DISTURBI MENTALI DSM5 IL DISTURBO DELLO SPETTRO DELLA SCHIZOFRENIA DESCRIZIONE DEL DISTURBO La schizofrenia è una psicosi cronica caratterizzata dalla persistenza di sintomi di alterazione del pensiero, del comportamento e dell'affettività, da un decorso superiore ai sei mesi, con forte disadattamento della persona ovvero una gravità tale da limitare le normali attività di vita della persona. DESCRIZIONE DEL DISTURBO In generale gli individui affetti da schizofrenia possono presentare un’affettività inadeguata, un umore disforico che può prendere la forma della depressione o dell’ansia, un ritmo sonno/veglia disturbato e mancanza di interessi. Inoltre può verificarsi depersonalizzazione, derealizzazione e preoccupazioni somatiche che possono a volte raggiungere intensità delirante. Un individuo con psicosi spesso manca di “insight” o di consapevolezza del proprio disturbo. CRITERI DIAGNOSTICI L’individuo deve presentare due o più dei seguenti sintomi in un periodo di un mese: Deliri Allucinazioni Eloquio disorganizzato (per es., frequente deragliamento o incoerenza) Comportamento grossolanamente disorganizzato o catatonico Sintomi negativi (cioè diminuzione dell’espressione delle emozioni o abulia) Il livello del funzionamento in una o più delle aree principali, è marcatamente al di sotto del livello raggiunto prima dell’esordio del disturbo. Disturbo Ossessivo Compulsivo D.O.C DISTURBO OSSESSIVO-COMPULSIVO CRITERI DIAGNOSTICI Nel corso del disturbo si manifestano ossessioni definite da: 1) pensieri, impulsi, immagini ricorrenti o persistenti, vissuti come intrusivi o inappropriati e che causano ansia o disagio marcati 2) i pensieri, gli impulsi, o le immagini non sono semplicemente eccessive preoccupazioni per i problemi della vita reale 3) la persona tenta di ignorare o di sopprimere tali pensieri, impulsi o immagini, o di neutralizzarli con altri pensieri o azioni 4) la persona riconosce che i pensieri, gli impulsi o le immagini ossessivi sono un prodotto della propria mente oDISTURBO compulsioniOSSESSIVO-COMPULSIVO definite da: DIAGNOSTICI 1)CRITERI comportamenti ripetitivi o azioni mentali che la persona si sente obbligata a mettere in atto in risposta ad un’ossessione o secondo regole che devono essere applicate rigidamente 2) i comportamenti o le azioni mentali sono volti a prevenire o ridurre il disagio o a prevenire eventi o situazioni temuti; le azioni non sono collegate in modo realistico con ciò che sono designati a neutralizzare o a prevenire DISTURBO OSSESSIVOCOMPULSIVO CRITERI DIAGNOSTICI Se sono eccessive o irragionevoli, le ossessioni o compulsioni causano disagio marcato, fanno consumare tempo (più di 1 ora al giorno) o interferiscono significativamente con le normali abitudini della persona, con il funzionamento lavorativo (scolastico), o con le attività o relazioni sociali usuali. Il disturbo non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una sostanza o di una condizione medica generale. Con scarsa consapevolezza (insight): se per la maggior parte del tempo, durante l’episodio attuale, la persona non riconosce che le ossessioni e compulsioni non sono eccessive o irragionevoli. DISTURBI OSSESSIVO-COMPULSIVI: CAMBIAMENTI DEL DSM-5 PRINCIPALI Indipendente dai Disturbi d’Ansia Include nuove diagnosi Disturbo da Accumulo, SkinPicking Disorder, Disturbo Ossessivo-compulsivo indotte da sostanze/farmaco, Disturbo Ossessivocompulsivo indotto da altra condizione medica La diagnosi di Tricotillomania nel DSM-IV era compresa tra i Disturbi del Controllo degli Impulsi Lo specificatore ‘‘Con scarso insight’’ del DSM-IV, viene ulteriormente specificato per consentire una accurata distinzione tra gli individui con buon insight, scarso insight e "insight assente/delirante -Per il Disturbo Ossessivo-compulsivo viene aggiunto lo specificatore ‘‘correlato a Tic’’, per le importanti implicazioni cliniche. I DISTURBI SOMATOFORMI I disturbi somatoformi sono dei particolari tipi di disturbo per i quali l'individuo, in presenza di sintomi fisici, è indotto a pensare a malattie di natura somatica. Il termine “somatoforme” deriva dal greco “soma” (corpo) e dal latino “forma”. Le manifestazioni fisiche della persona possono essere riferite a qualsiasi organo a o apparato; possono essere descritte in maniera particolare (es dolore acuto al cuore) o vaga (sensazioni di nausea, pesantezza all'addome,dolori diffusi). Generalmente sono difficili da inquadrare dal punto di vista diagnostico, poiché compromettono il funzionamento di un organo senza alcuna patologia. Caratteristiche comuni in ogni D. S.: -attenzione del singolo su fenomeni di natura somatica; -limitano la vita quotidiana del singolo (limiti sociali, lavorativi ecc.); -sintomi non giustificati da alcuna nessuna condizione medica. I D.S. si dividono in diverse categorie, le principali: -- disturbo da sintomi somatici (estremizzate le manifestazioni fisiche dei D. S.); - disturbo di conversione (sintomi psichici trasformati in sintomi simili a malattie neurologiche); DISTURBO DA SINTOMI SOMATICI Criteri diagnostici secondo il DSM V: 1) Uno o più sintomi somatici che procurano disagio o portano ad alterazioni della vita quotidiana. 2) Pensieri, comportamenti o sentimenti eccessivi (connessi ai sintomi somatici) associati a problemi di salute. In relazione a questo punto, sono indicati tre criteri: - Pensieri sproporzionati e persistenti; - Livello costantemente elevato di ansia (per la salute o per i sintomi); - Tempo ed energie eccessivi dedicati alle preoccupazioni della salute individuale. 3) Condizione persistente dei sintomi somatici (tipicamente da più di sei mesi). E' inoltre importante specificare: - Se i sintomi somatici comportano un dolore predominante per l'individuo. DISTURBO DI CONVERSIONE Criteri diagnostici secondo il DSM V: 1. Uno o più sintomi di alterazione della funzione motoria volontaria o sensoriale. 2. I risultati clinici forniscono le prove dell'incompatibilità tra il sintomo e le condizioni neurologiche o mediche conosciute. 3. Il sintomo o il deficit non sono meglio spiegati da un altro disturbo medico o mentale. 4. Il sintomo o il deficit causano disagio clinicamente significativo, o compromissione del funzionamento sociale, lavorativo, o in altre aree importanti, oppure richiedono una valutazione medica. Può presentarsi:Con debolezza o paralisi Con movimento anomalo Con sintomi riguardanti la deglutizione Con sintomi riguardanti l'eloquio Con attacchi epilettiformi o convulsioni Con anestesia o perdita di sensibilità Con sintomi sensoriali specifici Con sintomi misti Con fattore psicologico stressante Senza fattore psicologico stressante L'ANSIA DA MALATTIA Disturbo da Ansia di malattia è la preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia in assenza di sintomi somatici o se presenti solo in forma lieve. Queste persone si incontrano più facilmente nello studio del medico di famiglia che dallo specialista, in quanto nella mente della persona la rassicurazione medica, gli esami specialistici, fino ad arrivare in alcuni casi a veri e veri e propri interventi chirurgici sembrano rappresentare l’unica forma di prevenzione rispetto al timore centrale. Tutto ciò viene vissuto con forte ansia che crea disagio significativo e potrebbe creare compromissioni in diverse aree di funzionamento (lavoro, relazioni, scuola ecc…). Tuttavia queste strategie producono un benessere a breve termine facendo ripiombare la persona nel terrore e nel dubbio, dando vita ad un circolo vizioso. L'ANSIA DA MALATTIA Criteri diagnostici secondo il DSM V: Nel DSM 5 è stata fatta una profonda revisione non solo del disturbo in questione ma dell’intera categoria diagnostica dei disturbi somatoformi. Nel DSM 5 compare il Disturbo d’Ansia di malattia, il quale viene descritto come caratterizzato dai seguenti sintomi: • Preoccupazione di avere o contrarre una grave malattia. • I sintomi somatici non sono presenti , o se presenti solo di lieve entità. Se è presente un’altra condizione medica o vi è un rischio elevato di svilupparla, la preoccupazione è chiaramente eccessiva o sproporzionata. • È presente un elevato livello di ansia riguardante la salute e l’individuo si allarma facilmente riguardo al proprio stato di salute. • L’individuo attua eccessivi comportamenti correlati alla salute (es: controlla ripetutamente il proprio corpo cercando segni di malattia) o presenta un evitamento disadattivo. • La preoccupazione per la malattia è presente da almeno 6 mesi ma la specifica patologia temuta può cambiare nel corso di tale periodo di tempo • La preoccupazione riguardante la malattia non è meglio spiegata da un altro disturbo mentale come il disturbo da sintomi somatici, il disturbo di panico, il disturbo d’ansia generalizzata, il disturbo di dismorfismo corporeo, il disturbo ossessivo compulsivo o il disturbo delirante (tipo somatico). CAMBIAMENTI DEL D. POST TRAUMATICO DA STRESS DSM-5 Si individuano 4 gruppi di sintomi: evitamento distacco rievocazione arousal, e stati emotivi persistentemente negativi. possibili comportamenti auto-lesivi irritabilità e aggressività. il PTSD è l'insieme delle forti sofferenze psicologiche che conseguono a un evento traumatico, catastrofico o violento Conseguenze: compromissione delle interazioni sociali, della capacità di lavorare o altre importanti aree di funzionamento di un individuo. Il PTSD può svilupparsi dopo che una persona è stata esposta a uno o più eventi traumatici, quali incidenti stradali, aerei, terremoti, aggressioni sessuali, terrorismo o altre minacce alla vita di una persona. SINTOMI: Secondo il DSM-5 per lo sviluppo di un PTSD è necessario che: LA PERSONA SIA STATA ESPOSTA A UN TRAUMA quale la morte reale o una minaccia di morte, grave lesione, oppure violenza sessuale (Criterio A) facendo un’esperienza diretta o indiretta dell’evento traumatico oppure venendo a conoscenza di un evento traumatico violento o accidentale accaduto ad un membro della famiglia o ad un amico stretto. Un’altra possibile causa traumatica che può portare allo sviluppo di un PTSD è l’esposizione ripetuta o estrema a dettagli crudi dell’evento traumatico come ad esempio succede ai primi soccorritori che raccolgono resti umani o agli agenti di polizia ripetutamente esposti a dettagli di abusi su minori. SINTOMI INTRUSIVI CORRELATI ALL’EVENTO TRAUMATICO insorgano dopo l’evento traumatico,(Criterio B) e possono manifestarsi sotto forma di ricordi del trauma ricorrenti, involontari ed intrusivi, sogni spiacevoli ricorrenti in cui il contenuto e/o le emozioni del sogno sono collegati all’evento traumatico e reazioni dissociative come flashback in cui ci si sente o si agisce come se l’evento traumatico si stesse ripresentando. Le reazioni dissociative possono arrivare alla completa perdita di consapevolezza dell’ambiente circostante. Inoltre può essere presente intensa o prolungata sofferenza psicologica nonché marcate reazioni fisiologiche all’esposizione a fattori scatenanti interni o esterni che simboleggiano o assomigliano a qualche aspetto dell’evento traumatico. EVITAMENTO PERSISTENTE DEGLI STIMOLI ASSOCIATI ALL’EVENTO TRAUMATICO viene messo in atto dopo l’evento traumatico (Criterio C). La persona evita o tenta di evitare persone, luoghi, conversazioni, attività, oggetti e situazioni che possono suscitare ricordi spiacevoli, pensieri o sentimenti relativi o strettamente associati all’evento traumatico. ALTERAZIONI NEGATIVE DI PENSIERI ED EMOZIONI ASSOCIATE ALL’EVENTO TRAUMATICO si manifestano dopo l’evento traumatico (Criterio D). La persona può non ricordare qualche aspetto importante dell’evento traumatico, sviluppare persistenti ed esagerate convinzioni o aspettative negative su se stessi, gli altri, o il mondo come ad esempio “io sono cattivo”, “non ci si può fidare di nessuno”, “il mondo è assolutamente pericoloso”. Possono manifestarsi pensieri distorti e persistenti relativi alla causa o alle conseguenze dell’evento traumatico che portano a dare la colpa a se stessi oppure agli altri. Si può inoltre sperimentare uno stato emotivo negativo e provare sentimenti persistenti di paura, orrore, rabbia, colpa o vergogna, una marcata riduzione di interesse o partecipazione ad attività significative, sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri o incapacità di provare emozioni positive come felicità, soddisfazione o sentimenti d’amore. MARCATE ALTERAZIONI DELL’AROUSAL E DELLA REATTIVITÀ ASSOCIATI ALL’EVENTO TRAUMATICO si manifestano dopo l’evento traumatico (criterio E) come comportamento irritabile ed esplosioni di rabbia (con minima nessuna provocazione) tipicamente espressi nella forma di aggressione verbale o fisica nei confronti di persone o oggetti, comportamento spericolato autodistruttivo, ipervigilanza, esagerate risposte di allarme, problemi di concentrazione, difficoltà relative sonno come difficoltà nell’addormentarsi o nel rimanere addormentati oppure sonno non ristoratore. A SEGUITO DI UN EVENTO STRESSANTE, OLTRE A SVILUPPARE UN PTSD, SI POSSONO MANIFESTARE ANCHE SINTOMI DISSOCIATIVI LA DEPERSONALIZZAZIONE: ci si può sentire distaccati dai propri processi mentali come se si fosse un osservatore esterno al proprio corpo (ad esempio sensazione di essere in un sogno; sensazioni di irrealtà di se stessi o del proprio corpo o del lento scorrere del tempo). LA DEREALIZZAZIONE: si possono avere cioè persistenti o ricorrenti esperienze di irrealtà dell’ambiente circostante (ad esempio il mondo intorno sembra irreale, onirico, distante o distorto). La durata delle alterazioni descritte è superiore ad 1 mese (criterio F). TRATTAMENTO A oggi, gli interventi psicologici più efficaci per il trattamento del PTSD sono: la Terapia Cognitivo Comportamentale focalizzata sul trauma (TF-CBT); l’Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR). Anche la Mindfulness, e in particolar modo il programma Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR) e il Mindfulness Intervention for Child Abuse Survivors (MICAS) quale terapia psicologica incentrata sul momento presente ha un’efficacia comprovata nella riduzione dei sintomi posttraumatici. La terapia farmacologica di supporto Che cos’è il disturbo di panico e come si DISTURBO DI PANICO manifesta? Il disturbo di panico è un disturbo d’ansia ed è caratterizzato da attacchi di panico frequenti ed inaspettati. Che cos’è un attacco di panico? Gli attacchi di panico, classificati ed inseriti come "panic attack/s (PA/s)" "panic disorder (PD)" nel DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), sono una classe di disturbi d'ansia, a loro volta i più comuni disturbi psichiatrici, che costituiscono un fenomeno sintomatologico complesso e piuttosto diffuso. Il disturbo di solito esordisce nella tarda adolescenza o nella prima età adulta ed ha un'incidenza da due a tre volte maggiore nelle donne rispetto agli uomini. Tuttavia, spesso tale disturbo non viene riconosciuto e di conseguenza non viene mai curato. QUALI SONO I SINTOMI DI UN ATTACCO DI PANICO ? al DSM-5, un attacco di panico si presenta come un periodo Facendo riferimento preciso di intensi paura o disagio, durante il quale quattro (o più) dei seguenti sintomi si sono sviluppati improvvisamente ed hanno raggiunto il picco nel giro di 10 minuti: •palpitazioni, cardiopalmo, o tachicardia; •sudorazione; •tremori fini o a grandi scosse; •dispnea o sensazione di soffocamento; •sensazione di asfissia (mancanza d'aria); •dolore o fastidio al petto; •nausea o disturbi addominali; •sensazioni di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento; •derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi); • paura di perdere il controllo o di impazzire; • paura di morire; • parestesie (sensazioni di torpore o di formicolio); QUALI SONO LE CONSEGUENZE DEGLI ATTACCHI DI PANICO? La principale conseguenza degli attacchi è la tendenza ad evitare tutte le situazioni o le persone ritenute pericolose. •Le persone che soffrono di attacchi di panico cercano di fuggire il prima possibile dalla situazione o dalle persone che provocano loro malessere, evitano situazioni simili nel futuro e mettono in atto meccanismi che li rassicurino (portano con sé medicinali, se temono un attacco di cuore possono fermarsi completamente, se hanno paura di soffocare apriranno una finestra ecc.). •È chiaro che una simile modalità di comportamento sarà molto limitante per la loro vita: potrà creare serie difficoltà nei rapporti interpersonali (familiari, di coppia, di amicizia, ecc.) perché la persona avrà la tendenza a evitare tutte quelle situazioni percepite come ansiose (uscire per incontrare persone, prendere l’aereo, frequentare luoghi affollati, ecc…) In alcuni casi potrà arrivare anche a non uscire più di casa. • La paura dell’imminenza di un nuovo attacco, inoltre, produce uno stato di tensione generale e di irritabilità diffusa. • È stato anche stabilito che gli attacchi di panico sono correlati ad altri disturbi quali la depressione e l’agorafobia. DIAGNOSI DEL DISTURBO DI PANICO Definiti i criteri per l'attacco di panico inteso come episodio, è ora possibile procedere con la diagnosi descrittiva del disturbo di panico. Va ricordato che un attacco di panico si può presentare in concomitanza di agorafobia*. In questo caso la diagnosi sarà quindi di disturbo di panico con agorafobia. Per la diagnosi di disturbo di panico devono essere presenti entrambi i seguenti criteri diagnostici: •Attacchi di panico inaspettati ricorrenti; •Almeno uno degli attacchi è stato seguito da 1 mese (o più) di uno (o più) dei seguenti sintomi: -preoccupazione persistente di avere altri attacchi; -preoccupazione a proposito delle implicazioni dell'attacco o delle sue conseguenze (per es., perdere il controllo, avere un attacco cardiaco, "impazzire"); -significativa alterazione del comportamento correlata agli attacchi. *agorafobia: etimologicamente “paura della piazza”, è la sensazione di paura o grave disagio che un soggetto prova quando si ritrova in ambienti non familiari o comunque in ampi spazi all'aperto, temendo di non riuscire a controllare la situazione che lo porta a desiderare una via di fuga immediata verso un luogo da lui reputato più sicuro. E’ POSSIBILE PREVENIRE GLI ATTACCHI DI PANICO? No, purtroppo non esiste un modo sicuro per prevenire gli attacchi o i disturbi di panico tuttavia, il fatto di ricevere quanto prima un trattamento, può aiutare ad impedire loro di peggiorare o che diventino più frequenti. Può essere utile anche praticare delle tecniche di rilassamento e di gestione dello stress. COME CURARE IL DISTURBO DI PANICO? Il trattamento per gli attacchi e i disturbi di panico è di norma molto efficace: l’obiettivo è quello di eliminare tutti i sintomi legati agli episodi. Con una cura corretta molte persone sono finalmente in grado di riprendere le attività quotidiane. Le principali opzioni di trattamento per gli attacchi di panico sono i farmaci e la psicoterapia, ugualmente efficaci. DISTURBI DISSOCIATIVI DISSOCIAZIONE: DEFINIZIONE La dissociazione è un termine utilizzato per descrivere la disconnessione tra alcuni processi psichici rispetto al restante sistema psicologico dell’individuo. Con la dissociazione si crea un’assenza di connessione nel pensiero, nella memoria e nel senso di identità di una persona; è dunque un processo di dis-integrazione, la mente viene a perdere la sua capacità di integrare alcune funzioni superiori. SECONDO IL DSM V… I disturbi dissociativi sono caratterizzati dalla sconnessione e/o dalla discontinuità della normale integrazione della coscienza, della memoria, dell’identità, della percezione, della rappresentazione del corpo e del comportamento. I sintomi dissociativi possono potenzialmente compromettere ogni area del funzionamento psicologico. I disturbi dissociativi comprendono: Il disturbo dissociativo dell’identità L’amnesia dissociativa Il disturbo da depersonalizzazione/derealizzazione Il disturbo dissociativo non specificato Nel DSM V i disturbi dissociativi sono posti accanto ai disturbi correlati ad un Trauma, il che riflette la stretta relazione tra queste classi diagnostiche (ad esempio il disturbo da stress post-traumatico presenta sintomi dissociativi come l’amnesia, flashback e depersonalizzazione/ derealizzazione. I disturbi dissociativi infatti si manifestano frequentemente a seguito di traumi, e molti dei sintomi, compreso l’imbarazzo, la confusione circa i sintomi o il desiderio di nasconderli, sono influenzati dalla stessa esperienza del trauma. IL DISTURBO DISSOCIATIVO DELL’IDENTITÀ Secondo i criteri del DSM V, il disturbo dissociativo dell’identità è caratterizzato da: 1. Presenza di due o più identità distinte, descritta in molte culture come un’ esperienza di possessione spiritica. Questo comporta una forte compromissione della continuità del senso di Sé, accompagnata da alterazioni negli affetti, nei comportamenti, nella coscienza, nella memoria, nella percezione, nella cognizione e nelle funzioni sensomotorie. Queste alterazioni possono essere auto-riferite o riportate da terzi. 2. Lacune ricorrenti nel richiamo di eventi quotidiani, di informazioni personali importanti e/o eventi traumatici (in contrasto con l’ordinario oblio) 3. I sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione sociale, lavorativa o di altre importanti aree di funzionamento. 4. Il disturbo non fa parte di una pratica culturale o religiosa largamente accettata. 5. I sintomi non sono attribuibili agli effetti fisiologici di una sostanza o di un’altra condizione medica IL DISTURBO DI DEPERSONALIZZAZIONE/ DEREALIZZAZIONE Con il termine depersonalizzazione, nel DSM V, ci si riferisce alla sensazione di essere un osservatore esterno rispetto al proprio corpo o ai propri pensieri, sentimenti, sensazioni, azioni (alcuni sintomi sono ad esempio: alterazioni percettive, senso distorto del tempo, sensazione di un Sé irreale o assente, intorpidimento emotivo e/o fisico). Per derealizzazione invece, si intendono quelle esperienze di irrealtà o di distacco rispetto a un ambiente (ad esempio, persone o oggetti sono vissuti come irreali, onirici, senza vita o visivamente distorti). I sintomi sono: la presenza di frequenti disgregazioni e interruzioni del senso di sé e del mondo circostante. Spesso queste sensazioni sono fonte di spavento e preoccupazione per gli individui che, a lungo andare, si rendono conto di perdere sempre più il controllo della loro vita e iniziano a presentare alti livelli di ansia (sviluppando anche attacchi di panico), depressione, problemi nell’ambito sociale e comportamenti disfunzionali come l’abuso di sostanze. L’AMNESIA DISSOCIATIVA Sintomo caratterizzante il disturbo dissociativo dell’identità è l’amnesia dissociativa; consiste nell’incapacità di ricordare importanti informazioni personali, e/o eventi traumatici. L’amnesia quindi può essere circoscritta (ad esempio un evento o un preciso periodo di tempo), selettiva (riguardante un aspetto specifico di un evento) e raramente è generalizzata (riguardante la propria identità e storia di vita). I sintomi causano un disagio clinicamente significativo, una compromissione dell’area sociale, lavorativa, o di altri settori importanti del funzionamento. I sintomi possono essere rilevati dall’individuo stesso o osservati da altre persone. COME RICONOSCERLO? I pazienti spesso presentano le seguenti manifestazioni sintomatologiche: depressione, manifestazioni d’ansia (sudorazione, tachicardia, palpitazioni), fobie, attacchi di panico, sintomi fisici, disfunzioni sessuali, disturbi del comportamento alimentare e disturbi post-traumatici da stress. Sono frequenti pensieri e tentativi di suicidio, così come episodi di automutilazione. Molti soggetti possono arrivare a fare abuso di sostanze psicoattive per un certo periodo di tempo. In ambito clinico predominano casi di donne con disturbo dissociativo dell’identità: gli uomini possono negare i loro sintomi e le storie di traumi, e questo può portare a tassi elevati di falsa diagnosi negativa. Le donne con disturbo dissociativo dell’identità presentano più frequentemente acuti stati dissociativi (flashback, amnesia, fuga, sintomi da conversione, allucinazioni, automutilazione); gli uomini presentano più comunemente comportamenti criminali o violenti. Gli individui con disturbo dissociativo dell’identità possono anche segnalare allucinazioni visive, tattili, olfattive, gustative, e somatiche, che di solito sono legate a fattori post-traumatici e dissociativi. Le persone affette da questa malattia avvertono i sintomi come causati da un’identità alternativa (“mi sento come qualcun altro che vuole piangere con i miei occhi”). IL TRATTAMENTO Il trattamento raccomandato per la cura dei Disturbi Dissociativi è la psicoterapia, con lo scopo principale di ricondurre il paziente verso un migliore funzionamento integrato. Il terapeuta promuove l’idea che tutte le identità alternative rappresentino tentativi di adattamento per far fronte o padroneggiare le difficoltà incontrate dal paziente, e agisce aiutando le identità a conoscersi l’una con l’altra, accettandosi come parti legittime del sé e negoziando per risolvere i loro conflitti. La terapia cognitivo-comportamentale risulta il trattamento privilegiato per aiutare i pazienti ad esplorare e modificare il sistema di credenze disfunzionali basate sul trauma subito ed a padroneggiare le esperienze stressanti e i comportamenti impulsivi. Le tecniche cognitivocomportamentali sono infatti particolarmente utili per il controllo di alcuni sintomi, quali: la gestione delle attivazioni ansiose e delle crisi di ira, la ristrutturazione dei pensieri negativi, il miglioramento della comunicazione interpersonale.