• • • IL PRINCIPIO DI RELATIVITA’ RISALE AGLI INIZI DEL 600 CON GALILEO GALILEI. NELLA SECONDA META’ DE 600 NEWTON SCRIVE “PHILOSOPHIAE NATURALIS PRINCIPIA MATEMATICA”CHE POI SARA IL FONDAMENTO DELLA FISICA CLASSICA E NEL QUALE AFFERMA: LO STUDIO DEL MOVIMENTO DEI CORPI RICHIEDE NECESSARIAMENTE L’ INTRODUZIONE DI UN SISTEMA DI RIFERIMENTO LE LEGGI DELLA MECCANICA SONO VALIDE QUANDO IL MOVIMENTODEI CORPI E’ RIFERITO AD UN SISTEMA DI RIFERIMENTO INERZIALE LA LUNGHEZZA DI UN SEGMENTO AB NON DIPENDE DAL SISTEMA DI RIFERIMENTO DA CUI E’ MISURATA ; QUINDI LA LUNGHEZZA DI UN REGOLO CHE SI MUOVE CON VELOCITA’ V RISPETTO AL SISTEMA S E’LA STESSA SIA QUANDO E’ MISURATA DA UN OSSERVATORE C, CHE VEDE IL REGOLO MUOVERSI, SIA QUANDO E’ MISURATA DA UN OSSERVATORE C1, RISPETTO AL QUALE IL REGOLO E’ FERMO ISAC NEWTON FINO ALLA FINE DELL’ 800 NESSUNO AVREBBE MESSO IN DISCUSSIONE QUESTE LEGGI . MA POI GIUNSE ….. ALBERT EINSTEIN EINSTEIN VOLEVA COMPRENDERE LE LEGGI DELLA NATURA E FU MOLTO INCURIOSITO DALLA LUCE. LA LUCE HA SEMPRE RISCOSSO CURIOSITA’ NEI VARI SCIENZIATI, PER ESEMPIO GALILEI, IL QUALE VOLEVA SCOPRIRE LA VELOCITA’ DELLA LUCE E PER TENTARE DI MISURARLA SI RECO’ DI NOTTE SULLE COLLINE TOSCANE CON UN ASSISTENTE, ENTRAMBI AVEVANO UNA LAMPADA CON UN OTTURATORE, UNO DEI DUE DOVEVA SOLLEVARE L’OTTURATORE E L’ALTRO, SISTEMATO AD UNA CERTA DISTANZA, AVREBBE SOLLEVATO IL SUO NON APPENA RICEVUTO IL SEGNALE LUMINOSO; DAL RITARDO DEL RICEVIMENTO DELLA LUCE DI RITORNO DA PARTE DEL PRIMO OSSERVATORE, CONOSCENDO LA DISTANZA TRA LE DUE POSIZIONI , GALILEI SPERAVA DI POTER CALCOLARE LA VELOCITA’ DELLA LUCE G . GALILEI LA VELOCITA’ DELLA LUCE FU PERO’ CALCOLATA SOLO SUCCESSIVAMENTE DA ALCUNI SCIENZIATI CHE L’APPROSSIMARONO A 300.000 Km/sec . PUR ESSENDO MOLTO ELEVATA LA VELOCITA’ DELLA LUCE PERO’ NON E’ INFINITA, CIOE’ NON SI PROPAGA ISTANTANEAMENTE E ANCHE SE QUESTO A LIVELLO MACROSCOPICO (QUANDO ABBIAMO A CHE FARE CON VELOCITA’ MOLTO PIU’ PICCOLE RISPETTO A QUELLE DELLA LUCE) PUO’ SEMBRARE VERO A LIVELLO MICROSCOPICO (QUANDO ABBIAMO A CHE FARE CON VELOCITA’ PROSSIME A QUELLE DELLA LUCE) CI RENDIAMO CONTO CHE IN REALTA’ NON E’ COSI’ INFATTI ANCHE I RAGGI EMESSI DAL SOLE PRIMA DI RAGGIUNGERE LA TERRA VIAGGIANO NELLO SPAZIO PER 8 MINUTI. MENTRE IL SUONO SI PROPAGA SOLO NELL’ ARIA LA LUCE SI PROPAGA ANCHE NEL VUOTO; QUESTA COSA NON POTEVA SEMBRARE REALE AGLI SCIENZIATI DEL TEMPO E COSI SI INIZIO’ A PENSARE CHE IL VUOTO IN REALTA’ NON FOSSE DEL TUTTO VUOTO, MA CHE IN TUTTO LO SPAZIO CI FOSSE UNA SOSTANZA INVISIBILE CHE PERMETTESSE ALLA LUCE DI PROPAGARSI, QUESTA SOSTANZA FU CHIAMATA ETERE (DAL GRECO “AITHEIN” = BRILLANTE). SEMPRE IN QUESTO PERIODO MAXWELL SCOPRI’ CHE AD UN’OSCILLAZIONE ELETTRICA CORRISPONDEVA UN’OSCILLAZIONE MAGNETICA, E CHE QUESTE ONDE SI PROPAGAVANO NELLO SPAZIO SEMPRE ALLA STESSA VELOCITA’ PARI A 300.000 Km/sec, SI PENSO’ COSI’ CHE LA LUCE FOSSE UN’ONDA ELETTROMAGNETICA CHE SI PROPAGAVA ATTRAVERSO L’ETERE; TUTTAVIA QUESTE ONDE SI PROPAGANO IN UN CORPO SOLIDO E LA VELOCITA’ DIPENDE DALLA RIGIDITA’ DEL CORPO (QUANTO MAGGIORE E’ LA RIGIDITA’ DEL CORPO TANTO MAGGIORE SARA’ LA VELOCITA’ DELL’ONDA) ED ESSENDO LA VELOCITA’ DELLA LUCE MOLTO ELEVATA L’ETERE SAREBBE DOVUTA ESSERE LA SOSTANZA PIU’ RIGIDA DELL’UNIVERSO, INOLTRE SAREBBE DOVUTO ESSERE TRASPARENTE, DISTRIBUITO UNIFORMEMENTE IN TUTTO L’UNIVERSO E INFINITAMENTE LEGGERO ED ELASTICO INFATTI NON PONE FRENO AGLI OGGETTI CHE L’ATTRAVERSANO (ES. UN’AUTOMOBILE CHE VA A 100Km/h E’ FRENATA DALLA RESISTENZA DELL’ARIA, LA TERRA CHE INVECE SI MUOVE A GRAN VELOCITA’ NELL’ETERE NON E’ FRENATA PUR AVENDO L’ETERE CHE LE SOFFIA CONTRO, INOLTRE L’ETRE DOVEVA ESSERE PRESENTE ANCHE NEI CORPI SOLIDI PERCHE LA LUCE ANCHE IL VETRO E I MATERIALI PIU’ DENSI MAXWELL IL CONCETTO DI ETERE CROLLO’ POI CON L’ESPERIMENTO DI MICHELSON E MORLEY CHE IN REALTA’ FU PROGETTATO PER DIMOSTRARE L’ESISTENZA DELL’ETERE ED IL SUO INFLUSSO SULLA PROPAGAZIONE DELLA LUCE SULLA TERRA, I DUE SCIENZIATI AFFERMAVANO CHE LA LUCE PER PROPAGARSI AVEVA BISOGNO DELL’ETERE, CHE LA TERRA RUOTAVA NELL’ETERE QUINDI SU DI NOI SOFFIAVA UN VENTO D’ETERE E CHE LA LUCE DOVEVA NECESSARIAMENTE RISENTIRE DELL’EFFETTO DEL VENTO CAMBIANDO LA SUA VELOCITA’ A SECONDA DELLA DIREZIONE. MICHELSON & MORLEY NEL 1881 MICHELSON E MORLEY COSTRUIRONO UNA PIATTAFORMA DOTATA DI 1 SORGENTE DI LUCE, 2 SPECCHI (B,C), 1 CANNOCCHIALE ED UN 30 SPECCHIO (A) CHE RIFLETTE UNA PARTE DELLA LUCE E LASCIA PASSARE IL RESTO, LA DISTANZA TRA B ED A E’ UGUALE A QUELLA TRA C ED A. L’IMPULSO LUMINOSO PARTE DALLA LAMPADINA ED ARRIVA AD A DOVE UNA PARTE DI LUCE PASSA E L’ALTRA E’ RIFLESSA VERSO IL BASSO, I 2 RAGGI LUMINOSI ARRIVANO A C E A B, SI RIFLETTONO E RITORNANO A C ARRIVANDO POI AL RIVELATORE. SECONDO MICHELSON E MORLEY COME COSEGUENZA DEL VENTO D’ETERE LE BANDE LUMINOSE NEL CANNOCCHIALE SI SAREBBERO DOVUTE SPOSTARE ED INVECE, PUR FACENDO RUOTARE PERIODICAMENTE L’APPARECCHIO DI 3600 E PROVANDO L’ESPERIMENTO PIU’ VOLTE ALL’ANNO, LE BANDE FORMATE DALL’INTERFERENZA DEI DUE FASCI DI LUCE NON SI SPOSTARONO. L’ ESPERIMENTO NON EBBE NESSUN RISULTATO: 1) O IL VENTO D’ETRE NON ESISTE 2) O ESISTE MA NON HA NESSUN EFFETTO SULLA LUCE. POI SUCCESSIVAMENTE EINSTEIN DIMOSTRO’ CHE L’ETERE NON ESISTE E CHE LA VELOCITA’ DELLA LUCE E’ SEMPRE LA STESSA. EINSTEIN DECISE DI AFFIDARSI A 2 POSTULATI: 1) LA VELOCITA’ DELLA LUCE E’ SEMPRE LA STESSA PER QUALSIASI OSSERVATORE 2) LE LEGGI FISICHE CHE DESCRIVONO I FENOMENI DELLA NATURA HANNO LE STESSE FORZE PER TUTTI GLI OSSERVATORI INDIFFERENTEMENTE DAL SUO STATO DI MOTO E PER DIMOSTRARE CHE C E’ COSTANTE SCARDINO’ LE PIU’ RADICATE LEGGI CLASSICHE SUL TEMPO E SULLO SPAZIO. NELLA SUA TEORIA DELLA RELATIVITA’ “RISTRETTA” (1905) (PER RISTRETTA S’INTENDE CHE LA TEORIA ERA LIMITATA ALLA DESCRIZIONE DI OSSERVATORI IN MOTO UNIFORME GLI UNI RISPETTO AGLI ALTRISENZA CONSIDERARE I SISTEMI DI RIFERIMENTO INERZIALI ) EINSTEIN ESTENDE IL PRINCIPIO DI RELATIVITA’ ANCHE A SOGGETTI CHE SI MUOVONO A VELOCITA’ VICINE A QUELLE DELLA LUCE. UN’ALTRA NOVITA’ STA’ NEL FATTO CHE SECONDO LA FISICA TRADIZIONALE E LA VISIONE DELLA RELATIVITA’ DI GALILEO E DI NEWTON LE VELOCITA DEGLI OGGETTI SI SOMMANO, PER ESEMPIO SE SU UN TRENO CHE SI MUOVE A VELOCITA’ V C’è UN CONTROLLORE CHE CORRE A VELOCITA’ U IL CONTROLLORE SI MUOVERA’ A VELOCITA PARI A V+U. EISTEIN HA SCOPERTO INVECE CHE L’ADDIZIONE DI 2 VELOCITA’ DA’ SEMPRE UN RISULTATO MINORE ALLA LORO SOMMA INFATTI V = (v+u) /1+uv/c2 , E CI DICE ANCHE CHE SE OSSERVIAMO LA LUCE EMESSA DA UNA SORGENTE CHE SI MUOVE RISPETTO A NOI MISUREREMO PER LA LUCE SEMPRE LA STESSA VELOCITA’ INDIPENDENTEMENTE DALLA VELOCITA’ DELLA SORGENTE CHE L’HA EMESSA, ES. SE UNA MACCHINA SI MUOVE A VELOCITA’ V LA VELOCITA’ DELLA LUCE EMESSA DAI FARI DELLA MACCHINA SARA’ SEMPRE UGUALE A C E NON A C+V. LA VELOCITA’ DELLA LUCE E’ UNA COSTANTE UNIVERSALE. QUESTO PORTA AL CROLLO DELLA SIMULTANEITA’ DEGLI EVENTI IMMAGINIAMO IL VAGONE DI UN TRENO E AL CENTRO DEL VAGONE UNA LAMPADA CHE AVVIA LA LUCE AVANTI E INDIETRO A DUE SCHERMI SITUATI ALL’ESTREMITA’ DEL VAGONE. PER ME CHE STO A TERRA QUANDO IL TRENO E’ FERMO VEDO LA LUCE ARRIVARE INSIEME, QUANDO IL TRENO E’ IN MOVIMENTO VERSO SINISTRA VEDO ARRIVARE PRIMA IL FASCIO DI LUCE DI DESTRA E POI QUELLO DI SINISTRA IN QUANTO LO SPECCHIO DI DESTRA VA INCONTRO ALLA LUCE. COSI’ I DUE VENTI CHE CI SEMBRAVANO SIMULTANEI QUANDO IL TRENO ERA FERMO ORA CON IL TRENO IN MOVIMENTO NON LO SONO PIU’. SE METTO LA LAMPADA A TERRA PER NOI CHE STIAMO A TERRA GLI EVENTI SONO SIMULTANEI PER CHI STA SUL TRENO IN MOVIMENTO E CHE VEDE LA TERRA MUOVERSI GLI EVENTI NON SONO PIU’ SIMULTANEI. COSI’ GLI AVVENOMENTI CHE SONO SIMULTANEI PER UN OSSERVATORE FERMO NON LO SONO PER UNO IN MOVIMENTO E VICEVERSA. IMMAGINIAMO UN DIRIGIBILE CON SOPRA UN CRONOMETRO E IMMAGINIAMO DUE CRONOMETRI A TERRA, SE IL DIRIGIBILE E’ FERMO E’ POSSIBILE SINCRONIZZARE GLI OROLOGI MA, SE IL DIRIGIBILE SI MUOVE, PER NOI CHE STIAMO FERMI IL CRONOMETRO IN MOVIMENTO RITARDA RISPETTO A QUELLO FERMO, DAL PUNTO DI VISTA DEL DIRIGIBILE E’ INVECE IL TERRENO A SPOSTARSI E DI COSEGUENZA E’ IL CRONOMETRO A TERRA CHE RIMANE INDIETRO. GLI ORALOGI IN MOTO BATTONO IL TEMPO PIU’ LENTAMENTE. PROPRIO PERCHE’ C E’ UNA COSTANTE UNIVERSALE EINSTEIN DECISE DI COSTRUIRE UN OROLOGIO UNIVERSALE. LA LAMPADINA EMETTE UN IMPULSO LUMINOSO CHE SALE ALLO SPECCHIO E RIFLETTE FINO AL FONDO DOVE C’E’ UN CONTATORE CHE FA BATTERE UN TIC DELL’OROLOGIO E FA PARTIRE UN NUOVO IMPULSO. QUEST’ OROLOGIO BATTE IL TEMPO IN BASE ALLA PROPAGAZIONE DELLA LUCE ED ESSENDO LA VELOCITA’ DELLA LUCE UNA COSTANTE IN QUALSIASI PUNTO DELL’UNIVERSO SI TROVINO QUESTI OROLOGI BATTERANNO SEMPRE LO STESSO TEMPO. SE PERO’ ABBIAMO DUE OROLOGI UNIVERSALI E UNO LO METTIAMO IN MOVIMENTO SU UN CARRELLO DAL PUNTO DI VISTA DI CHI E’ FERMO L’OROLOGIO SUL CARRELLO BATTE IL TEMPO PIU’ LENTAMENTE; LE LUCE VIAGGIA SEMPRE ALLA STESSA VELOCITA’ MA DEVE COMPIERE UN TRAGITTO PIU’ LUNGO TRA UN TIC E L’ALTRO DI UN OROLOGIO. SE CI METTIAMO INVECE DAL PUNTO DI VISTA DELL’OROLOGIO IN MOVIMENTO E’ L’OROLOGIO FISSATO A TERRA A BATTERE PIU’ LENTAMENTE. IL TEMPO NON E’ ASSOLUTO MA QUANTO MAGGIORMENTE SI MUOVE L’OROLOGIO TANTO PIU’ LENTO SARA’ LO SCORRERE DEL TEMPO. PARADOSSO DEI GEMELLI CI SONO DUE GEMELLI: TIM E LEE. LEE PARTE AD ESPLORERE L’UNIVERSO SU UN’ASTRONAVE CHE VA A VELOCITA’ PROSSIME A QUELLE DELLA LUCE, POI LEE STUFATOSI DELLO SPAZIO DECIDE DI TORNARE A CASA E UNA VOLTA ARRIVATO TROVERA’ IL SUO GEMELLO MOLTO PIU’ VECCHIO DI LUI. IN REALTA’ QUESTO PARADOSSO HA UN ERRORE IN QUANTO LE IDEE DI EINSTEIN SONO VALIDE SOLO NEI MOTI RETTILINEI UNIFORMI E LEE NON HA COSTANTEMENTE UN MOTO RETTILINEO UNIFORME IN QUANTO NEL MOMENTO IN CUI DECIDE DI RITORNARE A CASA DECELERA E SI FERMA. 2d = c t t = 2d / c SPOSTAMENTO CABINA 2 a = v t1 SPOSTAMENTO LUCE 2 f = c t1 f>d t > t1 t = 2d / c f = c t1 / 2 t1 = 2f / c d=ct/2 f 2 = a2 + d 2 [ c2 ( t1) 2 ] / 4 = ( v2 t 2 ) / 4 + (c2 t 2) / 4 c 2( t1) 2 = v 2 t 2 + c2 t 2 c 2 ( t1)2 – v 2 ( t1)2= c 2 t 2 ( t1 )2( c 2 – v 2 ) = c 2 t2 ( t1 )2 = [ c2 t 2 ] / ( c 2 – v 2 ) ( t1 )2 = t 2 / ( c 2 – v 2 ) / c 2 ( t1 )2 = t 2 / 1 – v2 / c 2 UN’ALTRA DIMOSTRAZIONE DELLA DILATAZIONE DEI TEMPI E’ IL DECADIMENTO DEL MUONE, I MUONI SONO PARTICELLE SUBATOMICHE CHE DECADONO IN POCHISSIMO TEMPO E SE NON CI FOSSE LA DILATAZIONE DEL TEMPO NON RIUSCIREBBERO MAI AD ARRIVARE SULLA TERRA. LA MISURA DELLA LUNGHEZZA DI UN OGGETTO IN MOVIMENTO RICHIEDE LA LOCALIZZAZIONE DEI SUOI ESTREMI ALLO STESSO ISTANTE E SICCOME LA SIMULTANEITA’ E’ RELATIVA ANCHE LE MISURE DELLA LUNGHEZZA SONO RELATIVE AL SISTEMA DI RIFERIMENTO IN CUI SONO ESEGUITE. SE VOLESSIMO MISURARE IL TEMPO CHE IMPIEGA UN DIRIGIBILE PER PERCORRERE LA DISTANZA TRA DUE BAMDIERE NOI CHE STIAMO A TERRA VEDREMO CHE IMPIEGHERA’ UN CERTO TEMPO T CHE MOLTIPLICATO PER LA VELOCITA’ DEL DIRIGIBILE CI DARA’ LA DISTANZA TRA LE BANDIERE CIOE’ LO SPAZIO PERCORSO ( D = V T ), TUTTAVIA SEMPRE DAL NOSTRO PUNTO DI VISTA IL CRONOMETRO CHE STA SUL DIRIGIBILE RITARDA E DI CONSEGUENZA ANCHE LO SPAZIO PERCORSO SARA’ MINORE ( d = V t ). SE INVECE METTIAMO LE BANDIERE AGLI ESTREMI DEL DIRIGIBILE PER CHI STA SUL DIRIGIBILE E’ IL CRONOMETRO CHE STA A TERRA A RITARDARE, PER CHI STA A TERRA APPARE QUINDI RIDOTTA LA DISTANZA TRA LE BANDIERE E CIOE’ LA LUNGHEZZA DEL DIRIGIBILE. LA LUNGHEZZA DI UN SOGGETTO IN MOVIMENTO APPARE CONTRATTA. l=vt la lunghezza di un soggetto in movimento appare contratta. DIMOSTRAZIONE t=t1/√[1-(v/c)2] t1=t√[1-(v/c)2] l1=vt1 l1=vt√[1-(v/c)2] vt=l l1=l√[1-(v/c)2] l1/l=√[1-(v/c)2] Einstein inoltre è famosissimo per la sua formula E=mc2. Uno scienziato dell’800 ci avrebbe detto che nulla si crea e nulla si distrugge (un’energia si trasforma in un’altra ma l’energia totale resta uguale). Per Einstein non è così infatti lui afferma che per creare energia si perde una parte, se pur minima, di massa; ed è proprio attraverso la formula sopra citata a dimostrare che anche una massa molto piccola se trasformata in energia libera un’ energia molto grande. CHE COSA SUCCEDE SE LASCIAMO CADERE INSIEME DUE OGGETTI DI PESO DIVERSO? Il primo a porsi questa domanda fu Galileo il quale, secondo la leggenda, fece cadere dalla torre di Pisa due oggetti ed osservò che essi arrivarono a terra nello stesso istante. Lo stesso esperimento è stato ripetuto da alcuni astronauti americani sulla superficie della luna dove, senza gli effetti della resistenza dell’aria e lontano da ogni forma di attrazione gravitazionale un sasso e una piuma arrivarono a terra contemporaneamente. Nel 600 Newton afferma che per accelerare un oggetto bisogna applicare una forza, ad un oggetto più pesante bisogna applicare una forza maggiore in quanto fa più resistenza, quindi la massa è la misura della resistenza di un oggetto alle spinte cioè la tendenza di un oggetto a rimanere in uno stato di inerzia.questo è proprio quello che dice F=ma, cioè per una data forza l’accelerazione è maggiore se la massa inerzialeè minima,per una massa inerziale invece l’accelerazione è maggiore se applico una forza maggiore. Newton scoprì inoltre che la massa degli oggetti determina l’attrazione di gravità. Il peso di un oggetto è dato infatti dalla sua massa per l’accelerazione di gravità (P=mg).Ogni oggetto ha quindi due masse, una passiva (la massa inerziale) che è resistente alle spinte, ed una attiva (la massa gravitazionale) che invece attrae le altre masse. L’ accelerazione è appunto il rapporto tra la massa gravitazionale e la massa inerziale a=(M/m)g . Newton scoprì che questo rapporto era uguale per tutti gli oggetti e che precisamente era 1 questo ci fa capire che le due masse sono uguali.Il perché però nessuno ha saputo spiegarlo. Per capire il vero significato di queste osservazioni abbiamo dovuto aspettare…. ALBERT EINSTEIN EINSTEIN DICE: “ Me ne stavo seduto nell’ ufficio brevetti di Berna quando all’improvviso ho pensato: se una persona cade liberamente non sentirà il proprio peso,questo semplice pensiero mi ha fatto un’ impressione profonda e mi ha dato l’ impulso verso una teoria della gravità ” Da un’ intuizione così semplice nasce la Relatività Generale. CHE COS’E’ LA FORZA DI GRAVITA’? Per Newton il meccanismo con cui agiva questa forza era un mistero, si supponeva che fosse un’ azione a distanza e che i suoi effetti si sentissero istantaneamente . Anche se nessuno era soddisfatto di questa spiegazione le leggi di Newton funzionavano a perfezione anche senza la spiegazione del meccanismo. Poi Einstein si rese conto , come abbiamo già detto prima , che se una qualsiasi persona è in un ascensore e la corda si spezza durante la caduta questa non sentirà più il suo peso. Il suo pricipio di equivalenza dice infatti che la gravità può essere simulata da un’ accelerazione e l’ accelerazione può essere interpretata come gravità. Secondo questo principio la materia deforma lo spazio incurvandolo e la deformazione dello spazio accelera gli oggetti nei dintorni. Quest’accelerazione è quella che noi chiamiamo gravità. Un lenzuolo se non c’è materia è piatto se mettiamo una sfera si forma un avvallamento e una pallina che si trova nelle vicinanze tende a cadere sulla sfera. Una massa attrae l’altra perché lo spazio è incurvato, la pallina in assenza di altri corpi si muove in linea retta, se invece una più grande crea un avvallamento questa viene catturata e si formano i satelliti. L’ avvallamento è tanto più profondo quanto più piccola e densa è la materia che lo deforma, una stella di neutroni che può avere la massa del sole condensata in una sfera col raggio di pochi km crea una forte deformazione dello spazio, perfino la luce può essere deviata se passa vicino una stella di neutroni. Quando la densità della materia supera un certo limite si arriva al punto in cui lo spazio ha una deformazione profonda, creando un avvallamento infinito, perfino la luce una volta catturata non può più uscire. In un punto del cielo dove prima c’era una stella ora c’è una sfera perfetta completamente nera che non emette radiazioni e che cattura definitivamente tutto ciò che gli si avvicina, è un buco nero. Se stessimo con una navicella nelle vicinanze di un buco nero e volessimo inviare un astronauta a controllare da vicino lo vedremmo scendere sempre più lentamente fino a scomparire e man mano che si avvicinerebbe al buco nero la caduta diventerebbe sempre più rapida e il corpo si deformerebbe allungandosi in quanto la gravità è più forte ai piedi che alla testa. L’astronauta invece vedrebbe man mano cade il cielo che si condensa in un piccolo oblò cambiando di colore. Per chi osserva da lontano il tempo vicino al bordo del buco nero sembra fermarsi ed inoltre la sua gravità vorrebbe rallentare le onde elettro-magnetiche ma non ci riesce: la velocità della luce è sempre la stessa e le onde vengono stirate riducendone la frequenza, perciò la caduta sembra non finire mai, la sua immagine più rossa e la sua voce inviata via radio sempre più grave. Per chi sta vicino al buco nero il tempo scorre normalmente ma la caduta è sempre più rapida, la gravità curva la luce e cerca di accelerarla ma non ci riesce e si accontenta di aumentarne la frequenza, per questo tutto il cielo chiuso in un oblò ha le stelle di colore azzurro e la voce che arriva dall’astronave via radio sembra più acuta.