RABDOVIRUS RABDOVIRUS Tipo Virus Distribuzione Specie infettate Malattia Vesiculovirus Vesicular Caraibi stomatitis virus (VSV) Bovini, cavalli, suini Acuta, autolimitante Lyssavirus Virus della Rabbia Molti mammiferi compreso l’uomo Lenta, progressiva Mondiale Rhabdovirus delle piante Altri rhabdovirus animali Mammiferi, pesci, uccelli, artropodi • Possono infettare diverse specie animali e piante • Virus della rabbia è ubiquitario. Si stima che circa 55000 persone/anno muoiano di rabbia STRUTTURA DEI RABDOVIRUS • Particella virale: simmetria elicoidale 100 nm diametro, 400 nm lunghezza • Presenza di Envelope • Genoma: RNA singola elica polarità negativa (deve essere copiato in RNA a polarità positiva per essere tradotto nelle proteine virali)- quindi virus deve portare con sè RNA-polimerasi RNA-dipendente • Proteine virali: – Glicoproteina G (Superficiale) – Proteina M (Matrice) – Proteina NN (Nucleoprotein) – Proteina L (Large) protein e NS (Non Strutturale, anche nota come proteina P (fosfo)) STRUTTURA DEI RABDOVIRUS Struttura generale di un rabdovirus Immagine in ME del virus della rabbia (colorazione negativa) GENOMA DEI RABDOVIRUS Funzioni delle proteine • Glicoproteina G. – Trimero sulla superficie dell’envelope. – Lega il recettore cellulare (ingresso mediante endocitosi) – A pH 6 il trimero subisce cambiamenti conformazionali, si stabilizza ed espone una regione idrofobica – Bersaglio degli anticorpi neutralizzanti • Proteina M (matrice) – Presentea livello della superficie interna dell’envelope – Funziona da ponte tra glicoproteina G e nucleocapsde • Proteina N (Nucleoproteina) – Principale proteina strutturale del capside – Protegge l’RNA genomico dalla degradazione nucleasica e mantiene l’RNA nella conformazione necessaria per essere trascritto • Proteina L (Large) e NS (nonstrutturale, nota come P (phospho)) formano la RNA-polimerasi RNA-dipendente (polimerasi virale) REPLICAZIONE Legame al recettore • Il recettore per I rabdovirus non è stato identificato in maniera certa anche se diversi esperimenti indicano la fostatiil-colina come un possibile recettore Penetrazione • Dopo l’endocitosi si ha fusione dell’envelope con la membrana dell’endosoma grazie al cambiamento di pH. Il nucleocapside entra nel citoplasma. Il ciclo replicativo è completamente citoplasmatico Transcrizione La polimerasi virale produce i singoli mRNA, dotati di cap e poli-A. La sequenza di trascritti è: N, NS(P), M, G and L con efficienza via via decrescente Replicazione • La polimerasi produce un filamento + che è lo stampo per la replicazione. Sembra che lo switch tra trascrizione e replicazione sia controllato dalla proteina N Assemblaggio La proteina G protein viene portata in superficie dalle vescicole di esocitosi, via RE e GA. Qui si associa con M. L’RNA genomico si associa con N, L e NS (P) formando il nucleocapside. Questo a sua volta si associa con M, portando a cambiamenti conformazionali e al budding. Trascrizione e replicazione dei Rhabdovirus VSV Virus della stomatite vescicolare (VSV) VSV infetta il bestiame (Caraibi; occasionalmente USA e altri Paesi Industrializzati), cavalli e maiali (zoonosi) Comparsa di vescicole in diverse parti del corpo (lingua, bocca, mammelle, unghie zoccolo) Altamente contagiosa Ingenti danni economici occasionalmente e più raramente l’uomo (sintomi simil influenzali, o vescicole simil erpetiche) SERBATOIO NATURALE? Gli animali domestici rappresentano l’ospite finale da cui il virus difficilmente torna in circolazione Rodriguez Virs Res 2002 RABBIA • Forse la malattia infettiva conosciuta da più lungo tempo (Mesopotamia); • Primo vaccino nel 1885 (Pasteur); • Scomparsa da ampie zone d’Europa; • Recentemente ricomparsa in Italia; • E’ ancora un problema di sanità pubblica? RABBIA RABBIA • Forse la malattia infettiva conosciuta da più tempo (Mesopotamia); • Primo vaccino nel 1885 (Pasteur); • Scomparsa da ampie zone d’Europa; • Assente in Italia da vari anni; • E’ ancora un problema di sanità pubblica? • Da 35 a 50 mila i casi umani all’anno secondo la stima dell’OMS (soprattutto bambini); • Circa 10 milioni/anno i trattamenti vaccinali post-esposizione nell’uomo; • Inserita nella Lista B dell’OIE Lista B OIE " malattie trasmissibili considerate di importanza socio-economica e/o di sanità pubblica all'interno degli stati e che sono significative nel commercio internazionale di animali e di prodotti di origine animale". Eziologia • Virus della rabbia appartiene al genere Lyssavirus • Virus poco resistenti nell’ambiente: inattivati da luce solare, UV, calore, solventi dei lipidi Epidemiologia • Colpisce tutti i mammiferi terrestri • Ciclo urbano e ciclo silvestre • Varietà dei”serbatoi” silvestri nel mondo: volpe rossa (Europa), volpe bianca (Artico), moffetta+volpe+procione (USA), mangusta (Sudafrica e Caraibi), vampiro (America del Sud) • Casi di rabbia “cronica” Trasmissione Saliva (morso di un animale infettato che diventa molto aggressivo) Trapianto di cornea, o tessuti (casi rari) Contatto saliva infetta con mucose o ferite aperte (in assenza di morso) Aerosol (personale di ricerca/laboratorio; pipistrelli nelle grotte) IL CICLO INFETTIVO DEL VIRUS DELLA RABBIA 3-12 settimane. Assenza di sintomi 4.Nel cervello, il virus replica attivamente. Sviluppo dei sintomi Il virus è presente nella saliva dell’animale 3. il virus dai muscoli e dal tessuto connettivo, entra nei nervi periferici e migra , verso la corda spinale ed il cervello 5. morte dell’animale infetto entro 1 settimana dall’apparenza dei sintomi (paralisi respiratoria) 2. il virus penetra nei tessuti con la saliva infetta 1. l’animale è morso da un animale rabbioso Diagnosi post-mortem Test IF Corpi del Negri Patogenesi • Replicazione locale (virus isolabile per tre gg., poi eclisse) • Invasione del SNC (lungo i tronchi nervosi – 3mm/h) • Migrazione centrifuga (esterno del SNC) Reazione dell’organismo • Si manifesta solo dopo la replicazione virale a livello encefalico (inutile); • Gli anticorpi neutralizzanti hanno effetto protettivo legandosi alle glicoproteine di superficie del virus; • Fenomeno della “morte precoce” legata a bassi titoli anticorpali; Sintomatologia • Periodo di incubazione: da pochi gg. a sei mesi; nell’uomo anche un anno (specie, stipite, sede morsicatura); eliminazione del virus con la saliva anche prima dei sintomi (max 10gg.prima) • Fase prodromica • Comparsa segni neurologici: rabbia furiosa (75%) o rabbia paralitica (25%) • Paralisi e morte Lesioni • Scarse e aspecifiche a fronte di sintomi imponenti e specifici e di ampia diffusione del virus • Istologicamente: infiltrati perivascolari di linfociti nel tessuto nervoso, lesioni degenerative , Corpi del Negri soprattutto nei neuroni del Corno di Ammone (non sempre presenti) Diagnosi • In vita (nell’uomo): ricerca virus nella saliva e su biopsie cutanee (follicoli piliferi) tramite RT-PCR, ricerca anticorpi nel siero e nel liquido spinale (virusneutralizzazione); • Post-mortem: IFD è il test di routine; esami istologici, immunoistochimica, microscopia elettronica, RT-PCR, prova biologica per inoculazione intracerebrale in topini, anticorpi monoclonali Immunofluorescenza Diretta Malattia Malattia fatale (solo 3 casi riportati di persone che sono sopravvissute alla fase neurologica) •Bersagli cellulare: cellule nervose o muscolari •Recettore: recettori nicotinici acetilcolinergici •Periodo di incubazione: Il virus può rimane in questa sede per un periodo lungo (anche molti mesi) e replicarsi senza sintomatologia evidente •Fase prodromica: Il virus migra lungo assone dei nervi al SNC (trasporto retrogrado) e arriva alle radici dorsali dei gangli e nel canale spinale e raggiune il cervello dove infetta varie cellule tra cui cellule del Purkinje, ippocampo (effetto citopatico limitato) •Fase neurologica: infezione del cervello porta a encefalite e degenerazione neurale, coma e morte. Durante questa fase il virus si diffonde dal SNC attraverso neuroni alla cute, occhi, altri sedi (ghiandole surrenali, rene, pancreas) e ghiandole salivari Fattori che determinano la lunghezza del periodo di incubazione e la comparsa dei sintomi – Dose virale al sito di ingresso e quanto il sito di ingresso sia vicino al cervello – .Stato immunologico del paziente (risposta immune alla infezione naturale è lenta, e comparare quando il virus ha già raggiunto il cervello) – Vaccinazione SINTOMI • Fase di incubazione/prodromica: possono comparire dolore e pririto nel sito del morso, febbre, mal di testa, problemi gastrointestinali • Fase neurologica: idrofobia (50% dei pazienti) ovvero paura dell’acqua a causa del dolore associato al bere; convulsioni, allucinazioni, paralisi, crisi respiratorie, coma, morte La situazione italiana • • • • • • La rabbia urbana scompare a fine anni ’50; Poi tre epidemie di rabbia silvestre 1977-1986 arco alpino fino alla Svizzera 1988-89 Trieste 1991-1995 da Trieste a Bolzano Vaccinazione orale delle volpi: ripresa nel 20032004 a causa di un’epidemia in Carinzia nel 2002 giovedì 30 ottobre 2008 • Allarme: nuovo caso di Rabbia silvestre in Italia! • Il 10 ottobre 2008 nella frazione di Oseacco di Resia (UD), una volpe ha morso un cittadino locale agli arti inferiori procurandogli ferite giudicate guaribili in tre giorni dal medico che lo ha visitato. La volpe dal comportamento inusuale, probabilmente proveniente dai confini della vicina Slovenia, è stata abbattuta da un soccorritore ed inviata all'Istituto Zooprofilattico per le indagini del caso. • Il Centro di referenza nazionale per la rabbia è stato istituito presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie con Decreto 8 maggio 2002 del Ministero della Salute (G.U. 22 maggio 2002 n. 118). • L’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie si è occupato della problematica della rabbia fin dal 1977 quando è stato attivato il programma di sorveglianza per la rabbia silvestre dell’OMS, in funzione della sua posizione geografica e della insistenza dell’epidemia nel territorio di sua competenza. La situazione europea • Oltre 11000 casi nel 2003, di cui circa 4000 negli animali domestici e 6 casi umani ( già 5 nel primo semestre 2004) • 14 milioni di vaccini orali per le volpi distribuiti ogni anno RABBIA • Da 40 a 70 mila i casi umani all’anno secondo la stima dell’OMS; • Circa 10 milioni/anno i trattamenti vaccinali postesposizione nell’uomo; Le nuove sfide • Globalizzazione dei movimenti di persone ed animali; • Riduzione dei controlli alle frontiere e sul territorio; • Variabilità del virus; • La rabbia nei pipistrelli La variabilità del virus SETTE GENOTIPI • RABV (genotipo 1): carnivori e pipistrelli americani • Lagos bat (gen2): pipistrelli africani, carnivori, mai nell’uomo • Mokola (gen3): toporagni e gatti in Africa, mai nei pipistrelli • Duvenhage (gen4): pipistrelli africani e uomo La variabilità del virus SETTE GENOTIPI • European bat 1 e 2 (gen5 e 6) pipistrelli europei, altri animali (5 casi) e uomo (4 casi) • Australian bat (gen 7) pipistrelli australiani e uomo ( 2 casi) La variabilità del virus • L’evoluzione dei Lyssavirus avviene per mutazioni puntiformi; non è mai stata evidenziata ricombinazione • Sono stati utilizzati modelli matematici per spiegarne l’albero filogenetico • Forse origine da Rhabdovirus degli insetti adattatisi ai pipistrelli insettivori (711 mila anni fa) La variabilità del virus • Dai pipistrelli insettivori passaggio ai carnivori 900-1500 anni fa (forse la rabbia nell’antichità era sostenuta da un virus diverso dall’attuale RABV) • Negli insetti isolati Rhabdovirus simili ai Lyssavirus (Kotonkan, ecc.) • Il genotipo Mokola è in grado di replicare nelle zanzare La variabilità del virus • Parziale copertura dei vaccini (la copertura è nulla nei confronti del genotipo Mokola) Vaccinazione • Nei cani vaccinati per la prima volta il titolo anticorpale può essere basso (<0,5 UI/ml nel 7,8% a due mesi e nel 25% a cinque mesi) • I vaccini possono essere poco efficaci contro varianti del virus Vaccino anti-rabbico 1890- Louis Pasteur mette a punto un vaccino contro il virus della Rabbia. • Passaggi seriali del virus rabbico selvaggio (virulento) nella corda spinale di conigli. 1° produzione sperimentale di vaccino Animali domestici vaccino ricombinante Nell’uomo vaccino inattivato che si può somministrare post-esposizione utilizzato in combinazione con sieroterapia