza fattore psicologico stressante
L'ANSIA DA MALATTIA
Disturbo da Ansia di malattia è la preoccupazione di avere o contrarre una grave
malattia in assenza di sintomi somatici o se presenti solo in forma lieve.
Queste persone si incontrano più facilmente nello studio del medico di famiglia che
dallo specialista, in quanto nella mente della persona la rassicurazione medica, gli
esami specialistici, fino ad arrivare in alcuni casi a veri e veri e propri interventi
chirurgici sembrano rappresentare l’unica forma di prevenzione rispetto al timore
centrale.
Tutto ciò viene vissuto con forte ansia che crea disagio significativo e potrebbe creare
compromissioni in diverse aree di funzionamento (lavoro, relazioni, scuola ecc…).
Tuttavia queste strategie producono un benessere a breve termine facendo
ripiombare la persona nel terrore e nel dubbio, dando vita ad un circolo vizioso.
L'ANSIA DA MALATTIA
Criteri diagnostici secondo il DSM V:
Nel DSM 5 è stata fatta una profonda revisione non solo del disturbo in questione ma dell’intera
categoria diagnostica dei disturbi somatoformi. Nel DSM 5 compare il Disturbo d’Ansia di
malattia, il quale viene descritto come caratterizzato dai seguenti sintomi:
• Preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia.
• I sintomi somatici non sono presenti , o se presenti solo di lieve entità. Se è presente un’altra
condizione medica o vi è un rischio elevato di svilupparla, la preoccupazione è chiaramente
eccessiva o sproporzionata.
• È presente un elevato livello di ansia riguardante la salute e l’individuo si allarma facilmente
riguardo al proprio stato di salute.
• L’individuo attua eccessivi comportamenti correlati alla salute (es: controlla ripetutamente il
proprio corpo cercando segni di malattia) o presenta un evitamento disadattivo.
• La preoccupazione per la malattia è presente da almeno 6 mesi ma la specifica patologia
temuta può cambiare nel corso di tale periodo di tempo
• La preoccupazione riguardante la malattia non è meglio spiegata da un altro disturbo
mentale come il disturbo da sintomi somatici, il disturbo di panico, il disturbo d’ansia
generalizzata, il disturbo di dismorfismo corporeo, il disturbo ossessivo compulsivo o il
disturbo delirante (tipo somatico).
CAMBIAMENTI DEL D. POST TRAUMATICO
DA STRESS DSM-5

Si individuano 4 gruppi di sintomi:
evitamento
 distacco
 rievocazione
 arousal, e stati emotivi persistentemente
negativi.
 possibili comportamenti auto-lesivi
 irritabilità e aggressività.

il PTSD è l'insieme delle forti sofferenze
psicologiche che conseguono a un evento
traumatico, catastrofico o violento
 Conseguenze: compromissione delle interazioni
sociali, della capacità di lavorare o altre
importanti aree di funzionamento di un
individuo.
 Il PTSD può svilupparsi dopo che una persona è
stata esposta a uno o più eventi traumatici, quali
incidenti stradali, aerei, terremoti, aggressioni
sessuali, terrorismo o altre minacce alla vita di
una persona.

SINTOMI:



Secondo il DSM-5 per lo sviluppo di un PTSD è
necessario che:
LA PERSONA SIA STATA ESPOSTA A UN
TRAUMA quale la morte reale o una minaccia
di morte, grave lesione, oppure violenza sessuale
(Criterio A) facendo un’esperienza diretta o
indiretta dell’evento traumatico oppure venendo
a conoscenza di un evento traumatico violento o
accidentale accaduto ad un membro della
famiglia o ad un amico stretto.
Un’altra possibile causa traumatica che può
portare allo sviluppo di un PTSD è l’esposizione
ripetuta o estrema a dettagli crudi dell’evento
traumatico come ad esempio succede ai primi
soccorritori che raccolgono resti umani o agli
agenti di polizia ripetutamente esposti a
dettagli di abusi su minori.
SINTOMI INTRUSIVI CORRELATI
ALL’EVENTO TRAUMATICO


insorgano dopo l’evento traumatico,(Criterio B) e
possono manifestarsi sotto forma di ricordi del
trauma ricorrenti, involontari ed intrusivi, sogni
spiacevoli ricorrenti in cui il contenuto e/o le
emozioni del sogno sono collegati all’evento
traumatico e reazioni dissociative come flashback in
cui ci si sente o si agisce come se l’evento traumatico
si stesse ripresentando.
Le reazioni dissociative possono arrivare alla
completa perdita di consapevolezza dell’ambiente
circostante. Inoltre può essere presente intensa o
prolungata sofferenza psicologica nonché marcate
reazioni fisiologiche all’esposizione a fattori
scatenanti interni o esterni che simboleggiano o
assomigliano a qualche aspetto dell’evento
traumatico.
EVITAMENTO PERSISTENTE DEGLI STIMOLI
ASSOCIATI ALL’EVENTO TRAUMATICO

viene messo in atto dopo l’evento traumatico
(Criterio C). La persona evita o tenta di evitare
persone, luoghi, conversazioni, attività, oggetti e
situazioni che possono suscitare ricordi
spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi o
strettamente associati all’evento traumatico.
ALTERAZIONI NEGATIVE DI
PENSIERI ED
EMOZIONI ASSOCIATE ALL’EVENTO
TRAUMATICO

si manifestano dopo l’evento traumatico (Criterio D). La persona
può non ricordare qualche aspetto importante dell’evento
traumatico, sviluppare persistenti ed esagerate convinzioni o
aspettative negative su se stessi, gli altri, o il mondo come ad
esempio “io sono cattivo”, “non ci si può fidare di nessuno”, “il
mondo è assolutamente pericoloso”. Possono manifestarsi pensieri
distorti e persistenti relativi alla causa o alle conseguenze
dell’evento traumatico che portano a dare la colpa a se stessi
oppure agli altri. Si può inoltre sperimentare uno stato emotivo
negativo e provare sentimenti persistenti di paura, orrore, rabbia,
colpa o vergogna, una marcata riduzione di interesse o
partecipazione ad attività significative, sentimenti di distacco o
di estraneità verso gli altri o incapacità di provare emozioni
positive come felicità, soddisfazione o sentimenti d’amore.
MARCATE ALTERAZIONI
DELL’AROUSAL E DELLA REATTIVITÀ
ASSOCIATI ALL’EVENTO TRAUMATICO

si manifestano dopo l’evento traumatico (criterio E)
come comportamento irritabile ed esplosioni di rabbia
(con minima nessuna provocazione) tipicamente
espressi nella forma di aggressione verbale o fisica nei
confronti di persone o oggetti, comportamento
spericolato autodistruttivo, ipervigilanza, esagerate
risposte di allarme, problemi di concentrazione,
difficoltà relative sonno come difficoltà
nell’addormentarsi o nel rimanere addormentati
oppure sonno non ristoratore.
A SEGUITO DI UN EVENTO STRESSANTE, OLTRE A
SVILUPPARE UN PTSD, SI POSSONO MANIFESTARE
ANCHE SINTOMI DISSOCIATIVI
LA DEPERSONALIZZAZIONE: ci si può sentire
distaccati dai propri processi mentali come se si
fosse un osservatore esterno al proprio corpo (ad
esempio sensazione di essere in un sogno;
sensazioni di irrealtà di se stessi o del proprio
corpo o del lento scorrere del tempo).
 LA DEREALIZZAZIONE: si possono avere cioè
persistenti o ricorrenti esperienze di irrealtà
dell’ambiente circostante (ad esempio il mondo
intorno sembra irreale, onirico, distante o
distorto).
 La durata delle alterazioni descritte è
superiore ad 1 mese (criterio F).

TRATTAMENTO





A oggi, gli interventi psicologici più efficaci per il
trattamento del PTSD sono:
la Terapia Cognitivo Comportamentale focalizzata
sul trauma (TF-CBT);
l’Eye Movement Desensitization and Reprocessing
(EMDR).
Anche la Mindfulness, e in particolar modo il
programma Mindfulness-Based Stress Reduction
(MBSR) e il Mindfulness Intervention for Child Abuse
Survivors (MICAS) quale terapia psicologica
incentrata sul momento presente ha un’efficacia
comprovata nella riduzione dei sintomi posttraumatici.
La terapia farmacologica di supporto
Che cos’è il disturbo di panico e come si
DISTURBO DI
PANICO
manifesta?
Il disturbo di panico è un disturbo d’ansia ed è caratterizzato da attacchi
di panico frequenti ed inaspettati.
Che cos’è un attacco di panico?
Gli attacchi di panico, classificati ed inseriti come "panic attack/s (PA/s)"
"panic disorder (PD)" nel DSM (Manuale diagnostico e statistico dei
disturbi mentali), sono una classe di disturbi d'ansia, a loro volta i più
comuni disturbi psichiatrici, che costituiscono un fenomeno
sintomatologico complesso e piuttosto diffuso.
Il disturbo di solito esordisce nella tarda adolescenza o nella prima età
adulta ed ha un'incidenza da due a tre volte maggiore nelle donne rispetto
agli uomini. Tuttavia, spesso tale disturbo non viene riconosciuto e di
conseguenza non viene mai curato.
QUALI SONO I SINTOMI DI UN ATTACCO DI
PANICO
? al DSM-5, un attacco di panico si presenta come un periodo
Facendo
riferimento
preciso di intensi paura o disagio, durante il quale quattro (o più) dei seguenti
sintomi si sono sviluppati improvvisamente ed hanno raggiunto il picco nel giro
di 10 minuti:
•palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia;
•sudorazione;
•tremori fini o a grandi scosse;
•dispnea o sensazione di soffocamento;
•sensazione di asfissia (mancanza d'aria);
•dolore o fastidio al petto;
•nausea o disturbi addominali;
•sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento;
•derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere
distaccati da se stessi);
• paura di perdere il controllo o di impazzire;
• paura di morire;
• parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio);
QUALI SONO LE CONSEGUENZE DEGLI ATTACCHI
DI PANICO?
La principale conseguenza degli attacchi è la tendenza ad evitare tutte le
situazioni o le persone ritenute pericolose.
•Le persone che soffrono di attacchi di panico cercano di fuggire il prima
possibile dalla situazione o dalle persone che provocano loro malessere,
evitano situazioni simili nel futuro e mettono in atto meccanismi che li
rassicurino (portano con sé medicinali, se temono un attacco di cuore
possono fermarsi completamente, se hanno paura di soffocare apriranno
una finestra ecc.).
•È chiaro che una simile modalità di comportamento sarà molto limitante
per la loro vita: potrà creare serie difficoltà nei rapporti interpersonali
(familiari, di coppia, di amicizia, ecc.) perché la persona avrà la tendenza
a evitare tutte quelle situazioni percepite come ansiose (uscire per
incontrare persone, prendere l’aereo, frequentare luoghi affollati, ecc…)
In alcuni casi potrà arrivare anche a non uscire più di casa.
• La paura dell’imminenza di un nuovo attacco,
inoltre, produce uno stato di tensione generale
e di irritabilità diffusa.
• È stato anche stabilito che gli attacchi di
panico sono correlati ad altri disturbi quali la
depressione e l’agorafobia.
DIAGNOSI DEL DISTURBO DI PANICO
Definiti i criteri per l'attacco di panico inteso come episodio, è ora possibile procedere
con la diagnosi descrittiva del disturbo di panico.
Va ricordato che un attacco di panico si può presentare in concomitanza di
agorafobia*.
In questo caso la diagnosi sarà quindi di disturbo di panico con agorafobia.
Per la diagnosi di disturbo di panico devono essere presenti entrambi i seguenti
criteri diagnostici:
•Attacchi di panico inaspettati ricorrenti;
•Almeno uno degli attacchi è stato seguito da 1 mese (o più) di uno (o più) dei
seguenti sintomi:
-preoccupazione persistente di avere altri attacchi;
-preoccupazione a proposito delle implicazioni dell'attacco o delle sue conseguenze
(per es., perdere il controllo, avere un attacco cardiaco, "impazzire");
-significativa alterazione del comportamento correlata agli attacchi.
*agorafobia: etimologicamente “paura della piazza”, è la sensazione di paura o grave disagio
che un soggetto prova quando si ritrova in ambienti non familiari o comunque in ampi spazi
all'aperto, temendo di non riuscire a controllare la situazione che lo porta a desiderare una via di
fuga immediata verso un luogo da lui reputato più sicuro.
E’ POSSIBILE PREVENIRE GLI ATTACCHI DI
PANICO?
No, purtroppo non esiste un modo sicuro per
prevenire gli attacchi o i disturbi di panico
tuttavia, il fatto di ricevere quanto prima un
trattamento, può aiutare ad impedire loro di
peggiorare o che diventino più frequenti.
Può essere utile anche praticare delle tecniche di
rilassamento e di gestione dello stress.
COME CURARE IL DISTURBO DI PANICO?
Il trattamento per gli attacchi e i disturbi di panico è di norma
molto efficace:
l’obiettivo è quello di eliminare tutti i sintomi legati agli episodi.
Con una cura corretta molte persone sono finalmente in grado di
riprendere le
attività quotidiane.
Le principali opzioni di trattamento per gli attacchi di panico sono i
farmaci e la psicoterapia, ugualmente efficaci.
DISTURBI DISSOCIATIVI
DISSOCIAZIONE: DEFINIZIONE
La dissociazione è un termine
utilizzato per descrivere la
disconnessione tra alcuni processi
psichici rispetto al restante sistema
psicologico dell’individuo. Con
la dissociazione si crea un’assenza di
connessione nel pensiero, nella
memoria e nel senso di identità di
una persona; è dunque un processo
di dis-integrazione, la mente viene a
perdere la sua capacità di integrare
alcune funzioni superiori.
SECONDO IL DSM V…
I disturbi dissociativi sono caratterizzati dalla sconnessione e/o dalla
discontinuità della normale integrazione della coscienza, della memoria,
dell’identità, della percezione, della rappresentazione del corpo e del
comportamento. I sintomi dissociativi possono potenzialmente
compromettere ogni area del funzionamento psicologico.
I disturbi dissociativi comprendono:

Il disturbo dissociativo dell’identità


L’amnesia dissociativa
Il disturbo da depersonalizzazione/derealizzazione

Il disturbo dissociativo non specificato
Nel DSM V i disturbi dissociativi sono posti accanto ai disturbi
correlati ad un Trauma, il che riflette la stretta relazione tra
queste classi diagnostiche (ad esempio il disturbo da stress
post-traumatico presenta sintomi dissociativi come l’amnesia,
flashback e depersonalizzazione/ derealizzazione. I disturbi
dissociativi infatti si manifestano frequentemente a seguito di traumi, e
molti dei sintomi, compreso l’imbarazzo, la confusione circa i sintomi o
il desiderio di nasconderli, sono influenzati dalla stessa esperienza del
trauma.
IL DISTURBO DISSOCIATIVO DELL’IDENTITÀ
Secondo i criteri del DSM V, il disturbo dissociativo dell’identità è
caratterizzato da:
1.
Presenza di due o più identità distinte, descritta in molte culture come
un’ esperienza di possessione spiritica. Questo comporta una forte
compromissione della continuità del senso di Sé, accompagnata da
alterazioni negli affetti, nei comportamenti, nella coscienza, nella
memoria, nella percezione, nella cognizione e nelle funzioni sensomotorie. Queste alterazioni possono essere auto-riferite o riportate da
terzi.
2.
Lacune ricorrenti nel richiamo di eventi quotidiani, di informazioni
personali importanti e/o eventi traumatici (in contrasto con l’ordinario
oblio)
3.
I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione
sociale, lavorativa o di altre importanti aree di funzionamento.
4.
Il disturbo non fa parte di una pratica culturale o religiosa largamente
accettata.
5.
I sintomi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o di
un’altra condizione medica
IL DISTURBO DI DEPERSONALIZZAZIONE/
DEREALIZZAZIONE
Con il termine depersonalizzazione, nel DSM V, ci si riferisce alla
sensazione di essere un osservatore esterno rispetto al proprio corpo o ai
propri pensieri, sentimenti, sensazioni, azioni (alcuni sintomi sono ad
esempio: alterazioni percettive, senso distorto del tempo, sensazione di
un Sé irreale o assente, intorpidimento emotivo e/o fisico).
Per derealizzazione invece, si intendono quelle esperienze di irrealtà o di
distacco rispetto a un ambiente (ad esempio, persone o oggetti sono
vissuti come irreali, onirici, senza vita o visivamente distorti). I sintomi
sono: la presenza di frequenti disgregazioni e interruzioni del senso di sé
e del mondo circostante.
Spesso queste sensazioni sono fonte di spavento e preoccupazione per gli
individui che, a lungo andare, si rendono conto di perdere sempre più il
controllo della loro vita e iniziano a presentare alti livelli di ansia
(sviluppando anche attacchi di panico), depressione, problemi
nell’ambito sociale e comportamenti disfunzionali come l’abuso di
sostanze.
L’AMNESIA DISSOCIATIVA
Sintomo caratterizzante il disturbo dissociativo
dell’identità è l’amnesia dissociativa; consiste
nell’incapacità di ricordare importanti
informazioni personali, e/o eventi traumatici.
L’amnesia quindi può essere circoscritta (ad
esempio un evento o un preciso periodo di tempo),
selettiva (riguardante un aspetto specifico di un
evento) e raramente è generalizzata (riguardante la
propria identità e storia di vita).
I sintomi causano un disagio clinicamente
significativo, una compromissione dell’area
sociale, lavorativa, o di altri settori importanti del
funzionamento. I sintomi possono essere rilevati
dall’individuo stesso o osservati da altre persone.
COME RICONOSCERLO?
I pazienti spesso presentano le seguenti manifestazioni sintomatologiche:
depressione, manifestazioni d’ansia (sudorazione, tachicardia, palpitazioni), fobie,
attacchi di panico, sintomi fisici, disfunzioni sessuali, disturbi del comportamento
alimentare e disturbi post-traumatici da stress. Sono frequenti pensieri e tentativi di
suicidio, così come episodi di automutilazione. Molti soggetti possono arrivare a
fare abuso di sostanze psicoattive per un certo periodo di tempo.
In ambito clinico predominano casi di donne con disturbo dissociativo dell’identità:
gli uomini possono negare i loro sintomi e le storie di traumi, e questo può portare
a tassi elevati di falsa diagnosi negativa. Le donne con disturbo dissociativo
dell’identità presentano più frequentemente acuti stati dissociativi (flashback,
amnesia, fuga, sintomi da conversione, allucinazioni, automutilazione); gli uomini
presentano più comunemente comportamenti criminali o violenti.
Gli individui con disturbo dissociativo dell’identità possono anche segnalare
allucinazioni visive, tattili, olfattive, gustative, e somatiche, che di solito sono
legate a fattori post-traumatici e dissociativi. Le persone affette da questa malattia
avvertono i sintomi come causati da un’identità alternativa (“mi sento come
qualcun altro che vuole piangere con i miei occhi”).
IL TRATTAMENTO
Il trattamento raccomandato per la cura dei Disturbi
Dissociativi è la psicoterapia, con lo scopo principale
di ricondurre il paziente verso un migliore
funzionamento integrato. Il terapeuta promuove l’idea
che tutte le identità alternative rappresentino tentativi
di adattamento per far fronte o padroneggiare le
difficoltà incontrate dal paziente, e agisce aiutando le
identità a conoscersi l’una con l’altra, accettandosi
come parti legittime del sé e negoziando per risolvere i
loro conflitti.
La terapia cognitivo-comportamentale risulta il
trattamento privilegiato per aiutare i pazienti ad
esplorare e modificare il sistema di credenze
disfunzionali basate sul trauma subito ed a
padroneggiare le esperienze stressanti e i
comportamenti impulsivi. Le tecniche cognitivocomportamentali sono infatti particolarmente utili per
il controllo di alcuni sintomi, quali: la gestione delle
attivazioni ansiose e delle crisi di ira, la ristrutturazione
dei pensieri negativi, il miglioramento della
comunicazione interpersonale.