La fede di Gesù
una quaestio disputata
Giuseppe Lorizio
PUL 22 marzo 2007
Status quaestionis
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Il metodo storico-critico alla prova del
dogma e della ratio theologica;
una cartina al tornasole per l’esegesi e la
cristologia;
una questione di teologia fondamentale.
Posizioni a confronto
La contrapposizione fra l’ipotesi della fede e
quella della visione beatifica del Gesù storico
indice di due approcci diversi al tema, di
carattere eminentemente teologico piuttosto
che esegetico.
Due modalità speculative di interpretare
l’umanità del Cristo in rapporto alla
conoscenza del Padre e della sua volontà (e
quindi anche di sé).
Posizioni a confronto
L’esasperazione delle due tendenze
comporterebbe
 per l’una (fede di Gesù) una deriva
adozionistica della cristologia e
 per l’altra l’assunzione di una cristologia
gnostico-monofisita.
Posizioni a confronto
Quando le due posizioni teologiche
vengano moderate e non estremizzate,
possono aiutare a cogliere, per quanto
possibile il mistero di Cristo, che resta
sempre e comunque al di là di ogni
nostra umana comprensione.
Nell’orizzonte di Calcedonia
Seguendo, quindi, i santi Padri, all'unanimità
noi insegniamo a confessare un solo e
medesimo Figlio: il signore nostro Gesù Cristo,
perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua
umanità, vero Dio e vero uomo, [composto] di
anima razionale e del corpo, consostanziale al
Padre per la divinità, e consostanziale a noi
per l'umanità, simile in tutto a noi, fuorché nel
peccato, generato dal Padre prima dei secoli
secondo la divinità, e in questi ultimi tempi per
noi e per la nostra salvezza da Maria vergine e
madre di Dio, secondo l'umanità,
Nell’orizzonte di Calcedonia
uno e medesimo Cristo signore unigenito; da
riconoscersi in due nature, senza confusione,
immutabili, indivise, inseparabili, non essendo
venuta meno la differenza delle nature a causa
della loro unione, ma essendo stata, anzi,
salvaguardata la proprietà di ciascuna natura,
e concorrendo a formare una sola persona e
ipostasi;
Nell’orizzonte di Calcedonia
Egli non è diviso o separato in due
persone, ma è un unico e medesimo
Figlio, unigenito, Dio, verbo e signore
Gesù Cristo, come prima i profeti e poi lo
stesso Gesù Cristo ci hanno insegnato di
lui, e come ci ha trasmesso il simbolo dei
padri.
Nell’orizzonte di Calcedonia
Poli del dogma da tener presenti:
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Unicità della persona;
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simile in tutto a noi, fuorché nel peccato.
Nell’orizzonte di Calcedonia
L’affermazione dell’ipotesi della fede di
Gesù non può essere posta in contrasto
col dogma di Calcedonia, “confessione
di fede successiva di sapore metafisico”
e quindi “riduzione” rispetto al dato
biblico (G. Canobbio).
L’esperienza religiosa di Gesù
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L’espressione della religiosità di Gesù in
rapporto con la religiosità ebraica del
suo tempo;
il fondo di tale esperienza nel rapporto
peculiare con l’Abbà-Padre.
Sfide alla religione di Cristo
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Lessing e l’abisso insuperabile fra
religione cristiana e religione di Cristo;
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Buber: dedizione a Dio (AT) –
confessione di fede in Cristo (NT).
Il dato biblico
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I racconti evangelici evitano (certo non a
caso) di attribuire a Gesù il più comune
predicato dei credenti, mai dichiarandolo
come soggetto di pisteÚw (R. Vignolo);
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in tutto il N. T. Gesù non è mai soggetto
grammaticale del verbo pisteÚw.
Il dato biblico
La “p…stij Cristoà va intesa così in
primo luogo […] quale «fede nel Dio che
si è definitivamente manifestato in Gesù,
o che ha perdonato in Gesù Cristo»” (R.
Vignolo).
Il dato biblico
L’esegesi, in particolare dei testi paolini, indica tre valenze
semantiche attribuibili alla nostra espressione:
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una valenza di tipo fondativo e originario (cf Gal 2,16d;
3,22; Rm 3,21; 3,26);
una valenza di tipo strumentale-operativo (cf Fil 3,9; Gal
2,16b; Ef 3,12)
e infine lo schiudersi di una sorta di “condizione
trascendentale”, particolarmente visibile (cf Gal 2,20), che
caratterizzerebbe tutta l’esistenza di Paolo e quindi il suo
“vivere in Cristo” e il “vivere di Cristo in lui” (R. Vignolo).
Il dato biblico (Gal 2,16-20)
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Genitivo, oggettivo e soggettivo, loro
correlazione:
"Sapendo che l’uomo non è giustificato in virtù
di opere di Legge, ma soltanto per mezzo della
p…stij di Gesù Cristo, anche noi abbiamo
creduto in Cristo Gesù, per essere giustificati
in virtù della p…stij di Cristo e non in virtù di
opere di Legge, perché in virtù di opere di
Legge non verrà giustificato nessuno [letter.
‘nessuna carne’]" (Gal 2,16-20 – ricostruzione
del Vanhoye).
Il dato biblico (Eb 12,2)
¢forîntej e„j tÕn tÁj p…stewj ¢rchgÕn
kaˆ teleiwt¾n 'Ihsoàn,
tenendo fisso lo sguardo su Gesù,
autore e perfezionatore della fede
Il commentario tomistico
“fiducia autem est expectatio
cuiuscumque auxilii; et secundum hoc
fuit in Christo fiducia, inquantum
secundum humanam naturam,
expectabat a patre auxilium in passione”
(Super Hebr., cap. II).
Tommaso e il venerdì santo
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S. Th. III, 46,7:“Utrum Christus fuerit
passus secundum totam animam”,

S. Th. III, 46,8: “Utrum anima Christi in
articulo illius passionis tota frueretur
fruitione beata".
Tornando alla Bibbia
con v. Balthasar
Per l’atteggiamento del Figlio dell’uomo
di fronte a Dio, il Nuovo Testamento non
ha un vocabolo globale e preciso. Esso
è una luce così fulgida che noi possiamo
sopportarla solo dopo averla
decomposta nei suoi aspetti particolari e
guardandola nel riflesso che ha in noi:
Tornando alla Bibbia
con v. Balthasar

Il risultato di questa rifrazione, può essere così
schematizzato, nell’orizzonte del compimento
in Gesù di tutti gli elementi della fede così
come è espressa nell’Antico Testamento:

- “fedeltà totale del Figlio dell’uomo al Padre,
data una volta per sempre e tuttavia sempre di
nuovo attuata ad ogni istante, nel tempo”;
Tornando alla Bibbia
con v. Balthasar

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
- “preferenza assoluta data al Padre, alla sua
persona, al suo amore, alla sua volontà, al suo
comando, di contro ai desideri e alle
inclinazioni proprie”;
- “perseveranza irremovibile in questo
proposito, capiti quel che capiti”;
- “rimettere ogni iniziativa al Padre, senza voler
saper niente prima, senza anticipare l’ora”
Conciliazione delle sentenze:
la rifrazione della visione e della
fede nell’anima
Gli strati dell’anima:
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L’anima come soggetto-persona;
L’anima come forma corporis.
Conciliazione delle sentenze:
la rifrazione della visione e della
fede nell’anima (con Rosmini)
L'ineffabile grandezza della morte di Cristo sta
nel fatto che Egli avrebbe potuto “impedirsi
questo dolore”, “confortarsi da se medesimo”
(dato il godimento della visione beatifica nella
“parte superiore dell'anima”): “Poteva: anzi
nulla gli era più facile: ma nol volle: e questo è
l'eroico, l'ineffabile abbandono di Cristo alla
Provvidenza del suo Padre celeste”.
Conciliazione delle sentenze:
la rifrazione della visione e della
fede nell’anima (con Rosmini)
La generosità portata al grado ultimo fa
dire al Crocifisso: “Io ho un Padre,
penserà Egli a me: io non voglio pensare
che a Lui, a chiarificar Lui!”.
Conciliazione delle sentenze:
la rifrazione della visione e della
fede nell’anima (con Rosmini)
Da parte sua il Padre mette all'ultima prova
l'umanità del Cristo, la sua fede e il suo
abbandono: “Il Padre volle mettere all’ultimo
cimento possibile tanta fede, tanto abbandono;
e lo lasciò morire senza confortarlo, senza
soccorrerlo. Ecco l'ineffabile abbandono.
Abbandonato Cristo dal Padre non abbandonò
per questo il Padre, ma sperò ancora in Lui, e
spirando disse: In manus tuas commendo
spiritum meum!!!”.
Conciliazione delle sentenze:
la rifrazione della visione e della
fede nell’anima
Il dilemma fede/visione, può essere
superato, considerando il primo termine
in rapporto alla “conoscenza”
(naturalmente intesa non in senso
intellettualistico, ma esperienziale),
affidandole quindi un ruolo di mediazione
tra “fede” e “visione”, senza ancora
interrogarsi sul tipo di conoscenza che si
può attribuire a Gesù rispetto al Padre.
Conciliazione delle sentenze:
la rifrazione della visione e della
fede nell’anima
L’accento sulla visione richiederebbe infatti un
rapporto conoscitivo immediato e diretto
dell’uomo Gesù rispetto alla trascendenza di
Dio, mentre il ricorso alla fede come
conoscenza sottolinea anche per il Gesù della
storia la necessità di un sapere mediato
rispetto all’Assoluto metastorico.
Alla luce del tema della “conoscenza” si può
interpretare il famoso loghion relativo alla
rivelazione (Mt 11,25-27 ║ Lc 10, 21-22).
Alla luce dell’esperienza
contemplativa
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Contemplazione come atteggiamento
costante dell’anima;
coinvolgimento della stessa nelle umane
faccende;
rapporto fra atteggiamento
contemplativo e passione per l’accadere
quotidiano.