A cura di: Simone Torrisi Le opere La vita L’esistenza come possibilità I tre stadi dell’esistenza Angoscia, fede e disperazione Kierkegaard nella filosofia moderna Fine Schema riassuntivo La vita Søren Aabye Kierkegaard nacque a Copenhagen il 5 maggio 1813 dove trascorse gran parte della sua vita. Crebbe educato in clima di religiosità severa ma ebbe una giovinezza inquieta, caratterizzata dal tentativo di realizzare quella che egli chiamò la “vita estetica”, cioè l'esistenza impegnata a cogliere l'attimo sempre nuovo e a godere sapientemente della piacevole varietà delle occasioni. In seguito alla morte del padre (1838) scelse un tipo di vita più responsabile e ordinato (la “vita etica”). Si laureò in teologia (1840) con la dissertazione Sul concetto di ironia con particolare riguardo a Socrate e si fidanzò nello stesso anno con Regina Olsen … Una caricatura di Kierkegaard La vita … Ma non divenne né un pastore, secondo le speranze paterne, né un tranquillo e metodico padre di famiglia. Il fidanzamento fu presto rotto e in Aut-Aut (1843), al di là della vita estetica e di quella etica, di cui è sottolineata l'insufficienza, viene proposta la scelta religiosa, come incertezza angosciosa e sublime vissuta nel rapporto contraddittorio del singolo con Dio. L'ultima parte della vita di Kierkegaard fu occupata prevalentemente dalla polemica contro la Chiesa danese e i suoi capi, troppo arrendevoli, accomodanti e “ragionevoli” e troppo dimentichi perciò del carattere “scandaloso” del messaggio cristiano. Morì l’11 novembre 1855. Le opere 1841) Il concetto dell’ironia; Enten-Eller (generalmente tradotto con Aut-Aut) che comprende: 1843) Diario di un seduttore; Timore e tremore; La ripresa 1844) Prefazione; Briciole filosofiche; Il concetto dell’angoscia 1845) Stadi nel cammino della vita 1846) Postilla conclusiva non scientifica; Il punto di vista della mia attività di scrittore (pubblicato postumo) 1849) La malattia mortale 1850) L’esercizio del cristianesimo L’esistenza come possibilità La prima caratteristica della filosofia di Kierkegaard è quella di aver determinato l’esistenza umana nella categoria della possibilità e di averne messo in luce il carattere negativo. Ne Il concetto dell’angoscia scrive che la possibilità è “la più pesante delle categorie” in quanto ognuna di esse è come un salto nel buio … … Ognuna di esse rispetta il principio dell’infinità del possibile: “Nel possibile, tutto è possibile”. Per tale principio ogni possibilità favorevole all’uomo (possibilitàche-si), viene annullata dall’infinito numero delle possibilità sfavorevoli (possibilità-cheno) … L’esistenza come possibilità … Nella possibilità tutto è ugualmente possibile come la nullità di ciò che è possibile (la “minaccia del nulla”); si può persino scegliere e perdersi in essa o scegliere di non scegliere, rimanendo quindi nella paralisi … … Kierkegaard stesso, di fronte all’angoscia della possibilità, pare sentirsi paralizzato dall’impossibilità di ridurre la propria vita ad un compito preciso, di scegliere tra due alternative opposte. Per questo motivo egli riconosce che l’unità della propria personalità è in questa condizione eccezionale di indecisione ed instabilità e che il centro del proprio io è nel non avere un centro … L’esistenza come possibilità … “Ciò che io sono è un nulla; questo procura a me ed al mio genio la soddisfazione di conservare la mia esistenza al punto zero, tra il freddo e il caldo, tra la saggezza e la stupidaggine, tra qualche cosa e il nulla come un semplice forse” … … Dunque l’esito dell’esistenza, intesa come possibilità, è la minaccia del nulla, il timore del possibile, del futuro (il futuro non è che il possibile nel tempo). I tre stadi dell’esistenza L’attività filosofica di Kierkegaard è intesa soprattutto a descrivere le possibilità fondamentali che si offrono all’uomo, gli stadi della vita che costituiscono le alternative di esistenza e tra le quali l’uomo è costretto a scegliere … … Da qui, il titolo della sua opera Aut-Aut che indica già come questi stadi non siano due gradi di uno sviluppo unico che passi dall’uno all’altro e li concili (come potevamo invece trovare in Hegel)… … Tra uno stadio e l’atro vi è un abisso: ciascuno di essi si presenta come un’alternativa che esclude l’altra … I tre stadi dell’esistenza Questi modi di vivere per Kierkegaard sono tre: quello estetico, quello etico e quello religioso … … Diario di un seduttore, che tratta dei primi due, consta di due parti, che l'autore finge siano manoscritti ritrovati da Kierkegaard (Carte di A. e Carte di B.): la prima espone il pensiero estetico del filosofo danese, o meglio la concezione della vita condotta secondo un ideale estetico del tutto libero da vincoli morali; la seconda ricostruisce i valori etici contro quelli estetici. la versione tedesca di Aut-Aut I tre stadi dell’esistenza Lo stadio estetico Il primo stadio è quello in cui vive l’esteta, l’uomo che “è immediatamente ciò che è”, che cerca, cioè, di fare della sua vita un opera d’arte, consumata unicamente attimo per attimo, sempre all’insegna della novità, dell’immaginazione e dell’avventura … … La vita estetica esclude ogni ripetizione, che implica la monotonia, e ogni forma di impegno continuato (per l’esteta ogni donna non è altro che un mezzo al servizio della propria ricerca di piacere) … Il simbolo principe dell’estetismo è rappresentato da Giovanni, il protagonista della prima parte del Diario di un seduttore (costruito da Kierkegaard sulla base del protagonista del “Don Giovanni” di Mozart). I tre stadi dell’esistenza Lo stadio estetico … Tuttavia, al di là della sua apparenza gioiosa, nello stato estetico non è possibile né una scelta autentica, né alcuna forma di libertà, affidando all’istante il compito di decidere della propria vita per non cadere nella noia ... … Questa obbliga infatti il consumo continuo di esperienze sempre nuove portando sino alla totale dispersione e al fallimento esistenziale … La locandina del “Don Giovanni” di Mozart. I tre stadi dell’esistenza Lo stadio estetico … Infatti, scegliendo di non scegliere ma di lasciarsi trasportare dall’attimo, l’esteta finisce per rinunciare alla propria identità ed avvertire il vuoto della propria esistenza senza senso ... … “Chiunque viva esteticamente è disperato, che lo sappia o non lo sappia; la disperazione è l’ultimo sbocco della concezione estetica della vita” … … La disperazione è l’ansia di una vita diversa che si prospetta come un’altra alternativa possibile verso cui bisogna attaccarsi con tutte le proprie forze per effettuare l’immane salto che separa la vita estetica da quella etica. Una scena tratta dal “Don Giovanni” di Mozart. I tre stadi dell’esistenza Lo stadio etico “Affinché uno viva eticamente è necessario che prenda coscienza di sé tanto radicalmente che nessuna accidentalità gli sfuggirà” La vita etica nasce proprio da questa presa di coscienza che implica una continuità che la vita estetica esclude. La vita etica rappresenta la scelta di scegliere di sé stesso, la scelta della libertà dandosi dunque un’identità concreta, accettando tutta la sua storia personale: questa include anche tutti i rapporti con gli altri … Nella seconda parte del Diario di un seduttore, compare il protagonista della vita etica: il magistrato Wilhelm. I tre stadi dell’esistenza Lo stadio etico … Nello stadio etico infatti il singolo rinuncia ad essere l’eccezione e si conforma alla società. Il marito rappresenta nella filosofia di Kierkegaard, l’espressione tipica dell’eticità: egli sceglie una volta per tutte una donna ed accetta i doveri del matrimonio nella loro continuità e ripetitività … … Come già detto, però, l’uomo etico accetta tutti gli aspetti della sua vita, anche quelli più dolorosi, sentendosene colpevole e pentendosi … I tre stadi dell’esistenza Lo stadio etico … “Il pentimento dell’individuo coinvolge se stesso, la famiglia, il genere umano, finché egli si ritrova in Dio. Solo a questa condizione egli può scegliere se stesso in senso assoluto”… Il “Pentimento” di G. Gemma … Il riconoscimento della propria finitudine peccaminosa e quindi della propria colpevolezza, rappresenta dunque il termine della vita etica, che, nella sua “generalità”, appare insufficiente per la ricerca di una sincera “singolarità” dell’uomo, spingendolo a trapassare nella vita religiosa. I tre stadi dell’esistenza Lo stadio religioso Il salto tra stadio etico e religioso, è simboleggiato in Timore e Tremore dalla figura di Abramo. Da sempre vissuto nel rispetto della legge morale, egli riceve da Dio l’ordine di uccidere il figlio Isacco, infrangendo così la legge morale per cui è vissuto … … Tra i due principi dunque non vi è possibilità di conciliazione o di sintesi, come non vi è una regola che possa aiutare nella scelta … “Il sacrificio di Isacco” di Rembrandt I tre stadi dell’esistenza Lo stadio religioso … L’uomo che ha fede seguirà l’ordine divino anche a costo di una rottura con la norma morale e con tutti gli altri uomini. Il rapporto con Dio è infatti costituito dalla solitudine dell’individuo nel rapporto con l’Assoluto: “non si odono voci umane, né vi sono regole” … … Da qui il carattere incerto della vita religiosa … Il rapporto solitario con Dio, si può immaginare come una preghiera in una basilica deserta … I tre stadi dell’esistenza Lo stadio religioso … la giustificabilità della sospensione dell’etica, fa nascere nell’uomo una domanda: sono io l’eccezione, il prescelto di Dio? … Solo un segno indiretto può assicurare l’uomo: l’angoscia di tale incertezza, cioè la fede, il mezzo di un nascosto rapporto con Dio … … L’uomo può pregare Dio affinché gli conceda la fede; la possibilità di pregare è, però, già un dono divino. Questo paradosso è proprio la base della fede e Cristo ne è l’incarnazione … Il testo della lapide di Kierkegaard. Dice: “Søren Aabye Kierkegaard; Nato 5 Maggio 1813. Morto 11 Novembre 1855. Ancora un pò, e quindi avrò vinto. Allora l’intera lotta finirà. Allora potrò riposare in saloni colmi di rose e parlarare con il mio Gesù in eterno.” I tre stadi dell’esistenza Lo stadio religioso … “L’uomo è posto di fronte al bivio: credere o non credere. Da un lato è lui che deve scegliere, dall’altro ogni sua iniziativa è esclusa perché Dio è tutto e da lui deriva anche la fede. La vita religiosa è nelle maglie di questa contraddizione inesplicabile” … … Paradosso, scandalo, contraddizione, necessità e impossibilità di scegliere, dubbio, angoscia, sono però le caratteristiche dell’esistenza intera e nello stesso tempo le basi del cristianesimo. Clicca per rivedere Stadio estetico Disperazione Stadio etico Pentimento Stadio religioso Schema riassuntivo Caratteristiche Novità Avventura Immaginazione Non-scelta Noia Dispersione Scelta Matrimonio Normalità Morale Continuità Fedeltà Angoscia Fede Solitudine Paradosso Scandalo Angoscia, fede e disperazione Nel Concetto dell’angoscia e La malattia mortale Kierkegaard approfondisce il concetto di angoscia come base di tutta la sua filosofia … … L’angoscia è infatti la conseguenza del possibile nell’uomo, implicando dunque il peccato ed è addirittura causa del peccato originale. Adamo era infatti innocente nei riguardi del male in quanto lo ignorava. Ma tale ignoranza, rende inquieto Adamo e crea in lui l’angosciante possibilità di potere: tuttavia egli non sa in cosa consista questo potere. Trovandosi in questa “ignoranza”, Adamo si trova nella pura possibilità e l’angoscia è l’oggettivazione di tale possibilità … Il “Peccato originale” di Michelangelo Angoscia, fede e disperazione … “Per la libertà, il possibile è l’avvenire, per il tempo l’avvenire è possibile. Così all’uno come all’altro, nella vita individuale corrisponde l’angoscia” … … L’angoscia è dunque, secondo Kierkegaard, strettamente connessa al trascorrere del tempo: il passato, ad esempio, può angosciare nella misura in cui si può ripresentare nel futuro. In definitiva, l’angoscia è legata alla possibilità del nulla e dunque all’intera condizione umana … … Ritornando al già citato principio dell’infinità del possibile, possiamo concludere che è proprio l’infinità delle possibilità che rende insuperabile l’angoscia e ne fa la situazione fondamentale dell’ uomo nel mondo … “L’Angoscia” di E. Munch Angoscia, fede e disperazione … La disperazione è, invece, la condizione in cui l’uomo viene posto dalla possibilità nell’ambito del rapporto con sé stesso. Come già detto, l’uomo tenta di cambiare vita, di “volere o non volere essere se stesso” … … Tale tentativo rimane però impossibile: egli dispera di se (nello stadio estetico), ossia voler essere l’io che non si è veramente; oppure egli vuole essere se stesso a qualunque costo (nello stadio etico), cercando di diventare un io autosufficiente e compiuto e sfuggire alla possibilità. L’impossibilità di questo tentativo genera in entrambi i casi la disperazione … “La disperazione” di E. Munch Angoscia, fede e disperazione … Nel primo caso essa è dovuta a quella che Kierkegaard definisce “deficienza di necessità”: l’io mira a infinite possibilità che non solidificano mai, senza avere una base su cui reggersi … … Nel secondo caso, invece, la disperazione è dovuta alla “deficienza di libertà”, ossia mancanza di possibilità … … L’unico rimedio alla disperazione è la fede in Dio; l’uomo infatti, pur volendo essere se stesso, riconosce la sua dipendenza da Dio e riesce a sostituire la speranza alla disperazione … La “Cattedra di S. Pietro” in Roma Angoscia, fede e disperazione … La fede tuttavia spinge la ragione al di là di ogni possibilità di comprensione generando così un paradosso … Kierkegaard arriva così a definire tutte le categorie del pensiero religioso-cristiano come paradosso e assurdità: la trascendenza di Dio, l’oggettività del peccato e soprattutto l’esistenza del cosiddetto “Uomo-Dio”, il Figlio di Dio, Cristo, che agisce e muore come un uomo comune … … Eppure il credente assume tutti i rischi e supera l’evidenza logica, perché sa che a Dio tutto è possibile. La fede è dunque il capovolgimento dell’esistenza: di fronte all’instabilità della possibilità, si staglia la sicurezza di Dio. “La Resurrezione” di El Greco Kierkegaard nella filosofia moderna La filosofia di Kierkegaard è considerata come il punto d'origine del cosiddetto esistenzialismo La cultura filosofica europea del XX sec., quando per la forza stessa delle cose dovette rifiutare l'ottimismo positivistico e la fede idealistica nella garantita positività della storia, scoprì il sapore “aspro e forte” del pensiero di Kierkegaard e ne fu affascinata. Si ebbe così la rinascita kierkegaardiana, il ritrovamento di un tesoro speculativo quasi ignorato dai contemporanei e dalle generazioni immediatamente successive. La tematica proposta da Kierkegaard è variamente presente in Heidegger, in Jaspers, nel teologo K. Barth, in Sartre soprattutto con i concetti di possibilità di scelta, di alternativa e di esistenza come modo d’essere proprio dell’uomo.