Formazione in servizio dei docenti specializzati
sul sostegno sui temi della disabilità, per la
promozione di figure di coordinamento
I Bisogni Educativi Speciali.
Quadro normativo
Modulo 1 - Area documentale
Prof.ssa Fausta Sabatano
BREVE EXURSUS STORICO
 Fin dall'inizio del '900 nelle grandi città furono aperte scuole speciali
per dare educazione e istruzione a bambini con deficit fisici o mentali.
(1923-Gentile: scuole speciali per ciechi e sordomuti)
 Negli anni '60 quando si istituì la scuola media unica la legge
n.1859/1962(ministro GUI) si pensò di inserire i ritardati nella scuola
media comune ma in classi differenziali. L'art 12 stabilì che possono
essere istituite classi differenziali per gli alunni disadattati scolastici
con un calendario speciale e appositi programmi. Il giudizio per
l'ammissione questi percorsi fu affidato a una commissione medica.
 Cinque anni dopo il DPR 1518 del 1967 istituzionalizzò il doppio
canale delle scuole speciali e delle classi differenziali. “i
soggetti che presentano anomalie o anormalità somato-psichiche
sono indirizzati alle scuole speciali”. I soggetti ipodotati intellettuali
non gravi, disadattati ambientali per i quali possa prevedersi il
reinserimento nella scuola comune sono indirizzati alle classi
differenziali.”
Anni ‘70



si diffonde l’idea che l’esperienza scolastica di alunni in
difficoltà,vissuta con coetanei normodotati, possa agevolare
sia i processi di apprendimento che lo sviluppo di
comportamenti prosociali
Il primo vero passo verso l'integrazione nelle classi normali avvenne con l'art28 della
legge 118/71, quando mutilati e invalidi fisici e sensoriali poterono iscriversi alle
classi comuni. Salvo i casi in cui i soggetti siano affetti da grave deficienze tali da
impedire l'apprendimento nelle normali classi. INSERIMENTO
La legge 477/1973 inoltre da la possibilità al docente di ruolo della scuola speciale di
interventi individualizzati nella scuola pubblica. Inizia il capovolgimento: non è il
bambino disabile che va nella scuola dei docenti specializzati ma sono i docenti
specializzati ad andare nella scuola normale. INTEGRAZIONE=alunni con
handicap non solo presenti in aula ma si collegano al lavoro didattico in
aula e diventano parte della classe.
La vera svolta avvenne con la legge 517/1977 la quale riconobbe a tutti gli alunni con
handicap psicofisici il diritto all'integrazione scolastica nella scuola elementare e
media con il sostegno di docenti specializzati. Stabilisce il principio di
INCLUSIONE per tutti gli alunni disabili della scuola elementare e media dai 6 ai 14
anni, imponendo però l’obbligo di una programmazione educativa da parte di tutti gli
insegnanti della classe, che venivano affiancati da un Insegnante Specializzato per
il “sostegno didattico”. “ La stessa legge abolisce inoltre le classi differenziali, previste
dalla L.1859 del 1962.
ANNI ‘80-’90
Circolare Ministeriale n. 258/83: individua nella
"diagnosi / profilo funzionale" e nel "piano
educativo individualizzato" gli strumenti tecnici
per programmare e controllare una efficace ed
efficiente integrazione scolastica.
Legge-quadro per l’assistenza, l’integrazione
sociale e i diritti delle persone handicappate”
n. 104/92 - Può essere considerata come il più
completo contributo sull'handicap in materia
normativa, in quanto riordina e amplia tutta la
normativa precedente. Introduce le procedure per la
certificazione dell'handicap e gli obblighi della
scuola nei confronti degli handicap
Perché ci troviamo qui?
Direttiva del 27 Dicembre 2012, firmata dal
MINISTRO Profumo dal titolo:
«Strumenti d'intervento per alunni con
bisogni educativi speciali e
organizzazione territoriale per l'inclusione
scolastica.»
Note successive
 Circolare n. 8 del 6 marzo 2013

Direttiva Ministeriale 27 dicembre 2012 “Strumenti
d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e
organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”.
Indicazioni operative
 Nota 1551 del 27 giugno 2013
 Oggetto: Piano Annuale per l’Inclusività – Direttiva 27
dicembre 2012 e C.M. n. 8/2013
BES
Bisogni
Educativi Speciali
SEN
Special
Educational Needs
Chi sono i BES?
 Sono una MACROCATEGORIA

Sono alunni/studenti che, oltre ai
BISOGNI EDUCATIVI NORMALI,
presentano dei BISOGNI
EDUCATIVI SPECIALI
Bisogni Educativi Normali
 Sviluppo delle competenze;
 Appartenenza sociale;
 Identità autonoma;
 Valorizzazione ed autostima;
 Accettazione;
 Altri…
Definizione
 Il concetto di Bisogno Educativo Speciale è una
macrocategoria che comprende dentro di sé tutte le
possibili difficoltà educative-apprenditive degli
alunni, sia le situazioni considerate tradizionalmente come
disabilità mentale, fisica, sensoriale, sia quelle di deficit
in specifici apprendimenti clinicamente significative, la
dislessia, il disturbo da deficit attentivo, ad esempio, e altre
varie situazioni di problematicità psicologica,
comportamentale, relazionale, apprenditiva, di contesto
socio-culturale, ecc.

Da Ianes, Macchia, «La didattica per i Bisogni Educativi Speciali», Erickson,
Perché tanta attenzione?
Per lavorare con i Bisogni
Educativi Speciali si ha
bisogno di competenze e
risorse speciali, migliori, più
efficaci.
Cosa è successo nelle scuole…
Come riconoscere un alunno BES?
Come “certificare” l’alunno è BES?
PDP e PAI
Cambiamento
QUALE OBIETTIVO HANNO QUESTI DOCUMENTI
SCUOLA INCLUSIVA: per creare un contesto
educante dove realizzare concretamente
la scuola “per tutti e per ciascuno”
CHI SONO i BES
Classificazione dei BES nella Direttiva 27 dicembre 2012
I BES si dividono in 3 macrocategorie:
 disabilità;
 disturbi evolutivi specifici;
 svantaggio socioeconomico, linguistico,
culturale.
Dario Ianes – Università di Bolzano
Bisogni Educativi Speciali
Il Bisogno Educativo Speciale è qualsiasi difficoltà
evolutiva del funzionamento, permanente o
transitoria, in ambito educativo e/o apprenditivo,
dovuta all’interazione dei vari fattori di salute
secondo il modello ICF dell’OMS, e che necessita di
educazione speciale individualizzata.
OCSE: Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico
 Rileva e compara i differenti sistemi scolastici del
panorama internazionale;
 La categoria BES acquisiscono significati e valenze
diverse a seconda dei Paesi (ad es. i «talentuosi» non
sono sempre compresi);
 Per permettere un confronto è stata acquisita la
definizione di BES presente nell’ISCED 97,
International Standard Classification of Education –
Classificazione internazionale standard
dell’educazione
OCSE: Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico
 definizione di BES presente nell’ISCED 97 :
 si parla di BES allorché si attivano risorse
aggiuntive (pubbliche e/o private) destinate a
sostenere le scuole nell’aiutare alcuni alunni con
difficoltà ad accedere al programma educativo.
 Le risorse messe a disposizione non devono essere
per forza finanziarie, possono essere anche materiali
(supporti specifici, ausili, etc.) o di personale
(docente di sostegno, educatore, etc.).
OCSE: Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico
3 macrocategorie:
Alunni svantaggiati

hanno un background socioeconomico problematico o
semplicemente differente sotto l’aspetto linguistico e/o culturale da
quello delle classi di accoglienza (ad esempio i bambini stranieri)
Alunni con difficoltà

presentano problemi emotivi e comportamentali o disturbi specifici
dell’apprendimento (DSA). I problemi principali nascono
dall’interazione fra lo studente ed il contesto educativo.
Alunni disabili

hanno difficoltà educative causate da basi organiche
Cosa è cambiato?
 È cambiato il quadro epistemologico e metodologico
di riferimento;
 Cambiamento della categoria di riferimento: si parla
di persone e non di disabili;
 I BES non sono una categoria clinica, ma una lente
prospettica;
Panorama INTERNAZIONALE
 1989
 Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti
dell’Infanzia
 Art. 23 «I Bambini, ragazzi e adolescenti
mentalmente o fisicamente disabili devono condurre
una vita piena e decente, in condizioni che
garantiscano la loro dignità, favoriscano la loro
autonomia e agevolino una loro attiva partecipazione
alla vita della comunità»
Panorama INTERNAZIONALE
 1994
 Standard Rules for the Equalization of Opportunities
(documento adottato dall’Assemblea delle Nazioni
Unite)
 Regola 6: pari opportunità di istruzione per i
bambini, gli adolescenti e gli adulti con disabilità
nell’ambito di ambienti integrati
Panorama INTERNAZIONALE
 2000
 Forum mondiale sull’Istruzione di Dakar
 Raccomanda di offrire e sostenere un’istruzione
gratuita, obbligatoria ed universale
Panorama INTERNAZIONALE
 2001
 Dichiarazione di Salamanca sul Diritto di Istruzione
 La Dichiarazione di Salamanca afferma che ogni
bambino ha il diritto fondamentale all’istruzione e
che i bisogni di educazione speciale derivano dalle
disabilità o dalle difficoltà di apprendimento;
 La dichiarazione suggerisce una pedagogia centrata
sul bambino
Panorama INTERNAZIONALE
 2006
 Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle
Persone con Disabilità
 Preambolo: «(…) i bambini con disabilità dovrebbero
poter godere pienamente di tutti i diritti umani e
delle libertà fondamentali in condizioni di
eguaglianza rispetto agli altri bambini,
richiamandosi agli obblighi assunti in tal senso dagli
Stati Membri della Convenzione dei Diritti
dell’Infanzia (…)»
ICF International Classification of Functioning,
disability and Health
 Cos’è l’ICF?
 È una classificazione della disabilità redatta
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel
2002 che propone un nuovo approccio concettuale
che parte dallo stato di salute e funzionamento
piuttosto che di disabilità e patologia.
ICF
 Perché l’ICF?
 Necessaria una classificazione che acquisisse i
fondamenti dei diritti umani presenti nei documenti
citati
ICF
La chiave concettuale per descrivere la condizione della
persona
IL FUNZIONAMENTO
Diverse condizioni di salute e funzionamento
L’Handicap isola l’individuo e
puntualizza le mancanze
Disabilità sociale
L’interazione tra persona e ambiente
è caratterizzata da “reciprocità”
 Il funzionamento è il risultato di
un’interazione tra persona e ambiente
 L’ambiente può agire come facilitatore o come
barriera
ICF si possono individuare alcune origini e relazioni
causa di BES
 Condizioni fisiche (Ospedalizzazioni, lesioni, fragilità…);
 Contesto Ambientale (famiglia; pregiudizi ed ostilità





culturali, difficoltà socio economiche, ambienti deprivati e
deprivanti…);
Fattori Contestuali personali (problemi emozionali;
problemi comportamentali; scarsa autostima; scarsa
motivazione…);
Strutture corporee (mancanza di arti, mancanza o anomalie
in varie parti anatomiche…);
Funzioni corporee (difficoltà cognitive, difficoltà sensoriali,
difficoltà motorie…);
Attività personali (Apprendimento; applicazione delle
conoscenze, pianificazione delle azioni, autoregolazione,
comunicazione/linguaggi…)
Partecipazione sociale
Due colonne portanti
OMS
Organizzazione Mondiale
per la Sanità
OCSE
Organizzazione per la
cooperazione e lo sviluppo
economico
Metodo di classificazione
ICF
International Classification
of Functioning, Disability
and Health
Riconoscimento dei
BES
Bisogni Educativi Speciali
- Metodi di classificazione
- Aspetto sociale della
disabilità
- Stato di salute (funzionalità
residue)
3 macrocategorie:
- Alunni svantaggiati;
- Alunni con difficoltà;
- Alunni disabili.
L’ICF nella scuola Italiana
Intorno all’alunno disabile
Gruppo del PEI:
equipe multidisciplinare, composta da:
Genitori, Docenti, neuropsichiatri,
specialisti, operatori sociali, educatori
specialisti
Strumenti:
Attestazione di Handicap,
Diagnosi funzionale,
Profilo dinamico funzionale,
Piano educativo individualizzato
Lavorare sulle
«Capacità residue» e sulle
«potenzialità esprimibili»
DPR 24 febbraio 2004
!
ICF quale opportunità di
aggiornamento e
unificazione del
linguaggio
A carattere Nazionale
Bisogni educativi speciali
tipologie
Istituzionalizzati
 Handicap
 Stranieri
 DSA
 ADHD
Non istituzionalizzati
 disagio
 Apprendimenti precoci
Piramide BES
 La piramide è stratificata.
 La normativa valida per i livelli più bassi è
applicabile a tutti i livelli sovrastanti.
 Più alto è il livello e più specifico è il bisogno e
maggiore è l’entità delle risorse impiegate in termini
di fondi aggiuntivi, materiali, strumenti e personale.
Non solo, all’ aumento del livello piramidale
corrisponde una maggiore flessibilità e adattamento
della normativa in ordine agli obblighi scolastici
(frequenza, esami, verifica) e all’offerta formativa
Costituzione
 Art. 3 : “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e
sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di
sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali. È compito
della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine
economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e
l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo
della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all’organizzazione politica, economica e
sociale del Paese.”
 Art. 34: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione
inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria
e gratuita”.
Personalizzazione ed Individualizzazione
 Nel D.P.R. 275 del 1999, si parla di interventi di
educazione, formazione e istruzione adeguati alle
"caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti".
 La Legge 10 febbraio 2000, n. 30, "Legge
quadro in materia di riordino dei cicli d’istruzione"
individua le finalità del sistema educativo di
istruzione e di formazione nella crescita e nella
valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei
ritmi dell’età evolutiva, delle differenze e dell’identità
di ciascuno.
 La Legge 30 marzo 2003, n. 53, la cosiddetta
"riforma Moratti" avvia un inter che pone come
elemento cardine la centralità dello studente ed il
passaggio dai programmi uguali per tutti alla scuola
dei percorsi personalizzati. La norma richiama la
responsabilità progettuale ed educativa della scuola,
dei genitori e del territorio nel definire i piani
formativi che devono essere rispettosi delle
caratteristiche individuali.
 La Legge 30 marzo 2003, n. 53 disegna la scuola
quale un servizio istituzionale che deve individuare
ciò che è bene per ciascuno dentro i confini di ciò che
è ritenuto bene per l’intera società nazionale e la cui
determinazione è affidata dalla Costituzione allo
Stato e alle intese che esso stabilisce con le Regioni
 nell’allegato D –Profilo finale dello studente del Decreto
Legislativo 19 febbraio 2004, n. 59: "Il processo
educativo individuale (…) ha inizio con la vita e cessa
solo con essa, in una continua dinamica di conquiste e
possibili involuzioni, sicché nulla è mai guadagnato una
volta per tutte e nulla è mai perduto per sempre. Tale
certezza costituisce anche un potente fattore di
incoraggiamento e di fiducia nelle proprie capacità, a
partire da coloro che sono "diversamente abili". Non
esiste, del resto, alcuna situazione di handicap che possa
ridurre l’integralità della persona a qualche suo deficit.
Nessuna persona è definibile per sottrazione.".
Direttiva 27 dicembre
2012
legge nº 170/2011
Costituzione Italiana
Art. 3, art. 34
Legge 104 del 1992
"Legge-quadro per
l'assistenza, l'integrazione
sociale e i diritti delle
persone handicappate."
2007- “La via italiana per la
scuola interculturale e
l’integrazione degli alunni
stranieri”
Legge 10 febbraio 2000,
n. 30, “Legge quadro in
materia di riordino dei
cicli d’istruzione”
Alunni stranieri - Riferimenti normativi essenziali
 C.M. n. 2 dell’8 gennaio 2010
Indicazioni e raccomandazioni per l'integrazione di
alunni con cittadinanza non italiana
 Documento d’Indirizzo
La via italiana per la scuola interculturale e
l'integrazione degli alunni stranieri - Ottobre 2007
 C.M. n. 24 del 1 marzo 2006
Linee guida per l'accoglienza e l'integrazione degli
alunni stranieri
Patrizia Bettini - USR per la Toscana [email protected]
31/03/16
Alunni stranieri
la normativa per l'integrazione scolastica degli alunni stranieri attribuisce ai
minori stranieri presenti in Italia il diritto-dovere all'istruzione alla stessa stregua
dei cittadini italiani.
Per decidere a quale classe iscrivere il bambino straniero appena arrivato bisogna
tener conto di:
età anagrafica,
il livello di competenza nei saperi essenziali
scolarizzazione nel paese d'origine.
Bisogna accertare con appositi test le competenze di italiano, matematica,
geometria e inglese. Quando manca la conoscenza della lingua italiana è
opportuno che l'alunno sia inserito nella classe precedente rispetto a quella
anagrafica.
I minori con cittadinanza non italiana soggetti all'obbligo d'istruzione sono
valutati nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani.
Alunni DSA - Riferimenti normativi essenziali
 Legge 8 ottobre 2010, nº 170
«Nuove norme in materia di disturbi specifici di
apprendimento in ambito scolastico»
 Decreto n. 5669 del 12 luglio 2011
norme attuative della L. 170/2010
 Decreto n. 5669 del 12 luglio 2011
«Linee guida per il diritto allo studio degli alunni e degli
studenti con disturbi specifici di apprendimento» parte
integrante del
Quadro normativo suddiviso in
 Individuazione della "platea";
 Strumenti di pianificazione didattica;
 Strumenti didattici
Individuazione della platea
 Disabili;
 DSA;
 Altri BES
Individuazione della platea
 Disabili (individuati con certificazione
medica con commissione medico-legale
come da legge 104/1992 e da DPCM
185/2006);
 DSA (individuati con diagnosi del servizio
sanitario nazionale come da legge 170/2010
e Linee Guida regionali approvate con
delibera n. 1159 del dicembre 2012)
Individuazione della platea
 Altri BES ( "Ove non sia presente
certificazione clinica o diagnosi, il Consiglio
di classe o il team dei docenti motiveranno
opportunamente, verbalizzandole, le
decisioni assunte sulla base di
considerazioni pedagogiche e didattiche; ciò
al fine di evitare contenzioso.")
Strumenti di pianificazione didattica
 Disabili - PEI;
 DSA - PDP;
 Altri BES - PDP
PDP
 Piano Didattico Personalizzato non può più essere
inteso come mera esplicitazione di strumenti
compensativi e dispensativi per gli alunni con DSA;
esso è bensì lo strumento in cui si potranno, ad
esempio, includere progettazioni didattico-educative
calibrate sui livelli minimi attesi per le competenze
in uscita (di cui moltissimi alunni con BES, privi di
qualsivoglia certificazione diagnostica, abbisognano),
strumenti programmatici utili in maggior misura
rispetto a compensazioni o dispense, a carattere
squisitamente didattico- strumentale.
Strumenti didattici
 Disabili - Pei - insegnante di sostegno... Possono
cambiare le competenze in uscita
 DSA - PDP rivedibile ma non temporaneo personalizzazione ed individualizzazione strumenti dispensativi e compensativi - non
cambiano le competenze in uscita
 Altri BES - rivedibile e temporaneo personalizzazione ed individualizzazione strumenti dispensativi e compensativi - non
cambiano le competenze in uscita
Strumenti didattici compensativi e
dispensativi
 Gli strumenti compensativi sono strumenti didattici e tecnologici che

sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell'abilità deficitaria:
sintesi vocale (trasforma un compito di lettura in compito d'ascolto) ;
il registratore (x non scrivere appunti);
programmi di videoscrittura con correttore ortografico;
la calcolatrice;
tabelle, formulari, mappe concettuali.
Le misure dispensative sono interventi che consentono all'alunno di non
svolgere alcune prestazioni difficoltose e che non sono essenziali per
l'apprendimento (lettura lunghi brani). Inoltre si consente all'alunno DSA di
usufruire di maggior tempo x le prove e si consente di poter svolgere la stessa
prova con contenuto ridotto.
Strumenti didattici
PAI: Piano Annuale dell’Inclusività
 CM n. 8 del marzo 2013
 Nota prot. n. 1551 del giugno 2013
Piano Annuale dell’inclusività
 POF (DPR n. 275/99)
 Il Piano è il documento fondamentale costitutivo
dell'identità culturale e progettuale delle istituzioni scolastiche
ed esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare,
educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano
nell'ambito della loro autonomia
 PAI (C n.8/2013 e Nota prot. n 1551/2013)
 un elemento di riflessione nella predisposizione del POF,
di cui il P.A.I. è parte integrante
Piano Annuale dell’inclusività
 NON è UN ULTERIORE ADEMPIMENTO
BUROCRATICO
 È uno strumento che possa contribuire ad
accrescere la consapevolezza dell’intera comunità
educante sulla centralità e la trasversalità dei
processi inclusivi