Corso Abilitazione Sostegno 2015/2016
NEUROPSICHIATRIA INFANTILE
Prof.ssa Laura Soletti
Medico Chirurgo, Neuropsichiatra Infantile
Ambulatorio Età Evolutiva dell’ Istituto Leonarda Vaccari
Dott Alberico Battisti
Assistente Sociale
Ambulatorio Età Evolutiva dell’ Istituto Leonarda Vaccari
L’ALUNNO DISABILE NEL NELLA SCUOLA
PRIMARIA
Ricapitolando

Disturbi più frequenti
Nell'anno scolastico 20122013, sono circa 84 mila gli
alunni con disabilità nella
scuola primaria (pari al 3,0%
del totale degli alunni)




Nelle scuole primarie il 21,4%
degli alunni con disabilità non
è autonomo in almeno una
delle attività indagate
(spostarsi, mangiare o andare
in bagno)
l'8,0% non è autonomo in
tutte e tre le attività
Il ritardo mentale
I disturbi del linguaggio

I disturbi dell'apprendimento

Disturbo dell'attenzione
fonte : www.istat.it
UN BAMBINO A 6-7 ANNI
• Sta terminando la tappa cognitiva che Piaget ha
denominato preoperatoria, per passare alla fase delle
operazioni o tappa operatoria.
•Il bambino inizierà a svolgere operazioni più complesse e
avrà un maggior livello di astrazione
•Scrive parole e a volte frasi
• Può essere autonomo nel vestirsi
• Inizia ad essere autonomo nell’igiene personale
•Si vede meno dipendente dai suoi genitori
• La sua coordinazione aumenta, anche la fiducia in sé
•Vorrebbe fare tutto come vuole lui, che le cose andassero
come vuole lui.
• Comincia ad avere la capacità di valutare e giudicare se
stessi
•La sfida intellettuale e sociale diventa più importante
ETA’ DI LATENZA
UN BAMBINO A 8 ANNI
•Si esprime adeguatamente utilizzando strutture morfosintattiche complesse ed un vocabolario ricco e variegato;
• si muove in modo fluido e coordinato, va in bicicletta
senza rotelle;
• si allaccia le scarpe da solo; i disegni sono ricchi di
particolari e dettagli, iniziale uso della prospettiva, la figura
umana ha un doppio contorno.
• stabilizzati gli apprendimenti della classe III elementare
(leggono e comprendono adeguatamente un brano di III;
sanno scrivere un temino e riassumere un brano letto;
eseguono correttamente addizioni, sottrazione e
moltiplicazioni, iniziano la divisione)
• sono autonomi ( si svestono e vestono da soli, si lavano
da soli),
• si separano senza difficoltà dalle figure adulte di
riferimento;
• interagiscono serenamente con il gruppo dei pari e
iniziano ad avere amicizie privilegiate
ETA’ DI LATENZA
UN BAMBINO A 9 ANNI
•Sta diventando progressivamente più autonomo.
•Le attività proprie e in gruppo sono importanti e vengono
prese con impegno
•Le relazioni con i genitori sono un po’ più distanti.
•E’ cosciente del fatto che si cresce.
•Il bambino di 9 anni assai responsabile, ma anche un po’
brontolone ed imprevedibile: si arrabbia facilmente
all’improvviso e sembra insofferente quando viene
richiamato a certi impegni o compiti (siamo ora in quarta
elementare). Spesso inventa scuse per non farli.
•Il senso per la giustizia comincia ad essere molto
sviluppato e può portare il bambino a comunicare il suo
disaccordo con certe situazioni anche se sa accettare giuste
punizioni.
•Ha bisogno di motivazioni chiare e imparziali quando viene
richiesto di fare qualcosa: non si accetta più una regola o un
limite se regola o limite non sembrano giusti.
ETA’ DI LATENZA
UN BAMBINO A 10- 11 ANNI
•Si prepara alla pubertà
•Riprende crescita disarmonica del corpo
•Ha ancora bisogno della supervisione dei genitori per i
compiti della quinta
•Comportamenti di ribellione e provocazione
•Slanci di tenerezze e affettività
•Il bambino sembra grande, ma non lo è
•Spesso egli ha bisogno che un genitore gli dia la spinta, il
sostegno, il consiglio di cui ha bisogno per fare quel che
deve fare.
•Non accetta di essere trattato da bambino
ETA’ DI LATENZA
La DISABILITA’ INTELLETTIVA
INTELLIGENZA: DEFINIZIONE
Definizione INTELLIGENZA: capacità generale di
adattare il proprio pensiero e condotta di fronte a
condizioni e situazioni nuove.
Etimol: lat intelligere, capire, leggere dentro.
ADATTAMENTO: processo attraverso cui un individuo
si adegua all’ambiente (fisico/sociale) modificando
i propri schemi di comportamento (adatt passivo)
od operando sull’ambiente stesso per trasformarlo
in funzione delle proprie necessità (adatt attivo:
aggiustamento).
INTELLIGENZA: MISURA
QI: misurazione dell’intelligenza dell’individuo in
relazione alla sua età
Età Mentale/ età cronologia moltiplicato 100
QS: misurazione dello sviluppo psicomotorio
dell’individuo in relazione alla sua età
Sviluppo psicomotorio/ età cronologia
DISABILITA’ INTELLETTIVA
è
una condizione clinica complessa che si manifesta in
età evolutiva
caratterizzata da



un deficit cognitivo
un deficit delle capacità di adattamento
alterazioni della personalità del soggetto
Definizione
•
Il DSM IV classificava questo disturbo nell’Asse II: disturbi di personalità
e ritardo mentale. Disturbi stabili, strutturali e difficilmente restituibili
ad una condizione "pre-morbosa"; generalmente, ma non necessariamente,
si accompagnano a un disturbo classificato nell’ Asse I (disturbo clinico, di
tipo temporaneo).
•
Il DSM V, non utilizza più il termine ritardo mentale ma usa il sinonimo
di disabilità intellettiva o disturbo dello sviluppo intellettivo (ICD-11)
Disturbi del neurosviluppo:
che viene inclusa tra i Disturbi del Neurosviluppo
si manifestano nelle prime fasi dello
sviluppo;
 caratterizzati da una compromissione del
funzionamento personale, sociale, scolastico
o lavorativo;
 range di deficit (da specifici a globali);
 si presentano in concomitanza

…fino ad oggi….
Classificazione per livello di
gravità definita dal QI
Lieve: livello di QI da 50-55 a circa 70
Moderato: livello di QI da 35-40 a 50-55
Grave: livello di QI da 20-25 a 35-40
Gravissimo: livello di QI al di sotto di 20-25
IL QI DA’ INFORMAZIONI SUL LIVELLO COGNITIVO MA NON SULLE
CAPACITA’ DI ADATTAMENTO, NE’ SULLA STRUTTURA DI
PERSONALITA’
Oggi…….I livelli di gravità:
sono definiti sulla base del funzionamento adattivo e non sui punteggi
del quoziente intellettivo (Q.I.), in quanto è il funzionamento adattivo
che determina il livello di assistenza richiesto.
Ambito concettuale
Ambito pratico
Ambito sociale
Alimentazione
 Spostamenti
 Igiene personale
 Capacità di vestirsi
 Attività strumentali
 Preparazione dei
pasti
 Lavori domestici
 Trasporto
 Assunzione dei
farmaci
 Gestione del denaro
 Uso del telefono
 Abilità lavorative
 Mantenimento della
sicurezza ambientale

Abilità interpersonali
 Responsabilità
 Autostima
 Raggirabilità
 Inesperienza
 Capacità di seguire
le regole
 Rispetto delle regole
 Capacità di evitare la
vittimizzazione

Linguaggio: recettivo
ed espressivo
 Lettura
 Scrittura
 Concetto di denaro
 Autonomia
decisionale

CLASSIFICAZIONE EZIOLOGICA DEL RITARDO MEN
MALATTIE GENETICHE
•Malattie cromosomiche
•Mutazioni genetiche
•Microdelezioni
•multifattoriali
MALFORMAZIONI
•Esclusive del SNC
•Multiple
DISORDINI
PRENATALI
•Infezioni materne
•Uso di farmaci o tossici
•Difetti nutrizionali
•Diabete
•Radiazioni
•traumi
DISORDINI PERINATALI
•Infezioni
•Complicanze del parto
•Complicanze post-partum
DISORDINI POST-NATALI
•Infettive
•Tumori
•Problemi psicosociali
•psicosi
CAUSE SCONOSCIUTE
•30% dei casi del RMG
•50% dei casi del RML
NB. Una terapia etiologica è possibile per meno di un caso
su 10. La prevenzione primaria è possibile da 3 a 5 casi su
MASSIMA ETA’ MENTALE RAGGIUNGIBILE A
SECONDA DELLE DIVERSE FASCE
DI GRAVITA’ Di DISABILITA’
 A 16 anni un soggetto con disabilità intellettiva lieve
“potrebbe funzionare” come un ragazzino di 9-12 anni
 A 16 anni un soggetto con disabilità intellettiva media
“ potrebbe funzionare” come un bambino di 4,6-8 anni
 A 16 anni un soggetto con disabilità intellettiva grave
“potrebbe funzionare” come un bambino di 2-3 anni
 A 16 anni un ragazzo con disabilità intellettiva gravissima
avrà un’età mentale <12 mesi
EPIDEMIOLOGIA
Prevalenza: 1-2%
Rapporto M:F= 1,5:1
RML da 1 a 2 su 100 soggetti;
RMM 4 soggetti su 1000;
RMG
RMGG
Meno di 1 soggetto su 1000
Ne sono affetti tutti i paesi e tutti i livelli
sociali
NELL’ARCO DELL’ETÀ EVOLUTIVA
 Il
70% dei soggetti rimane nella stessa
fascia di gravità;
 Il 20% modifica positivamente il suo QI
fino a passare nella fascia superiore;
 Il 10% subisce un peggioramento fino a
passare nella fascia di gravità inferiore
La disabilità Intellettiva nelle diverse
fasi evolutive
UN BAMBINO A 4 anni:
- sa organizzare un racconto spontaneo semplice;
- comprendere strutture grammaticali complesse;
- disegnare spontaneamente una figura umana;
- inizia a disegnare una casa;
- sa andare in bicicletta (con le rotelle), fare un salto a
piedi uniti, sa salire e scendere le scale;
- sa mangiare da solo, controlla gli sfinteri, si sveste e
inizia a vestirsi completamente da solo;
- organizza sequenze di gioco simbolico che condivide
con i coetanei.
COME SI PRESENTA UN BAMBINO
CON Disabilità intellettiva LIEVE E MEDIA A 4
ANNI?
UN BAMBINO CON Disabilità intellettiva LIEVE A 4
anni
Eta’ mentale: 2 - 3 anni
• Produce una frase SVO ed eventualmente una frase
SVOC;
• comprende ordini semplici in sequenza;
• Presenta uno sviluppo motorio-prassico lievemente
rallentato
(es: sale e scende con appoggio; pedala +/-; salto -);
• Disegna un cerchio; non esegue una figura umana
spontaneamente;
• Usa cucchiaio e forchetta, non controlla completamente gli
sfinteri, sveste +/-, veste -;
• Uso funzionale degli oggetti, giochi di accudimento
semplici, gioco simbolico di solito presente ma semplice e
poco articolato;
• Possibile isolamento dal gruppo dei coetanei (predilige i
bambini più piccoli)
UN BAMBINO CON Disabilità Intellettiva Media a 4
ANNI
Età mentale: 1,4 – 1,10 anni
•Si esprime con singole parole o con combinazioni di 2 parole
(es: frasi SO mamma pappa); comprendono ordini semplici
contestuali;
• Goffi nel correre, cadono spesso; non pedalano; salgono e
scendono con difficoltà (senza alternare e con appoggio);
• Eseguono scarabocchi lineari e circolari; non eseguono il
cerchio;
• Forchetta e cucchiaio +/-; non raggiunto il controllo degli
sfinteri; non si svestono e non si vestono da soli;
• Uso funzionale dell’oggetto in presenza dell’adulto; tendono
ad eseguire giochi di movimento poco finalizzati;
• Isolamento dal gruppo dei pari.
UN BAMBINO AD 8 ANNI
•Si esprime adeguatamente utilizzando strutture morfo-sintattiche
complesse ed un vocabolario ricco e variegato;
• si muove in modo fluido e coordinato, va in bicicletta senza
rotelle;
• si allaccia le scarpe da solo; i disegni sono ricchi di particolari e
dettagli, iniziale uso della prospettiva, la figura umana ha un doppio
contorno.
• stabilizzati gli apprendimenti della classe III elementare (leggono
e comprendono adeguatamente un brano di III; sanno scrivere un
temino e riassumere un brano letto; eseguono correttamente
addizioni, sottrazione e moltiplicazioni, iniziano la divisione)
• sono autonomi ( si svestono e vestono da soli, si lavano da soli),
• si separano senza difficoltà dalle figure adulte di riferimento;
• interagiscono serenamente con il gruppo dei pari e iniziano ad
avere amicizie privilegiate
COME SI PRESENTA UN BAMBINO
CON D.I lieve e media a 8 ANNI?
UN BAMBINO CON Disabilità Intellettiva LIEVE a 8
anni
Eta’ mentale: 4,6- 6 anni circa
•Effettua racconti brevi con semplici nessi causali e
temporali ma non logici espliciti;
• spesso presentano goffagine motoria;
• non si allacciano le scarpe da soli; nel disegno eseguono
figure geometriche semplici, disegno narrativo +/-;
• scrivono e leggono al massimo per parole;
• sono abbastanza autonomi, richiedono però spesso il
supporto dell’adulto;
• possono presentare ansia di separazione, prediligono
giocare con i bambini più piccoli, difficoltà di socializzazione
con il gruppo dei coetanei
UN BAMBINO CON Disabilità Intellettiva MEDIA A
8 anni
Eta’ mentale: 3 - 4 anni
•Parlano per frasi SVOC e coordinate semplici, hanno un
racconto didascalico con supporto visivo;
• pedalano con difficoltà, sono molto goffi (es. salto a piedi
uniti (+/-);
• nodo –, coltello -, non riescono a disegnare una casa, non
stabilizzata la figura umana;
• scrivono e leggono singole lettere, non c’è corrispondenza
tra numero e quantità;
• si svestono da soli, collaborano nel vestirsi, non ancora
completamente autonomi anche nel lavarsi i denti;
• molto isolati, gioco simbolico semplice, spesso imitano
sequenze di vita quotidiana.
… Quali Disturbi psichiatrici?
 Depressione
 Disturbi d’ansia
 Disturbo Ossessivo-Compulsivo
 Disturbi psicotici
 Disturbi dl comportamento dirompente
COSA FARE PER AIUTARE UN BAMBINO CON
DISABILITA’ INTELLETTIVA
Offrire un ambiente scolastico ricco di attenzioni
e di affettività coinvolgendo i compagni
 L’insegnante deve stabilire con il bambino un
rapporto basato oltre che sulla fiducia reciproca e
sul confronto, sulla collaborazione.
 Indispensabile è la disponibilità da parte
dell’insegnante a interpretare e soddisfare i
bisogni specifici di cui il bambino con RM è
portatore.
 Promuovere e valorizzare l’operatività spontanea
attraverso proposte manipolative per aiutarlo a
“saper fare”

COSA FARE PER AIUTARE UN BAMBINO CON
DISABILITA’ INTELLETTIVA





Offrire una didattica diversificata e lavorare in
piccoli gruppi
Promuovere una maggiore “flessibilità cognitiva”
aiutandolo gradualmente ad adattarsi a situazioni
nuove e a generalizzare le esperienze apprese
Aiutarlo a riflettere sull’esperienza attraverso un
approccio metacognitivo che lo sostiene nel difficile
svilupppo di un pensiero simbolico e astratto
Favorire una positiva relazione con il gruppo classe
per permettergli di esprimere al meglio le sue
potenzialità e acquisire sicurezza.
Rapporto con i genitori importante per la continuità
tra ambiente scolastico e ambiente domestico
FUNZIONAMENTO
COGNITIVO LIMITE
DEFINIZIONE
Il Funzionamento Intellettivo Limite corrisponde
a un'estensione di valori di QI maggiori rispetto
alla D.I.(di solito 71-84)
 Non è riconosciuto come categoria diagnostica
nelle ultime revisioni dei manuali di
classificazione (DSM-V, ICD-11 in pubblicazione)
 Il DSM-IV-TR (2000) vi dedica poche righe (6
righe a pag. 786), limitandosi a dire che questa
diagnosi può essere formulata quando il QI è fra
71 e 84.
 Si tratta di un “limbo” necessario tra normalità e
ritardo mentale.

DEFINIZIONE
Una diagnosi di FIL dovrebbe essere effettuata
non solo con riferimento al criterio del QI fra 71 e
84 (o 85), ma anche con riferimento al criterio
della presenza di difficoltà di adattamento
(utilizzando le stesse categorie della D.I) e della
insorgenza prima dei 18 anni.
 Come il ritardo mentale il funzionamento
intellettivo limite non è una sindrome, ma un
“risultato” finale di cause fra loro diverse.

ETIOLOGIA
Funzionamento intellettivo limite non dovuto a
processi patologici biologici o a svantaggio
socioculturale.
 Funzionamento intellettivo limite da danno
minimo
 Funzionamento intellettivo limite dovuto a
svantaggio socioculturale.
 Funzionamento intellettivo limite per sindrome
genetica.

QUALI
DIFFICOLTÀ
?
Deficit in una o più aree cognitive:

ragionamento,

problem solving,

pianificazione,

pensiero astratto,

capacità di giudicare,

apprendimento scolastico,

apprendimento dall’esperienza.
QUALI DIFFICOLTÀ ?
Possibili manifestazioni di
 Disturbi di ansia

Disturbi di apprendimenti

Disturbi del comportamento

Inibizione emotiva e relazionale
COSA FARE PER AIUTARE UN BAMBINO CON
FUNZIONAMENTO INTELLETTIVO LIMITE
Valorizzare tutte le altre qualità del bambino in
modo da aumentare la sua autostima
 Dare tempo al bambino
 Aiutarlo nello sviluppo delle competenze che
diventano autonomie
 Dare compiti che possa svolgere da solo secondo i
suoi tempi
 Offrire strategie didattiche
 Segnalare alla famiglia la necessità di una
valutazione

ALCUNE STRATEGIE DIDATTICHE
Chiarire e semplificare le consegne scritte
 Ridurre la quantità di lavoro
 Evidenziare le informazioni essenziali
 Ricerche pratiche attraverso supporti differenti
(es pc)
 Uso di istruzioni passo-a-passo
 Accompagnare le spiegazioni con molte immagini
 Aiutarlo a memorizzare solo gli elementi
importanti
 Uso di strumenti compensativi

STRUMENTI COMPENSATIVI
Sintesi vocale
 Il registratore
 I programmi di video scrittura con correttore
automatico
 La calcolatrice
 La tabella delle misure e delle formule
geometriche

ADHD
sindrome da deficit
dell’attenzione e iperattività
L’ATTENZIONE PUÒ ESSERE
DEFINITA COME:
Un processo attivo di un insieme di competenze che
l’individuo utilizza per categorizzare le informazioni
provenienti dall’ambiente (Taylor, 1986).
Esistono diverse forme di attenzione:
- Attenzione selettiva
- Attenzione simultanea
- Attenzione momentanea
- Attenzione alternata
- Attenzione sostenuta
Attenzione selettiva:
Si intende la capacità che ha l’individuo di rispondere ad un
unico stimolo ambientale ignorando gli altri, prevedendo,
quindi, la capacità di filtrare gli stimoli rilevanti da quelli
non rilevanti.
Attenzione simultanea:
E’ la capacità di prestare attenzione contemporaneamente a
più stimoli provenienti dall’ambiente.
Attenzione momentanea:
E’quella che permette di decidere, attraverso le
informazioni provenienti dall’ambiente, se occorre
fornire una risposta; questo tipo di attenzione
consente di mantenere un contatto costante con
l’ambiente, ignorando le informazioni non rilevanti.
Attenzione alternata:
E’ la capacità di spostare da uno
stimolo all’altro la propria
attenzione; questa capacità
permette flessibilità e prontezza
nelle risposte.
Attenzione sostenuta:
E’ l’abilità di mantenere alto il livello di attenzione per
il tempo necessarioper portare a termine il compito.
I SINTOMI CARDINE DELLA SINDROME
SONO:
1.
2.
3.
4.
Disturbo di sviluppo dell’attenzione con la tendenza ad
utilizzare span attentivi più brevi rispetto all’età cronologica;
Difficoltà selettiva a sostenere l’attenzione sopra un
obiettivo cognitivo senza un rinforzo motivazionale costante
Marcata impulsività motoria che consiste sia nella tendenza a
produrre numerosi atti motori frammentari non finalizzati sia
nell’incapacità ad inibire un’attività motoria intrapresa;
Labilità emotiva latente e vulnerabilità rispetto rispetto allo
stress psicologico con un enorme dispersione ed oscillazioni
affettive e con una bassa tolleranza alla frustrazione e al
conflitto.
La nosografia: il DSM-V
Disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività (DDAI
o ADHD)


I sintomi di disattenzione, iperattività e impulsività devono essere
presenti da almeno sei mesi.
Non devono essere la conseguenza di altri disturbi, quali quelli
dell’umore, l’ansia, etc…
ADHD tipo misto
ADHD tipo disattento
ADHD tipo iperattivo/impulsivo
EPIDEMIOLOGIA





Tasso di prevalenza Europeo 1,5%
(sindrome ipercinetica pura 0.6%);
Stima di prevalenza Americana 3-5%;
Rispetto alla gravità: casi gravi 1,5%, casi lievi 5%;
Il disturbo presenta un apice attorno ai 6-8 anni;
Rapporto M:F 3:1;
99% dei casi clinici, il disturbo al suo esordio
presenta già un’associazione più o meno stabile con
altri disturbi psicopatologici e neuropsicologici.
DEFINIZIONE
 L’iperattività
e/o l’impulsività e/o la
disattenzione devono essere presenti in forma
più grave di quanto si osservi generalmente nei
bambini.
I
sintomi creano importanti ripercussioni sullo
sviluppo emotivo/affettivo e cognitivo, negli
apprendimenti e nello sviluppo sociale.
1. LA DISATTENZIONE IN ETÀ
PRESCOLARE





Spesso sembra che non ascoltino o non abbiano sentito;
Non seguono le indicazioni o le regole di giochi o
attività;
Possono esservi frequenti passaggi da un’attività ad
un’altra senza completarne nessuna;
Spesso non soddisfano le richieste o non riescono a
seguire le istruzioni e non portano a termine compiti;
Le situazioni più strutturate che richiedono attenzione
protratta vengono avvertite come spiacevoli e
notevolmente avversate.
2. DISATTENZIONE IN ETÀ PRESCOLARE

Forte oppositorietà;

Sono facilmente distratti da stimoli irrilevanti e
frequentemente interrompono compiti in corso di
svolgimento per prestare attenzione a rumori senza
importanza che di solito sono ignorati da altri (ad esempio:
il clacson di un’auto, una conversazione di sottofondo).
3. DISATTENZIONE IN ETÀ PRESCOLARE
Possono non riuscire a prestare attenzione ai
particolari;
 Spesso hanno difficoltà nell’organizzarsi nel gioco,
non mantenendo l’attenzione nelle attività che
stanno svolgendo;
 tendono a disperdere, maneggiare senza cura e
danneggiare il materiale utilizzato;
 Il gioco è disordinato e svolto senza minima cura.

IMPULSIVITÀ IN ETÀ PRESCOLARE
Difficoltà ad attendere il proprio turno;
 Difficoltà a tenere a freno le proprie reazioni, frequenti crisi di
collera, difficilmente consolabili, scarsa capacità di
autoregolazione;
 Tendono a “sparare” le risposte prima che le domande siano
state completate ed interrompono eccessivamente gli altri;
 Sono invadenti nei confronti degli altri bambini, arraffano
oggetti altrui, toccano cose che non dovrebbero toccare;
 L’impulsività può portare ad incidenti (per es., far cadere
oggetti, sbattere contro gli altri, agguantare un tegame rovente)
e al coinvolgimento in attività potenzialmente pericolose senza
considerare le possibili conseguenze.

IRREQUIETEZZA MARCATA,
AGGRESSIVITÀ, INSOFFERENZA
ALLE REGOLE, DISORDINE E
DISORGANIZZAZIONE,
FRUSTRAZIONE PEGGIORANO DI
SOLITO NEL PASSAGGIO ALLA
SCUOLA PRIMARIA (DOVE
AUMENTANO REGOLE E COMPITI E
DIMINUISCONO I MOMENTI DI
GIOCO)
1. DISATTENZIONE IN ETÀ SCOLARE
Bambini che si distraggono con estrema facilità per la presenza
di stimoli esterni, anche di lieve entità;
 Possono aåvere difficoltà nel mantenere l’attenzione nelle
attività di gioco o nei compiti;
 Commettono frequenti errori di distrazione, non prestando
attenzione ai particolari o alle spiegazioni;
 Non sembrano ascoltare quando gli si parla direttamente;
 Non portano a termine un compito.
 Sono bambini che perdono i giochi o tutti quegli oggetti
necessari per le diverse attività scolastiche ed extrascolastiche

L’ IPERATTIVITÀ
Difficoltà a rimanere tranquilli, in tutte quelle situazioni in cui
ci si aspetta che il bambino rimanga seduto;
 Descritti come in continuo movimento come se fossero guidati
da un “motorino”;
 Anche quando sono fermi, lo sono in modo apparente perché
tamburellano con le dita, si muovono in continuazione sulla
sedia, toccano tutto quello che hanno di fronte;
 Hanno difficoltà a giocare in modo tranquillo e preferiscono
dedicarsi soprattutto ad attività di movimento.

IMPULSIVITÀ IN ETÀ SCOLARE
Difficoltà ad attendere il proprio turno;
 Difficoltà ad attendere Il termine di una domanda
prima di rispondere;
 Interruzione delle conversazioni altrui;
 Intromissione nei giochi;
 “sparano” le risposte.

VERSANTE PSICOPATOLOGICO
Difficoltà di regolazione con incapacità a modulare
ed organizzare varie aree di funzionamento:
Alterazione nella capacità di modulazione degli
affetti all’interno delle relazioni significative del
bambino;
Alterazione nell’organizzazione del
comportamento;
Alterazioni del sonno;
Turbe dell’alimentazione;
Turbe del controllo sfinterico.
Attenzione! Autostima limitata,
problematica sociali, rendimento
scolastico scarso.
VERSANTE PSICOPATOLOGICO
Il bambino con Deficit d’attenzione e disturbo
iperattivo sperimenta costanti insuccessi nella
rappresentazione quotidiana dell’immagine di sé:
1.Ansia e vissuti di perdita;
2.Inadeguatezza, tristezza, colpa, vergogna,
umiliazione
Il bambino cresce sperimentando sempre più
pesanti sensi di colpa legati alla sua impulsività e
sregolatezza rispetto alle richieste dell’ambiente
intra ed extra-familiare
La comorbidità
1.Disturbi di Apprendimento (10-92%);
2. Disturbo Oppositivo-Provocatorio (35-50%)
3. Disturbo della Condotta (25-45%)
4. Disturbi affettivi (40%)
5. Disturbi da Tic (50%)
6. Disturbo Ossessivo Compulsivo (25%).
INFANZIA
DIST.ANSIA
DIST. OPPOSITIVO
PROVOCATORIO
ADOLESCENZA
DEPRESSIONE
DIST.BIPOLARE
DISTURBO
CONDOTTA
ADULTI
Abuso Sostanze
Psicotrope
DISTURBO
ANTISOCIALE
ADHD
MASI 20012 modificato
Agire, non predicare
Usare spesso e
rapidamente
commenti positivi e
ricompense
Elogi immediati e
costanti
Ricompense
semplici
ma rapide
Cambiare i premi
Cercare di ridurre la ripetizione
continua di regole e critiche
Essere preparati e preparare
Pianificare con il bambino
Stabilire
regole iniziali
Stabilire piccole
ricompense
Stabilire
conseguenze
Ripetere inizialmente quanto pianificato
COSA FARE PER AIUTARE UN BAMBINO CON
ADHD

•
•
•
L’insegnante deve porsi come autorevole e
competente punto di riferimento aiutando
l’alunno a organizzare meglio gli spazi e il
tempo per rendere il proprio ambiente prevedibile
e gestibile:
Definizione di regole e della routine scolastica;
Organizzazione dei tempi di lavoro;
Organizzazione del materiale offrendo un modello
per favorire il mantenimento del materiale in
ordine
COSA FARE PER AIUTARE UN BAMBINO CON
ADHD

•
•
•
•
•
•
•
Nella gestione delle lezioni:
Tempi di lavoro più brevi alternati a brevi momenti di
pausa che devono essere frequenti
Lezioni stimolanti e ricche
Offrire lezioni dinamiche (gioco di ruoli per favorire la
comprensione della lezione)
Interagire frequentemente, fare in modo che
rispondano spesso,
Abituare l’alunno impulsivo a controllare il lavoro
che ha svolto
Fare in modo che continui autonomamente la parte
più facile del compito aiutandolo in quella difficile
Evitare competizioni con i compagni
COSA FARE PER AIUTARE UN BAMBINO CON
ADHD

•
•
•
Nella gestione dei compiti a casa:
Dare compiti che possa svolgere in autonomia
secondo i suoi tempi d’attenzione
Controllare che i compiti siano stati scritti prima
che l’alunno vada a casa
Controllare i compiti svolti a casa
COSA FARE PER AIUTARE UN BAMBINO CON
ADHD

•
•
•
•
•
Nella gestione del comportamento:
Definire e mantenere regole chiare (poche ma buone)
Valorizzare i comportamenti positivi piuttosto che
punire quelli negativi (le punizioni non modificano il
comportamento, spesso lo peggiorano)
Modificare i rinforzi positivi quando non sono più
efficaci
Stabilire ogni giorno o ogni settimana degli obiettivi
facili da raggiungere, dando a lui dei feedback
DEDICATEGLI TEMPO
INTERVENTO PER LE DIFFICOLTÀ SCOLASTICHE
TRAINING
METACOGNITIVO
sia individuale che
in piccolo gruppo
INCONTRI
PERIODICI
CON GLI
INSEGNANTI
IL TRAINING METACOGNITIVO:
O B I E T T I V I:
1. potenziare le capacità
attentive, di controllo e di
autoregolazione
2. migliorare le abilità e le conoscenze metacognitive
di lettura, incrementare
la capacità
di comprensione
del testo, sviluppare strategie di studio funzionali
3. sostenere la motivazione e prevenire l’insuccesso
L’ALUNNO DISABILE NELLA SCUOLA
L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA


RILEVAZIONE
ISTAT
INTEGRAZIONE
SCOLASTICA

Nell'anno scolastico 2012-2013, sono circa
149 mila di cui 84 mila gli alunni con
disabilità nella scuola primaria (pari al
3,0% del totale degli alunni) mentre in
quella secondaria di primo grado se ne
contano poco più di 65 mila
Nell'anno scolastico 2010-2011 in Italia
sono 139 mila gli alunni con disabilità (il
3,0% del totale degli alunni), di cui circa
78 mila nella scuola primaria (pari al 2,8%
del totale degli alunni) e poco più di 61
mila nella scuola secondaria di primo
grado (il 3,4% del totale).
L'84,5% degli alunni con disabilità della
scuola primaria e l'82,1% della scuola
secondaria ha la certificazione ai sensi
della Legge 104/92


RILEVAZIONE
ISTAT
INTEGRAZIONE
SCOLASTICA
A.S. 2012-2013


Gli insegnanti di sostegno rilevati dal
Ministero dell'Istruzione, dell'università e
della ricerca (Miur) sono più di 67 mila: 2
mila in più rispetto allo scorso anno. Nel
Mezzogiorno si registra il maggior numero
di ore medie di sostegno settimanali
assegnate.
Gli insegnanti di sostegno, in entrambi gli
ordini scolastici, svolgono
prevalentemente attività di tipo didattico
(per l'84% degli alunni con disabilità della
scuola primaria e per l'82,4% di quelli
della scuola secondaria di primo grado).
La quota è rispettivamente dell' 8,6% e del
6,8% se l'insegnante svolge attività
prevalentemente di tipo assistenziale.
Circa l'8% delle famiglie ha presentato un
ricorso negli anni per ottenere l'aumento
delle ore di sostegno.


RILEVAZIONE
ISTAT
INTEGRAZIONE
SCOLASTICA
A.S. 2012-2013
Ha cambiato insegnante di sostegno nel
corso dell'anno scolastico il 14,5% degli
alunni con disabilità della scuola primaria
e il 12,5% della scuola secondaria di primo
grado. Il 44,2% degli alunni della scuola
primaria ha invece cambiato l'insegnante
di sostegno rispetto all'anno scolastico
precedente, lo stesso è accaduto al 37,9%
degli alunni della scuola secondaria di
primo grado.
Nel Centro e nel Nord si registrano in
media circa cinque ore settimanali di
assistente educativo culturale o assistente
ad personam per la scuola primaria e
quattro ore per la secondaria di primo
grado. Nel Mezzogiorno, dove invece sono
più numerosi gli alunni con disabilità non
autonomi, a questa attività vengono
dedicate tre ore nella scuola primaria e
due nella secondaria di primo grado.


RILEVAZIONE
ISTAT
INTEGRAZIONE
SCOLASTICA
A.S. 2012-2013


Nelle scuole primarie il 21,4% degli alunni con
disabilità non è autonomo in almeno una delle
attività indagate (spostarsi, mangiare o andare
in bagno) e l'8,0% non è autonomo in tutte e tre
le attività. Nelle scuole superiori di primo
grado le percentuali sono rispettivamente del
14.7% e del 5,5%.
Il ritardo mentale, i disturbi del linguaggio,
dell'apprendimento, e dell'attenzione
rappresentano i problemi più frequenti negli
alunni con disabilità in entrambi gli ordini
scolastici considerati
La partecipazione alle attività extrascolastiche
organizzate dalla scuola sembra essere molto
difficile per gli alunni con disabilità. (50 %)
Percentuali più basse si riscontrano, invece,
nella partecipazione ai campi scuola, ai quali
prendono parte il 16,1% degli alunni con
disabilità della scuola primaria e il 17,2% di
quelli della scuola secondaria di primo grado.
IL PERCORSO DI PIANIFICAZIONE
DELL’INTEGRAZIONE SCOLASTICA
LEGISLATURA ED ESPERIENZA SUL TERRITORIO
Segnalazione
Attivazione delle forme di
integrazione e di sostegno
Famiglia
Ricognizione
dei bisogni
Scuola
Valutazione
Progettazione
ASL
GLHI
GLHO
Identificazione
definizione clinica
Scuola - ASL
DIAGNOSI
FUNZIONALE
Certificazione
Disabilità
Profilo
Dinamico
Funzionale
Programmazione
Educativa
Individualizzata
Disposizioni particolari
ASL
LA CERTIFICAZIONE
Atto finale dell’ equipe multidisciplinare su
modello Regionale
 Codici Scolastici, richiesta di sostegno alle scuole
entro giugno dell’aa scolastico precedente.
 Chi può fare richiesta? Ultime disposizioni
(8 Aprile 2014)
 Chi ha diritto al sostegno? Riconoscimento della
condizione di disabilità, art 1 comma 1, art 3
comma 3.
 Cosa fare per gli alunni con BES?

LA RICHIESTA PER IL RICONOSCIMENTO
DELLA
LEGGE 104/92
Certificazione Specialistica → CAF →Visita
medico legale (con relazione clinica aggiornata)
→ dopo circa 2 mesi →Riconoscimento condizione
di disabilità
(a discrezione della commissione medico-legale).
RICONOSCIMENTO DELLA LEGGE
104/92
Codici ICD-10 che rientrano generalmente nel
riconoscimento art 3 comma 1
Codici Disturbi Settoriali di Sviluppo
Codici Funzionamento cognitivo Limite
Codici Disturbi Psicopatologici
Codici Disabilità Cognitive compensate
RICONOSCIMENTO DELLA LEGGE
104/92
Codici ICD-10 che rientrano generalmente nel
riconoscimento art 3 comma 3
Codici malattie genetiche
Codici Disabilità Intellettive Lievi con comorbidità
Codici Disturbi Spettro Autistico
Codici Disturbi Settoriali in comorbidità
CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE DEL
FUNZIONAMENTO, DELLA DISABILITÀ E DELLA
SALUTE (ICF) OMS 2001
CONDIZIONE DI SALUTE
Disturbo/malattia
Limitazione/funzionamento
Funzioni e
strutture corporee
Fattori ambientali
ATTIVITÀ
partecipazione
Fattori personali
Modificato da ICF, OMS ed it edizioni Erickson Trento
INTERNATIONAL CLASSIFICATION OF IMPAIRMENTS,
DISABILITIES AND HANDICAPS ICIDH OMS 1980
menomazione: qualsiasi perdita o anormalità
afferente a strutture o funzioni psicologiche,
fìsiologiche o anatomiche;
 disabilità: ogni limitazione o perdita della
capacità di compiere un'attività nel modo o
nell'ampiezza considerati normali per un essere
umano;
 handicap: condizione di svantaggio conseguente
a menomazione e/o disabilità che limita o
impedisce l'adempimento del ruolo normale da
parte di un soggetto in relazione all'età, sesso,
fattori socio-culturali.

CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE DEL
FUNZIONAMENTO, DELLA DISABILITÀ E DELLA SALUTE
(ICF) OMS 2001


Funzionamento e Disabilità
 Funzioni corporee: funzioni fisiologiche dei sistemi corporei,
incluse le funzioni psicologiche.
 strutture corporee: parti anatomiche del corpo come organi,
arti e loro componenti.
 Attività: esecuzione di un compito o di un’azione da parte di
un individuo.
 Partecipazione: coinvolgimento di un individuo in una
situazione di vita.
Fattori Contestuali:
 Fattori ambientali: caratteristiche, del mondo fisico, sociale
e degli atteggiamenti, che possono avere impatto sulle
prestazioni di un individuo in un determinato contesto.
 Fattori personali: background personale della vita e
dell’esistenza di un individuo
OMS ICF edizioni Erickson, Trento
CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE DEL
FUNZIONAMENTO, DELLA DISABILITÀ E DELLA
SALUTE (ICF) OMS 2001
ATTIVITÀ E PARTECIPAZIONE
1. Apprendimento e applicazione delle conoscenze
2. Compiti e richieste generali
3. Comunicazione
4. Mobilità
5. Cura della propria persona
6. Vita domestica
7. Interazioni e relazioni interpersonali
8. Aree di vita principali
9. Vita sociale, civile e di comunità
FATTORI AMBIENTALI
1. Prodotti e tecnologia
2. Ambiente naturale e cambiamenti ambientali effettuati dall'uomo
3. Relazioni e sostegno sociale
4. Atteggiamenti
5. Servizi, sistemi e politiche
HANDICAP

Handicap
Profilo psicologico e sociale della disabilità
 Impatto con la personalità e con l’ambiente




Età evolutiva: disabilità incide sulla formazione della
personalità
Barriere e facilitazioni psicologiche e ambientali e
sociali
Ruolo del soggetto all’interno del proprio nucleo
familiare e nel contesto sociale
CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE
DEL FUNZIONAMENTO, DELLA
DISABILITÀ E DELLA SALUTE (ICF)
OMS 2001
– disabilità
attività: limitazione dell’attività
– handicap
partecipazione: restrizione
della partecipazione
LA LEGGE 104/92




Art.12. Diritto all'educazione e all'istruzione.
1. Al bambino da 0 a 3 anni handicappato è
garantito l'inserimento negli asili nido.
2. E' garantito il diritto all'educazione e
all'istruzione della persona handicappata nelle
sezioni di scuola materna, nelle classi comuni
delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado
e nelle istituzioni universitarie.
3. L'integrazione scolastica ha come obiettivo lo
sviluppo delle potenzialità della persona
handicappata nell'apprendimento, nella
comunicazione, nelle relazioni e nella
socializzazione.
LA LEGGE 104/92
4. L'esercizio del diritto all'educazione e
all'istruzione non può essere impedito da
difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà
derivanti dalle disabilità connesse all'handicap.
 5. All'individuazione dell'alunno come
persona handicappata ed all'acquisizione
della documentazione risultante dalla
diagnosi funzionale, fa seguito un profilo
dinamico-funzionale ai fini della
formulazione di un piano educativo
individualizzato.

LA LEGGE 104/92, PIANO EDUCATIVO
INDIVIDUALIZZATO
 …alla
cui definizione provvedono
congiuntamente, con la collaborazione dei
genitori della persona handicappata, gli
operatori delle unità sanitarie locali e, per
ciascun grado di scuola, personale
insegnante specializzato della scuola, con
la partecipazione dell'insegnante operatore
psico-pedagogico individuato secondo
criteri stabiliti dal Ministro della pubblica
istruzione.

LA LEGGE 104/92, PIANO EDUCATIVO
INDIVIDUALIZZATO

Il profilo indica le caratteristiche fisiche,
psichiche e sociali ed affettive dell'alunno
e pone in rilievo sia le difficoltà di
apprendimento conseguenti alla
situazione di handicap e le possibilità di
recupero, sia le capacità possedute che
devono essere sostenute, sollecitate e
progressivamente rafforzate e sviluppate
nel rispetto delle scelte culturali della
persona handicappata
LA LEGGE 104/92, I GLH



Art.12. Diritto all'educazione e all'istruzione.
6. Alla elaborazione del profilo dinamicofunzionale iniziale seguono, con il concorso degli
operatori delle unità sanitarie locali, della scuola
e delle famiglie, verifiche per controllare gli
effetti dei diversi interventi e l'influenza
esercitata dall'ambiente scolastico.
8. Il profilo dinamico-funzionale è aggiornato a
conclusione della scuola materna, della scuola
elementare e della scuola media e durante il
corso di istruzione secondaria superiore.
Consiglio dei Ministri, 23 febbraio 2006, n. 185.910.
LA LEGGE 104/92
Art.13. Integrazione scolastica
 6 Gli insegnanti di sostegno assumono la
contitolarità delle sezioni e delle classi in cui
operano, partecipano alla programmazione
educativa e didattica e alla elaborazione e
verifica delle attività di competenza dei consigli
di interclasse, dei consigli di classe e dei collegi
dei docenti .

LA LEGGE 104/92


14. Modalità di attuazione dell'integrazione.
.
1 Il Ministro della pubblica istruzione provvede
alla formazione e all'aggiornamento del personale
docente per l'acquisizione di conoscenze in
materia di integrazione scolastica.
LA DIAGNOSI FUNZIONALE
ART. 3 DEL DPR 24 FEBBRAIO 1994
Anche se risente di un'impostazione prevalentemente
clinico-medica, a volte non legata alle necessità degli
insegnanti, non va confusa con la diagnosi clinica, che
individua l'alunno come persona handicappata.
 Le aree fondamentali della diagnosi funzionale sono:
• Dati anamnestici, clinico-medici, familiari e sociali
• Livelli di competenza raggiunti nelle aree
fondamentali dello sviluppo
• Aspetti psicologici, affettivo-emotivi, relazionali e
comportamentali.

AREE DI SVILUPPO DESCRITTE DALLA
DIAGNOSI FUNZIONALE



Area AFFETTIVO
RELAZIONALE
Livello COGNITIVO
Area della COMUNICAZIONE
E DEL LINGUAGGIO

Area: MOTORIA E PRASSICA

Area: NEUROPSICOLOGICA



Area degli
APPRENDIMENTI
Area delle AUTONOMIE
Area SENSORIALE
GLH OPERATIVO
CONSIGLIO DI CLASSE







Insegnanti Curriculare
Insegnati Specializzati
Assistente di Base
(collaboratore scolastico)
Assistente Educativo
Culturale
Psicologo
Coordinatore Funzioni
Strumentali
Dirigente Scolastico
EQUIPE
MULTIDISCIPLINARE
Neuropsichiatra
Infantile
 Terapista della
Neuropsicomotricità
dell’Età e Evolutiva
 Logopedista
 Piscologo
 Assistente Sociale

GENITORI
GLH OPERATIVO
ASSISTENTE EDUCATIVO CULTURALE




Gli assistenti AEC (Assistente

Educativo Culturale) sono operatori
dipendenti e regolamentati dal
comune o cooperativa che mette a
disposizione tale servizio.
Il compito dell'AEC è di sostenere il
processo di integrazione degli
studenti disabili non autonomi,
aiutandoli ad andare in bagno, a
mangiare , a spostarsi negli spazi 
della scuola sia esterni che interni
all'edificio.
Partecipa ai GLH operativi e
collabora nella stesura del PDF e
del PEI.
Accompagnare l'alunno in gita
scolastica e nello svolgimento di
attività che richiedano
spostamenti, nella cura
dell'igiene personale.
Non è compito dell'AEC la
somministrazione di farmaci,
tranne su presentazione di una
formale richiesta del medico.
L'AEC, inoltre, non deve
intervenire nella didattica né
per lo svolgimento di attività a
scuola che nei compiti a casa. Il
mansionario dell'assistente è
un documento che può essere
richiesto al comune o alla
cooperativa.
DISPOSIZIONI PARTICOLARI



Rinuncia al sostegno
Va concordata in sede di GLHO e comunicata dalla Scuola all’Ufficio
Scolastico Provinciale nonché contestualmente anche alla scuola di
accoglienza, se l’alunno si appresta a cambiare ordine di scuola,
preferibilmente entro il 15 aprile dell’anno scolastico in corso
Permanenza scolastica
Le permanenze debbono costituire caso di comprovata eccezionalità e
frutto di concertazione del GLHO
Preferibilmente per non oltre uno (1) anno per ogni ordine di scuola e
sempre supportata da progetto
Se la permanenza in una stessa classe raggiunge il III anno di
ripetenza, è il Collegio dei Docenti che la delibera, sentito il parere degli
specialisti
La Scuola è tenuta a inoltrare il progetto di permanenza all’Ufficio
Scolastico Provinciale
Aggravamento
L’aggravamento della situazione di disabilità dell’alunno/a, per cui è
possibile chiedere l’incremento delle ore di sostegno deve essere attesta
in modo articolato dagli operatori sanitari