Neuropsicologia della depressione

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Neuropsicologia della
depressione
Riccardo Pignatti
Neurocentro della Svizzera Italiana, Ente Ospedaliero Cantonale, Lugano
Lugano, 5/09/2013
Quando osservi un giardino puoi guardare i fiori
oppure le erbacce.
M.H. Erickson
La memoria assomiglia essenzialmente a
una biblioteca dove regna il disordine alfabetico e dove
non esiste l'opera completa di nessuno.
J.A. Brodskij
Cultura è ciò che resta nella memoria quando si è
dimenticato tutto.
B.F. Skinner
Diagnosi differenziali depressione/deficit mnesico
Il quesito clinico richiede di distinguere tra due mondi,
uno neurologico (il decadimento cognitivo), che si
suppone essere l’esito di una significativa perdita
dell’attività neuronale, e uno psichiatrico (la
depressione), che invece limiterebbe la funzionalità
dell’individuo, a prescindere da un deficit “d’organo”.
Tale distinzione non può essere sempre effettuata
agilmente, e in molti casi entrambe le realtà coesistono e
possono richiamarsi a vicenda.
La riduzione dell'ippocampo
Modello biopsicosociale: aspetti
della personalità premorbosa
sembra correlata a una maggiore
(elevata Harm Avoidance) possono
probabilità di sviluppo della
influenzare il livello depressivo in
depressione in anziani non
soggetti post-stroke (Afanasiev,
dementi (Ezzati et al 2013)
2013)
Consapevolezza, gravità dei sintomi e depressione
Se si ha consapevolezza per un disturbo di memoria
conseguente a trauma cranico (un chiaro evento
neurologico) i risultati ai test possono essere influenzati
da uno stato depressivo conseguente a danno
neurologico.
In uno studio prospettico su vari tipi di demenza (Barca et al,
2012), è stato visto come il 44.1% (secondo ICD-10) e il 30.3%
(secondo DSM-IV) dei pazienti presentasse sintomi depressivi. È
stato tuttavia notato con analisi regressive che negli Alzheimer
la depressione era predetta da sintomi depressivi precedenti
alla demenza, mentre per le altre forme di demenza (vascolari,
fronto-temporali, Lewy-Body, da Parkinson) era predetta dalla
gravità dei sintomi demenziali.
Altri studi prospettici hanno invece mostrato che la depressione
prediceva l'esordio di tutti i tipi di demenza, tranne l'Alzheimer
(Kohler et al, 2011)
Consapevolezza della depressione
Nella relazione tra consapevolezza,
depressione e demenza, i soggetti dementi
mostrano spesso anche anosognosia per
sintomi depressivi riscontrati invece dai
caregiver, nel 74,5% dei casi (Verhülsdonk et
al, 2012), ove si parla di “anosognosia
affettiva”.
Consapevolezza e depressione sono più
frequenti nelle demenze a esordio giovanile
(van Vliet et al, 2013)
Rapporto tra consapevolezza e depressione
(Sacco et al, in preparazione)
MEMORIA IMPLICITA E DEPRESSIONE
Elaborazione appropriata al trasferimento
(Transfer Appropriate Processing, Tulving e Thompson, 1973)
Principio della specificità della codifica
la possibilità di recuperare un’informazione dalla memoria dipende dalla
somiglianza tra i contesti di apprendimento e di recupero dell’informazione
il ricordo avviene più facilmente quando la strategia utilizzata per
recuperare il materiale depositato in memoria è la stessa utilizzata quando
lo si è appreso
Processo di recupero dell’informazione
 Può essere di 2 tipi:
1) Di tipo “percettivo” = basato sulle caratteristiche fisico-percettive
dell’oggetto da apprendere (es. ricordo la successiva strada da
imboccare perché ho memoria delle caratteristiche fisiche di una
palazzina posta sull’incrocio)
2) Di tipo “concettuale” = basato sul significato dello stimolo e non
sull’apparenza superficiale dello stesso (elaborazione semantica)
MEMORIA IMPLICITA E DEPRESSIONE
Secondo questa teoria, le informazioni apprese e poi
recuperate in forma concettuale sarebbero più facilmente
accessibili, perché è avvenuta una ricodifica più profonda del
materiale
↳Tale affermazione è applicabile sia alla memoria esplicita (nella quale vi è
la volontà manifesta del soggetto di apprendere e ricordare), sia alla
memoria implicita.
Nella valutazione neuropsicologica
Se la persona valutata ottiene una prestazione inaspettatamente
povera in un compito di memoria esplicita o volontaria (Breve
Racconto, 15 parole di Rey, Apprendimento coppie di parole, etc.)
Ma avrebbe le caratteristiche per fare meglio, magari perché
conserva lo span di memoria a breve termine e presenta un buon
eloquio spontaneo...
Bypassare la cognizione depressiva “la mia memoria è malata”,
elicitata dalle consegne del test “si dovrà ricordare quanto più
possibile”.
Somministrare test di memoria implicita o incidentale, soprattutto
se utilizzano un aggancio di tipo concettuale, come il test di
memoria incidentale semantica (Spinnler e Tognoni, 1987).
Test di memoria incidentale semantica
Ora le leggerò una lista di nomi di animali: per ogni
nome che le dirò lei mi dovrà dire il colore
dell’animale, se non conosce l’animale me lo dica,
se non è sicura del colore lo dica comunque.
Leggere al soggetto un nome alla volta e segnare il
colore che dice, per gli animali che possono avere
più di un colore farsene dire almeno uno dei due.
Al termine chiedere al soggetto di rievocare tutte le
parole che ricorda fra quelle che gli sono state
dette.
Test di memoria incidentale semantica
Tale test di memoria incidentale è complesso almeno quanto un test
di memoria esplicita per una persona affetta da demenza, (Fleischman et
al., 2005; Jelicic, Bonebakker e Bonke, 1995) ma più facile per una
persona affetta da depressione.
Al contrario, la depressione interferirebbe proporzionalmente con i test di
memoria esplicita, ma non implicita (Hartlage, Alloy, Vazquez, e Dykman,
1993; Danion et al., 1991; Williams, Watts, MacLeod e Mathews, 1997;
Hammar, Lund e Hugdahl, 2003).
Viene cioè attivata la competenza semantica, che è conservata
nell’individuo depresso, ma alterata in chi ha un deficit reale di memoria
conseguente a demenza, a malattia di Korsakoff o ad altre patologie
neurologiche. La rievocazione finale della lista di animali dovrebbe quindi
essere migliore nel soggetto depresso (soprattutto in confronto con le
sue prestazioni in compiti di memoria volontaria) che in quello affetto da
deficit amnesico.
MEMORIA IMPLICITA E DEPRESSIONE
I modelli cognitivi che legano depressione, memoria
implicita e senso di sé rivelano come la memoria
implicita differisca da quella esplicita sulla base del
processo in atto, cioè dell’uso che viene fatto in quel
momento, e non perché siano due strutture di memoria
separate.
↳Ciò spiegherebbe anche perché chi ha un disturbo mnesico da demenza
abbia un danno durante la codifica (semantica) ed anche nella fase di
recupero, in forma sia implicita che esplicita (la memoria verbale è una sola
ed è interamente danneggiata), mentre la diversa modalità di recupero
provochi una difformità di prestazione solo nel soggetto depresso (è il
meccanismo di recupero esplicito ad essere danneggiato dalla depressione,
mentre il magazzino di memoria si è mantenuto intatto).
FORMAZIONE E RECUPERO DELLA MEMORIA
NEL SOGGETTO DEPRESSO
I processi di codifica e recupero delle informazioni non sono guidati
solo da percezioni e concetti statici, ma anche dal tipo di emozione
che si prova quando accade un evento.
↳L’emotività positiva o negativa di un evento è quindi rivissuta in qualche
modo, quando lo stesso evento viene recuperato dalla memoria.
↳Le
teorie che spiegano il disturbo post-traumatico da stress sono le
maggiormente elaborate da questo punto di vista, poiché l’emergere del
vissuto emozionale avviene in forma dirompente e può condurre persino a
fenomeni dissociativi (Hilgard, 1986), ma anche dalle ricerche sui ricordi del
depresso si possono trarre delle indicazioni simili.
FORMAZIONE E RECUPERO DELLA MEMORIA
NEL SOGGETTO DEPRESSO
Nei soggetti depressi e non, la predisposizione a ricordare qualcosa
è congruente all’umore.
↳Nel
soggetto depresso, saranno i ricordi deprimenti ad essere i più
facilmente accessibili, proprio perché il soggetto ricorda mentre si trova in
uno stato emotivo identico a quello vissuto quando l’evento è accaduto
 Questo fenomeno avverrebbe sia per la memoria esplicita che per la
memoria implicita.
↳Ciò
significa che per il soggetto depresso il fatto di rievocare eventi
deprimenti può avvenire anche in maniera apparentemente indipendente
dalla sua volontà, ma elicitata dal proprio tono dell’umore.
FORMAZIONE E RECUPERO DELLA MEMORIA
NEL SOGGETTO DEPRESSO
Teoria dell’emozione evanescente nel ricordo
(Chwalisz, Diener e Gallagher, 1988;
Walker, Skowronski e Thompson, 2003)
In soggetti non depressi l’emotività negativa legata ai ricordi tende a
scomparire, mentre si manterrebbe quella positiva.
↳Tale effetto non si verifica però nei soggetti che hanno anche solo un
lieve livello di depressione, per i quali le emozioni positive e negative legate
agli eventi svanirebbero nella stessa maniera.
FORMAZIONE E RECUPERO DELLA MEMORIA
NEL SOGGETTO DEPRESSO
↳L’evanescenza
dell’emotività spiacevole legata ai ricordi sarebbe
spiegata come una naturale tendenza (detta comunemente “coping”)
esistente nelle persone non depresse che permette di elaborare i lutti,
superare i traumi e facilitare la visione futura degli eventi.
↳Tale meccanismo non solo non sarebbe presente nei soggetti depressi,
ma, al contrario, in essi si svilupperebbe una tendenza all’apprendimento
emozionale negativo degli eventi.
 Se si innesca un meccanismo di codifica depressivo dell’informazione, la
stessa informazione verrebbe a sua volta recuperata attraverso l’emotività
depressa.
MEMORIA AUTOBIOGRAFICA
Memorie autobiografiche
= costruzioni temporanee, dinamiche, di precedenti esperienze
(Conway e Pleydell-Pearce, 2000)
↳I ricordi autobiografici compaiono quando c’è una particolare attivazione
di un insieme ramificati di nessi logici che potrebbero sfociare in un ricordo
senza nemmeno la volontà cosciente del soggetto
 Attraverso un richiamo “generativo”
↳La memoria autobiografica si andrebbe costituendo tramite degli schemi
di sé che modulerebbero, inoltre, il comportamento e l’interpretazione degli
eventi secondo le finalità di ogni singola persona
MEMORIA AUTOBIOGRAFICA
↳Diviene
allora facile comprendere come nel soggetto depresso vi sia
facilità al racconto di una storia negativa di se stesso e,
contemporaneamente, si pongano costantemente le basi per associare a sé
nuove informazioni selezionate ed apprese tramite un’emotività negativa
↳Tale circolo vizioso porterebbe al mantenimento e al rafforzamento dello
stato depressivo, attraverso un’allocazione di risorse attentive su schemi di
sé negativi,e nel recupero di informazioni negative non solo per la memoria
autobiografica, ma anche per la memoria episodica in generale.
 Il deficit di memoria esplicita si andrebbe invece allentando in pazienti
depressi che recuperano dalla patologia
Riassumendo:
BIAS COGNITIVI DEL DEPRESSO
Il depresso avrebbe pochi ricordi
 Riduzione della memoria
esplicita
a contenuto negativo
 Bias della congruenza
dell’umore
ai quali accede involontariamente
 Richiamo generativo e
memoriaimplicita
che agiscono sul proprio passato
 Memoria autobiografica
e nella costruzione dei ricordi futuri
 Apprendimento su base
emozionale negativa e
mantenimento dello stato
depressivo
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