CAPITOLO II : L’EUROPA DELL’ASSOLUTISMO E LE GUERRE DINASTICHE Dalla seconda metà del Seicento fino all’inizio del Settecento la scena europea fu dominata dalla figura del Re Sole, Luigi XIV di Francia. Egli fece del suo Paese la potenza maggiore nel continente e il suo governo fu l’esempio più compiuto di assolutismo. Tuttavia alla sua morte, nel 1715, la Francia mostrava già segni di declino. L’assolutismo garantiva al sovrano che il potere fosse tutto nelle sue mani, questo, però, non gli vietava di attuare una politica di tolleranza. Sia la burocrazia sia l’esercito erano alle dirette dipendenze dei sovrani: i funzionari ricevevano uno stipendio, mentre gli ufficiali e i soldati erano pagati con il soldo. Nel Settecento Francia, Prussia, Russia, Austria, entrarono in collisione per il predominio sull’Europa. Sui mari invece continuava l’egemonia dell’Inghilterra, che edificava un solido impero coloniale e aveva un sistema istituzionale in cui il parlamento assumeva sempre più una funzione centrale. L’Impero russo, infine, visse un’età di splendore ed espansione territoriale sotto il regno di Pietro il Grande. 1. LA FRANCIA:IL TRIONFO DELL’ASSOLUTISMO La Francia di Luigi XIV è considerata una sorta di modello dell’assolutismo, ma non si può dare una definizione univoca di questa forma di governo. Alla morte di Giulio Mazzarino, Luigi XIV si riservò la direzione dello stato, giovandosi della collaborazione di consiglieri che si occupavano degli affari correnti mentre un gran consiglio costituiva una corte suprema di giustizia. Luigi XIV impose alla nobiltà la sua autorità, che doveva essere assoluta, degna del RE SOLE, come si faceva chiamare. La celebre affermazione “Lo Stato Sono Io” sintetizza la concezione che Luigi XIV aveva del proprio ruolo. Il re Sole volle che l’espressione visibile della sua grandezza fosse una nuova reggia, che fece costruire a Versailles, a circa 40 Km da Parigi, per risiedere vicino alla capitale. Il re e i nobili vivevano a corte trascorrendo il loro tempo nel lusso, tra danze , partite di caccia, spettacoli e banchetti. Luigi XIV salì al trono di Francia nel 1661 e da lì il suo regno durerà oltre cinquant’anni. Esso si presenta come forma vera e propria di un progetto assolutistico, imponendo la figura del sovrano e la corte regia come centro politico-amministrativo del Paese. La politica interna di Luigi XIV si figura così: Egli accentrò nelle proprie mani il potere decisionale, assistito da ministri,suoi stretti dipendenti I Parlamenti, seppur conservando il diritto di rimostranza (la possibilità cioè di segnalare eventuali irregolarità di un editto regio) furono obbligati a registrare gli editti del governo con un provvedimento regio del 1673, il che ridusse l’autonomia locale. Anche l’esercito divenne stretto dipendente del sovrano e retribuito dalla corona Il simbolo della monarchia di Luigi XIV fu il Sole,ad indicare appunto che apparati burocratici e politici giravano intorno a lui,proprio come pianeti. Le cariche amministrative erano messe in vendita dal sovrano ed erano ereditarie: i funzionari così erano sempre fedeli alla corona per i privilegi concessigli. Attraverso quest’ultimi il sovrano esercitava il proprio potere in materia finanziaria. Il centro politico e culturale del paese divenne la Reggia di Versailles, simbolo della grande autorità e maestosità del sovrano Egli impose alla nobiltà di risiedere a corte, un rigido protocollo regio e la sottopose al controllo politico del governo e allo stesso tempo concesse nuovi privilegi, costituendo di fatto un’èlite prestigiosa Grande ruolo fu quello dato alla ricerca accademica,che diede prestigio alla figura del sovrano. La più nota fu l’Accademia delle Scienze che promuoveva diversi studi e ricerche: da ciò nacque una nuova cultura ufficiale di corte,e allo stesso tempo ci fu un massiccio utilizzo della censura per evitare possibili contestazioni. LA LOTTA CONTRO I PRIVILEGI RELIGIOSI Rientrava in un quadro di centralizzazione politica e di controllo culturale anche l’insofferenza delle autonomie religiose e dei privilegi ecclesiastici. L’azione di Luigi XIV, perciò, si rivolse contro gli ugonotti, nel tentativo di abolire i privilegi concessi loro dall’editto di Nantes. Luigi XIV andò oltre, per cancellare lo spirito stesso dell’editto, revocò la libertà religiosa e procedette alla conversione forzata dei protestanti. Questo accanimento nasceva da ragioni politiche sia interne, sia internazionali. In molti casi Luigi XIV ottenne la conversione degli ugonotti con incentivi economici e misure restrittive nei confronti di chi si ostinava nella fede protestante. La revoca formale dell’editto di Nantes venne ratificata nel 1685 con l’editto di Fontainebleau, che vietava il culto protestante e di fatto costringeva alla fuga più di 200.000 ugonotti. Proponendosi come difensore dell’ortodossia cattolica, Luigi XIV estese la repressione anche a movimenti interni al cattolicesimo. Fu il caso dei giansenisti, seguaci del teologo Cornelius Jansen che 1 voleva ritornare all’originaria spiritualità predicata da san Paolo e sant’Agostino, prescrivendo uno stile di vita mistico e denunciando la mondanità e la corruzione della Chiesa. Fra i simpatizzanti del movimento si distinse per vigore polemico e profondità di pensiero il filosofo Blaise Pascal. L’azione repressiva di Luigi XIV fu motivata anche dalla preoccupazione per il diffondersi di posizioni gianseniste fra la nobiltà di toga e i ceti intellettuali. Nel 1682 Luigi XIV fece approvare un editto in cui si dichiarava la superiorità del Concilio rispetto al papa e si negava l’infallibilità papale. IL COLBERTISMO Jean-Baptiste Colbert, ministro delle Finanze di Luigi XIV, appoggiò pienamente la teoria economica mercantilista, tanto che gli storici le diedero il nome di colbertismo. Essa suggeriva l’intervento dello stato nell’economia al fine di difenderla e rafforzarla. La strategia di Colbert si basava su alcuni punti fondamentali: La ricchezza di un Paese consiste nella quantità di metalli preziosi presenti nelle casse dello Stato. Intervento dello Stato per la difesa dell’economia nazionale dalla concorrenza straniera. Politica protezionistica, cioè l’innalzamento di barriere doganali allo scopo di limitare drasticamente le importazioni. Creazioni di compagnie mercantili di Stato. Creazione di manifatture di Stato (beni di lusso), per evitare l’importazione di essi. Per far sì che la Francia potesse raggiungere i livelli delle principali potenze marittime, furono fatti grandiosi investimenti per il potenziamento della flotta civile e militare. Tuttavia, in mancanza di un adeguato afflusso di capitali dal commercio, Colbert dovette aumentare le tasse sul popolo, causando diverse rivolte. Per risanare il bilancio economico della Francia, il ministro attuò una svalutazione della moneta che comportò inevitabilmente l’inflazione, penalizzando ancor di più coloro che avevano difficoltà economiche. La marina francese comunque rimase di gran lunga inferiore a quella inglese e olandese. Proprio l’Olanda, emersa nel XVII secolo come grande potenza commerciale, costituì la principale avversaria della Francia. LA POLITICA ESTERA DI LUIGI XIV L’aggressività in campo commerciale corrispondeva a un disegno di egemonia anche politica sull’Europa, che Luigi XIV progettò con attenzione. La riorganizzazione dell’esercito rappresentò la costruzione di una macchina bellica, strumento indispensabile per ampliare i confini della Francia. Infatti, l’esercito francese in trent’anni passò da 40.000 ai 4.000.000 di uomini. Il regno di Luigi XIV coincise con un ciclo di guerre che finì alla morte del sovrano. Le spese militari furono insostenibili e finirono per prosciugare le finanze del Paese. La guerra di devoluzione scoppiò a causa della volontà di Luigi XIV di annettersi la Franca Contea e i Paesi Bassi spagnoli. Alla Francia si contrappose un’alleanza tra Inghilterra, Svezia e Olanda, promossa da quest’ultima, la pace di Aquisgrana del 1668 che pose fine alla guerra. Puntando al controllo dei traffici del Mare del Nord la Francia dichiarò guerra nel 1672, all’Olanda. Luigi XIV cercò di isolare il nemico, ottenendo l’alleanza della Svezia, il cui esercito era ritenuto invincibile, e dell’Inghilterra di Carlo II. A fianco dell’Olanda si schierarono il Brandeburgo(la futura Prussia), gli Asburgo d’Austria e di Spagna. I francesi ottennero una serie di brillanti vittorie, mentre gli svedesi furono sconfitti sorprendentemente dall’esercito prussiano. Intanto Guglielmo d’Orange era riuscito a ottenere la neutralità inglese in cambio della cessione delle colonie olandesi nel Nord America. La pace di Nimega, nel 1678, pose fine al conflitto. Le Province Unite mantenevano la loro indipendenza; la Spagna dovette cedere a Luigi XIV la Franca Contea e i territori dell’Artois e delle Fiandre. LA GUERRA DELLA LEGA DI AUGUSTA Fra il1678 e il 1688 Luigi XIV procedette ad alcune annessioni di territori di confine. Anche alcune aree italiane subirono forti pressioni da parte francese. Genova, fedele alleata della Spagna, fu bombardata senza preavviso nel 1684. Nel 1684, Spagna e Impero firmarono con la Francia la tregua di Ratisbona, che sembrava sancire definitivamente l’egemonia di Luigi XIV in Europa. Nel 1686, si costituì la Lega d’Augusta, una formidabile alleanza antifrancese composta da Olanda, Spagna, Impero, Svezia. Gli sviluppi bellici e politici portarono in seguito anche all’adesione del Piemonte, dell’Inghilterra, del Palatinato e della Baviera. La guerra si combatté fra il 1688 e il 1697 in diverse zone d’Europa ma anche nelle terre coloniali d’America e d’Asia. Sfiancata dal gravoso impegno economico di una guerra interminabile e colpita da una gravissima carestia, la Francia dovette rinunciare alle sue mire espansionistiche. Nel 1696 il re di Francia firmò con Vittorio Amedeo II di Savoia il trattato di Torino, con cui venivano cedute al Piemonte Casale e Pinerolo, in cambio del ritiro dei Savoia dalla coalizione antifrancese. 2 Nel 1697 si svolsero i lavori che portarono alla pace di Rijswijck. La Francia rinunciava alle terre conquistate e ristabiliva i rapporti con Inghilterra e Olanda. Il bilancio della guerra e della politica estera di Luigi XIV vedeva la Francia prima potenza militare continentale incapace di imporre la propria volontà agli altri paesi colonizzati. Al di là cresceva la potenza marittima,coloniale e commerciale dell’Inghilterra. 2. LE GUERRE DI SUCCESSIONE Nei primi decenni del secolo XVIII il concetto di "equilibrio europeo", che già aveva guidato le scelte di alcune nazioni nell'ultima fase del Seicento, perse il suo valore anche a causa delle pretese di egemonia degli Asburgo e dei Borboni. La situazione internazionale si complicò ulteriormente con l'ascesa di nuove potenze: la Russia e la Prussia. Per i primi cinquant'anni del secolo lo scenario europeo è sconvolto da una serie di guerre dette "di successione", in cui sono coinvolti tutti i paesi. A questi conflitti si devono aggiungere le rivalità marittime e coloniali tra Francia e Inghilterra, che estendono la guerra al mondo intero. La caratteristica peculiare del secolo è quella di un continuo mutare dell'assetto politico territoriale dell'Europa, trasformando il continente in uno scacchiere dove le potenze che dispongono di forze pressappoco equivalenti, cercano degli alleati per realizzare i rispettivi disegni, seguendo ognuna i propri interessi. LA GUERRA DI SUCCESSIONE SPAGNOLA Nel novembre del 1700 moriva Carlo II, ultimo Asburgo di Spagna, senza eredi. La questione della successione assunse un’importanza sovranazionale. Si presentavano come pretendenti vari sovrani. Nel testamento Carlo II aveva indicato Filippo D’Angiò, nipote di Luigi XIV, come suo legittimo erede, a condizione che rinunciasse all’ereditarietà del trono di Francia. Filippo salì al trono con il titolo di Filippo V riconosciuto dai principali sovrani d’Europa, tuttavia, non accettò la clausola dell’incompatibilità delle due corone di Francia e Spagna, anzi ne ottenne notevoli agevolazioni e privilegi commerciali, fra cui il diritto di asiento ( cioè la concessione del monopolio per il commercio degli schiavi). Così l'Inghilterra, i Paesi Bassi e l'Austria si coalizzarono (Grande alleanza dell'Aia) e nel maggio 1702 dichiararono guerra alla Francia che si alleò con Spagna, Baviera, Portogallo e Piemonte. Dopo alcuni successi iniziali, le truppe francesi subirono pesanti disfatte e Luigi XIV cercò di intavolare trattative di pace; ma le condizioni troppo pesanti imposte dagli avversari lo indussero a continuare la guerra. Tuttavia, dopo che in Inghilterra ebbero preso il potere i tories, contrari alla guerra, quando al trono imperiale salì l'arciduca Carlo fu firmata la pace di Utrecht. Solamente l'imperatore continuò la guerra ma, sconfitto dai francesi, trattò la pace di Rastatt. Con la pace di Utrecht del 1713 e con il trattato di Rastatt del 1714, veniva sancito un nuovo ordine politico: Filippo V instaurava la dinastia dei Borbone in Spagna; mentre a Carlo VI d'Asburgo passavano i possedimenti spagnoli nei Paesi Bassi e in Italia, eccetto la Sicilia che andava con il titolo regio a Vittorio Amedeo II di Savoia; l'Olanda invece si dovette accontentare di una serie di piazzeforti lungo la frontiera franco-belga, garantendosi così la sua integrità territoriale; ma chi uscì dal conflitto con più vantaggi fu l'Inghilterra, che vide l'affermazione GUERRA DI SUCCESSIONE POLACCA E AUSTRIACA Altri mutamenti avvennero con la guerra di successione polacca che, al suo termine, creò le basi per un sostanziale equilibrio europeo. Il conflitto iniziò quando, alla morte del re di Polonia Augusto II, Augusto III di Sassonia, appoggiato da Austria e Russia, riuscì a conquistare il trono. La guerra di successione polacca si combatté quasi esclusivamente in Italia e si concluse con la pace di Vienna del 1738, dove, con la mediazione dell'Inghilterra, si profilò il nuovo assetto politico-territoriale: l'impero austriaco dovette cedere il Regno di Napoli a un ramo della dinastia Borbone di Spagna. Intanto in Toscana all'estinta dinastia dei Medici subentrò quella dei Lorena con Francesco Stefano che, grazie al suo matrimonio con Maria Teresa, figlia dell'imperatore Carlo VI, si era legato agli Asburgo. La morte di Carlo VI, nel 1740, mise in luce la debolezza degli Asburgo: salita al trono Maria Teresa, Federico II di Prussia invase la Slesia, scatenando così la guerra di successione austriaca. Maria Teresa si alleò con l'Inghilterra, ma non riuscì a sconfiggere Francia e Prussia e, alla pace di Aquisgrana del 1748, dovette cedere la Slesia a Federico II e i ducati di Parma e Piacenza a Filippo di Borbone. In definitiva, al termine del conflitto, non si erano verificati cambiamenti sostanziali nello scacchiere europeo, ma si erano inasprite le rivalità fra Prussia e Austria da un lato, e fra Francia e Inghilterra dall'altro. Rivalità tanto forti da portare queste nazioni alla successiva Guerra dei Sette anni. 3