Occupazione femminile: sfide e criticità Valentina Cardinali 1 per orientarsi… … Agenda sociale SEO Strategia di Lisbona Pari opportunità di genere gender equality per tutti equal opportunities Pari trattamento Politiche del lavoro Non discriminazione Incremento occupazione Mantenimento dell’occupazione Contrasto alla crisi COM (2008) 800 def Qualità dell’occupazione 2 Commissione Europea, “100 parole per la parità. Glossario dei termini sulla parità tra le donne e gli uomini” a cura della Direzione Generale “Occupazionale, Relazioni Industriali e Affari Sociali” Una definizione “mobile”... Pari opportunità : principio di uguaglianza liberale = “fornire pari chance di accesso e fruizione” a soggetti in diversa condizione iniziale (“svantaggio competitivo”). uguaglianza dei punti di partenza uguaglianza degli esiti A livello europeo è principio di carattere generale le cui principali componenti sono il divieto di qualsiasi discriminazione e la parità tra uomini e donne. Tale principio è applicabile in tutti i campi, nella vita economica, sociale, culturale e familiare. Partecipazione equilibrata dei due sessi alla vita economica, sociale e politica, resa possibile dall’assenza di barriere e dalla offerta, a donne e uomini, delle stesse opportunità di accesso, fruizione e partecipazione 3 Commissione Europea, “100 parole per la parità. Glossario dei termini sulla parità tra le donne e gli uomini” a cura della Direzione Generale “Occupazionale, Relazioni Industriali e Affari Sociali” Le parole chiave delle pari opportunità Pari opportunità Pari trattamento Principio di non discriminazione Elementi di realizzazione delle condizioni di pari accesso e fruizione Lotta alla segregazione nel mdl Lotta agli stereotipi di genere Conciliazione vita / lavoro Equa rappresentanza Empowerment 4 Le parole chiave delle pari opportunità Parità di trattamento tra uomini e donne comprende uguaglianza di remunerazione; uguaglianza di trattamento nei regimi di sicurezza sociale; uguaglianza di trattamento per quanto riguarda l'accesso al posto di lavoro, alla formazione e alla promozione professionale, e le condizioni di applicazione Parità di remunerazione Direttiva 75/117/CEE, in base alle quali: un lavoro uguale o di valore uguale deve essere retribuito nella stessa maniera; allorquando un sistema di classificazione professionale viene utilizzato per determinare le retribuzioni, tale sistema deve essere basato su criteri comuni ai lavoratori di sesso femminile e maschile e definito in maniera tale da escludere ogni discriminazione basata sul sesso. Pay gap Differenza tra la retribuzione media degli uomini rispetto a quella delle donne anche in presenza della parità produttiva. Il differenziale salariale è conseguenza sia della segregazione delle professioni e delle mansioni che delle discriminazioni di genere 5 Le parole chiave delle pari opportunità Gender gap differenza tra i valori riferibili a uomini e donne per lo stesso item (es: occupazione) Segregazione orizzontale: la concentrazione di donne e uomini in particolari segmenti del mercato del lavoro, in determinate professioni e qualifiche professionali. Le donne sono confinate in una gamma più ristretta di occupazioni rispetto agli uomini e in ambiti di lavoro meno prestigiosi e meno remunerati. Segregazione verticale : concentrazione in determinati livelli di inquadramento, responsabilità o posizioni. Tre rappresentazioni delle dinamiche segreganti: • Soffitto di cristallo Barriera invisibile (trasparente come il vetro) per la quale le donne non riescono ad accedere a livelli più alti e/o di vertice nella vita professionale, sociale e politica. • Pareti di cristallo fattori di marginalizzazione (laterale) delle donne dalle dinamiche decisionali (smoking rooms) • Pavimento appiccicoso fattori che determinano l’immobilità delle donne nei contesti 6 organizzativi Le parole chiave delle pari opportunità Conciliazione vita lavoro fa riferimento alle soluzioni istituzionali che prendono in considerazione le esigenze della famiglia e quelle lavorative. Includono: i congedi parentali, le soluzioni per la cura dei bambini e degli anziani, lo sviluppo di un contesto e di un’organizzazione del lavoro tali da agevolare la conciliazione delle responsabilità lavorative con quelle familiari per le donne e per gli uomini Rappresentanza ai livelli decisionali Equa rappresentanza di uomini e donne nei ruoli decisionali (database europeo e set di indicatori correlato) DG Employment, Social Affairs and Equal Opportunities Stereotipi di genere Insieme rigido e strutturato di convinzioni condivise e trasmesse socialmente che attribuiscono caratteristiche predeterminate alle persone. Empowerment Il processo in base al quale si realizza la crescita costante, progressiva e consapevole delle potenzialità dell'individuo che si accompagna ad un corrispondente aumento dell'autonomia ed assunzione di responsabilità nel mondo economico, sociale e politico. 7 Le parole chiave delle pari opportunità Il principio di non-discriminazione è volto a garantire la parità di trattamento tra le persone, quali che siano la nazionalità, il sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le credenze, un handicap, l'età o l'orientamento sessuale. (art.13 Trattato di Amsterdam, Carta dei diritti 2000; direttive ) Discriminazione diretta: situazione nella quale una persona viene trattata in maniera meno favorevole in ragione del suo sesso rispetto ad un'altra che così non viene trattata, non è stata trattata o non sarebbe trattata in una situazione analoga. Discriminazione indiretta: situazione nella quale una disposizione, un criterio o una procedura apparentemente neutra può comportare uno svantaggio particolare per persone dell'altro sesso, a meno che tale disposizione, tale criterio o tale procedura non siano oggettivamente giustificati da un obiettivo legittimo e a meno che i mezzi per realizzare tale obiettivo non siano appropriati e necessari. 8 Pari opportunità o uguaglianza? Pari opportunità aiutano a costruire l’ uguaglianza di genere Partecipazione equilibrata dei due sessi alla vita economica, sociale e politica, resa possibile dall’assenza di barriere e dalla offerta, a donne e uomini, delle stesse opportunità di accesso, fruizione e partecipazione Equità di trattamento tra i generi che si realizza quando uomini e donne sono liberi di sviluppare le proprie abilità e di operare scelte senza i limiti imposti da ruoli predeterminati. Viene attuata con misure sia di parità di trattamento tra uomini e donne sia di trattamento diverso in grado di cogliere bisogni e condizioni differenti. Considerata come essenziale per risolvere i problemi del mercato del lavoro, la UE ha riaffermato il suo impegno a favore dell'uguaglianza di genere tra donne e uomini all'interno dell'agenda sociale 2005-2010 che integra e consolida la strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione. 9 Il dual approach europeo alle pari opportunità Hard law Normativa vincolante per Stati membri -trattati -direttive Soft law Azioni di sensibilizzazione e indirizzo L'adozione ufficiale da parte della UE di una duplice strategia per il conseguimento delle pari opportunità ed il superamento e la prevenzione delle discriminazioni sia tramite la realizzazione di azioni positive che attraverso l'utilizzo del gender mainstreaming quale strategia trasversale di sistema. Raccomandazioni, atti programmatici e di indirizzo Gender mainstreaming Mac Il principio di «gender mainstreaming» consiste nel prendere in considerazione sistematicamente le differenze tra le condizioni, le situazioni e le esigenze delle donne e degli uomini nell'insieme delle politiche e delle azioni comunitarie Azioni specifiche (azioni positive) Misure specifiche e temporanee rivolte ad un gruppo particolare per rimuovere e prevenire la discriminazione o controbilanciare svantaggi causati da atteggiamenti, comportamenti o strutture esistenti nella società e nel mondo del lavoro, allo scopo di garantire una parità sostanziale. 10 L’occupazione femminile in Europa 11 SEO, Lisbona e pari opportunità Gli obiettivi occupazionali di Lisbona • • Il tasso di occupazione globale dell'Unione europea al 70 % Il tasso di occupazione femminile al 60 % entro il 2010. • Il Consiglio europeo di Stoccolma (marzo 2001) ha aggiunto due obiettivi intermedi e un obiettivo supplementare; il tasso di occupazione globale e il tasso di occupazione delle donne devono raggiungere rispettivamente il 67 % e il 57 % nel 2005; il tasso di occupazione dei lavoratori anziani deve raggiungere il 50% entro il 2010. • • 12 Croatia Iceland Macedonia, Turkey Malta Italy Greece Hungary Poland Romania Slovakia Spain Luxembourg Belgium Czech Euro area EU (27 Bulgaria Ireland France Lithuania Portugal Cyprus Slovenia Latvia Germany United Austria Estonia Finland Netherlands Sweden Switzerland Denmark Norway I tassi di occupazione in Europa per genere 90 80 70 60 50 Donne 40 Uomini 30 20 10 0 Eurostat 2008 13 Bulgaria Slovakia Hungary Latvia Czech Lithuania Greece Estonia Romania Cyprus Slovenia Poland Portugal Finland Turkey Spain Malta Italy France EU (27 Euro area Denmark Luxembourg Belgium Sweden Austria United Norway Germany Switzerland Netherlands Croatia Iceland Ireland Il part time in Europa per genere (% sul totale) 80 70 60 50 40 Donne 30 Uomini 20 10 0 Eurostat 2008 14 Il gender pay gap in Europa Eurostat 2007 15 Maternità e occupazione: il ruolo dei servizi Servizi e occupazione Il Consiglio di Barcellona 1. offrire servizi all'infanzia al 33% dei bambini di età compresa tra 0 e 3 anni* Raggiunto soltanto da 5 Stati membri : Belgio, Finlandia, Francia, Svezia e Danimarca; Sotto il 10% Spagna, Austria, Repubblica Ceca, Bulgaria, Germania, Grecia, Lituania, Italia, Ungheria e Polonia, dove si registra l'offerta più scarsa di servizi all'infanzia Italia 9,9%, con punte minime del 1,8% in Calabria e del 22% in Emilia Romagna 2. offrire servizi copertura al 90% dei bambini dai 3 anni all'età scolare Raggiunto da 8 paesi: Belgio, Finlandia, Francia, Svezia, Danimarca, Italia, Germania e Spagna. DONNE 30-40 : GENERAZIONE SANDWICH * Secondo stime Centro nazionale di documentazione per l'infanzia e l'adolescenza, 2007, per ogni incremento del 5 % della copertura nazionale sarebbero necessari due miliardi di euro. ( 9 per l’obiettivo del 2010). 16 Dalla relazione sulla parità di opportunità tra uomo e donna 2009 … la realtà europea Crescita costante ogni anno dell’occupazione femminile, con ritmo superiore a quello maschile, anche tra gli over 55 Una sensibile riduzione del divario di genere nel tasso di occupazione ma persistenza di squilibrio tra giovani che non si spiega solo col fattore istruzione (più elevata tra le donne) quindi chiama in causa la discriminazione Persiste divario di genere nella retribuzione si è stabilmente assestato sul 15% dal 2003, scendendo di un solo punto dal 2000. La segregazione settoriale e professionale non è diminuita, e anzi in alcuni paesi è perfino aumentata; ciò sembrerebbe indicare che le donne recentemente affacciatesi sul mercato del lavoro sono entrate in settori e professioni dove si riscontrava già una forte presenza femminile. La presenza di donne dirigenti nelle imprese ristagna al 33%, mentre progredisce assai lentamente in campo politico; infatti appena il 23% dei parlamentari nazionali ed il 33% degli eurodeputati sono donne. 17 Dalla relazione sulla parità di opportunità tra uomo e donna 2009 … la realtà europea Drastico calo del tasso di occupazione delle donne con figli piccoli a carico (-13,6 punti in media), mentre quello degli uomini aumenta. Infatti il tasso di occupazione delle donne con figli a carico è appena del 62,4%, contro il 91,4% degli uomini, con uno scarto di ben 29 punti percentuali. Oltre tre quarti dei lavoratori a tempo parziale sono donne (76,5%), un dato che corrisponde a una donna su tre, rispetto a meno di un uomo su dieci. Anche il ricorso a contratti d'impiego a tempo determinato è più frequente tra le donne (il 15,1%, ovvero un punto in più rispetto agli uomini). La disoccupazione di lunga durata risulta molto più frequente tra le donne che tra gli uomini. Le carriere professionali più brevi, più lente e meno rimunerative delle donne incidono inoltre sul loro rischio di povertà, in particolare nella fascia di età oltre i 65 anni (5 punti di più rispetto agli uomini). Miglioramento quantitativo e non qualitativo della presenza delle donne nel mdl 18 Quali scenari rispetto alla crisi ? 19 ILO (Global Employment Trends for Women) 2009 … le previsioni… Secondo il Rapporto annuale dell’ILO sulle Tendenze globali dell’occupazione femminile (Global Employment Trends for Women) , la crisi economica mondiale potrebbe portare ad un aumento del numero delle donne disoccupate di 22 milioni nel 2009. nel 2008 su 3 miliardi di persone che lavoravano nel mondo, 1,2 miliardi erano donne (40,4%). nel 2009 il tasso di disoccupazione femminile potrebbe raggiungere il 7,4% contro il 7% di quello maschile. Le uniche regioni in cui il tasso di disoccupazione dovrebbe essere meno negativo per le donne sono l’Asia orientale, le economie industrializzate, i paesi del Sud-Est Europeo (non UE) e la CSI in cui le disuguaglianze di genere erano minori, in termini di opportunità di lavoro, già prima della crisi attuale. 20 Eurostat 2009 … la situazione in Europa… I disoccupati crescono anche nell'Europa a 27: 7,9% a febbraio 2009, contro il 7,7% di gennaio e il 6,8% di febbraio 2008. Tra gli Stati membri, il più basso tasso di disoccupazione è stato registrato nei Paesi Bassi (2,7%), i tassi più elevati in Spagna (15,5%), Lettonia (14,4%) e Lituania (13,7%). Il tasso di disoccupazione per gli uomini è passato dal 6,2% al 7,8% nella Ue27 e dal 6,5% all'8,1% tra il febbraio 2008 e febbraio 2009 nella zona euro Il tasso di disoccupazione femminile è passato dall'8,2% all'8,9% nella zona euro e dal 7,4% all'8,0% nella Ue27. Nel febbraio 2009, il tasso di disoccupazione giovanile (sotto i 25 anni) è stato del 17,3% nella zona euro e del 17,5% nella Ue27. Nel febbraio 2008 era del 14,5% e 14,7% rispettivamente. L’UE con la COM (2008) 800 def promuove: misure di sostegno alla domanda l’ipotesi dell’autoimprenditorialità 21 Istat Rapporto sulla situazione del paese 2009 … la realtà in Italia: effetti su uomini, donne e nuclei familiari … Dopo circa dieci anni di diminuzione, la disoccupazione nel 2008 torna a crescere, in particolare nel Centro e nel Nord-Ovest, anche se il Mezzogiorno si conferma l’area con la maggiore concentrazione di disoccupati. La perdita del lavoro: Il principale motivo della perdita del lavoro è la scadenza di un contratto a termine. La perdita del lavoro per licenziamento, registra nel 2008 un incremento del 32% e in due terzi dei casi riguarda gli uomini. Nel 2008, la perdita dell’ultimo lavoro riguarda in prevalenza persone in età adulta, prevalentemente uomini. Crescita dei disoccupati con precedenti esperienze lavorative, che pesano ormai per oltre il 70% del totale (dal 66% del 2006). Aumentano anche i padri con lavoro part time e atipico. Più di una famiglia italiana su cinque fa fatica ad arrivare alla fine del mese; Circa 2 milioni e mezzo le famiglie (10,4% del totale) che segnalano difficoltà economiche più o meno gravi e che risultano potenzialmente vulnerabili soprattutto a causa di forti vincoli di bilancio. Dal punto di vista territoriale “le famiglie in difficoltà per le spese della vita quotidiana” risultano relativamente più diffuse nel Mezzogiorno. In particolare Sicilia 12,3%, Calabria 11,6 e Puglia 10,3%. Mentre in tutte le Regione del Centro-Nord rappresentano meno del 5% della popolazione. 22 La crisi e le donne 23 Crisi economica e ripercussioni sulla presenza femminile nel mercato del lavoro: spunti di riflessione “Debolezza” strutturale dell’occupazione femminile Conseguenze su settori economici specifici e rilevanti per genere Conseguenze sulle PMI, di carattere economico e finanziario Conseguenze di ritorno: “donne moltiplicatori di opportunità … e di povertà” Ruolo degli ammortizzatori sociali Ruolo del sistema dei servizi per il lavoro 24 La “debolezza” dell’occupazione femminile: fattori strutturali e fattori congiunturali Atipicità / precarietà Discontinuità occupazionale (es: maternità) Difficoltà al rientro nel mercato del lavoro Segregazione orizzontale Gender pay gap 25 La “debolezza” dell’occupazione femminile Atipicità e precarietà femminile Flessibilità/atipicità Dipendenti a termine Parasubordinati Persone in cerca o immediatamente disponibili che hanno concluso un rapporto di lavoro di cui sopra Precarietà Atipicità che perdura da più di 12 mesi = oggettivo perdurare di condizioni di lavoro atipico Il principale motivo della perdita del lavoro è la scadenza di un contratto a termine: si stima che a fine 2008 siano scaduti i contratti di circa 350 mila dipendenti a termine e collaboratori. La perdita del lavoro per licenziamento interessa per 1/3 le donne e per 2/3 gli uomini (ISTAT) 26 La “debolezza” dell’occupazione femminile 35 Atipicità o precarietà femminile? Da 15 a 29 anni 30 25 OSA123 Laurea Femmina Da 11 a 15 addetti 20 Da 16 a 50 addetti Diploma Isole Da 4 a 10 addetti Centro Licenza elementare Sud Nord Est Oltre 50 addetti 15 Da 30 a 39 anni Nord Ovest Maschio Licenza media Da 40 a 49 anni Da 1 a 3 addetti 10 Da 50 a 64 anni 5 10 15 20 25 30 Maggiore l’uso di forme di lavoro flessibile sulle generazioni più giovani. Paradossale la posizione dei laureati, per i quali l’atipicità incide in maniera molto più forte che per i titoli di studio inferiori. In chiave di genere, se ne deduce una lettura disarmante per la combinazione di tre fattori: genere femminile, localizzazione territoriale nel Sud e isole, e livello di studio elevato.40 35 45 OSA12346 - Variabile determinante la tipologia di “falso collaboratore”. 27 La “debolezza” dell’occupazione femminile Maternità e discontinuità occupazionale PRIMA della Lavorava (L) maternità Non lavorava (NL) Totale DOPO la maternità Non lavorava Lavorava (L) Totale (NL) 45% 14% 59% 2% 47% 37% 51% 39% 100% Riduzione occupazione complessiva Le donne che: 12% ISFOL PLUS • lavoravano subito prima della nascita del figlio e che subito dopo non lavoravano più motivano l’abbandono del lavoro per poter stare con il figlio in più dell’87% dei casi; mentre nel restante 13% avevano perso il lavoro •hanno lavorato prima e dopo la nascita del figlio hanno usufruito di un periodo di maternità garantita in oltre l’85% dei casi mentre il restante 15% non era sotto contratto durante il periodo di maternità •non hanno lavorato né prima né dopo la nascita del figlio nel 22% dei casi il motivo è stato l’assenza di possibilità occupazionali a fronte di un 78% che ha fatto questa scelta per motivi personali o familiari. 28 La “debolezza” dell’occupazione femminile Maternità e discontinuità occupazionale ISFOL PLUS 29 Conseguenze generali e su settori economici specifici, rilevanti per genere Rapporto col credito, chiusura al sostegno, agli investimenti, alla ricerca e allo sviluppo Banca Italia: oltre il 40% delle imprese segnala inasprimento condizioni di accesso al credito Crollo di fiducia dei consumatori e delle imprese. Rinvio di piani di consumo e investimento, con riflessi su occupazione Istat- Centro studi Confindustria Le dimensioni della crisi Rischio sopravvivenza della dimensione delle PMI, comprese contoterziste o a monocommittenza Colpisce in primis il lavoro “meno tutelato” e atipico Stima di 4 milioni e mezzo di lavoratori atipici (Tito Boeri, Emiliano Mandrone) Rischio crisi 300.000 posti di lavoro? Esempio: il caso del tessile Rappresenta il 15% dell’occupazione manifatturiera Circa il 50% è in aziende ha meno di 20 addetti Il 72% dei lavoratori del settore è donna 30 Conseguenze sulle PMI – imprenditoria femminile Uno scenario promettente… IF è il 24% dell’imprenditoria italiana (giugno 2008) La quota più rilevante è al Sud (26,6%), seguita dal Centro (25,2%) poi dal Nord ovest (22,3) e quindi dal Nord est (21,1%) giugno 2007-giugno 2008 crescita imprenditoriale italiana quasi nulla ma crescita di imprenditoria femminile di 0,45% = 5.523 nuove imprese femminili In assoluto la forma prevalente è la ditta individuale, poi le società di persone e poi quelle di capitali ma: sono cresciute soprattutto le società di capitali e le forme cooperative. sono cresciute ditte individuali femminili di nazionalità xtracomunitaria + 9,6% = 3921 imprese 31 Conseguenze sulle PMI – imprenditoria femminile Il rapporto col credito… in ottica di genere Difficoltà all’avvio di impresa • la maggiore per uomini e donne è il Finanziamento ( ma per le donne 5% in più) • decidere da solo (per le donne 10% in più) • sostegno della famiglia (per le donne 4% in più) Finanziamento iniziale dell’impresa • Prevalente per uomini e donne la soluzione “mezzi propri” • Aiuto di familiari e amici - per le donne 5% in più • Aiuti pubblici - per le donne 4% in più • Il credito senza garanzie è impiegato maggiormente dagli uomini (3% in più) Fattori che ostacolano lo sviluppo: • no grandi differenze di percezione tra uomo e donna per temi quali la redditività, i finanziamenti, gli oneri amministrativi e fiscali, il personale qualificato. • differenze più grandi (più 4% per le donne) è difficoltà di combinare lavoro e famiglia (Istat “Factors of Business Success” (FOBS) 2006 32 Conseguenze sulle PMI – imprenditoria femminile Il rapporto col credito… una discriminazione? Accesso ai fidi bancari: le microimprese con titolare donna pagano un tasso di interesse più alto rispetto a quelle con titolare uomo (+0,3%) (150.000 mircoimprese tra gennaio 2004 e dicembre 2006) Motivazioni? No rischio fallimento. Nel 2004 tasso di fallimento di imprese donne è 1,9% contro 2,2% di uomini No istituti di credito particolari per donne. Sono le stesse banche in tutto il paese Il campione ha escluso le società fittizie, ossia con titolare nominale donna e sostanziale uomo per aggirare legge su bancarotta del 2006. Garanzia. Quando si richiede chi accede a prestito viene percepito come rischioso. Se il garante è uomo la donna ha interesse più basso di media di imprese femminili. Se donna garantita da donna il tasso è più alto della media delle imprese femminili. Alberto Alesina Do Women pay more for credit? 33 La donna come “moltiplicatore” di opportunità… e di povertà Sostenere l’occupazione femminile serve a mantenere un livello di benessere economico per le famiglie e a “oliare” il mercato. Molti economisti sostengono più utile favorire il lavoro delle donne più che dare aiuti diretti alle famiglie in quanto le donne per la loro posizione sono moltiplicatori, di benessere e volano per i consumi e i servizi (Varie proposte tra cui istituzione di un Fondo di garanzia) Economia tradizionale gender blind,statistica economica non parametra il lavoro non retribuito Ma se non vi fosse il lavoro di riproduzione sociale (dal quale dipendono beni concreti come la salute, l’educazione,la stabilità emotiva, la sopravvivenza fisica delle persone) non potrebbe esistere alcuna forma di produzione e transazione , quindi nessun mercato. Womenomics e studi economici femministi Se tutte le attività domestiche tradizionalmente definite come “lavori da donna” fossero conteggiate usando gli stessi criteri del lavoro retribuito diventerebbero il settore terziario più rilevante del mondo (Marylin Waring) Il lavoro domestico delle donne potrebbe valere più di 300 miliardi di euro, 23 punti di PIL (Fondazione Debenedetti) 34 La donna come “moltiplicatore” di opportunità… e di povertà Nesso reale tra partecipazione femminile e incremento del PIL Famiglie a doppio reddito sono un argine contro la vulnerabilità Famiglie con doppio reddito sono anche grandi consumatrici potenziali di servizi Quindi la donna è un moltiplicatore di opportunità perché l’occupazione delle donne crea altra occupazione 35 … Come si muove il sistema … POLITICHE PASSIVE (erogazione ammortizzatori sociali) La legge 2/09 attualmente disciplina il regime di AA.SS in deroga Accordo Stato Regioni febbraio 2009 integrazione politiche passive e attive POLITICHE ATTIVE (sostegni al reddito e intermediazione al lavoro) Nuovo ruolo del sistema dei servizi pubblici e privati all’impiego Nuovo collegamento con il sistema di ammortizzatori Attenzione al ricollocamento (“offerta congrua di lavoro o di formazione”) IMPORTANTE LA PROSPETTIVA DI GENERE 36 Valentina Cardinali ISFOL Facoltà Scienze Politiche – Università La Sapienza [email protected] [email protected] 37