Francesco Valente Anno scolastico 2011/2012 Il doping, che sia esso “estetico” o “sportivo”, provoca in chi lo assume un cambiamento; infatti queste sostanze servono a migliorare, ed in un certo senso anche a cambiare, le abilità e le caratteristiche fisiche delle persone che ne fanno uso. È questo l’interesse principale che mi ha spinto ad affrontare questo tema, per comprendere meglio, dunque, le motivazioni che spingono all’assunzione e per vedere il cambiamento, e nella maggior parte delle volte le gravi conseguenze, che la loro assunzione comporta. Indice: - Doping Sportivo I. Regolamentazione II. Diffusione III. Gratificazione sensoriale ed emozionale IV. Rischi e danni V. Dibattito sull’uso - Doping Estetico Diffusione II. Gratificazione sensoriale ed emozionale III. Rischi I. - Sitografia e Bibliografia Il doping è l'uso (o abuso) di sostanze o medicinali con lo scopo di aumentare artificialmente il rendimento fisico e le prestazioni dell'atleta. II ricorso al doping è un'infrazione sia all'etica dello sport, sia a quella della scienza medica. Sull’origine della parola “doping” ci sono 2 possibili alternative: - Una di queste è “dop”, bevanda alcolica usata come stimolante nelle danze cerimoniali del sud Africa; - Un'altra è che il termine derivi dalla parola olandese “doop”, una salsa densa, che entrò nello slang americano per descrivere come i rapinatori drogassero le proprie vittime mescolando tabacco e semi dello stramonio, che contiene una quantità di alcaloidi, causando sedazione, allucinazioni e smarrimento. Fino al 1889, la parola “dope” era usata relativamente alla preparazione di un prodotto viscoso e denso di oppio da fumare, e durante gli anni '90 si estese a qualsiasi droga narcotica-stupefacente. Nel 1990, “dope” veniva anche riferito alla preparazione di droghe designate a migliorare la prestazione delle corse dei cavalli. I regolamenti sportivi vietano il doping, specificando strettamente le tipologie e le dosi dei farmaci consentiti, e mettono per iscritto l'obbligo per gli atleti di sottoporsi ai controlli antidoping, che si effettuano mediante l'analisi delle urine e in alcuni casi anche del sangue (controlli incrociati). Gli atleti che risultano positivi alle analisi vengono squalificati per un periodo più o meno lungo; nei casi di recidiva si può arrivare alla squalifica a vita. Il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha istituito un'apposita agenzia, la WADA, che si occupa della lotta al doping. Negli ultimi anni in Italia e altri paesi il doping è diventato un reato, sotto la fattispecie della frode sportiva. È del 14 dicembre 2000 la legge n. 376 "Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping“ che consente un'individuazione più precisa del fenomeno doping e permette di colpire più efficacemente una pratica che in precedenza era sanzionabile solo sul piano sportivo. È punibile sia l'atleta che fa uso di sostanze dopanti, sia il medico che le prescrive o somministra, sia chi fa commercio dei farmaci vietati. I paesi dell'Europa dell'est hanno recitato il ruolo di precursori in questo campo, applicando il doping in maniera sistematica nel periodo che va dagli anni ‘50 agli anni ‘80 soprattutto sugli atleti che partecipavano alle Olimpiadi. Poco si sapeva degli effetti collaterali dati dalle sostanze somministrate agli atleti, mentre evidenti erano i miglioramenti in termini di struttura fisica e risultati agonistici, specialmente per le atlete donne che venivano "trattate" con ormoni maschili. Ciò ha portato a gravi danni fisici e psicologici per molti atleti Casi particolarmente clamorosi di doping sono stati: - quello di Ben Johnson, squalificato ai Giochi olimpici di Seul nel 1988;0- quello di Marco Pantani, escluso dal Giro d'Italia del 1999 mentre era largamente in testa alla classifica; - quello di Marion Jones, rea confessa di doping e per questo privata di tutte le sue medaglie olimpiche. Nonostante i controlli, l'uso di sostanze e terapie dopanti è diffuso non solo nello sport professionistico, ma anche in quello dilettantistico e perfino amatoriale. Attorno al fenomeno del doping c'è un giro d'affari che in Italia è stimato in circa 600 milioni di Euro. I motivi dell'uso del doping nello sport vanno ricercati nel desiderio di ottenere vantaggi fisici (migliori prestazioni, controllo del dolore), psicologici (controllo di ansia, tensione, stress e affaticamento) e sociali (raggiungimento di un risultato importante, accettazione all'interno di un gruppo). Questi motivi si basano soprattutto su comportamenti umani e sociali, emozioni e personalità. Il sistema limbico del cervello controlla il comportamento istintivo, le emozioni e la motivazione. I neurotrasmettitori come l'adrenalina, la noradrenalina, la dopamina, la serotonina e i neuroni GABA sono coinvolti nel controllo di molti stati emotivi e mentali. La maggior parte dei farmaci psicoattivi agisce modificando il metabolismo o la specifica sensibilità dei recettori a questi neurotrasmettitori. I recettori della dopamina contribuiscono alla ricerca del piacere, nonché all'attività impulsiva e aggressiva. Un gruppo speciale di neurotrasmettitori (endorfine - encefaline), strutturalmente simili agli oppiacei, è coinvolto nelle sensazioni di dolore e piacere. La dopamina e la serotonina influenzano il “sistema di gratificazione” del cervello. È da sottolineare il fatto, comunque, che l'efficacia degli steroidi nel causare un accrescimento visibile di taglia, di forza e di potenza muscolare è strettamente correlata a una dieta iperproteica e alla pratica di un intenso e regolare programma di allenamento. Gli steroidi anabolizzanti vengono assunti secondo "cicli" di utilizzo della durata media di otto settimane; le modalità di assunzione variano però considerevolmente. I rischi variano a seconda del tipo di steroidi usati, del dosaggio, dell'età di inizio e dell'eventuale assunzione di altri farmaci. Gli effetti collaterali interessano: a) Il sistema cardiocircolatorio; b) Il sistema riproduttivo; c) IL sistema endocrino; d) Il sistema empatico; e) Il sistema osteoarticolare; f) L’apparato neuropsichico. a) Sistema Cardiocircolatorio I maggiori depositi di liquidi nel corpo e nei muscoli causano una pressione sanguigna più elevata; inoltre, l'aumento significativo di colesterolo "cattivo" predispone all'infarto e all'ictus. b) Sistema Riproduttivo Gli effetti sul sistema riproduttivo sono molteplici: diminuzione significativa della produzione di testosterone da parte dei testicoli, riduzione del volume dei testicoli, disturbi nella produzione dello sperma, ingrossamento della prostata, diminuzione del 90% della produzione di spermatozoi, comparsa nell'uomo di caratteri femminili quali la crescita del seno. c) Sistema Endocrino La regolazione ormonale viene inibita o, a volte, bloccata; a causa di ciò il corpo produce meno ormoni. d) Sistema Epatico A causa dell’assunzione si possono avere danni alle cellule epatiche e, in molti casi, anche tumori. e) Sistema Osteoarticolare Nelle persone che usano queste sostanze è stato osservato un incremento della fragilità delle inserzioni derivante dalla riduzione della loro elasticità ed è stato accertato che l'incremento della forza muscolare associato ad una minor elasticità facilita l'evento di stiramenti o rotture. L'impiego di steroidi negli adolescenti che non hanno terminato la crescita può comportare l'arresto di quest'ultima. Il testosterone, infatti, provoca la saldatura delle cartilagini di accrescimento delle ossa: assunzioni non necessarie dell'ormone fanno dunque correre il rischio di rimanere più bassi di statura. f) Apparato Neuropsichico I risvolti psicologici, comportati dall’assunzione di doping, possono essere: euforia, aggressività, irritabilità, tensione nervosa, cambiamento della libido, mania e psicosi. Il soggetto avverte uno stato di benessere, di allegria, non prova noia durante gli allenamenti e non sente la fatica, almeno in un primo tempo. Con il tempo, e con le dosi, questa euforia si trasforma in aggressività, e può sconfinare in comportamenti asociali. Fino all'80% dei soggetti che usano steroidi sono aggressivi e violenti durante il periodo del loro utilizzo. Alcune persone che utilizzano queste sostanze soffrono di un disturbo detto "dismorfia muscolare", che comporta un'immagine distorta del proprio corpo. Gli uomini con questa patologia si vedono piccoli e deboli, anche se sono grandi e muscolosi. Le donne invece, si percepiscono grasse e poco toniche anche se in realtà sono magre e muscolose. Durante il periodo di non somministrazione, gli atleti, potrebbero incorrere in un problema legato alla dipendenza farmacologica. Tra gli effetti collaterali derivanti dall'uso di anabolizzanti c'è anche la comparsa di una forma particolare di acne sul dorso, sulle spalle e sul petto. Nelle donne l'uso di steroidi è associato a un processo di mascolinizzazione: si hanno così irregolarità mestruali, abbassamento della voce, riduzione del seno, perdita dei capelli, aumento dell'acne e dei peli corporei. È in corso un acceso dibattito sul significato della parola doping e sui risvolti che esso comporta: non tutti infatti concordano con la negatività del doping nella pratica sportiva. Vi è infatti chi sostiene che sarebbe più logico liberalizzare il doping in quanto troppo diffuso nella maggior parte degli sport agonistici e quindi fattore discriminante tra chi ne fa uso e può quindi vincere le gare e chi non ne fa uso relegato troppo spesso al ruolo di comprimario. Vi è infine un appunto riguardante la relatività del doping. Quelle sostanze che oggi non sono considerate dopanti in un futuro non molto lontano potrebbero essere considerate tali. Ciò creerebbe secondo alcuni diversità di trattamento tra gli atleti, di oggi e di domani. Spesso le sostanze vengono somministrate dagli allenatori stessi agli atleti che, inconsapevoli del danno che il doping provoca, accettano. Alcune sostanze dagli effetti terapeutici come ad esempio: - la somatotropina (utilizzata contro malattie come nanismo, osteoporosi, stanchezza), - l'insulina (potente ormone anabolizzante, indispensabile contro il diabete mellito di tipo 1), - il testosterone (utilissimo contro osteoporosi, impotenza, stanchezza, anemia, diabete mellito tipo 2) - l'eritropoietina (contro alcune forme particolarmente gravi di anemia e le paralisi da trauma spinale) sono state col tempo demonizzate a causa dell'uso antisportivo che spesso ne viene fatto. L'utilizzo sportivo di queste sostanze ha causato una campagna mediatica di critica nei confronti delle sostanze anabolizzanti, che di fatto ha limitato il loro uso terapeutico e legale ed ha aumentato quello illegale, con grave danno per la salute pubblica. Anche il comportamento dei medici è stato molto criticato, infatti l'omertà che la medicina ha avuto circa gli effetti positivi e negativi degli ormoni anabolizzanti ha incrementato la sfiducia tra i medici e i preparatori atletici, con conseguente aumento del mercato nero degli anabolizzanti. Ciò inoltre ha impedito o limitato l'utilizzo di queste sostanze a persone che hanno patologie fortemente correlate alla carenza di steroidi anabolizzanti la cui cura non ha niente a che fare con le competizioni sportive. La tendenza al ritocco facile è un grosso problema. Tantissime sono le donne che si rivolgono ripetutamente al chirurgo per effettuare ritocchi estetici, iniezioni di botulino, o interventi di chirurgia come lifting e liposuzione. Ma tutto ciò può portare ad un vera e propria dipendenza. Secondo una recente stima,circa il 10 % delle persone che si sottopone ad un trattamento,dopo il primo approccio alla chirurgia estetica,senza alcuna ragione non riesce più a farne a meno, e decide di sottoporsi senza logica,o senza criteri a ripetuti interventi di chirurgia estetica Nicolò Scuderi, docente di Chirurgia plastica all’università La Sapienza di Roma, dopo il congresso della Società italiana di medicina estetica ha lanciato l’allarme su questo nuovo disturbo da dipendenza da chirurgia estetica: “Per la maggioranza delle persone che vi ricorrono i trattamenti estetici sono giustificati. Ma vi è una quota di ‘habitué” o ‘addicted’ che dopo il primo intervento, magari motivato, non riesce più a smettere”. Sono soprattutto giovanissime, e di sesso femminile. Si tratta di un disturbo che sul piano psichiatrico viene classificato come dismorfofobia, che letteralmente significa paura della deformità.I soggetti affetti dal disturbo,infatti, hanno la costante preoccupazione di essere deformi e per questo motivo ricorrono in maniera assidua al bisturi. Il bisturi, e dunque la chirurgia estetica in genere, non è l’unico vero “doping” estetico disponibile; infatti, soprattutto nel campo di fotomodelli e fotomodelle, esistono dei veri e propri farmaci che permettono alla persona che li assume di arrivare ad ottenere i risultati desiderati. Come da logica, i modelli, mirano ad ottenere un fisico perfetto, nella maggior parte dei casi raggiungibile grazie ad una dieta ipocalorica e da un buon allenamento; quando questo non bastasse, è ampio l’uso di farmaci, legali o meno, contenenti ormoni o con effetto diuretico. (“Il doping dei fotomodelli e delle fotomodelle” di Ivan Mercolini) Con chirurgia estetica, dunque, si intende quella parte della chirurgia plastica non volta alla ricostruzione di parti corporee precedentemente esistenti, ma finalizzata al cambiamento di parti del corpo al fine di apparire più belli. Si contrappone alla chirurgia ricostruttiva che ha come obiettivo di ricostituire una parte del corpo mancante o deformata dopo un incidente, infezione o dopo l'asportazione di tumori, della pelle in particolare. C’è da dire però che la chirurgia estetica e quella ricostruttiva sono strettamente collegate tra loro per quanto riguarda le tecniche chirurgiche utilizzate. Il campo d'azione della chirurgia estetica è tutta la superficie corporea ed in particolare le parti importanti nei contatti visivi con le altre persone (viso, seno, forma corporea). Il concetto di bellezza, sempre discutibile e soggettivo, ha subito variazioni nel corso del tempo. Infatti nel passato, ad esempio, la bellezza era ritenuta quella di una donna che oggi possiamo ritenere grassa. È l'espressione di un viso e la sua morfologia che riflettono la sua vera bellezza e seduzione. La bellezza non è un fatto assoluto, il piacere a se stessi è il fattore principale dello stare bene. La chirurgia estetica deve soltanto restituire l'armonia di una personalità, sbarazzandola di ciò che intralcia. Le tecniche della chirurgia plastica sono risvolte a rispondere a questa attesa. A partire dagli anni Ottanta la chirurgia estetica ha cominciato a diffondersi tra la popolazione fino a diventare un vero e proprio fenomeno di costume. Come tale caratterizzato da usi ed abusi. Anche i media se ne sono occupati, trasformando spesso la chirurgia estetica in spettacolarizzazione. Negli ultimi anni sono stati realizzati diversi programmi televisivi con protagonisti i bisturi. L’Italia, come altri molti Stati, ha deciso di frenare la diffusione del fenomeno; infatti, grazie ad un disegno di legge del Consiglio dei Ministri, approvato nel Febbraio del 2011, è stato vietato alle ragazze di età inferiore a 18 anni di rifarsi il seno per scopi estetici. L’unico settore a rimanere sbigottito dal disegno di legge è stato quello dei chirurghi, che ha cercato di difendere il proprio settore lavorativo. Essendo un fenomeno di moda, sono molti gli interventi di chirurgia estetica. a) Chirurgia estetica del viso: - Rinoplastica (correzione dei nasi) - Blefaroplastica (plastica delle palpebre) - Otoplastica (correzione orecchie a sventola) - Lifting facciale - Lipofilling - Genioplastica (correzione del mento) b) Chirurgia del seno: - Mastoplastica additiva (ingrandimento del seno) - Mastoplastica riduttiva (riduzione del seno) - Mastopessi (rassodamento del seno) - Correzione di forma ed asimmetrie - Ginecomastia (ingrandito pettorali maschili) - Ricostruzione mammaria (ricostruzione del seno) Interventi alla silhouette: - Interventi alla silhouette - Addominoplastica e body-lift - Rassodamento di braccia e cosce - Liposuzione / Liposcultura c) Come già detto la chirurgia estetica mira a soddisfare le aspettative estetiche dei pazienti che ad essa si sottopongono. Le aspettative non sono qualcosa di gestibile. Un lavoro difficile per il chirurgo è capire se la paziente che si ha di fronte è operabile o meno e poi se le aspettative possono coincidere con i risultati che tecnicamente è possibile dare. Dunque il compito del chirurgo è quello di valutare l’idoneità del paziente che ha di fronte; infatti, molto spesso, le richieste dei pazienti al chirurgo non possono essere soddisfatte. Comunque sia, i pazienti che si sottopongono cercano nella chirurgia un miglioramento delle proprie caratteristiche fisiche; questo miglioramento coincide spesso con un altro miglioramento, quello psicologico. È infatti nella psicologia del paziente che affondano le radici le ragioni per cui un determinato soggetto si sottopone a interventi di chirurgia estetica. Da questo nasce un altro compito del chirurgo, che deve, anzitutto, ricercare, attraverso il dialogo con il paziente, i motivi che spingono quest’ultimo a ricorrere al bisturi. Come tutti gli interventi, anche la chirurgia estetica comporta dei rischi che sono in genere relativi a reazioni d'intolleranza all’anestesia oppure a possibili complicazioni post-operatorie, come gli ematomi, oppure infezioni o i problemi della cicatrizzazione. Esiste sempre un rischio di complicazioni anche se il chirurgo ha eseguito l’intervento in modo perfetto; infatti ad esempio il fumo e l’assunzione di farmaci possono interferire con i processi di cicatrizzazione. Diviene quindi importante e fondamentale seguire alla lettera le indicazioni del chirurgo prima e dopo l’intervento, in modo da ridurre i possibili rischi al minimo. A volte, dopo l'intervento potrebbe rendersi necessario un piccolo ritocco chirurgico per perfezionare il risultato, in quanto il risultato degli interventi non è sempre del tutto prevedibile, in quanto nessun chirurgo plastico estetico vi potrà mai garantire un intervento totalmente assente di rischi e un risultato perfetto. Sitografia: I. www.wikipedia.it II. www.albanesi.it III. www.my-personaltrainer.it IV. www.c-progettosud.it V. www.jdm.it Bibliografia I. “Il doping dei fotomodelli e delle fotomodelle” di Ivan II. Mercolini Intervista al dott. Roberto Scalco, chirurgo estetico a Roma (13 Aprile 2011) di Stefania Giudice