l`errore - Sergio Fumagalli

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L’errore
Corso di Filosofia della conoscenza
Lezione 10
Nescienza, ignoranza ed errore
La nescienza è la semplice assenza del sapere
L’ignoranza è l’assenza di un sapere per il
quale si ha attitudine naturale e che si può o
deve acquisire
L’errore consiste nell’affermare come vero il
falso o anche affermare di conoscere ciò che
non si conosce
La falsità
La falsità, che si contrappone alla verità, è
l’inadeguazione dell’intelletto con la realtà
La conoscenza della verità è un bene per
l’intelletto e di conseguenza la falsità ne è un
male e ne provoca la corruzione
Gli abiti che favoriscono la retta conoscenza
dell’intelletto sono chiamate virtù dianoetiche
La falsità e l’intelletto
Come la verità è presente principalmente
nell’intelletto, ma è fondata nell’atto di essere
della cosa, la falsità è presente solo
nell’intelletto e non può essere nella cosa
poiché ogni ente, per il fatto di essere, è vero
Quando l’intelletto coglie una realtà, non la
coglie in tutta la sua pienezza, perciò può essere
formalmente falso solo il giudizio della mente
L’errore è il male dell’intelletto
Ogni valutazione erronea deriva dal difetto di
qualche principio conoscitivo dell’intelletto
L’errore è possibile nel passaggio dalla potenza
all’atto, in particolare un ragionamento sbagliato
è un’attualizzazione inadeguata di ciò che è
potenzialmente contenuto in premesse vere
Come ogni male, anche l’errore dell’intelletto
non si da per se, ma per accidens
L’errore come privazione
L’errore deriva da una mancanza di conoscenza non
ritenuta come tale
Nel giudizio erroneo si prende la parte che si conosce
attribuendola ad un’altra che non si conosce: si ha
quindi un’apparenza (occultamento parziale dell’essere
vero della cosa)
Altre volte si ha un ragionamento non corretto nelle
sue conclusioni oppure si accetta come vera una
testimonianza falsa
L’errore pratico
L’errore pratico si ha quando l’intelletto dirige
le altre potenze, quali la volontà e le facoltà
inferiori, non secondo la regola morale
proposta dalla ragione, aderente alla realtà, ma
lasciandosi attrarre da un bene particolare
L’intelletto non si sbaglia nel suo oggetto proprio,
ma, per accidens, nel prestare o no attenzione
nel giudizio di attribuire, comporre o dividere
Il riconoscimento della falsità
Nell’errore manca un’attenzione o una
riflessione che dovrebbe esserci
La condizione umana possiede dei limiti e
talvolta vogliamo giudicare senza renderci conto
che le conoscenze non sono ancora sufficienti
Prestando attenzione e tornando sui propri
giudizi attraverso la riflessione, possiamo
uscire dall’errore
La causa dell’errore
L’errore, considerato come privazione, non ha
bisogno di una causa efficiente, invece come
giudizio, deve averla e questa sta nella volontà
che può essere più o meno deliberata e più o
meno ferma nell’errore
Intelletto e volontà interagiscono nell’errore,
così come nel male morale, facendosi attrarre
l’uomo da beni particolari e interessi personali
Teorie scettiche
Corso di Filosofia della conoscenza
Lezione 11
Lo scetticismo
La parola viene dal greco sképtomai che significa esaminare, indagare, osservare attentamente
Lo scetticismo è dunque l’atteggiamento di chi,
dopo l’indagine, conclude che non si può
affermare nulla con certezza e non si può far
altro che sospendere il giudizio
Forme di scetticismo
Lo scetticismo universale si rivolge contro la
conoscibilità di ogni giudizio in generale; quello
parziale contesta solo alcuni giudizi
Lo scetticismo assoluto afferma l’inconoscibilità per
chiunque e sempre; quello relativo si riferisce solo
allo stato attuale dello scettico
Lo scetticismo teorico sviluppa una teoria
gnoseologica, mentre quello pratico ricerca una
serenità interiore rifuggendo da ogni “dogmatismo”
Pirronismo
Pirrone di Elide (360 – 270 a.C. circa) sostenne
una completa sospensione del giudizio al fine
di ottenere l’atarassia o perfetta indifferenza di
fronte a ogni cosa
Ma restare nel proprio silenzio imperturbabile
e felice notò Aristotele ironicamente che
equivale a vivere come una pianta
Probabilismo
Arcesilao e Carneade, membri della Nuova
Accademia, si opposero all’assolutismo dei
pirroniani ammettendo che ci si può
pronunciare a favore di un’opinione
ammettendola solo come probabile
Non si può possedere la verità, ma solo
congetture su ciò che è plausibile o verosimile
Fenomenismo
Enesidemo di Cnosso (I° sec. A.C.) compendiò
nei tropi i principali argomenti dei fenomenisti
Per i fenomenisti conosciamo le cose solo per
come appaiono, senza poter sapere che cosa
siano realmente
Possiamo conoscere solo le apparenze, ma
della realtà non si può affermare o negare
niente
Empirismo
Ammessi solo i fenomeni nel loro aspetto fattico,
è possibile cercare le leggi di relazione, ma
senza superare i dati dell’esperienza
La nozione di causa, in quanto relazione, è
considerata come soggettiva e non oggettiva
già da Sesto Empirico
1° argomento: la diversità di opinioni
La diversità di opinioni dei filosofi è uno
“scandalo” per molti, che non capiscono come
sia possibile non trovare un accordo sulla
verità, qualora questa ci sia
Se non si può avere una certezza comune e
condivisa della verità, allora non restano che
le opinioni personali
2° argomento: l’errore e l’illusione
I sensi ci ingannano con allucinazioni e illusioni
L’intelligenza commette errori di giudizio e di
ragionamento
Nel sogno le cose sembrano reali e
l’immaginazione crea fantasmi che ad alcuni
uomini sembrano veri
La vita è sogno? E l’impegno è pazzia?
3° argomento: la relatività
Ogni cosa è conosciuta da un soggetto
determinato che confonde i suoi desideri con la
realtà
Si conosce a partire da una situazione
concreta e limitata
La conoscenza è figlia della cultura e dell’epoca
storica, in base alle quali va interpretata
Le cose sono inserite in un tessuto di relazioni
reciproche impossibile da conoscere pienamente
4° argomento: il circolo vizioso
Non si deve ammettere come certo nulla che
non sia dimostrato
Ogni dimostrazione parte da principi o
premesse che a loro volta devono essere
dimostrate
Allora o questo è un circolo vizioso o si porta
all’infinito la ricerca di un terreno sicuro su cui
costruire
Motivi etici: ignoranza e ostinazione
Le tre prossime lezioni saranno dedicate alla
confutazione di ciascun argomento
In generale, si può già dire che si può cadere
nello scetticismo per ignoranza, perché non si è
capaci di contraddirne gli argomenti
Ma a volte anche per ostinazione di non voler
riconoscere la necessità di partire da principi
indimostrabili, mascherando propri interessi
I primi principi
Corso di Filosofia della conoscenza
Lezione 12
La metafisica è la scienza
dei primi principi
Se un principio vale per tutte le scienze, vuol
dire che si applica ad ogni tipo di ente
Ora, poiché la metafisica studia l’ente in
generale, sarà compito della metafisica studiare
quei principi generali usati da tutte le scienze
Tali principi sono per se noti e non possono
essere dimostrati, ma spiegati nel significato
dei termini che vi compaiono
Il principio di non-contraddizione
È impossibile che lo stesso attributo, allo
stesso tempo, appartenga e non appartenga
allo stesso oggetto e nella stessa relazione
L’ente non è il non-ente
È impossibile che due contrari si riferiscano
contemporaneamente allo stesso soggetto
Non si possono attribuire predicati
contraddittori ad una stessa cosa
Ragioni di San Tommaso
Il principio di non-contraddizione è il più certo e
saldo di tutti i principi perché:
– Intorno ad esso non ci si può sbagliare
– Non presuppone altri principi
– Alla sua conoscenza si perviene naturalmente
Influenza sulle altre scienze
Le scienze particolari ricorrono al principio di
non-contraddizione secondo i propri fini:
– In logica, la sua non accettazione porterebbe ad
ammettere che una proposizione possa essere vera
e falsa contemporaneamente
– In fisica, se non si coglie la distinzione tra potenza e
atto si può arrivare a negare il movimento o a
identificarlo con l’essenza stessa della realtà
Difesa metafisica del primo principio
Non si può darne dimostrazione ma solo
argomentarne la necessità e mostrare
l’assurdità della sua negazione
Se si afferma qualcosa (che il primo principio
non valga) si esclude la sua negazione e quindi
una tale negazione annulla se stessa
Se non si afferma niente ci si riduce a vivere
come una pianta
Non tutto è dimostrabile
Se tutto fosse dimostrabile si dovrebbe
procedere all’infinito nella ricerca dei principi di
ogni dimostrazione
In particolare il primo principio non è
dimostrabile poiché contiene in se stesso il
senso per cui si cerca una dimostrazione che è
il voler distinguere il vero dal falso: se questi
potessero coincidere che senso avrebbe una
dimostrazione?
Superbia dello scetticismo
La pretesa di dimostrare anche ciò che è
evidente è una paranoia intellettuale
Non si vuole accettare una realtà esterna per
poterci costruire da noi stessi l’universo delle
nostre conoscenze certe
Meglio non avere nessuna conoscenza
piuttosto che sottomettersi ai dettami della
realtà
Contraddizione e dialettica
Per Hegel la contraddizione sarebbe la realtà
più profonda delle cose, radice di ogni
movimento e vitalità
In tal modo si richiederebbe l’esistenza di un
termine intermedio tra essere e non-essere
Comunque, anche nel cambiamento, non tutto si
muove, ma c’è qualcosa che permane nel
passaggio dal termine a quo al termine ad quem
Potenza e atto
La soluzione della difficoltà sta nel
riconoscimento della distinzione tra potenza ed
atto
In un ente soggetto a mutazione, la medesima
cosa può identificarsi simultaneamente con
due contrari solo in potenza, ma non in atto
Non tutto si trasforma in tutto, ma solo ciò che è
in potenza può passare in atto
(panevoluzionismo e materialismo dialettico)
Eterno ritorno e dialettica
Già Aristotele faceva notare che se si afferma che
tutto è in movimento, si ammette una verità stabile;
quindi ammessa la realtà della contraddizione, se ne
negherebbe l’esistenza poiché tutto è identico a tutto
e quindi non è necessario che nulla si muova
Anche Schelling aveva già osservato che “le aspre
opposizioni” hegeliane si risolvevano in un noioso
divenire ideale: l’eterno ritorno, la ruota che gira
senza fine
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