LA SPESA
PUBBLICA
LA SPESA PUBBLICA
La spesa pubblica è costituita
dall'insieme dei mezzi
finanziari impiegati dallo Stato
e dagli enti pubblici per il
raggiungimento dei fini
collettivi.
L'ammontare complessivo della spesa
rappresenta il fabbisogno finanziario, ossia la
quantità di moneta che si rende necessaria alla
Pubblica amministrazione in un determinato
periodo di tempo per la realizzazione di tutti gli
interventi prefissati.
LA PRESSIONE DELLA SPESA PUBBLICA
Il rapporto fra l'ammontare della spesa pubblica
e quello del prodotto interno lordo
S / PiI
rappresenta la pressione della spesa pubblica e
indica quanta parte del reddito nazionale è
gestita ogni anno dalla Pubblica amministrazione
e destinata a fini di interesse collettivo.
Il dato relativo alla pressione della spesa
pubblica permette di confrontare
l'estensione del settore pubblico rispetto a
quella del settore privato e di valutare
l'incidenza della finanza pubblica sul
sistema economico del Paese.
L'incidenza della spesa pubblica in Italia
ha raggiunto il suo massimo nel 1993 con
il 59,6% rispetto al PIL, per poi diminuire
ed arrivare a circa il 52% negli anni più
recenti.
L'INCREMENTO DELLA SPESA PUBBLICA
La spesa pubblica tende ad aumentare nel
tempo. Tale incremento è di carattere
generale: a partire dalla metà dell'Ottocento
esso si è verificato in tutti gli Stati e sotto tutti
i regimi politici con un crescendo vertiginoso.
Il fenomeno fu osservato già alla fine
dell'Ottocento dall'economista tedesco Adolf
Wagner, il quale formulò la "legge storica di
aumento delle spese pubbliche« (o legge di
Wagner): negli Stati moderni la spesa pubblica
cresce in modo progressivo, aumentando
secondo un tasso maggiore rispetto al tasso di
aumento della popolazione.
L'incremento si è manifestato sia in termini
assoluti (l'ammontare della spesa pubblica è
sempre più elevato), sia in rapporto al reddito
nazionale (la spesa pubblica assorbe una
percentuale sempre maggiore
del prodotto
interno lordo). Solo negli ultimi anni si è verificata
un'inversione di tendenza.
È pur vero che, in parte, l'aumento è soltanto
nominale. Le spese sono espresse in moneta e il
valore di questa muta nel corso del tempo. Se
diminuisce il potere d'acquisto della moneta, e
correlativamente aumentano i prezzi, il costo di
tutti i servizi aumenterà e aumenterà l'ammontare
monetario delle spese pubbliche.
Per misurare l'aumento reale occorre calcolare
per ciascun anno le cifre di spesa al netto del
tasso di inflazione, come se nel periodo
considerato il livello generale dei prezzi fosse
rimasto lo stesso (misurazione “a prezzi
costanti").
L'attività della Pubblica amministrazione è
indirizzata a tre fondamentali finalità:
conservare l’integrità dell’ordinamento
collettivo (attività istituzionale) e
migliorare le condizioni di vita sul piano
sociale ed economico (politica sociale e
politica economica).
1
L'attività istituzionale garantisce
l'indipendenza dello Stato all'esterno
e l'ordinata convivenza della
popolazione all'interno.
Si manifesta principalmente
mediante la difesa militare, la cura
delle relazioni internazionali, la
prevenzione e la repressione dei
reati, la regolamentazione dei
rapporti fra i privati.
2
La politica sociale ha come obiettivo
lo sviluppo intellettuale e materiale
della società e il benessere degli
individui. Lo Stato ha esteso sempre
di più i suoi interventi nel campo
della cultura, della sanità,
dell'assistenza, della previdenza, del
lavoro.
3
La politica economica ha lo scopo di
favorire l’incremento e l'efficiente
impiego delle risorse e correggere gli
eventuali squilibri del mercato.
Anche questi obiettivi, in origine,
venivano lasciati al libero gioco
dell'iniziativa privata. Successivamente,
gli Stati hanno ampliato
progressivamente le dimensioni del
settore pubblico dell'economia.
I fattori che influiscono sull'incremento della spesa
pubblica sono molteplici.
In parte si ricollegano allo sviluppo industriale, in parte
all'evoluzione degli Stati in senso democratico. Ne
indichiamo di seguito i principali.
a
La necessità di un crescente impegno per
l'adempimento delle funzioni istituzionali dello Stato
(negli Stati contemporanei la difesa militare richiede
mezzi ad altissimo contenuto tecnologico, la tutela
dell'ordine pubblico deve fronteggiare potenti
organizzazioni criminali e traffici illeciti su scala
internazionale; la legislazione e la giurisdizione devono
assicurare il funzionamento di attività economiche
sempre più complesse).
b
Gli elevati investimenti pubblici per le
infrastrutture necessarie ad assicurare la crescita
dell'economia (strade, ferrovie, impianti di
telecomunicazione, aeroporti, ricerca scientifica
ecc.).
c
Il sorgere di nuovi bisogni collettivi derivanti
dall'industrializzazione e dall'urbanizzazione del
territorio (trasporti pubblici urbani ed extraurbani,
disciplina del traffico, parcheggi,
regolamentazione dell'edilizia, tutela dell'ambiente
ecc.).
d
L'esigenza di servizi pubblici tecnologicamente
più avanzati (ferrovie ad alta velocità, posta
celere, informatizzazione degli uffici pubblici
ecc.).
e
La richiesta di servizi sociali (asili nido,
ospedali, assistenza agli anziani, strutture per
il tempo libero ecc.) per quei bisogni di
assistenza che, dopo il tramonto della famiglia
patriarcale, non possono più essere soddisfatti
nell'ambito familiare.
f
L'affermazione dei principi costituzionali di
eguaglianza e solidarietà, che comportano una
politica sociale di intervento a sostegno delle
categorie più deboli (pensioni, sussidi, servizi
gratuiti ecc.).
g
L'azione dei partiti di massa e dei
sindacati per ottenere condizioni di
maggior benessere a favore di larghi
strati della popolazione.
h
Tendenza degli organi politici ad approvare
progetti di spesa per soddisfare le pressioni
di singoli e di gruppi e mantenere il
consenso elettorale.
i
La diffusione delle teorie economiche
keynesiane che vedono nella spesa
pubblica lo strumento per combattere la
disoccupazione e stabilizzare l'economia.
LA CLASSIFICAZIONE DELLE SPESE PUBBLICHE
La struttura della spesa pubblica può
essere analizzata secondo vari criteri di
classificazione.
SOTTO IL PROFILO ECONOMICO
SPESE PER BENI E SERVIZI (spese di produzione): somme
pagate dalla Pubblica amministrazione come corrispettivo per
l'acquisto di risorse da impiegare nel settore pubblico (lavoro,
beni strumentali e, in genere, fattori produttivi). Poiché
presuppongono una controprestazione, vengono dette anche
spese-prezzo. Vi rientrano le spese per la costruzione di opere
pubbliche, per lo svolgimento delle funzioni pubbliche
istituzionali (organizzazione degli uffici legislativi, amministrativi,
giudiziari), per la prestazione di servizi di pubblica utilità
(trasporti, sanità, istruzione) ecc.
SPESE PER TRASFERIMENTI: i trasferimenti sono
somme che la Pubblica amministrazione eroga a
favore di determinate categorie di soggetti senza
ricevere in cambio alcuna controprestazione. Dato il
loro carattere gratuito sono dette anche spesesussidio. Attuano una redistribuzione della ricchezza
poiché trasferiscono ai beneficiari somme di denaro
che vengono prelevate ai contribuenti mediante
l'imposizione fiscale. A seconda dei destinatari, si
distinguono i trasferimenti a favore delle famiglie
(pensioni, indennità di disoccupazione, assegni
familiari, borse di studio), a favore delle imprese
(contributi a fondo perduto, sovvenzioni, premi) e a
favore di enti pubblici o altre istituzioni (erogazioni a
enti locali, enti previdenziali, associazioni ecc.).
SOTTO IL PROFILO DELL’INCIDENZA ECONOMICA
SPESE CORRENTI: sono le spese che esauriscono la loro
funzione nel corso di un esercizio. Sono sostenute per
assicurare il normale funzionamento delle istituzioni e dei
servizi pubblici (spese di produzione correnti) o per
attribuire disponibilità di reddito determinati beneficiari
(trasferimenti correnti). Vi rientrano ad esempio gli stipendi
del personale, gli interessi sui prestiti, le pensioni i sussidi
di disoccupazione.
SPESE IN CONTO CAPITALE: sono le spese che svolgono
la loro funzione nel periodo medio-lungo. Sono volte a
incrementare le risorse produttive del Paese, mediante la
produzione di infrastrutture e beni pubblici durevoli o
mediante trasferimenti di capitali a favore di aziende
private. Ne sono esempio le spese per acquisto di immobili,
impianti o attrezzature, per programmi di ricerca scientifica,
per partecipazioni azionarie ecc.
SECONDO LO SCOPO
SPESE DI GOVERNO: sono le spese
destinate a soddisfare i fini di interesse
pubblico (spese per il funzionamento degli
organi pubblici, per la prestazione dei
servizi pubblici).
SPESE D'ESERCIZIO: sono le spese
sostenute per procurare le entrate (spese
per l'accertamento e la riscossione dei
tributi, per la riscossione dei proventi di beni
patrimoniali ecc.).
SECONDO IL REGIME GIURIDICO
SPESE OBBLIGATORIE: sono spese previste da
disposizioni vincolanti e inderogabili che ne
determinano tassativamente sia l'ammontare sia la
scadenza. La Pubblica amministrazione è obbligata a
eseguirle senza alcuna possibilità di limitarne l'onere
(stipendi, pensioni, interessi ecc.).
SPESE DISCREZIONALI: sono spese disciplinate da
norme che attribuiscono alla Pubblica amministrazione
il potere di eseguirle quando ne ravvisi l'opportunità, in
relazione agli interessi pubblici da soddisfare e alla
disponibilità di risorse (acquisto di beni, esecuzione di
opere, particolari interventi campo sociale o
economico).
SECONDO IL TEMPO
SPESE ORDINARIE: sono spese che ricorrono con
una certa regolarità in quanto assicurano il
soddisfacimento di bisogni collettivi a carattere
continuativo (spese per la giustizia, per la difesa in
tempo di pace, per il funzionamento degli organi
amministrativi, per i servizi sociali).
SPESE STRAORDINARIE: sono spese che si verificano
una volta tanto, essendo destinate a fronteggiare
necessità di carattere eccezionale (una guerra, una
calamità naturale ecc.).
LA GESTIONE AMMINISTRATIVA DELLA SPESA
La gestione della spesa pubblica è svolta dagli organi
della Pubblica amministrazione in base al principio di
legalità, cioè nel rispetto delle norme. Il potere di
disporre operazioni di spesa spetta ai funzionari
pubblici secondo le competenze stabilite dalla legge
e va esercitato entro i limiti delle somme stanziate nel
bilancio di previsione per ciascun oggetto di spesa.
Sono illegittimi gli atti che dispongono spese in
violazione degli stanziamenti di bilancio. Nessuna
spesa può aver luogo se non trova fondamento in un
atto giuridico che ne giustifichi l'erogazione (una
specifica disposizione di legge, un contratto, un
provvedimento amministrativo, una sentenza del
giudice).
L'erogazione delle spese ha luogo mediante un
procedimento amministrativo che si articola in
quattro fasi:
1
L’impegno: è l'atto con cui l'organo
competente destina in concreto una
somma di denaro a una determinata
operazione di spesa, disponendo, in tutto o
in parte, del corrispondente stanziamento
previsto in bilancio.
La somma resta oggettivamente vincolata
e, finché non sarà compiuta la procedura
di liquidazione, non può essere destinata a
operazioni diverse.
2
La liquidazione: è l'attività mediante la
quale viene determinato il preciso
ammontare della somma da pagare.
Questo ammontare non deve essere
superiore al limite della somma impegnata;
se è inferiore, la differenza rimarrà libera
per altre operazioni di spesa.
3
L'ordine di pagamento: è l'atto con cui
l'Amministrazione ordina l'esecuzione del
pagamento. Mediante l’ordine, la somma
precedentemente impegnata e liquidata
diviene esigibile.
4
Il pagamento: consiste nella
materiale corresponsione della
somma dovuta al creditore. Il
pagamento viene effettuato
dall'ufficio che gestisce il servizio
di cassa dell'ente erogatore
(servizio di tesoreria).
LA STRUTTURA DELLA SPESA PUBBLICA IN ITALIA
Nel nostro Paese il rapporto fra la
spesa del settore pubblico e il
prodotto interno lordo è ancora molto
elevato, anche se negli ultimi anni
presenta un andamento
costantemente decrescente. ,
Quasi la metà del reddito nazionale è
gestita dallo Stato e dagli altri enti
pubblici (Regioni, Province, Comuni,
enti previdenziali e altri enti pubblici).
Per ciò che attiene la composizione della spesa, l'onere
maggiore è costituito dalle spese correnti. L'alta incidenza
delle spese correnti è dovuta soprattutto ai trasferimenti a
favore delle famiglie, che rappresentano la dimensione
dell'intervento pubblico in campo sociale (previdenza,
assistenza, servizio sanitario). Le altre due componenti che
contribuiscono a rendere così elevata la spesa corrente sono
gli interessi sul debito pubblico e le spese per il personale
dipendente.
Sono tutte spese caratterizzate da notevole rigidità, trattandosi
di spese obbligatorie derivanti da impegni permanenti, il cui
ammontare è predeterminato per legge.
Molto minore è l'incidenza delle spese in conto capitale
(investimenti pubblici). La parte più rilevante di esse è
rappresentata dalla costituzione di capitali fissi (infrastrutture
e beni strumentali durevoli) e dagli interventi in conto capitale
a favore delle imprese (trasferimenti a fondo perduto, prestiti
e partecipazioni azionarie).
GLI EFFETTI ECONOMICI DELLA SPESA PUBBLICA
La spesa pubblica è una delle
componenti della domanda
aggregata.
DA = C + I + G
La spesa pubblica immette in
circolazione un flusso di moneta che
si traduce in domanda di beni e
servizi da parte del settore pubblico o
da parte dei privati.
Le spese correnti rappresentano
domanda per consumi, mentre le
spese in conto capitale
rappresentano domanda per
investimenti.
La spesa pubblica costituisce
uno strumento importante di
politica economica, in
relazione ai diversi obiettivi.
Ad esempio:
le spese in conto capitale sono uno
strumento per una politica di sviluppo;
i trasferimenti e le spese per servizi
sociali sono uno strumento della politica
di redistribuzione;
l‘aumento (politica fiscale espansiva) e la
riduzione (politica fiscale restrittiva) della
spesa pubblica sono strumenti per
determinare la domanda aggregata nelle
diverse fasi del ciclo economico.
LA TEORIA DEL MOLTIPLICATORE
Secondo la teoria keynesiana, nei
periodi di recessione un incremento
di una componente della domanda
aggregata (ad esempio la spesa
pubblica), determina una serie di
reazioni che, nel complesso,
porteranno ad un aumento del
reddito nazionale in misura multipla
(moltiplicatore).
Se G aumenta, allora:
Y
N
La domanda aumenta ulteriormente, e
allora:
Y
N
L’incremento del reddito è tanto
maggiore, quanto maggiore è la
propensione al consumo.
L’incremento della produzione
determina, per le imprese, la necessità
di effettuare nuovi investimenti. La
domanda di beni strumentali aumenta
e questo determina un incremento
ulteriore della produzione,
dell’occupazione e del reddito con un
processo cumulativo che accelera la
crescita (meccanismo
dell’acceleratore).
CRITICHE ALLA TEORIA KEYNESIANA DELLA SPESA PUBBLICA
ALCUNI ECONOMISTI HANNO MOSSO LE
SEGUENTI CRITICHE NEI CONFRONTI DELLA
TEORIA KEYNESIANA DELLA SPESA
PUBBLICA
1 – Non è detto che l’espansione della spesa
determini un aumento della produzione e del
reddito nazionale.
a – Se alcuni fattori produttivi sono carenti, la
produzione non può aumentare e l’espansione della
domanda provoca solo inflazione
(inflazione da domanda).
b – Parte della domanda riguarda beni e servizi
prodotti all’estero: l’espansione della spesa, invece
di determinare un aumento della produzione, può
alimentare le importazioni.
c – L’eccessiva espansione del settore pubblico
può scoraggiare le iniziative produttive private.
2 – Non sempre è facile adottare politiche di
riduzione della spesa pubblica.
a – I tagli alla spesa pubblica sono impopolari e
determinano una diminuzione del consenso
elettorale.
b – Molte spese sono rigide e possono
essere ridotte solo attraverso riforme di
lungo periodo.
c – Se la riduzione della spesa è
eccessiva, può determinare una caduta
della domanda con conseguente
contrazione della produzione e
dell’occupazione.
3 – L’espansione della spesa genera
disavanzi di bilancio e alimenta il
debito pubblico.
EFFICACIA ED EFFICIENZA DELLA
SPESA PUBBLICA
La politica della spesa coinvolge due
aspetti principali: quella della quantità e
quella della qualità.
In primo luogo si può considerare il volume
complessivo della spesa pubblica in termini
assoluti e in proporzione al reddito
nazionale.
In secondo luogo l’intervento pubblico deve
essere valutato considerando anche gli
aspetti dell’efficienza e dell’efficacia.
L’azione amministrativa soddisfa il
criterio dell’efficacia quando è in
grado di raggiungere tutti gli obiettivi
prefissati nel modo più soddisfacente
possibile.
L’azione amministrativa soddisfa il
criterio dell’efficienza quando riesce a
raggiungere tutti gli obiettivi prefissati
impiegando la minima quantità di
risorse possibile.
LA VALUTAZIONE
DELL’EFFICIENZA DELLA SPESA
PUBBLICA
Imprese private:
confronto tra ricavi e costi
Pubblica amministrazione:
confronto tra varie alternative
in termini di utilità collettiva
L’ANALISI BENEFICI-COSTI
Uno dei possibili strumenti
per valutare l’efficienza di un
progetto di spesa è l’analisi
benefici-costi.
Confronto tra benefici
(economici e non) e costi
(economici e non).
CRITERIO DI SCELTA
Si considerano solo i
progetti di spesa per i quali i
benefici superano i costi.
Tra diversi progetti di spesa, è
preferibile quello per cui è
massima la differenza tra
benefici e costi.
LIMITI DELL’ANALISI BENEFICI-COSTI
1 – Problemi nella valutazione dei benefici e dei
costi
2 – Difficoltà nel confronto tra benefici e costi, che
spesso non sono omogenei
3 – Difficoltà nel formulare previsioni sui benefici
e costi futuri
4 – Rischio di valutazioni arbitrarie
In ogni caso l’analisi benefici – costi svolge
un’importante funzione di guida per l’operatore
pubblico.
LA SPESA PER LA PROTEZIONE SOCIALE
Protezione sociale
(o sicurezza sociale)
Sistema di interventi pubblici
finalizzati a garantire ai cittadini
condizioni di vita dignitose e a
proteggerli dai rischi più gravi
dell’esistenza).
PROTEZIONE
SOCIALE
ASSISTENZA
PREVIDENZA
ASSISTENZA
Consiste nel soddisfare
gratuitamente fondamentali
bisogni materiali e morali
dell’assistito (sanità, istruzione,
assistenza agli anziani ecc.).
PREVIDENZA
Consiste nell’accantonare quote di
reddito presente per fronteggiare i rischi
derivanti da determinati eventi futuri e
prevedibili (infortuni, invalidità,
vecchiaia, disoccupazione involontaria,
morte ecc.).
DIFFERENZE
L‘assistenza provvede a sanare situazioni di
bisogno già in atto; la previdenza precostituisce i
mezzi per soddisfare bisogni futuri.
L‘assistenza ha carattere di erogazione e non
comporta oneri per l’assistito; la previdenza ha
funzione assicurativa e richiede il versamento di
contributi da parte delle categorie interessate.
I contributi sono a carico dei datori di lavoro, e in
parte minore dei lavoratori.
LA PROTEZIONE SOCIALE IN ITALIA
I principi fondamentali della protezione sociale
sono sanciti dalla Costituzione.
Art. 2: adempimento dei doveri inderogabili di
solidarietà
Art. 3: uguaglianza formale e sostanziale
Art. 31: tutela della famiglia legittima
Art. 32: tutela della salute
Art. 38: diritto alla protezione sociale (diritto al
mantenimento e all’assistenza sociale, a favore di ogni
cittadino inabile al lavoro, diritto dei lavoratori alla
tutela previdenziale in caso di infortunio, malattia,
invalidità, vecchiaia, disoccupazione involontaria).
Il sistema italiano di
protezione sociale si
articola in tre principali
funzioni di spesa: la
sanità, la previdenza e
l’assistenza sociale.
IL SERVIZIO SANITARIO
L. 833/1978: ISTITUZIONE DEL
SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE
La tutela sanitaria è gestita dal
Servizio sanitario nazionale
tramite le Aziende sanitarie
locali (Asl), enti regionali con
propria personalità giuridica.
Le prestazioni comprendono:
- l’assistenza medica ospedaliera;
- l’assistenza medica ambulatoriale;
- l’assistenza medica farmaceutica;
- l’attività di prevenzione, profilassi e
vigilanza igienico-sanitaria.
Le prestazioni sono a garantite a tutti
(cittadini e stranieri) in condizioni di
uguaglianza.
L’assistenza medica di base è gratuita.
Per le altre prestazioni è richiesto
all’assistito il pagamento di una quota
di partecipazione (ticket).
Il finanziamento del servizio è a carico
delle Regioni (tributi locali e quote di
compartecipazione a tributi erariali).
I Livelli essenziali di assistenza (Lea)
sono individuati dal Piano sanitario
nazionale.
GLI ENTI PREVIDENZIALI
Il sistema previdenziale italiano fa capo a due
enti pubblici:
l’INAIL (Istituto nazionale di assicurazione
contro gli infortuni sul lavoro)
l’INPS (Istituto nazionale di previdenza sociale)
L’INPDAP (Istituto nazionale di previdenza per
i dipendenti delle Amministrazioni pubbliche) è
stato soppresso nel 2011 e le sue funzioni
sono state trasferite all’INPS.
L’INAIL gestisce le assicurazioni obbligatorie
contro gli infortuni sul lavoro e le malattie
professionali. Le prestazioni consistono in
forma di assistenza diretta (cure sanitarie e
terapie) e nell’erogazione di indennità
giornaliere per i casi di invalidità temporanea,
rendite per i casi di inabilità permanente,
rendite ai familiari superstiti in caso di morte
del lavoratore.
L’INPS assicura le altre forme di tutela.
La principale voce della spesa previdenziale è
costituita dalle pensioni.
Con il termine pensioni si fa riferimento a
somme di denaro erogate dall’ente
previdenziale destinate a proteggere i
lavoratori da ricorrenti rischi quali
l’invalidità, l’inabilità, la vecchiaia e la
morte.
I RISCHI ASSICURATI. I rischi assicurati
attengono sia allo svolgimento dell’attività
lavorativa (invalidità), sia eventi naturali
prevedibili (vecchiaia o morte).
PENSIONI DI VECCHIAIA E DI ANZIANITA’
Le pensioni di vecchiaia e di anzianità si
distinguono per il fatto che mentre la prima
viene corrisposta ai lavoratori in
conseguenza del raggiungimento di un
limite minimo di età anagrafica e in
presenza di un minino di contributi versati,
la seconda trova applicazione al
raggiungimento di un certo numero di anni
di contribuzione (anzianità di servizio), a
prescindere dall’età anagrafica del
lavoratore.
I SISTEMI DI CALCOLO DELLA PENSIONE
La principale novità delle riforme recenti che hanno
interessato il sistema pensionistico riguarda il
metodo utilizzato per calcolare la misura della
pensione: si è passati da un metodo cosiddetto
retributivo a un metodo contributivo.
Il sistema retributivo si basava sul conto delle
retribuzioni percepite dal lavoratore, in particolare
nell’ultimo periodo dell’attività lavorativa.
Con il sistema contributivo l’entità della pensione si
determina moltiplicando la somma dei contributi
accantonati durante la vita lavorativa per un
numero, detto coefficiente di trasformazione che è
rapportato all’età in cui si decide di cessare l’attività
lavorativa.
Dal 1° gennaio 2012 non ci sono più le pensioni di
anzianità.
I lavoratori potranno contare su due tipi di
pensione:
- LA NUOVA PENSIONE DI VECCHIAIA;
- LA PENSIONE ANTICIPATA.
NUOVA PENSIONE DI VECCHIAIA (INNALZATA
CON LA LONGEVITA’ FINO A RAGGIUNGERE 67
ANNI NEL 2021)
anzianità minima: 20 anni
età massima: 70 anni
PENSIONE ANTICIPATA
Anzianità (gradualmente innalzata di 1 mese nel 2013 e di
un ulteriore mese nel 2014):
42 anno e 1 mese per gli uomini
41 anni e 1 mese per le donne
L’età pensionabile delle lavoratrici dipendenti del settore
privato e delle lavoratrici autonome - più bassa di quella
degli uomini e di quella delle lavoratrici del pubblico
impiego - verrà elevata, a partire dal 1° gennaio 2012, fino
ad arrivare progressivamente, nel 2018, alla completa
equiparazione. L’età pensionabile, a partire dal 2013, verrà
aggiornata alla longevità. In ogni caso, nel 2021, per
effetto di un vincolo europeo, non potrà essere inferiore a
67 anni.
LE ALTRE FORME DI PENSIONE
Oltre alla vecchiaia, vi sono altri eventi dannosi per i quali è
prevista l’assicurazione obbligatoria: l’invalidità e la morte. Un
posto a parte nel sistema delle pensioni merita l’assegno
sociale a favore dei soggetti con bassi redditi, che si presenta
piuttosto come intervento di tipo assistenziale.
Può accadere che il lavoratore a causa di un’infermità fisica o
psichica veda ridotta la propria capacità di lavorare. La legge
distingue due diverse situazioni, l’invalidità e l’inabilità.
E’ invalido il lavoratore che a causa di infermità, difetto fisico
o mentale veda in modo permanente ridotta a meno di un terzo
la propria capacità di lavoro in occupazioni confacenti alle
proprie attitudini.
E’ inabile colui che a causa di un’infermità o difetto fisico o
mentale venga a trovarsi nell’assoluta e permanente
impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa.
L’ASSEGNO DI INVALIDITA’: ha natura
temporanea e viene corrisposto per periodi
di 3 anni rinnovabili qualora permangano le
condizioni di invalidità.
La PENSIONE DI INABILITÀ: viene calcolata
applicando delle maggiorazioni sull’importo
dell’assegno di invalidità. Essa è
incompatibile con altri trattamenti
previdenziali e con i compensi da lavoro
autonomo o subordinato.
LA PENSIONE AI SUPERSTITI. Un altro rischio
assicurato obbligatoriamente è la morte del
lavoratore. Con questa forma previdenziale si è
voluto tutelare i congiunti del lavoratore dal
danno economico subito per il venir meno del
loro parente, quale fonte di reddito e di
sostentamento della famiglia.
I familiari superstiti hanno diritto a una pensione
di reversibilità nel caso che al momento del
decesso, il defunto fosse già titolare di pensione.
Spetta una pensione indiretta nell’ipotesi che il
defunto alla data della morte non fosse titolare
della pensione, ma avesse già maturato i requisiti
per la pensione di inabilità e vecchiaia.
L’ASSEGNO SOCIALE. E’ una prestazione di tipo
assistenziale spettante ai cittadini italiani che
abbiano compiuto i 65 anni di età e si trovino in
particolari condizioni di indigenza. Esso
prescinde dal pagamento di contributi e trova la
sua giustificazione nella esigenza di assicurare a
chi ne sia sprovvisto, un reddito minimo vitale.
L’ASSICURAZIONE CONTRO INFORTUNI E MALATTIE
PROFESSIONALI
L’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul
lavoro e le malattie professionali è gestita dall’INAIL.
Questa forma previdenziale si prefigge di garantire il
risarcimento del lavoratore che subisca danni alla
salute a causa di un infortunio sul lavoro o di una
malattia professionale.
Sono obbligati al pagamento dei contributi i datori di
lavoro. Il datore di lavoro è obbligato a denunciare
all’INAIL e all’autorità di Pubblica Sicurezza del
Comune dove si è verificato l’evento lesivo, gli
infortuni sul lavoro non guaribili entro 3 giorni e le
malattie professionali riportate dai propri dipendenti.
L’ASSICURAZIONE CONTRO LA DISOCCUPAZIONE E LE
INTEGRAZIONI SALARIALI
La legge ha predisposto forme previdenziali obbligatorie,
anche per tutelare i lavoratori da quegli eventi che
possono far venire meno o diminuire la loro capacità di
guadagno. Il lavoratore può perdere il suo reddito in caso
di disoccupazione involontaria (ad esempio per
licenziamento), ovvero può vederlo diminuire a causa di
sospensione o riduzione temporanea dell’attività
lavorativa. In tali circostanze lo Stato interviene con una
serie di strumenti previdenziali, per assicurare al
lavoratore una fonte di reddito.
Le forme previdenziali sono di due tipi, entrambe facenti
capo all’INPS: le integrazioni salariali (cassa integrazione
e guadagni, indennità di mobilità), e l’assicurazione contro
la disoccupazione.
LA NASPI - NUOVA ASSICURAZIONE PER L’IMPIEGO
La NASPI costituisce l’indennità di disoccupazione dal 1
maggio 2015. E’ garantita in caso di disoccupazione
involontaria per tutti i lavoratori dipendenti che
soddisfino determinati requisiti.
ASDI - NUOVO ASSEGNO DI DISOCCUPAZIONE
Spetta per 6 mesi terminata la NASPI a quei lavoratori
che non trovano un'altra occupazione.
L'ASDI non è un contributo economico, ma è costituita
da voucher che possono essere spesi per frequentare
corsi organizzati dagli enti di formazione o Centri per
l'impiego.
Non-Commercial