montenegro - Emeroteca Digitale Salentina

I!
ii,W
,":51
Er
h 7i
1. r-r'nF
iL
i il71 il M11 11
l'1H il i
r;re
HH1;',1
il i
Vecchio e 21Cti000
1.
.r
r4 r,ii Hi i i4w,
45
MONTENEGRO
Non dimentichiamo il Montenegro!
E questo il grido, lanciato da La Volontà d' Italia; è questo il grido di tutto un eroico popolo,
schiacciato e distrutto dal Trattato di Versailles.
Ed è pure il grido di tutti gli spiriti eletti
del mondo intero, i quali ben sanno che la storia
della Montagna Nera è tutta una lunga, sublime epopea di più di tre secoli, alla quale ogni
nuova guerra ha sempre aggiunto una gloriosissima pagina e nuovi superbi allori, ricordati dai
canti popolari (piesma) dei rapsodi.
E chi potrà mai dimenticare quel Popolo, debole di forze, ma indomabile di animo, che ebbe
il coraggio di sfidare il potente Impero Turco,
quell' Impero, che invase i più bei paesi d'Europa e che eresse i suoi padiglioni e le sue moschee sino a Vienna ?
Con poche migliaia d'uomini, formidabili in
guerra, il Montenegro seppe tener fronte, fra le
rocce e tra le gole dei suoi aspri monti, ad un
tracotante e possente nemico, avanzantesi con
grandi e imponenti forze a sfidarlo nelle sue rupi.
Le strazianti grida di dolore di un popolo così
eroico, oppresso, schiacciato, torturato dall'atl'attuale barbaro dominatore dei Balcani, il megalomane Serbo, non hanno scosso, colpito, mosso
a pietà alcun cuore umano nè del Vecchio, nè
del Nuovo Mondo.
Con la scomparsa del minuscolo Regno della
Cernagora, che fu il primo nei Balcani a salvarsi, pugnando con miseri mezzi, uno contro
cento nemici,. bene agguerriti ed armati, la Serbia ha usurpato la Dalmazia, Suolo e Sangue
Italiano e tutte quelle Terre che erano in potere della Montagna Nera.
Ma i bravi e fieri abitanti della Cernagora,
gelosi della libertà della loro Terra e legati da
immenso affetto e da eterna riconoscenza alla
Gloriosa Casa dei Petrovich, creatrice del loro
Stato, fremono, si agitano, si scuotono ; e non è
lontano il giorno, in cui al grido di : " Zivìo
Cernagora ! " si alzeranno abbattendosi, qual furibondi leoni, sul tiranno che osò profanare e
calpestare il Suolo patrio.
I migliori figli di quell' infelice Paese, perseguitati dall'oppressore, vivono oggi tutti raminghi,
esuli, in lontane terre; ma, ansiosi, attendono il
tanto sospirato giorno in cui potranno tornare
nella loro diletta Patria e baciare il loro benedetto Suolo, umido ancora del sangue dei loro
prodi antenati.
Ma, perchè si volle far sparire lo Stato Montenegrino ?
Perchè troppo piccolo : risposero allora molti
bugiardi predicatori di falsi sentimenti di libertà,
tra i quali non bisognerà mai scordare il pseudo
Messia d'Oltre Oceano.
Ma, e non si son forse creati, dopo la grande
guerra, tanti e tanti nuovi Stati, distaccatisi da
un altro più grande ed i cui popoli parlan tutti
la stessa lingua, hanno il medesimo sangue, la
stessa religione ?
Parlino per noi la Russia e Danzica.
Quale, fra i tanti Stati ora sorti, può vantare
una storia così gloriosa, come quella del Montenegro ?
Quale di essi ha mai lottato per ben 5 secoli per la sua indipendenza ?
La Serbia forse, che si è sempre macchiata
di delitti, che è stata sempre in lotta intestina
tra gli Obrenovic ed i Karageorgevic ? La Serbia, che la notte dal 10 all' I I giugno del 1903
uccise il suo re Alessandro, e la regina Draga,
facendo sui corpi orribile scempio ; e i due fratelli di Lei, e ferendo il Presidente dei Ministri e il Ministro della guerra e molti altri ancora ?
Ma diamo alcuni cenni storici sul torturato
Popolo Montenegrino e sul suo Paese.
Il nome di Montenegro (Cernagora) fu dato,
secondo alcuni, a quel Paese, dalla Serenissima
che per lungo tempo ne ebbe la protezione.
Molti scrittori sostengono che quel nome fu dato
al Paese per le inaccessibili montagne, in gran
parte brulle, prive di vegetazione.
Montenegro, dicono essi, vorrebbe significare:
Montagna di proscritti o Monte deglì uomini terribili, e quindi luogo difficile, da incutere paura, terrore. Ed infatti esso è un labirinto di dif-
,1 1 1 1 „11iilli
I
1V
['.'1 1Pil,[71i
'1117
w
r."H 111 Il Viri :111H:71
46
ficili gole, di alte, inaccessibili vette, di orribili
precipizi e burroni. Il Popolo Montenegrino, parlando del suo Paese, dice, celiando, così : ” Il
grande, I' immenso sacco pieno di montagne che
Domeneddio aveva in mano, quando pensò di
creare il mondo, si lacerò, si squarciò proprio
su queste Terre, sulle quali caddero le orribili
rocce, le aspre montagne che voi vedete ".
Cernagora, secondo il Prof. Giuseppe Gelcich, significa : Regione o Terra di pinete, o
Paese più o meno boscoso.
Frilloy e Vlahovitz lo supposero derivato dagli
abeti, " qui donnent, en hiver, à ce pays un aspect
noir et un caractère sombre ; supposero, cioè,
che fosse derivato dal color cupo degli abeti,
che, specialmente d' inverno, gli dànno un triste
e nero aspetto.
Secondo altri scrittori, " Cernagora " sarebbe
derivato dalle stragi che i Turchi vi fecero e
subirono. Ma qui bisognerà far notare che il nome
di Cernagora si trova in uso già nel 1435 e che
i Turchi soffrirono le gravi sconfitte in epoche
diverse.
Il Milekovic sostiene che il nome di Cernagora sia derivato dal Casato dí Crnojevic, che
dominò in Montenegro dal 1427 al 1516.
Ben disse il Poeta :
Simili a sè la Terra gli abitator produce.
L'amore al sacro Suolo natìo fa compiere ai
Montenegrini prodigi di valore, veri miracoli :
vecchi, fanciulli, donne, giovanette, infermi, mutilati, pope (sacerdoti) si batton da leoni contro
il loro nemico.
le
Durante 1' invasione austriaca del 1 915,
donne opposero fiera resistenza ai nemici, lanciando dal Lowcen enormi massi di pietre sugli
assalitori.
Ogni palmo di Terra della Cernagora fu bagnato dal generoso sangue dei suoi figli, impugnanti le armi in difesa del fratello slavo.
Ma tanto sacrificio fu pagato con la più nera
ingratitudine.
Quando, nel novembre del 1915, le disordinate schiere Serbe, volte in precipitosa fuga dall' incalzante esercito austriaco, giunsero lacere,
affamate e quasi tutte disarmate a Scutari, vidi
io entrare in quella citta, superbamente a cavallo,
in aria da conquistatore, da vincitore, e non già
da vinto, Alessandro, allora principe ereditario
Serbo.
H
i
Il
I:7,l
i.7
h
lí.l
i.
1
Vecchio e JII uovo I suoi ufficiali arrogantemente s' imposero ai
capi montenegrini ed il Generale Vesciovic, che
erasi impadronito di Scutari il 27 giugno di quello
stesso anno e che da vero soldato s'era battuto
contro il comune nemico austriaco, fu trascurato
e messo da parte.
In tempi remotissimi il Montenegro faceva parte
del primitivo Regno Illirico. Ma essendosi il popolo della Cernagora distaccato dal Re albanese
Genzio alleandosi ai Romani, ottenne da questi
la propria indipendenza.
Nel secolo IX il Montenegro fece parte del
grande Regno di Serbia, che con la cruenta battaglia di Kossovo nel 1389, divenne tributario
della Turchia.
La Serbia, tanto vasta e grande allora, fu invasa dai Turchi ; ma i Montenegrini non furon
mai assoggettati dall'asiatico invasore.
Quei pochi prodi, che in quel Suolo avean
trovato sicuro rifugio, non si curvarono mai davanti ai Sultani; ma con la forza delle armi e
favoriti dalla Russia, vissero indisturbati, sicuri,
indipendenti.
Prima dell' invasione degli Osmanlì, gli alti
bacini della Cernagora non erano abitati. Ma in
seguito, per salvarsi dall'abbietto tiranno, pastori,
profughi, banditi, si rifugiarono fra quelle alte
rocce, quasi a picco, ove si stabilì, per salvarsi
dai Turchi, con la propria famiglia e con alcuni
fedeli il Voivoda serbo Tzroievic.
Per più di 5 secoli i Sultani mandarono contro quel pugno di prodi e di eroi, enormi eserciti, dai cinquanta ai centomila soldati, condotti
da Bey, da Pascià, da grandi Vizir. Essi tentarono
dall'Albania, dalla Serbia, dall'Erzegovina, di
invadere il Montenegro; ma furon sempre respinti,
battuti, sbaragliati.
Il grande Gladstone scrisse, e ben a ragione,
di quel Popolo : " Le tradizioni montenegrine
superano, per isplendore di gloria, le memorie
delle Termopili e di Maratona! ".
Parole sublimi, vere, sante !
Dal 1658, nella Cernagora comandò la famiglia Petrovic di Niegush.
Il Vladica 'Dando I sconfisse parecchie volte
i Turchi, che nel 1702, fecero invitare da alcuni perfidi montenegrini, che aveano, per viltà
o per denaro, abbracciato l'islamismo, il Vladica
a consacrare una nuova Chiesa che erasi costruita col permesso di Demir Pascià.
Dando vi andò; ma fu, a tradimento, fatto
rtM
/7*
I
Vecchio e
uovo prigioniero, incarcerato, orribilmente tormentato,
e poi, dopo alcune settimane, liberato a prezzo
di oro.
Ma il Vladica si vendicò poco dopo di tanta
perfidia, facendo trucidare, la notte di Natale
del 1702, tutti i Turchi dimoranti nel Paese.
Furon risparmiati soltanto coloro che vollero battezzarsi. Quella notte fu detta : " La Notte di
Kerniza ", dal monte e dal paese ove maggiore
fu la strage.
Con quell'eccidio, il Montenegro si salvò per
sempre dal pericolo di cadere, per tradimento,
sotto la schiavitù turca.
Nel 1711 lo Czar Pietro I fece intendere,
con una sua Memoria, scritta in latino, ai Greci,
ai Bulgari, ai Valacchi ed ai Serbi che la Russia
non rimaneva insensibile al grido di dolore degli
Slavi balcanici. E quando ebbero principio le
operazioni militari, lo Czar spinse, per mezzo
dell'agitatore erzegovese Vladislavic, i Montenegrini alla guerra contro il barbaro asiatico. I
Russi però furono sconfitti e dovettero fare la
pace nel luglio dell'anno 1711.
11 Sultano Ahmed 3.' volle allora punire i
Montenegrini dell'alleanza conchiusa con la Russia e mandò contro quei prodi un esercito poderosissimo.
Il Vladica 'Dando chiamò alle armi tutti coloro che erano atti ad impugnarle, ed il 29 luglio del 1712 sbaragliò i Turchi, che perderono
28 bandiere e dai 30 ai 40 mila uomini.
Nel 1713 i Turchi ritornarono nuovamente all'attacco, ma furono, per la seconda volta, sconfitti.
Nel 1714 il Pascià Duman Kyperlì, entrato,
con tradimento, nel Montenegro, bruciò il Convento e la Chiesa di Cettigne e trasse schiavi,
a migliaia, donne e bambini.
Ma quando il Pascià partì per toglier la Morea
ai Veneziani, i Montenegrini riedificarono con
l'aiuto di Pietro il Grande di Russia i villaggi,
il Convento e la Chiesa,
Nel I 716 Cengik Sinan Bey assalì i Monte.
negrini, ma fu battuto, fatto prigioniero ed ucciso insieme con il traditore Liubovic.
E così i forti della Cernagora si vendicarono
delle atrocità commesse dal Kyperlì.
Nel 1717-18, i Montenegrini, alleatisi con i
Veneziani, in guerra coi Turchi, occuparono Antivari e Dulcigno.
Negli anni 1722, 1727, 1732, 1739, 1750,
i
i
47
e 1756 i forti figli della Cernagora sconfissero
gli Osmanlì.
In sullo spuntare del giorno 27 ottobre del
1768, i Montenegrini assalirono improvvisamente
il campo turco di Devo con tanto impeto, che
il nemico dovè darsi a precipitosa fuga.
Esso perdè 20000 uomini, 3000 cavalli, 1300
tende con quelle del Pascià, 30 cucine da campo
e grande numero di munizioni, di viveri e di
vettovaglie.
Nel 1782 Pietro I dichiarò con grande solennità I' indipendenza Montenegrina ed annientò
l'esercito di Mehmet Pascià di Scutari.
Anche Karà (Nero) Mahmud, Pascià di Scutari, fu sconfitto nel 1792 e nel 1796 da Pietro I.
Il 23 settembre del 1796 Karà Mahmud ritornò all'assalto con un esercito di 30000 uomini bene armati. Ed anche quella volta fu sconfitto dal Vladica Pietro I, il quale avea con sè
soli 6000 Montenegrini. Il Pascià fu fatto prigioniero e decapitato. Un canto popolare albanese ricorda la sconfitta e la morte di Karà
Mahmud.
Quando nel 1805, scoppiò la guerra tra Napoleone I e lo Czar Alessandro I, i Montenegrini furono prodi alleati della Russia e pugnarono valorosamente contro i Francesi.
Nel 1831 Mahmud Rescid Pascià volle con
3000 uomini prendere il paese di Kucci, che
si era unito al Montenegro. Il Vladica Pietro II,
con soli 800 dei suoi, lo respinse fino a Spuz.
Il nemico ebbe 164 morti e 300 feriti.
Anche negli anni 1339, 40, 42, 44, 47, e
49 i Turchi furono battuti dai Montenegrini.
11 2 gennaio del 1853 Omar Pascià si mosse
contro gli invincibili abitanti della Cernagora e
pose 24000 uomini fra Spuz e Podgorizza, 8000
ne mise sul monte Sutterman, che domina la
città di Antivari ed il paese di Virbazar, e 20000
presso Niksic.
L'Austria allora intimò al Sultano di ritirare
di là le soldatesche.
Nel 1858 insorsero gli Erzegovesi contro il
Turco. Danilo corse in aiuto dei confratelli ed
il 28 luglio sorprese Kolascin, che devastò.
Alla morte del Sultano Abdul Megid (1861),
gli Erzegovesi insorsero di nuovo. Il Montenegro, questo minuscolo Stato, vero valore della
schiatta slava, conservatosi sempre puro, incontaminato, prese parte alla lotta e si unì con gli
Erzegovesi.
t'
l•
1,17:11
7ll ii ,p7hhiHTil
h,11hilu,11ilw,H7iln Hr+l'hd
!Y H ill'HP,117:vh
Vecchio e
48 Il Sultano mandò un poderoso esercito, comandato dai migliori suoi Pascià contro quei
pochi ribelli. Le truppe Turche giunsero, seminando di lor cadaveri il suolo Montenegrino,
sino a Cettigne, e propriamente presso i pozzi,
che sono a brevissima distanza dal Palazzo Rosso,
residenza del Principe Danilo.
E lì, con le misere armi e coi pochi mezzi
di cui disponevano, resistettero i Montenegrini
tanto eroicamente contro i barbari invasori, ereditarii, eterni nemici della loro razza, fino a che
lo Czar delle Russie impose al Sultano di far
ritirare le sue soldatesche da quel Paese.
Il dì 11 agosto 1861, per mano dell'assassino
montenegrino Cadie, fa ucciso, a Cattaro, Danilo. Fu Principe del Montenegro il nipote Nicola, educato a Parigi e designato dallo stesso
zio come suo successore.
E chi infine non ricorda le gloriose, le epiche
giornate di lotta montenegrina contro il Turco'
nel 1876--77 e 78, e quelle non meno gloriose
e splendide della guerra balcanica del 1912 - 913 ?
E chi potrà mai dimenticare l'umile cannoniere Ilia che lasciato a guardia del fortino Topolizza, guardante l'entrata del porto di Antivari,
con tiri ben aggiustati, benchè gravemente ferito, fece allontanare, danneggiandole, le due
navi turche venute per bombardare Antivari ?
Ora la Serbia pare abbia dimenticato lo sforzo
eroico di quel pugno di forti che nella guerra
seppe valorosamente pugnare contro le orde austriache ; e non v' è palmo di terra montenegrina
che non ricordi un fatto eroico di quel Popolo.
Perchè i Serbi ed il loro Sovrano han voluto
dimenticare che Pietro I Karageorgevic cercò un
tempo non molto lontano, rifugio in Montenegro ? Nicola I, il Re Soldato, gli diede allora
ricovero ed aiuto e coronò i beneficii fatti al
profugo, accordandogli la mano della figlia Zorca.
Ed ora conchiudo. Ci fu chi tentò accusare
di tradimento il Montenegro, nella grande guerra
mondiale.
Ma mi si dica : Che' avrebbe dovuto e potuto
fare un pugno di uomini contro intere falangi di
austro-tedeschi che dopo di aver sconfitto, sbaragliato e messo in fuga l'esercito serbo, si riversaron tutte contro il piccolo Stato ? Si pensi che
parecchie migliaia di soldati Montenegrini eran
disseminati al sud-ovest del loro Regno, per evitare fatali sorprese; si pensi pure che la Francia avea mandato ai Montenegrini vecchi can-
uovo noni di misero calibro e di non lunga portata,
con i quali ben poco danno potea infliggersi
alle irrompenti schiere nemiche ; mentre con cannoni di ultimo modello e di lunga portata avrebbero potuto, dal Lowcen, distruggere o far uscire
la flotta austriaca, ancorata a Teodo, nelle Bocche di Cattaro.
Ma vi sono delle fatalità politiche che hanno
origini misteriose e forse fin d'allora si tramava
per l'annuilamento del Montenegro a favore della
Serbia.
Ma fino a quando ?
GIACINTO SIMINI
MODESTE ASPIRAZIONI
(DA MARZIALE)
O Quintiliano, educatore esimio dell' irrequieta
gioventù, o Quintiliano, decoro e vanto aella
toga Romana concedimi, deh, venia se, pur corto
di quattrini nè ancor ridotto fuori uso dagli anni,
m'affretto alquanto a godermi la vita. A goderla nessuno s'affretta abbastanza. Può invero
differirlo ad altro tempo solo chi struggesi di
soverchiare le paterne ricchezze e rende angusti
gli atri (del suo palazzo) col rinzepparli dell' infinite immagini degli avi.
Basta a me un fuoco acceso e modesti :soffitti che non disdegnino d'annerirsi col fumo:
basta una fonte viva e un prato d'erba che cresca spontanea. Siami concesso un domestico
sempre satollo, siami concessa una moglie non
troppo saputa: notte con sonni tranquilli siami
concessa, e giorno senza liti.
C. FAGGIANO
LA STORIELLA
Un giovane aveva sposato una ragazza assai bisbetica, stanco
finalmente di sopportarne il cattivo umore, un giorno, al colmo
dell' irritazione, si lasciò trasportare a darle un sonorissimo
schiaffo.
La sposa corse lagrimando dal padre perché facesse le sue
vendette, ma il padre, che ben conosceva il cattivo carattere
di sua figlia, le somministrò alla sua volta altri due schiaffi,
dicendole :
— Va da tuo marito e digli da parte mia che se egli ha
avuto l'ardire di schiaffeggiare mia figlia, io ho fatto altrettanto con sua moglie e quindi ... siamo pari