1) FINO AL X SEC. SEC B.N.C.Firenze , Cappugi, Castelli della Toscana, manoscritto del sec. XVIII, XVIII, pag. 295 “Anno 214 a.C. (Lizzano, Battaglia dei Romani contro Galli Boi) Nella selva Litania, o Lizzana vi fu sconfitto il Console Postumio con tutto il suo esercito da Galli Boi. Anno di Roma 538, avanti Gesu Cristo 214. Nella selva Litania nel consolato di Valerio furono posti in fuga i Galli. Dopo poco tempo Tito Sempronio Console dette loro un formidabile rotta nella istessa selva tagliandone a pezzi XI mila, ed in altra congiuntura otto mila. Cini 76,77” “La Terra di Lizano hà sortito questo nome dai Galli, e anche che fù assegnata ai coloni Sillani, e non li variarono il nome per la famosa selva Lizana. Cini 128” “Nel territorio di Lizano vi era un tempio consagrato a Cerere in un luogo detto il Merletto ritrovandosi il nome di questo luogo originato da quello della predetta pietra, e vedendosi ancora un framento di esso, e anni sono in quelle rovine vi fu ritrovato uno strumento a guisa di piccola scure volta all’insù di ottone a somiglianza di quelli che ponevano in mano a qual che Deità, fu trovato da una pastorella. Cini 178” B.N.C.Firenze , Cappugi, Castelli della Toscana, manoscritto del sec. XVIII, XVIII, pag. 233 Anno 198 a.C. (S. Marcello, Origini) “S.Marcello il Sig.re Capitano Domenico Cini, è di parere che, ebbe origine dagl’Etruschi come ancora tutti gl’altri luoghi della Montagna Pistolese. Doppo l’Impero de Etrusci , che dominò avanti l’edificazione di Roma quasi tutta l’Italia, ne successe quello de’ Romani, e fece varie volte in questi monti diverse espedizioni trà le altre una nel Consolato di Marco Claudio Marcello l’anno di Roma 554 (198 a.C.). Sotto la condotta del Console che pose gl’alloggiamenti nel luogo dove ora è S. Marcello, ed ivi assalito da Galli Boi nemici giurati de Romani, contro de quali si era portato il Console, ne ricevè una sanguinosa rotta doppo la quale mantenendo il posto vi si difese con straordinaria bravura dai medesimi per più giorni. Anche presentemente si ritiene il cognome di Marcello, che era una delle famiglie antiche Romane. Cini a 122” “Nel territorio di S. Marcello si trova una vasta estenzione di terreno chiamata Corti, o Curzi dalla familia Curzia derivato da qualcheduno di quella famiglia. Cini a 132” B.N.C.Firenze , Cappugi, Castelli della Toscana, manoscritto del sec. XVIII, XVIII, pag. 145145- 147 Anno 62 a. C. C (Campo Tizzoro, Battaglia di Catilina) “CAVINANA Quanto sia antico questo Castello ogni uno lo puo dedurre da quel che segue. Il più vero e il più certo sentimento degli storici è che nel territorio di Cavinana in luogo detto Campo Tizzoro, seguisse la gran battaglia trà Catilina e Marco Petreio Luogo tenente di Caio Antonio Console. Il Campo Tizzoro, è un bel piano, di figura ovale , e d’estenzione capacissima da combattersi due giusti eserciti, non essendo al resto in tutta la Montagna Pistoiese un altro simile cosi adattato a tal fine: e spogliato di alberi, viene bagnato da due piacevoli fiumicelli, questi si congiungano verso levante, e lasciano in forma di penisola questo piano, che poi uniti sboccano nel Reno; dalle parti che il mentovato piano volta verso nord s’erge un piccolo colle, dalla parte sinistra che lo bagna il fiume Maresca si alzano altri monti ripieni di grossi e fronzuti alberi; dalla parte destra vi è un luogo dirupato. Metello Celere, l’altro Console, si era partito dal Piceno cioè dalla Marca andava a gran giornata a impedire la discesa nella Lombardia a Catilina, e da questa altra parte lo seguiva il Console Antonio. Catilina racchiuso nelle angustie dei monti da due eserciti Romani, il quale non trovando altro scampo determinò di presentare la giornata campale al nemico. Ma prima di porsi in ordine convocò a Consiglio, ed a Parlamento i suoi seguaci, i suoi soldati animandoli alla battaglia con un eloquente ragionamento dicendo loro in fine, che quando la fortuna avesse invidia al loro valore si rammentassero di non mandare fuori lo spirito prima di avere fatto della propria morte aspra vendetta, e che da prodi e valorosi soldati lasciassero una funesta e sanguinosa vittoria ai nemici. Il luogo in cui Catilina radunò e convocò i suoi e dove parlò per incoraggiarli alla battaglia fino al presente si nomina il Piano del Mal Consiglio contiguo a Campo Tizzoro. Catilina poscia che ebbe a proporzione disposti i suoi soldati di già voltati verso levante per aspettare di faccia l’inimico, che da quella parte per inseguirlo veniva, schierò nella fronte della battaglia otto corti e collocò insegna dell’altre in positura o sito più stretto delle prime formandone il corpo di riserva con occupare il posto vantaggioso del suddetto colletto. Da questi ultimi soldati scelse i Centurioni, e quei soldati che erano corsi a esso aggiunse alla schiera che formava la fronte. A Caio Mallio consegnò l’ala destra, a un certo Fiesolano dette a comandare la sinistra, ed egli si pose nel centro della battaglia con i soldati Scheri e coi Coloni. Appresso il luogo che teneva il medesimo era lo Stendardo principale con l’insegna dell’Aquila Romana. Petreio giunto dove era Catilina schierò in fronte del suo accampamento quei soldati veterani quali aveva assoldati per causa della detta sollevazione, doppo le schiere di questi collocò nel corpo di riserva il rimanente dell’esercito. Poscia andando di ogni intorno a cavallo scorrendo per tutto chiamava e nominava ciascuno de suoi soldati, esortandoli pregandoli che fossero ricordevoli dovere loro combattere con gente a guisa di disarmati ladroni in favore della Patria, e de propri loro figli, e delli Dei. Subito che Petreio ebbe visto tutte le cose in ordine, fece con la tromba dare il segno della battaglia, e comandò alle sue truppe che adagio adagio s’avanzassero contro il campo nemico. Il medesimo modo di portarsi avanti fu praticato dai Catilinari contro l’esercito consolare.. Qui giunti ambedue gli eserciti a termine di attaccare la battaglia con l’armi lunghe, ed in asta con grandissimo strepito, rumore e maravigliosa fierezza s’investirno; poscia lasciate andare da banda tali armi, più da vicino, ed a corpo a corpo con le spade si attaccarono. I soldati veterani ricordevoli del loro primiero valore più d’appresso (…….), ne loro nemici valorosa ed ardita impressione, e questi per lo contrario non dimostravano timore alcuno in far loro vigorosa resistenza. In sostanza dall’una e l’altra parte con gran forza, e bravura si menavano le mani. In questo mentre Catilina con alcuni suoi armati alla leggiera andava alla fronte del suo esercito fortemente maneggiandosi porgendo aiuto agli stracchi, in luogo dei feriti faceva succedere i sani, e da per tutto procedeva egli medesimo molto combatteva, e spesso i nemici feriva in somma eseguiva l’uffizio non solo di un ben esperto capitano ma altresì di un coraggioso e valoroso soldato. Petreio udito e veduto il grande sforzo e valore che Catilina adoperava nel combattere, giudicò necessario di condurre alla battaglia la corte Pretoria con la quale entrato nel campo nemico lo pose in gran confusione, ed in diverse parti dai soldati di questa fù fatta grande uccisione particolarmente di quei di Catilina, che vollero più degli altri fare resistenza. Die3de Petreio ordine che fosse assalito dal uno, e dall’altro fianco l’esercito nemico. Onde avvenne che Mallio Luogo tenente di Catilina e Fiesolano che gli commendavano valorosamente combattendo furono morti. Doppo lungo contrasto vedendo Catilina dispersi i suoi soldati ed egli essere rimasto con pochi ricordevole della nobiltà del suo lignaggio e della primiera dignità si scagliò nel più folto de nemici, e quivi valorosamente combattendo fù ucciso. Riuscì disperato e sanguinoso il combattimento che fecero i soldati di Catilina, che tutti quanti caddero con ferite avanti al petto nel medesimo luogo che nel principio della battaglia preso e occupato aveano a riserva di poco numero, che la corte pretoria aveva alquanto smossi, con tutto ciò tutti restarono morti. Catilina fu ritrovato frà cadaveri dei nemici ancora semivivo, e spirante, ritenendo nel volto quella ferocità, e nel combattimento non fù fatto prigioniero alcuno tanto da ogni parte era stato disperatamente combattuto. Il Popolo Romano non acquistò si gran vittoria senza spargimento di sangue, mentre tutti quei dell’esercito consolare o restarono morti, o gravemente feriti: vedi Domenico Cini nel capi:XI a 149” B.N.C.Firenze , Cappugi, Castelli della Toscana, manoscritto del sec. XVIII, XVIII, pag. 144 Anno 970 ca. (Fra Cutigliano e Lizzano) “CERLETO Intorno agli anni 970 fu abbruciata la terra di Cerleto nella Montagna in un rialto trà Lizzano e Cutigliano, la quale era guardata da una fortezza posta in cima del monte Starciori, di cui anche hoggi se ne vedano le vestigia, non si sa se da nemici esteri, la gente indi fuggita ritiratasi a certe prata edificò Pratale e altri Lizzano, e altri Castel di Mura con grossa fortezza che poi fu capo di tutta la Montagna: Ma veduto che il sito di Lizzano era piu sicuro, e più atto a potersi difendere, fu rilasciata l’edificazione di Pratali, e rivolti a Lizzano fu in progresso di tempo attorniato di baluardi, e fondata in luogo forte la Pieve con il suo torrione. La Pieve di Cerreto, e per anco in piedi di titolo di SS. Martiri Vito e Modesto, dove concorrano per tal festività i comuni di Lizzano, Cutigliano a cantarvi la messa. Contendevano gia queste due Comunità trà di loro la precedenza vantane questi l’antichita per il suo fondatore, e l’altro la antichità dell’ ecclesiastica giurisdizione. Salvi tomo IV” B.N.C.Firenze , Cappugi, Castelli della Toscana, manoscritto del sec. XVIII, XVIII, pag. 295 Anno 997 (Lizzano, origini) “Lizzano ritiene questa denominazione da tempo immemorabile An. 997. Si sammora in un Diploma di Ottone III conservato nel tesoro di S. Jacopo di Pistoia. Cini a 74”