PSICOPATOLOGIA DELLE
CONDOTTE CRIMINALI
Francesco Rovetto
1
La violenza
• la violenza è un particolare atto inflitto al
soggetto contro la sua volontà,
• O una forma di restrizione, più o meno
improvvisa, della libertà di disporre di sé e del
proprio corpo.
2
• non sempre è facile definire il grado di
consenso psicologico da parte della persona
presunto oggetto della violenza e ciò vale in
particolare per talune forme di aggressività
sessuale (relazioni sadomasochistiche).
3
• Difficoltà ancora maggiori se soggetto in
condizioni di così grave sudditanza da apparire
privo di volontà propria.
• Es. Cooptazione di soggetti molto giovani con
personalità fragili all’interno di organizzazioni
religiose settarie ed aventi una concezione
integralista
4
• Il concetto di violenza non si identifica con
l’aggressività.
• nella maggior parte dei comportamenti aggressivi
(competitività commerciale, giochi, sport, rivalità
interindividuale in rapporto alla competizione sessuale)
non è riconoscibile alcun carattere di violenza:
• si pensi all’aggressività ritualizzata tipica di moltissime
situazioni competitive, in cui oltre a non esserci
nessuna coercizione fisica o psicologica, l’aggressività
che entra in gioco è parte delle regole concordate e
come tale non si traduce in un’intrusione prevaricante
5
L’aggressività
• l’aggressività positiva rappresenta un comportamento
diretto a superare tutto ciò che costituisce una ostacolo
o una minaccia per l’integrità fisica o psicologia di
organismo vivente .
• L’aggressività quasi sempre viene descritta attraverso
l’analisi di atti o comportamenti: l’aggressione può
consistere in un atto energico fisico, verbale o
simbolico; adeguato e di autoconservazione, o
inadeguato come nel comportamento ostile e
distruttivo; può esser diretto verso l’ambiente o
un’altra persona o verso se stessi, come nella
depressione.
6
• Tre appaiono essere gli aspetti fondamentali
che consentono di classificare l’atto come
aggressivo:
– l’intento,
– l’azione e
– lo stato emotivo.
7
• L’intento rappresenta la volontà di arrecare un danno,
o in modo diretto o impedendo a qualcuno di compiere
azioni piacevoli, e può essere dedotto dalle
dichiarazioni verbali, dall’osservazione delle azioni e dal
contesto generale in cui il comportamento viene
attuato.
• l’azione è tesa a provocare un danno fisico con o senza
aggressività verbale.
• La terza caratteristica è lo stato emotivo: nel prototipo
aggressivo è sempre presente la rabbia, ma possono
esservi altri tipi di emozione che variano a secondo
dell’intensità, dalla lieve “irritazione” alla grave ira.
8
TIPI DI AGGRESSIVITA’
• aggressività diretta
– verso gli altri (eterodiretta)
– Verso se stessi (autodiretta)
• aggressività indiretta,
– Verso oggetti
– Verso animali (che non abbiano creato danni)
9
• aggressività diretta è la tendenza a produrre azioni
violente, finalizzate a danneggiare gli altri, se stessi o
le cose in modo distruttivo. In particolari momenti o
condizioni il soggetto può avere la impressione di non
riuscire ad esercitare un qualsiasi controllo dei propri
impulsi.
• Per aggressività indiretta, invece, generalmente si
intende l’atteggiamento di chi agisce l’aggressività con
modalità indirette, quali “sbattere le porte” nei
momenti di nervosismo, oppure eccedere con battute
“pesanti” nei momenti di scherzo, o perdere la calma
per difficoltà incontrate in ciò che si vuole fare .
10
Ed inoltre…
• Irritabilità nel soggetto tutt’altro che paziente e tollerante
nelle relazioni interpersonali, che ammette con disinvoltura
di perdere la calma, ma che sostiene di poter riacquistare
l’equilibrio con altrettanta facilità.
• il negativismo, che si fonda su una marcata e insistente
opposizione nel rapporto interattivo ed il
• risentimento, in cui è possibile evidenziare come comune
denominatore un certo grado di ingiustizia e di
insoddisfazione.
• Nella sospettosità, invece, lo stereotipo è caratterizzato
dalla convinzione di essere denigrati, per cui il soggetto
tende a mantenere la guardia serrata in aderenza al motto
”diffida sempre degli altri”
11
• animus necandi, caratterizza l’omicidio
volontario, per la sua definizione è necessaria e
sufficiente la dimostrazione che l’agente si
rappresenti la morte come conseguenza della
sua azione o omissione e quindi la voglia in ogni
caso, ovvero che si rappresenti l’evento morte
come indifferente rispetto a quello di lesioni, o
soltanto come possibile o probabile ( Cass.
20.2.1980, in Cass. Pen. Mass. Amm. 1981,;
Cass.1.4.1985; Cass. 12.11.1987).
•
12
• Infatti, la voluntas necandi , quale fenomeno
soggettivo interno, di per se non
esteriorizzato, deve necessariamente essere
desunta da una serie di elementi, tra cui
distinguiamo dati oggettivi, concernenti le
modalità dell’azione delittuosa e dati
soggettivi, riconducibili all’azione del fatto.
•
13
• I dati esterni aventi valore significante possono
essere le concrete modalità della condotta prima
e dopo il delitto, la natura del mezzo usato, le
parti del corpo aggredite dal colpevole, la
reiterazione del colpo e tutti quei dati che
secondo la comune esperienza abbiano un
valore sintomatico (Cass. 24.6.91, in Riv. Pen.,
1992, 247).
•
Non è necessario però che tutti gli elementi
sopra descritti ricorrano congiuntamente,
14
• In relazione alla diversità dell’elemento
psicologico, il codice distingue tre specie di
omicidio:
• Le diverse figure sono perciò contrassegnate dal
dolo, dalla colpa o dalla preterintenzione , a
secondo che l’evento sia voluto, sia accaduto per
imprudenza, negligenza o imperizia gravi, oppure
si verifica come conseguenza di lesioni, oltre
l’intenzione dell’autore del fatto.
15
• Gli atti violenti di solito perpetrati da maschi,
su persone note.
• In violenza domestica ed in ospedali
psichiatrici donne uguali a maschi.
• La maggioranza ha rapido esordio.
• 50% degli atti violenti sono compiuti sotto
influsso di alcool (o di stupefacenti)
16
Cause della violenza
•
•
•
•
istinto?
Impulso?
Apprendimento sociale?
Danno neuroanatomico?
17
Determinanti della violenza
• Sociali frustrazione soprattutto se arbitraria
illegittima o immeritata; provocazione diretta
(anche per interpretazione paranoica)
esposizione a modelli aggressivi (TV ma
soprattutto banda giovanile e famiglia)
• Ambiente inquinamento; rumore; affollamento
(pareti in cartongesso)
• Situazionali elevata attivazione psicofisiologica
(esercizio vigoroso, sex, porno); dolore
18
Determinanti della violenza 2
• Ormoni testosterone,
• Sostanze alcool coca allucinogeni marijuana (a volte
effetto paradosso da BDZ)
• Neurotrasmettitori GABA, noradrenalina e serotonina
(diminuisce), dopamina e glutammato aumentano
• alti Livelli 5-HIAAA in liquor poca aggressività e pochi
suicidi
• Genetica molto rilevante soprattutto a livello
temperamentale (vedi oltre), per la propensione all’uso
di sostanze e per quanto riguarda il QI; Controverso il
ruolo di anomalie cromosomiche tipo XYY.
19
Temperamento
• Cloninger e colleghi (1993, 2000) hanno
descritto la personalità come la sintesi tra
carattere e temperamento, dove per
temperamento si intendono le influenze
genetiche e costituzionali esercitate sulla
personalità, mentre il termine carattere si
riferisce alle influenze apprese tramite il
processo di socializzazione.
• temperamento formato da quattro
componenti:
• ricerca di novità, (dopamina)
• evitamento del danno, (serotonina)
• dipendenza dalla ricompensa
(noradrenalina)
• (persistenza).
• Per quanto riguarda il carattere, invece, è
possibile distinguere tre fattori quantificabili:
•gestione del sé,
•cooperatività
•senso dell’esistenza.
Stile di attaccamento e disturbi di
personalità
• i deficit nelle prime relazioni infantili portano sia
a deficit neurofisiologici del cervello sia a deficit
psicologici
• Spitz il 1 anno di vita del bambino nani ritardati
• Continue e valide interazioni genitore-figlio
aiutano a stimolare lo sviluppo delle connessioni
sinaptiche nella corteccia orbitofrontale, le quali
fanno sì che il bambino moduli la frustrazione, la
collera e la paura e risponda agli altri in modo
flessibile.
• Topolini allevati nella stalla
• Topolini allevati in laboratorio
• Spitz ed il primo anno senza stimoli nani e
ritardati
• Scimmia e scelta di madre di pelouche
• un attaccamento sicuro del bambino sviluppa
il sentiero neuronale che consente al bambino
la gestione delle emozioni (resilience).
• i bambini con uno stile di attaccamento insicuro
sono più emotivamente instabili
• hanno minori capacità di modulare la rabbia e gli
affetti aggressivi, di calmare e consolare le
proprie ansie e tristezze, nonché di tollerare alti
livelli di piacere ed eccitazione
• questi bambini hanno meno probabilità di
interpretare correttamente i suggerimenti sociali
degli altri, proprio a causa dei deficit nella
corteccia orbitofrontale e questo complicherà
ulteriormente le relazioni interpersonali.
I diversi stili di attaccamento nella prima
infanzia
• Con il termine attaccamento ci si riferisce a
quel particolare legame emotivo che si
sviluppa tra il bambino e il genitore, o chi per
lui, e che influenzerà la capacità del bambino
di sviluppare intime relazioni mature una volta
adulto.
• L’impatto del processo di attaccamento sullo
sviluppo non deve essere sottostimato in
quanto “il modellamento e l’organizzazione
delle relazioni di attaccamento durante
l’infanzia è associato a processi propri della
regolazione delle emozioni, delle relazioni
sociali, dell’accesso alla memoria
autobiografica e allo sviluppo
dell’autoriflessione”
• Prevenzione e controllo
• Spesso una eventuale concausa organica viene scoperta
casualmente (es lesioni su bambini).
• Punizione serve ma se data rapidamente in modo
proporzionale e logicamente connesso (opportuna con
paranoici). Se somministrata in modo errato istiga
imitazione, vendetta o desiderio risarcimento), alla
sospensione della punizione frequenti ricadute
• Educazione a capacità sociali utile ma va compresa
condivisa ed esercitata spesso cambiando gruppi di
riferimento (non possibile rimanendo nella banda)
• Risposte incompatibili; empatia; Umorismo; essere
coinvolto in compiti utili
29
•
•
•
•
•
•
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•
fattori di rischio per violenza:
alto livello di intenzione di nuocere;
presenza di vittima;
frequenti ed aperte minacce;
piani concreti
disponibilità di mezzi;
storia di perdita di controllo;
rabbia cronica,
ostilità e risentimento
30
• gioia nell’assistere a sofferenza altrui o
infliggere lesioni,
• mancanza di compassione,
• incendi crudeltà vs animali,
• considerarsi vittima,
• risentimento vs autorità,
31
•
•
•
•
•
•
•
violenze subite nell’infanzia,
ridotto calore o affetto in infanzia,
precoce perdita dei genitori,
precedenti violenze,
comportamento imprudente,
maggiore in ambiente metropolitano ed in
basso livello socioeconomico.
32
Farmaci:
• STABILIZZATORI DELL’UMORE litio,
antiepilettici,
• ANTIDEPRESSIVI serotoninergici,
• neurolettici
• antiandrogeni, beta bloccanti,
• in bambini beta bloccanti e stimolanti
33
vittime
• maggiore rischio di problemi psichiatrici,
• depressione sensazione di non poter essere
aiutati,
• mondo pericoloso,
• sfiducia
• rabbia di essere vittima.
34
VITTIMA DI ABUSO
•
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•
•
•
•
•
•
•
•
MAGGIORE PROBABILITA’ DI:
Disturbi alimentari (anoressia e bulimia)
Disturbi dell’umore
Disturbo ossessivo compulsivo (lavaggio)
Disturbo di depersonalizzazione (dissociazione)
Abuso di sostanze
Ripetere su altri le violenze subite
Panico
Disturbi da discontrollo degli impulsi
PTSD
35
Consapevolezza e rifiuto di violenza
• E’ aumentato il rifiuto per le forme di violenza
che in passato erano considerate normali e
pienamente tollerabili,
– la rissa
– il duello,
– molte forme di vendetta
– Violenza intrafamiliare
– Incesto
– Abuso di mezzi correttivi.
36
Violenza e minaccia
• In genere il reato violento comprende il
concetto di minaccia, STALKING
• che non può essere valutata soltanto sulla
base del danno provocato alla vittima, ma
deve tener conto degli elementi soggettivi del
comportamento dell’aggressore e delle
modalità con cui è stata attuata
37
Sistema attuale: “diritto penale misto”
Libero arbitrio (scuola
classica)
Pericolosità sociale (scuola
positiva)
Pena retributiva
Misura di sicurezza
38
ORDINAMENTO ATTUALE:
colpevolezza, imputabilità e
pericolosità sociale
39
L’IMPUTABILITA’ (art. 85 c.p.) NON E’:
• “coscienza e volontà dell’atto” (suitas)(art. 42,
co. 1 c.p.)
• “colpevolezza” (art 27 cost.; art. 43 c.p.)
• “infermità mentale” (artt. 88-89 c.p.)
• “personalità-carattere del reo” (133 c.p.)
• “pericolosità sociale” (art. 203 c.p.)
40
SOGGETTIVITA’ NEL FATTO PENALE
• 1.) Presente: art. 42, co. 1
• 2.) Colpevole art. 43: - dolosa
- colposa
- preterintenzionale
• 3.) Integra: art. 85
41
1.) Presente: la suitas
“coscienza e volontà dell’atto”
Art . 42, comma I, c. p.
“Nessuno può essere punito per una azione od
omissione preveduta dalla legge come reato, se
non l'ha commessa con coscienza e volontà.”
42
2.) Il principio di colpevolezza
nulla pena sine culpa:
art. 27 cost. e art. 43 c.p.
43
“La responsabilità penale è
personale” (art. 27 cost.)
• Componente psicologica-soggettiva del fatto
criminale
• La responsabilità penale è limitata al fatto
proprio e colpevole
44
Piaget (Fauconnet) : evoluzione della
nozione di responsabilità
PRIMITIVA
- Oggettiva
- Comunicabile
MODERNA
- Soggettiva
- Individuale
Si risponde solo del fatto
proprio e colpevole
45
Art . 43, c. p.
Elemento psicologico del reato. Il delitto:
e' doloso, o secondo l'intenzione, quando l'evento
dannoso o pericoloso, che e' il risultato dell'azione od
omissione e da cui la legge fa dipendere l'esistenza del
delitto, e' dall'agente preveduto e voluto come
conseguenza della propria azione od omissione;
e' preterintenzionale, o oltre la intenzione, quando
dall'azione od omissione deriva un evento dannoso o
pericoloso piu' grave di quello voluto dall'agente;
e' colposo, o contro l'intenzione, quando l'evento,
anche se preveduto, non e' voluto dall'agente e si
verifica a causa di negligenza o imprudenza o imperizia,
ovvero per inosservanza di leggi, regolamenti, ordini o
discipline.
46
“COLPEVOLE”
• la colpevolezza riguarda il rapporto tra il fatto
materiale (illecito) e l’atteggiamento
psicologico del suo autore.
• Atteggiamento sempre e comunque legato ad
un fatto materiale
• L’atteggiamento è “rimproverabile” in tre modi
tipici
47
3. ) “INTEGRA”
L’imputabilità
Art . 85 c. p.
“Capacità d'intendere e di volere.
Nessuno può essere punito per un fatto preveduto dalla
legge come reato, se, al momento in cui lo ha
commesso, non era imputabile.
E' imputabile chi ha la capacità di intendere e di volere.”
48
Imputabilità come presupposto
(condizioni psichiche minime) della
colpevolezza
49
qualsiasi sistema penale deve
necessariamente assumere una
posizione filosofica in merito alla
natura della condotta umana, e
cioè se questa sia libera o
determinata.
50
Imputabilità traduzione giuridica del
libero arbitrio:
“condizione soggettiva di possesso di
autodeterminazione”
51
IMPUTABILITA’
• E’ concretizzata nelle funzioni cognitiva e
volitiva
• Deve essere rinvenuta al momento del fatto e
in relazione al fatto commesso
• E’ considerata in via presuntiva normalmente
presente (salvo minori anni 14)
• Viene meno per qualsiasi causa idonea
52
“Un codice che disconosce il principio della libera
facoltà di determinazione dell’uomo sarebbe un codice
banditore di immoralità perché, distrutto il principio
della responsabilità delle azioni umane fondato sulla
libera volontà, il delitto e la pena ci apparirebbero
nell’individuo e nello stato come una doppia infelicitas
fati e le azioni umane si affermerebbero dominate da
una legge fatale, dalla quale risulterebbe distrutto ogni
concetto di bene e di male, di merito e di demerito, di
virtù e di vizio, di innocenza e di colpa e perciò di
premio e di castigo, di ricompensa e di pena.”
(Relazione al Codice Penale)
53
Il nostro codice non ha accolto un
modello di indeterminismo puro
(= totale libero arbitrio) quanto
piuttosto il principio della libertà
umana condizionata in cui si ammette
che la libertà, presente in linea di
principio, possa essere esclusa in
determinate circostanze.
54
(non) imputabilità per vizio di mente
• Art. 88 Vizio totale di
mente
Non e' imputabile chi, nel
momento in cui ha
commesso il fatto, era, per
infermità, in tale stato di
mente da escludere la
capacità di intendere o di
volere.
• Art. 89 Vizio parziale di
mente
Chi, nel momento in cui ha
commesso il fatto, era, per
infermità, in tale stato di
mente da scemare
grandemente, senza
escluderla, la capacità
d'intendere o di volere,
risponde del reato
commesso; ma la pena e'
diminuita
55
QUESTIONI
1. Concetto di “stato di mente”
2. Concetto di “infermità”
3. Rapporti tra “stato di mente patologico” e
“infermità”
4. Imputabilità o responsabilità ?
5. Rapporti tra giudici e periti
56
I) “stato di mente”
Più esteso di:
“atteggiamento psichico”
Meno esteso di:
“struttura di personalità”
Concetto sospeso tra i due poli
Fatto ↔ Personalità
57
II) “INFERMITÁ”
1. Problema della traduzione delle categorie
nosografiche nel concetto di infermità
2. E’ vero problema ?
3. Causa od effetto ?
4. Perizia psichiatrica o psicopatologica?
58
LIVELLI DI INDAGINE CLINICA
• Classificare → criterio medico-psichiatrico
• Valutare → criterio psicopatologico
• Comprendere → criterio criminogenetico
59
MODELLI DI ACCERTAMENTO
• Modello medico puro
• Modello psicologico puro
• Modello psicopatologico normativo
60
Modello medico puro
Il perito si limita a verificare la sussistenza di
una malattia mentale secondo categorie
nosografiche già definite
61
Modello psicologico puro
Il perito (?) verifica la sussistenza delle capacità
a prescindere da qualsiasi categoria clinica e
psicopatologica
62
Modello psicopatologico-normativo
il perito deve procedere ad una valutazione a
due livelli:
1. Accertamento diagnostico (presenza di una
malattia secondo criteri nosografici)
2. Valutazione della rilevanza dei sintomi in
relazione al reato commesso
63
III) “Infermità” e “stato mentale
patologico”: confusione semantica
l’infermità come situazione
conseguente, ossia
“effetto” di uno stato
patologico (a valle della
diagnosi)
infermità intesa come causa,
“fattore determinante”, di
uno stato patologico (a
monte della diagnosi)
64
III) “infermità”e “stato di mente
patologico”
fattore patogeno della
malattia mentale da un
punto di vista medico
(es. disfunzione dei lobi
frontali come causa di
comportamenti
patologicamente
disinibiti)
lo “stato psicopatologico
disfunzionale”, il
complesso
sintomatologico (es.
delirio di persecuzione
in un disturbo delirante)
65
III) CAUSA O EFFETTO:
sentenze tautologiche
“qualsiasi situazione morbosa, anche se
non ben definibile clinicamente, è idonea a
configurare il vizio di mente, purché la sua
intensità sia tale da escludere o diminuire
grandemente le capacità intellettive o
volitive del soggetto”
Cass. Pen. 12 febbraio 1978, in Giust. Pen., 1979, II, p. 43
66
all’interrogativo su quali siano le
infermità idonee a produrre incapacità
di intendere e di volere si risponde che
si intende infermità quello stato che
produce incapacità di intendere e di
volere
67
Cass. 8 marzo 2005:
vero cambiamento ?
“17.0 Possono a tal punto raccogliersi le fila del discorso
giustificativo sin qui svolto e trarsi la conclusione che deve
essere affermato il seguente principio di diritto, ai sensi
dell’art. 173.3 disp. att. c.p.p.: ai fini del riconoscimento del
vizio totale o parziale di mente, rientrano nel concetto di
“infermità” anche i “gravi disturbi della personalità”, a
condizione che il giudice ne accerti la gravità e l’intensità, tali
da escludere o scemare grandemente la capacità di intendere
o di volere, e il nesso eziologico con la specifica azione
criminosa”
68
CAUSA ED EFFETTO:
se ciò che conta è l’effetto
1. La discussione sulla nosografia perde di
significato
2. Più che l’etichetta conta la prova del disfunzionamento
3. La perizia ha carattere psicopatologico
69
IV) Imputabilità e responsabilità
1. Valutare la possibilità di agire diversamente
2. “Conflitto di competenza” tra giudici e periti
70
IL DSM-IV-TR
• Sistema di classificazione più utilizzato in
psichiatria e nelle perizie
• Analogo all’ICD-10 (dell’OMS)
• Definizione descrittiva con criteri di inclusione
e di esclusione
• Sono ricompresi aspetti descrittivi (qualitativi)
ed aspetti quantitativi (quanti bicchieri per
alcoldipendenza?, quante lacrime per
depressione?
71
• Il DSM-IV non classifica persone ma i disturbi
presentati da persone.
• Per tale motivo si preferisce evitare di riferirsi
al paziente definendolo schizofrenico o
alcoolista, ma si preferisce parlare di una
persona con schizofrenia o con dipendenza
alcoolica.
72
IL SISTEMA MULTIASSIALE
• Nel DSM-IV ogni disturbo mentale è descritto
come sindrome o modello comportamentale o
psicologico, che abbia rilevanza clinica che
comporta disagio (es. dolore), disabilità (es.
compromissione in 1 o più aree importanti di
funzionamento), un aumento dei rischi di
morte, disabilità o notevole limitazione della
libertà.
73
• In ogni caso non si tratta di una risposta attesa
o culturalmente sancita ad un evento (es. una
transitoria fase di depressione successiva ad
un lutto).
• Non sono inclusi tra i disturbi mentali i
comportamenti devianti dal punto di vista
politico, sessuale, o religioso né i conflitti tra
individuo e società.
74
• ASSE 1: DISTURBI CLINICI (ed altre condizioni che possono essere oggetto
di attenzione clinica).
•
• ASSE 2: DISTURBI DI PERSONALITA' E RITARDO MENTALE
•
•
•
•
•
•
•
•
ASSE 3: CONDIZIONI MEDICHE GENERALI
ASSE 4: PROBLEMI PSICOSOCIALI ED AMBIENTALI
ASSE 5: SCALA DI VALUTAZIONE GLOBALE DEL FUNZIONAMENTO
ULTERIORI ASSI PROPOSTI DAL DSM-IV
scala del funzionamento difensivo
75
•
• ASSE 1: DISTURBI CLINICI (ed altre condizioni che possono essere
oggetto di attenzione clinica).
• Comprende le categorie diagnostiche con tutte le specificazioni utili
per giungere ad utili diagnosi differenziali. Col termine "condizioni
che possono essere oggetto di attenzione clinica", si riferisce ad una
serie di condizioni elencate in appendice su cui l'accordo
internazionale non è ancora pieno, e a tutte le condizioni cliniche
non specificate. Tra le condizioni su cui si sta cercando un consenso
a livelli internazionale troviamo, ad esempio, il disturbo postconcussivo, l'astinenza da caffeina, il disturbo disforico
premestruale, il disturbo depressivo minore, il disturbo depressivo
di personalità, oltre ad una nuova sottocategorizzazione della
schizofrenia.
• I DISTURBI SONO CIRCA 250
76
• ASSE 2: DISTURBI DI PERSONALITA' E RITARDO MENTALE
• Questo asse può essere utilizzato per annotare importanti
caratteristiche di personalità o meccanismi di difesa maladattivi.
• 12 DISTURBI DI PERSONALITA’, TRA LORO SPESSO ASSOCIATI
• 4 GRADI DI RITARDO MENTALE
•
• ASSE 3: CONDIZIONI MEDICHE GENERALI
• Tale progressivo avvicinamento tra due mondi che fino a qualche
decennio fa sembravano avere scarsi elementi in comune, è legato
allo sviluppo delle ricerche in settori di interfaccia quali la
psicosomatica e la somatopsichica, oltre che alle indicazioni fornite
dall'incessante progresso delle neuroscienze.
• 45 PATOLOGIE
77
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
•
ASSE 4: PROBLEMI PSICOSOCIALI ED AMBIENTALI
1) Problemi con il gruppo di controllo
2) Problemi legati all'ambiente sociale.
3) Problemi di istruzione
4) Problemi lavorativi
5) Problemi abitativi
6) Problemi economici
7) Problemi di accesso ai servizi sanitari
8) Problemi legali
9) Problemi psicosociali ed ambientali
Per ognuna di queste categorie, se presenti, sono richieste
specificazioni. CENTINAIA DI POSSIBILI INDICAZIONI
•
78
• ASSE 5: SCALA DI VALUTAZIONE GLOBALE DEL FUNZIONAMENTO
• In questa scala 100 riguarda il pieno adattamento, 1 una situazione
di grave rischio per la vita, con 0 si indica la mancanza di elementi di
valutazione.
• VALUTAZIONE SU 100 POSSIBILI GRADI
• ULTERIORI ASSI PROPOSTI DAL DSM-IV
• scala del funzionamento difensivo
• I meccanismi di difesa sono processi psicologici automatici che
proteggono l'individuo di fronte all'ansia ed alla consapevolezza di
pericoli o fattori stressanti interni o esterni. I meccanismi di difesa
vengono suddivisi a loro volta in gruppi affini che vengono definiti
livelli difensivi che sono differenziati a seconda che siano ad alto o
basso livello adattivo.
•
79
• SE SI COMBINANO TRA LORO 250 DISTURBI ASSE
1 CHE POSSONO PRESENTARSI ASSOCIATI;
• 16 DISTURBI ASSE 2 CHE POSSONO PRESENTARSI
ASSOCIATI;
• 45 PATOLOGIE ASSE 3;
• CENTINAIA DI VARIABILI ASSE 4 E
• 100 GRADI DI VARIABILITA’ ASSE 5,
• ABBIAMO OLTRE CENTO MILIARDI DI POSSIBILI
DIAGNOSI
80
CONDIZIONI CLINICHE ASSOCIATE
ALLA VIOLENZA
E COMUNQUE SPESSO RIFERITE IN PERIZIE
• ritardo mentale,
• deficit attenzione/iperattività
• disturbo della condotta
• Disturbo oppositivo provocatorio
• Disturbo da ansia di separazione
• Disturbo reattivo dell’attaccamento
• Sindrome di Gilles de la Tourette
• disturbi cognitivi delirium demenze danni neurologici
81
• Disturbi psicotici
– schizofrenia, in particolare paranoidea
– disturbo delirante
– disturbo schizoaffettivo
– Disturbo psicotico breve
82
• Disturbi dell’umore,
•
depressione
•
maniacalità
•
disturbi bipolari
• Disturbi di ansia
– Disturbo di panico
– Disturbo post traumatico da stress
– Disturbo acuto da stress
83
• Disturbi somatoformi
– Disturbi psicosomatici
– Disturbi isterici
– Disturbo da dismorfismo corporeo
– ipocondria
84
DISTURBI SESSUALI
• DISFUNZIONI SESSUALI
– Desiderio
– Rapporto
– Orgasmo
• PARAFILIE
–
–
–
–
–
–
–
–
Esibizionismo
Frotteurismo
Pedofilia
Sadismo/masochismo
Feticismo
Trasvestitismo
Esibizionismo
vojeurismo
85
•
•
•
•
•
sostanze
alcool
allucinogeni
amfetamine
ansiolitici
cannabis
cocaina
ketamina
fenilciclidina
Disturbi da discontrollo degli impulsi
–
–
–
–
•
esplosivo intermittente
Cleptomania
Piromania
Gioco d’azzardo patologico
disturbo adattamento
86
EPILESSIA
• Non è disturbo psichiatrico, ma il codice
penale fa riferimento a delitti impulsivi
compiuti in condizione di male epilettico.
• La epilessia può inoltre essere una
conseguenza di danno al cervello per trauma
cranico
87
disturbi di personalità
•
•
•
•
•
Antisociale
paranoide,
borderline,
Narcisistico
dipendente
88