democrazia - presentepassato

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Maggioranza vs minoranza
Ossia il problema della democrazia
La teoria classica della democrazia
• esiste una teoria classica della democrazia?
• l’elaborazione in età moderna
• la rielaborazione nel Novecento
una teoria classica in età moderna?
• non un quadro teorico sistematico
• ma un processo evolutivo per approssimazioni
successive caratterizzato da conflitto / confronto /
combinazione tra due modelli “classici”
– democrazia diretta – assembleare: J.-J. Rousseau
– democrazia delegata – rappresentativa: percorso da Locke a
Montesquieu a Tocqueville a J. S. Mill (e altri)
• laboratori:
– comunità montane ginevrine + Francia giacobina
– Inghilterra – Stati uniti – stati europei dell’Ottocento
• cui si aggiungono le derive
– plebiscitaria (bonapartismo)
– totalitaria (regimi del Novecento)
le realizzazioni più convincenti sono frutto
della progressività nell’applicazione
del principio di uguaglianza
giuridica:
“la legge è uguale per tutti”
politica
uguali diritti politici
(suffragio universale)
economica
uguali opportunità sociali ed
economiche
stato liberale “negativo”
crea le condizioni giuridiche che
garantiscono la libertà individuale
stato liberal-democratico
tendenzialmente inclusivo:
diritto di voto a tutti i “cittadini”
stato social-democratico
riequilibra con interventi diretti le
diversità sociali ed economiche
Democrazia: calma e sangue freddo
Conquest
• Il punto è che la democrazia si è sviluppata o è diventata
praticabile in Occidente soltanto parecchio tempo dopo che era
emerso un sistema fondato su legge e libertà.
• Habeas corpus, sistema giuridico e legalità non sono stati
prodotti della democrazia, ma da un lungo processo avviato fin
dall’epoca medioevale per piegare il potere dell’esecutivo
inglese.
• Il punto è che la democrazia può dare i suoi preziosi frutti
soltanto se emerge da una tradizione di legge e di libertà della
quale essa stessa è un’espressione.
Democrazia diretta
e sovranità popolare
• Rousseau:
– volontà generale: fare sì che il cittadino obbedendo
alla legge obbedisca a se stesso
– non delegata, ma assembleare
– chi governa è “commissario”, ossia funzionario al
quale l’assemblea affida l’esecuzione delle
decisioni assembleari
– se il popolo è chiamato al voto solo ogni x anni, è
“sovrano” solo nel giorno delle elezioni, poi è di
nuovo suddito
J.-J. Rousseau, Il contratto sociale
“la sovranità non essendo che l’esercizio della volontà
generale, non può alienarsi e ...il sovrano, che non è se non
un ente collettivo, non può essere rappresentato che da se
stesso”
“la sovranità non può essere rappresentata per la stessa
ragione che non può essere alienata: o è essa stessa ovvero è
un’altra: non c’è via di mezzo. I deputati del popolo non sono
dunque, né possono essere suoi rappresentanti; non sono che
dei commissari; non possono concludere nulla in modo
definitivo. Ogni legge che il popolo in persona non abbia
ratificata, è nulla, non è una legge”.
Constant e la critica al principio di
sovranità popolare di Rousseau
"Quando si stabilisce che la sovranità del popolo è illimitata, si crea e si
getta a caso nella società umana un grado di potere troppo grande di
per sé, e che è un male nelle mani di chiunque sia posto.
Affidatelo pure a una sola persona, a parecchi, a tutti, voi scoprirete
egualmente che è un male. Ve la prenderete con i depositari di questo
potere, e, secondo i casi, accuserete di volta in volta la monarchia,
l'aristocrazia, la democrazia, i governi misti, il sistema rappresentativo.
Avrete torto; è il grado della forza e non i depositari di questa forza che
bisogna accusare.
È contro l'arma e non contro il braccio che si deve combattere.“
Benjamin Constant, Cours de politique constitutionnelle
cfr. J. S. Mill
Democrazia rappresentativa
• la sovranità appartiene al popolo che la esercita
direttamente
– al momento delle elezioni e
– con l'istituto del referendum
• le funzioni del potere sono delegate agli organi e
alle istituzioni dello Stato.
• i rappresentanti eletti agiscono senza “vincolo di
mandato”
l’intuizione di Tocqueville
“Credo che la forma di oppressione da cui sono minacciati i
popoli democratici non rassomiglierà a nulla di ciò che l’ha
preceduta nel mondo; i nostri contemporanei non sapranno
trovarne un’immagine tra i loro ricordi. Io stesso cerco
invano un’espressione che riproduca esattamente l’idea
che ho nella mente e la fissi in un concetto chiaro: le
vecchie parole “dispotismo e tirannia” non ne sono affatto
capaci. Il fenomeno è nuovo; bisogna dunque tentare di
definirlo, poiché non gli si può dare un nome”.
Alexis di Tocqueville, La democrazia in America
democrazia
liberale
- empirismo
- spontaneismo
- pluralità
totalitaria
- messianismo
- finalismo
- unicità mete
• Il diverso concetto di libertà porta la
democrazia totalitaria ad un "paradosso",
dovuto all'impossibilità di combinare il
finalismo e la libertà.
il paradosso della libertà
• la libertà umana è compatibile con un unico
modello di esistenza sociale, anche se tale
modello mira al più alto grado di giustizia sociale
e di sicurezza?
• Il paradosso della democrazia totalitaria consiste
nell'asserzione di tale compatibilità.
Jacob L. Talmon, Le origini della democrazia totalitaria, il Mulino, Bologna 1967
ripensamento teoretico nel Novecento
Schumpeter: democrazia
competitiva [elitaria e maggioritaria]
«il metodo democratico è
quell'assetto istituzionale per
arrivare a decisioni politiche nel
quale alcune persone
acquistano il potere di decidere
mediante una lotta competitiva
per il voto popolare»
Kelsen: democrazia
proporzionalista
• tre componenti irriducibili:
– è tutta parlamentare,
– tutta proporzionale,
– tutta partitica
+ Teorie partecipazioniste
consenso organizzato nell’associazionismo
mobilitazione della società civile
educazione del cittadino
appendice
Hannah Arendt
Hannah Arendt, Le origini del totalitarismo
“sarebbe un errore grave dimenticare che i regimi totalitari, finché
detengono il potere, e i loro capi, finché sono in vita, dispongono e
si giovano dell’appoggio popolare sino alla fine”.
Caratteri del totalitarismo per la Arendt:
– l’imporsi di un partito unico formato da un’élite animata da credenza
fanatica nell’ideologia
– una polizia segreta che pervade l’intera società, al punto che ciascuno
debba sospettare del proprio vicino;
– moltiplicazione e sovrapposizione di uffici e competenze nell’amministrazione pubblica, apparentemente confusa e caotica, ma che serve al
potere per trasferirsi da un ambito all’altro, giocando sulle rivalità interne;
– capo carismatico depositario e fonte dell’ideologia, al quale si rimettono tutti
gli apparati che riconoscono, nella sua persona, il potere stesso.
per la Arendt i pilastri portanti del totalitarismo sono
• L’ideologia
“pretende di spiegare con
certezza assoluta e in modo
totale il corso della storia;
diventa perciò indipendente
dall’esperienza ... e
costruisce un mondo fittizio e
logicamente coerente, dal
quale derivano direttive
d’azione la cui legittimità è
garantita” dall’ideologia
stessa.
• Il terrore
totalitario serve, a sua volta,
“per tradurre in realtà il
mondo fittizio dell’ideologia, a
confermala tanto nel suo
contenuto quanto soprattutto - nella sua logica
deformata”.
l’imbarazzante problema del suffragio universale:
il plebiscitarismo
• 1848 in Francia ... le prime elezioni presidenziali a suffragio
universale maschile (10 dicembre) assegnano la vittoria a
Luigi Napoleone III
• In Italia il fascismo non abrogò il suffragio universale ma ne
sfruttò le potenzialità di consenso con il sistema
maggioritario (legge Acerbo 1923; legge del Gran consiglio)
• in Germania, Hitler andò al potere con il suffragio popolare
• nell’URSS il suffragio universale avallò la dittatura di Stalin
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