Il prezzo del discepolato - Chiesa Evangelica Pentecostale di

IL PREZZO DEL DISCEPOLATO
Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi (lett. rinneghi) a se stesso,
prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua
vita per amor mio, la troverà. Che gioverà a un uomo se, dopo aver guadagnato tutto il mondo, perde poi
l'anima sua? O che darà l'uomo in cambio dell'anima sua (Matteo 16:24-26)?
La Scrittura può essere usata male se non correttamente compresa nel suo insieme. Singoli versi
potrebbero indurci a credere che una volta divenuti credenti tutti i problemi siano risolti, poiché il Signore ha
promesso che il Padre ci concederà quel che chiederemo nel Suo nome (Gio 15:16). Faremmo bene però a
leggere anche i versi precedenti del capitolo laddove è detto che la massima espressione dell’amore è dare la
propria vita per gli amici. Noi tutti eravamo nemici di Cristo quando Egli è morto sulla croce per noi; anzi è
proprio a motivo dei nostri peccati che Egli ha dato la Sua vita per noi, così da riconciliarci al Padre e poterci
chiamare amici. Al persecutore Saulo, Dio rivelò subito quante e quali sofferenze ne avrebbero segnato il
ministerio, ed egli ne trattò diffusamente nei suoi scritti ( si vedano ad esempio II Corinzi 1:6-7, Filippesi
3:10, II Timoteo 2:3, 3:11 e 4:5).
Luca 14:33 ci ricorda che Gesù stesso ha dichiarato: Così dunque ognuno di voi, che non rinunzia a tutto
quello che ha, non può essere mio discepolo. Credere in Cristo ha come conseguenza il ricevere una nuova
vita ma significa anche che la vecchia vita è morta e sepolta come testimoniamo col battesimo in acqua. Noi
non abbiamo più diritti; Cristo è divenuto per noi Salvatore ma anche Signore che ci ha comprati a prezzo di
sangue (Apoc. 5:9). Tutto ciò che abbiamo non è diritto ma concessione, dono del nostro Dio. Nulla ci
appartiene ma tutto ciò che Dio ci concede dovrà essere usato per l’avanzamento del Suo Regno e per la
Gloria del Suo nome. Spesso invece le persone vengono incoraggiate a chiedere unicamente per il
soddisfacimento dei propri bisogni; Dio conosce i nostri bisogni, Egli sa di cosa necessitiamo e fa buoni doni
ai Suoi figli.
La Sua parola ci esorta a non essere come i pagani e ci incoraggia a cercare prima il Regno di Dio e la
Sua giustizia (quella che si ottiene unicamente per fede in Cristo), sapendo che le altre cose ci saranno
sopraggiunte (Mat 6:33). Il ministerio di Paolo è stato contrassegnato da potenti manifestazioni da parte dello
Spirito Santo eppure egli sapeva che la Potenza di Dio si manifesta in modo ancora più evidente mentre
l’uomo è nella debolezza (II Cor 12:9). Un recente fatto di cronaca ha turbato le nostre Chiese; mi riferisco al
rapimento di 23 missionari evangelici Coreani da parte di Talebani Islamici in Afghanistan. Tutti abbiamo
pregato per la loro liberazione, anche se nel frattempo due di loro sono stati uccisi. Cosa ha spinto queste
persone a lasciare la sicurezza delle loro case, il calore delle loro famiglie e le “benedizioni” delle loro
chiese, per andare in un luogo insicuro, ostile, popolato da invasati assetati di sangue e pieni di odio
soprattutto nei confronti dei Cristiani? Solo l’amore! Non c’è altra motivazione. Dove le tenebre dell’odio
avvolgono tutto e dove si ignora del tutto l’amore di Dio, dove la menzogna è spacciata per verità e la
sopraffazione è l’unica legge, proprio là qualcuno deve portare la luce della conoscenza di Cristo. non si
accende una lampada per metterla sotto un recipiente; anzi la si mette sul candeliere ed essa fa luce a tutti
quelli che sono in casa (Mat 5:15) ha dichiarato Gesù, il quale ci ha anche comandato di andare fino agli
estremi confini della terra per predicare il Vangelo della Grazia e dell’Amore a tutte le creature. Come quei
Talebani avrebbero potuto ricevere la testimonianza della Grazia e dell’Amore di Dio se qualcuno, a rischio
della propria incolumità fisica non fosse andato proprio là?
E’ il prezzo del discepolato; è il motivo per il quale ci viene detto che Gesù “svuotò” se stesso della
propria eterna gloria divina e prese corpo umano facendosi come uno di noi. E’ lo stesso motivo per il quale
morente in croce pregò il Padre di non imputare questo peccato ai suoi assassini. E’ il motivo per il quale da
duemila anni, quelli che hanno preso sul serio l’Evangelo, vanno a predicarlo ovunque Dio li mandi senza
curarsi delle possibili conseguenze. I discepoli di Cristo amano la vita perché essa è dono di Dio e non
cercano il martirio, ma mettono in conto che essere discepoli può comportare anche una morte prematura e
violenta. D’altra parte Gesù ci ha detto: E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono
uccidere l'anima; temete piuttosto colui che può far perire l'anima e il corpo nella geenna (Mat 10:28).
SOVERI GIULIANO