PREVIDENZA 1919 istituzione delle pensioni di vecchiaia (modello

annuncio pubblicitario
PREVIDENZA
Principali provvedimenti normativi in Italia:
1919 istituzione delle pensioni di vecchiaia (modello bismarckiano)
1929 Cassa nazionale per le assicurazioni sociali
diventa nel 1934
INFPS (Istituto Nazionale Fascista della Previdenza Sociale)
1948 INFPS
INPS (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale)
1969 LEGGE 153/69 che introduce il finanziamento a ripartizione, cui è
abbinato un nuovo metodo di calcolo di tipo retributivo. Introduzione della pensione sociale.
Prima del 1969 vigeva il finanziamento a capitalizzazione, ossia le
pensioni erano pagate attraverso i contributi accantonati per conto del lavoratore e restituiti al
momento del pensionamento. Il finanziamento a ripartizione, “ a staffetta” (si fonda su un patto di
equità intergenerazionale), prevede che i contributi versati dai lavoratori siano immediatamente
utilizzati per erogare le pensioni a chi è uscito dal mondo del lavoro.
1992 Riforma Amato
1995 Legge 335 Riforma Dini
1997 Riforma Prodi
2001 Riforma Maroni-Tremonti
2004 Riforma del sistema pensionistica
2005 Riforma previdenza complementare e destinazione TFR
36
L’INDICATORE ESPRIME UN CONCETTO (QUALCOSA DI GENERALE E
ASTRATTO)
L’INDICE E’ UN NUMERO CHE ESPRIME E CHE QUANTIFICA
QUELL’INDICATORE.
L’INDICE E’ OTTENUTO CON DELLE FORMULE.
LE FONTI SONO IL LUOGO DOVE SI RICERCANO GLI ELEMENTI PER
COSTRUIRE GLI INDICI. INTERNET E’ DIVENTATA LA FONTE
ELETTIVA PER CERCARE DATI.
Indicatore: invecchiamento della popolazione
Indice di vecchiaia (IV)
(rapporto anziani su minori)
POP 65+
X 100
POP 0-14anni
Valori superiori a 100 indicano una maggiore presenza di soggetti anziani rispetto ai minori (ad es.
IV=200 significa che ci sono 200 anziani ogni 100 minori)
PER INDICE DI INVECCHIAMENTO POPOLAZIONE (RESIDENTE) SI
INTENDE UN NUMERO CHE ESPRIME LA QUANTITA’ (in percentuale)
DI PERSONE ANZIANE CHE VIVONO IN UN DATO TERRITORIO
rispetto a tutta la popolazione ivi residente.
Indice di invecchiamento
Popolazione residente
(rapporto anziani su tot. Popolazione)
37
POP 65+ X 100
TOT.POP
FAMIGLIA – concetto (definizione astratta) di matrice sociologica
La famiglia è un gruppo di individui legati da un rapporto di parentela o
affettivo che vivono sotto lo stesso tetto per lunghi periodi di tempo, che
costituiscono una entità economica, in cui gli adulti si occupano della prole.
TIPI DI FAMIGLIA
Famiglie parentali o di fatto
Le famiglie di fatto sono legate da legami che si basano sul rispetto e
l’affetto.
Le famiglie di parentela sono fondate:
•
Sul matrimonio civile o religioso
•
Su linee di ascendenza e discendenza tra consanguinei (padrefiglio, nonno-nipote)
•
Sulla base di una scelta adottiva, ossia le adozioni.
Famiglia con nucleo coniugale
Questa è la famiglia nucleare formata da genitori + figli che ha residenza
autonoma rispetto la parentela (oggi il modello prevalente è coppia con
unico figlio).
Famiglia estesa
Quando oltre al nucleo coniugale più parenti conviventi (verticale nonni,
orizzontale fratelli, zii)
Famiglia unipersonale
Single, vedovi/e
Famiglia monogenitoriale
Con un solo genitore (di solito la madre) e figli. Categoria molto
problematica.
Famiglia ricostituita
Modello sempre più diffuso, ossia coppie con figli avuti da altri partners
con la conseguente moltiplicazione delle figure parentali.
38
Famiglia di migranti
Paradossalmente è la famiglia dei migranti che ci porta in visione il
modello più legato a quello tradizionale.
INDICI LEGATI ALLA FAMIGLIA-indicatori socio anagrafici per
descrivere una società demograficamente matura
Alcuni esempi
L’indice che misura la contrazione del numero dei matrimoni (fenomeno
prevalente dell’epoca recente) è il “quoziente di nuzialità” ossia il numero
di matrimoni ogni 1000 residenti in un anno.
Negli anni 60 il quoziente di nuzialità era pari al 9,2‰, nel 97 al 4,7‰.
Matrimoni civili nel 66 erano 1,2%, nel 97 erano il 20,2%.
Si innalza l’età del matrimonio: 30 anni per i maschi e 27 per le femmine.
I figli si fanno in età avanzata (i giovani, soprattutto le donne, hanno carriere
scolastiche/lavorative più lunghe; da non sottovalutare anche i problemi economici che ostacolano
la scelta di diventare genitori).
Questi dati ci dicono che si allunga la
permanenza dei giovani in famiglia.
Si parla di paura di “spiccare il volo” o di “lasciare il nido” per assumere
ruoli adulti, anche se ci sono in realtà cause oggettive di natura
economica.
I genitori si trovano ad avere un doppio carico di cura: giovani emancipati
che pur avendo una vita sociale autonoma non possono o non vogliono
andarsene ; padri e madri anziani che dipendono dalle cure della
cosiddetta “generazione di mezzo”.
Le famiglie degli stranieri che arrivano in Italia sono famiglie giovani,
nuova forza lavoro – ma anche in età riproduttiva (fanno più figli, rispetto agli autoctoni) che portano problematiche differenti e afferiscono ai servizi sociali.
39
DEFINIZIONE DI PENSIONE
La pensione è una rendita vitalizia corrisposta al lavoratore (dipendente,
autonomo, libero professionista) nel momento cui cessa l’attività
lavorativa al raggiungimento dell’età pensionabile indicata per legge
(PENSIONE DI VECCHIAIA) o dell’anzianità contributiva maturata
(PENSIONE DI ANZIANITA’) oppure in rapporto alle condizioni di salute
e alla conseguente impossibilità di svolgere un lavoro (INVALIDITÀ
PREVIDENZIALE) o al grado di parentela con un assicurato o pensionato
defunti (PENSIONE DI REVERSIBILITA).
SCANDALO PENSIONI DI INVALIDITA’ (quelle previdenziali, corrisposte a
seguito di un evento invalidante, che non permette più di lavorare).
Esse sono nate nel 1919, in concomitanza con le pensioni di vecchiaia.
Nel 1970 esse aumentarono in modo tale da superare quelle di vecchiaia
(da circa 501.000 nel 1951 a 3.415.000 nel 1970); esse erano concentrate soprattutto
nel Sud Italia, e nelle gestioni per i lavoratori autonomi.
Nel 1980 le pensioni di invalidità erano salite a circa 5.300.000 mentre
quelle di vecchiaia 4.165.000. Per ottenere una pensione di invalidità di
solito si andava IN RICORSO con l’appoggio di patronati e sindacati
rispetto a comitati regionali o provinciali a loro volta collusi con i partiti.
A inizio anni 80 si decise di stroncare gli abusi,infatti nel 1984 vi fu una
riforma con l’inasprimento delle regole: controlli medico-sanitari più
severi, e fu introdotta la TEMPORALITA’ (controlli periodici). La riforma
del 1984 ebbe un successo solo parziale, perché riguardava solo le pensioni previdenziali, gestite
dall’INPS, non quelle civili (che non prevedevano contributi ed erano gestite allora dal ministero
dell’interno), cosicchè queste ultime si sono sostituite alle prime raggirando
l’ostacolo.
40
FINANZIAMENTO E CALCOLO PER OGNI TIPO DI PENSIONE CON
SISTEMA PREVIDENZIALE
Il sistema di finanziamento a ripartizione nasce nel 1969 con la riforma
INPS (LEGGE 153/69) poiché prima il finanziamento era a
capitalizzazione.
Nello schema previdenziale a capitalizzazione le pensioni erano pagate attraverso i
contributi accantonati per conto del lavoratore e restituiti al momento del pensionamento.
Il sistema di finanziamento a ripartizione si ha quando i nostri contributi
servono a pagare immediatamente le pensioni a chi è uscito dal mondo del lavoro.
Alcuni studiosi (anche Dario Rei) parlano di sistema a staffetta
sostenendo che si tratta di un patto tra generazioni, quindi un patto
intergenerazionale.
COME SI CALCOLA LA PENSIONE
FINO AL 1995 SI PARLAVA DI CALCOLO RETRIBUTIVO, DOPO IL
1995 DI CALCOLO CONTRIBUTIVO.
La pensione con il calcolo retributivo era stimata in base alla migliore
retribuzione percepita negli ultimi 10 anni lavorativi: era cioè agganciata
alla dinamica salariale (non ai contributi versati), il che rendeva la
pensione particolarmente favorevole (era pari circa all’80-90% dello
stipendio).
La pensione stimata con il calcolo contributivo considera invece i
versamenti realmente effettuati, riducendo l’importo della pensione.
Dati importanti :
se al 31/12/1995 si avevano almeno 18 anni di
contributi versati la pensione veniva ancora stimata con calcolo
retributivo; se al 1995 si avevano meno 18 anni di versamenti, ad esempio
9 anni di contributi, solo per quei 9 anni la pensione veniva stimata con
calcolo retributivo; per tutti gli altri dal 01/01/1996 con calcolo
contributivo.
41
SISTEMA ASSISTENZIALE E SUOI TRATTAMENTI.
La legge 88/1989 istituisce la GIAS, Gestione Interventi Assistenziali e
di sostegno alle gestioni previdenziali, che dà il compito all’INPS di
erogare le pensioni di tipo assistenziale, quelle cioè che non derivano dai
contributi versati dai lavoratori, ma vengono finanziate dalla fiscalità
generale, come pensioni/assegni sociali, i trattamenti di invalidità civile.
Nella configurazione istituzionale del
livello di governo sono tre:
-
-
sistema assistenziale italiano i
il livello centrale, dove gli attori principali sono il parlamento, il ministero del lavoro e
delle politiche sociale e l’ INPS. A quest’ultimo è stato destinato circa il 43% del fondo
nazionale per le politiche sociali (nel 2004) per gestire le pensioni di tipo assistenziale;
il livello regionale a cui è andato (nel 2004) circa il 50% del fondo nazionale per le
politiche sociali;
il livello locale (Comuni) a cui è stato assegnato (nel 2004) il 2% del fondo nazionale
per le politiche sociali.
Il resto del fondo (intorno all’1% del totale) va a sostenere le spese del ministero.
Il parlamento stabilisce tramite la legge di bilancio dello Stato le risorse
da destinare al Fondo nazionale per le politiche sociali, finanziato dalle
imposte pagate dai cittadini (anche le pensioni di tipo previdenziale sono
tassate), che saranno ripartite in trasferimenti in favore della GIAS,
delle Regioni e dei Comuni (vedi % sopra).
Misure attivate a livello nazionale:
PENSIONE SOCIALE E ASSEGNO SOCIALE
Le pensioni sociali sono state introdotte nel 69 e sono state sostituite nel
95 dall’assegno sociale: spettano ai cittadini italiani residenti con almeno
65 anni di età e un basso reddito annuo1 (si tratta dunque di uno schema
assistenziale di impostazione categoriale). Sono esenti da imposta.
Dal 1995 vengono erogati gli assegni sociali, chi ne aveva fatto domanda
fino al 1994 percepirà ancora la pensione sociale.
1
Il limite per accedervi è 4.900 Euro annui per chi è solo, e 9.600 Euro se coniugato. L’importo mensile
è pari a 368 Euro (dati 2004) e viene erogato per 13 mensilità.
42
L’assegno sociale è dato anche a chi non ha versato i contributi necessari
per ottenere una pensione previdenziale e per quelle situazioni di povertà
residuale di cui lo Stato si fa carico.
Le pensioni sociali o gli assegni sociali si configurano come l’unica forma di
reddito minimo garantito esistente in Italia, destinato però solo ai
cittadini anziani ultra 65enni.
PENSIONI DI INVALIDITA’ CIVILE
Sono corrisposte agli invalidi (totali e parziali) privi dei requisiti minimi di
contribuzione per accedere alla pensione di invalidità di tipo assicurativo,
e richiedono, come gli assegni sociali, la prova dei mezzi. La finalità è la
prevenzione della povertà per tutti quei cittadini che, a causa della loro
disabilità (non per colpa), non possono trarre reddito adeguato da
un’attività lavorativa. Dal 2001 il riconoscimento dell’invalidità passa dalle
Prefetture alle Regioni, che per mezzo delle UVH (Unità Valutative
Handicap) verificano i requisiti sanitari. Le pensioni, comunque, verranno
pagate dall’INPS. L’importo max mensile corrisponde circa a 230 Euro
(nel 2004), che può essere maggiorato da un’indennità di
accompagnamento
di
circa
400
Euro.
Gli aggiornamenti sono disponibili sul sito internet www.inps.it
QUATTRO NUOVI ISTITUTI DI ASSISTENZA
Dal 1998 vengono istituite 4 nuove forme di assistenza economica che si
inseriscono fra gli interventi di lotta contro la povertà.
ASSEGNO AL NUCLEO FAMILIARE CON 3 FIGLI MINORI (L.
448/98)
I figli minori a carico devono essere almeno 3, si accede all’assegno
tramite prova dei mezzi, misurata attraverso l’applicazione dell’ISE. Nel
2004 l’assegno era di 116 Euro al mese erogabile per 13 mensilità.
Possono accedervi solo nuclei di famiglie italiane.
ASSEGNO DI MATERNITA’ (L. 448/98)
Volto a garantire una forma di tutela alle mamme che non lavorano al
momento del parto e che perciò non hanno coperture previdenziali. Vale
anche per le adozioni. L’assegno è di circa 278 Euro al mese (nel 2004),
43
per 5 mesi L’interessata presenta domanda al proprio comune di
residenza, che inoltra la pratica all’INPS, che pagherà l’assegno. Anche
qui è previsto il MEANS TEST (attraverso l’ISE). La soglia di accesso è
più elevata rispetto all’assegno al nucleo con 3 figli minori, perché questa
non è una misura contro la povertà bensì per incentivare la maternità.
La soglia per accedere all’assegno di maternità era pari nel 2002 a un ISE
di circa 27.000 Euro per una famiglia di 3 componenti, contro un ISE di
circa 7.000 Euro per una famiglia di 5 componenti per richiedere l’assegno
al nucleo con 3 figli minori.
L’assegno di maternità è concesso a tutte le cittadine italiane,
europee comunitarie e a quelle extracomunitarie in regola con la carta
di soggiorno.
CONTRIBUTO PER IL SOSTEGNO ABITATIVO (L. 431/98)
Il fondo nazionale per il sostegno all’accesso alle abitazioni in locazione
assicura un contributo economico (cash) alle famiglie a basso reddito che,
pur avendo i requisiti, non riescono ad accedere all’edilizia residenziale
pubblica, ed è volto ad abbattere l’incidenza dell’affitto sul loro reddito
disponibile annuo. L’affitto non deve incidere oltre il 14% del reddito nei
casi di povertà più grave, oppure il 24% per i locatari che hanno un
reddito superiore alla soglia ma che tuttavia avrebbero i requisiti per
accedere all’edilizia residenziale pubblica.
RMI (reddito minimo di inserimento)
Introdotto in via sperimentale nel 98 (Dleg 237/98) solo in alcuni Comuni
italiani. Il reddito minimo di inserimento è stato attivato dal 1999 al
2002. Oggi non viene più erogato perché la sperimentazione è stata
sospesa, nonostante fosse richiamato anche dalla L.328.
Questo reddito minimo è stato inteso come una misura di contrasto alla
povertà verso persone a rischio di marginalità sociale e impossibilitate a
provvedere al proprio mantenimento e a quello dei figli. Il RMI prevedeva
un assegno monetario erogato per un anno e rinnovabile. Era però
vincolato all’impegno da parte del destinatario di attenersi ad un
programma di inserimento sociale, scolastico o lavorativo.
Nel Libro Bianco, prodotto dal Ministero del lavoro e delle politiche
sociali nel 2003, il RMI è stato sostituito dal RUI (reddito di ultima
44
istanza), finora inattuato, che si configura come misura puramente
assistenziale, a copertura di condizioni permanenti di marginalità e
mancato inserimento nel mercato del lavoro, senza configurare alcun
diritto sociale al reddito garantito.
45
Scarica