Gli alimenti del Cerascreen Rapid®G4 "Intolleranza alimentare" è il nome che genericamente viene dato alle cosiddette "reazioni avverse agli alimenti". Ad eccezione delle intolleranze propriamente dette, cioè quella al lattosio e quella al glutine, le altre "intolleranze" rappresentano un fenomeno legato all'eccessivo consumo di un alimento al quale il nostro organismo è sensibile. Contrariamente alle allergie alimentari, i cui sintomi si manifestano subito dopo il contatto con quantità anche minime dell'alimento al quale siamo allergici, nel caso delle intolleranze alimentari i sintomi compaiono solo a seguito di un consumo massiccio (e comunque frequente) di un dato alimento al quale si è sensibili e comunque possono comparire anche da 2 a 72 ore dopo la sua assunzione. È comunque necessario sottolineare che queste forme di intolleranza, pur potendo essere causa di fastidi rilevanti (mal di testa, problemi intestinali, dermatiti, ecc), rappresentano un problema risolvibile mediante un intervento mirato sull' alimentazione, volto essenzialmente a capire quale alimento possa essere la causa del malessere. Dunque, di per sé, all'intolleranza deve essere dato il giusto peso in quanto con una alimentazione corretta si tratta di un problema risolvibile. Tutto ciò a patto che si riesca ad intervenire per tempo e con metodi di indagine seri. Il test Cerascreen Rapid® G4 ricerca le immunoglobuline G4 utilizzando la metodica ELISA, largamente in uso da decenni in tutti i laboratori di analisi. Queste irnrnunoglobuline vengono prodotte dall' organismo nel caso di una sensibilità ad uno o PlU alimenti: risultare negativi ad un dato alimento vuol dire che a questo, con una probabilità del 99%, il nostro organismo non è sensibile e dunque il suo consumo non comporta alcun problema di intolleranza1• 1 Bernardi, D., et al, Time to reconsider the clinical value of immunoglobulin G4 to foods?, Clin. Chem. Lab. Med. 2008, 46(5): 687-690. l La positività, invece, è indice di sensibilità e pertanto richiede una modifica dell'assunzione dell'alimento "incriminato": ciò comporta solo in casi estremi l'eliminazione dell'alimento in questione dalla dieta, mentre nella maggior parte dei casi la rotazione con altri alimenti riesce a risolvere il problema in tempi relativamente brevi. In ogni caso, nessuna modifica dell’alimentazione può essere decisa arbitrariamente da chi si è sottoposto al test: questa deve essere concordata con uno specialista, sia per la durata sia per la modalità, poiché in alcuni casi e per determinati alimenti l'eliminazione di questi dalla dieta può avere effetti dannosi, potendo arrivare addirittura ad una difficile reintroduzione. Ecco perché sempre più specialisti si stanno orientando verso una dieta di rotazione, meno drastica e dunque spesso più gradita al paziente. Molti test per intolleranza alimentare basano la propria presunta attendibilità sulla possibilità di indagare una eventuale intolleranza in riferimento ad alcune decine di alimenti. Ciò trae spesso in inganno il potenziale paziente, che è indotto a pensare che questa caratteristica del test possa identificarlo come "realmente utile". La realtà è che, come detto, l'intolleranza è un fenomeno da accumulo e che se è vero che possono esistere casi di sensibilità elevata nei confronti di un dato alimento (alcuni individui possono risultare positivi anche ad un alimento che non consumano frequentemente), è pur vero che la normalità è rappresentata dai casi di positività ad alimenti il cui consumo è molto frequente o avviene in quantità rilevanti per periodi più o meno prolungati di tempo (se non addirittura con costanza durante tutto l'anno). Per tale motivo, appare difficile da comprendere l'utilità di testare un'eventuale intolleranza, ad esempio, al capriolo o al prezzemolo (come spesso avviene), poiché il consumo di questi alimenti avviene, nel primo caso, raramente (per la maggior parte degli italiani) oppure, nel secondo caso, abbastanza abitualmente ma in quantità molto ridotte. Inoltre, è stato evidenziato recentemente1, almeno in prima analisi, come è poco indicativo fare una indagine su un elevato numero di alimenti. Uno studio condotto su 6.880 pazienti in base a 163 alimenti testati ha indicato che una incidenza del 10% nel generare intolleranza è stata superata soltanto da 44 alimenti e che solamente 14 di questi hanno superato la soglia del 20%. Tra questi alimenti figurano il latte di capra, quello vaccino e quello di pecora, l'albume, il lievito e vari formaggi. Di conseguenza, almeno in prima analisi, un esame condotto su una gran quantità di alimenti non aggiunge alcuna indicazione utile rispetto a quelle fornite da un test più mirato. Senza contare il fatto che, generalmente, maggiore è il numero degli alimenti testati, maggiore sarà il prezzo che il paziente deve pagare. Cerascreen Rapid® G4 permette di indagare sui 20 alimenti principali, noti anche per il loro elevato ruolo potenzialmente allergizzante. 1 Volpi, N. e Maccari, F. I Serum IgG Responses to Food Antigens in the Italian Population Evaluated by Highly Sensitive and Specific ELISA Test, Journal af Immunoassay and Immunochemistry 30, 51-69, 2009.