“al di qua e al di là dell'Arno” a cura di Daniela Dinelli e Marco Lebboroni Non è detto che per trovare un mondo ricco di meraviglie si debba andare in luoghi sperduti e incontaminati... nella foresta del Serengeti... la natura celebra i suoi fasti ovunque. L’ortica che cresce nelle fessure dell’asfalto o il relitto di edera che si abbarbica su di un muro sbrecciato, sono i segni della forza e della meraviglia della vita. Non importa andare a fare un safari in Africa inseguendo il leone che caccia la gazzella, è solo una questione di scala: se poniamo al posto del leone una minuscola coccinella, se affidiamo la parte della gazzella ad un pidocchio delle piante... il gioco è fatto: c’è una piccola Africa anche nel nostro giardino, nel prato vicino casa, sulle piante del nostro balcone. BASTA GUARDARE!!! FACENDOSI RAPIRE DALLA BELLEZZA DELLA NATURA CHE CI CIRCONDA ANCHE IN MEZZO ALLA CITTÀ. È con l’intento di fare sempre nuove scoperte che abbiamo organizzato questa iniziativa, e cosa può essere più piacevole di una lenta pedalata in bicicletta per osservare, scoprire e apprezzare il verde e gli animali intorno a noi? Leggere il fiume Leggere il fiume per imparare a conoscerlo significa guardare non solo la componente acqua ma anche l’intero sistema fluviale inteso come rive, fasce riparie (zone di vegetazione distribuite lungo il corso d’acqua) e territorio circostante. L’ambiente fluviale si differenzia da quelle che sono le caratteristiche ambientali del territorio per la presenza dell’acqua che crea un microhabitat caratterizzato, per esempio, da un tasso di umidità leggermente più elevato rispetto alle zone circostanti, dal suolo più bagnato e sottoposto a periodi di sommersione, ecc., fattori che influenzano il tipo di vegetazione e la fauna che si trova lungo il fiume. Le specie arboreo – arbustive descritte di seguito sono tipiche degli ambienti acquatici e frequentemente possono essere osservate anche lungo le sponde dei fiumi che scorrono nei tratti cittadini. Pioppo bianco (Populus alba): appartiene alla famiglia delle Salicaceae, alto fino a 30 m, con un'ampia chioma. I pioppi sono essenziali nell'azione di consolidamento degli argini dei fiumi, in relazione anche all'ampia estensione dell'apparato radicale che si dirama dalla pianta madre per oltre venti metri. Spesso viene piantato artificialmente in filari per l'utilizzo del legname. Pioppo nero (Populus nigra): albero a foglie decidue, è frequente sulle rive dei corsi d'acqua, dove insieme a salici e ontani forma delle boscaglie. Piuttosto longevo, può raggiungere i trecento anni di età. Il pioppo nero è impiegato soprattuto nell'industria della carta e per produrre carbone vegetale. Salice Salice Salice Salice Salice bianco (Salix alba) purpureo (Salix purpurea) da vimine (Salix viminalis) ripaiolo (Salix eleagnos) da ceste (Salix triandra) Questi alberi, come tutte le piante che abitano gli argini dei corsi d'acqua, sono caratterizzate da adattamenti morfologici e fisiologici particolari come la flessibilità dei fusti e delle radici, la presenza di radici avventizie, la riproduzione di tipo vegetativo grazie al radicamento di frammenti di rami, radici, fusti, la dispersione dei semi per trasporto acqueo. Il legno di queste piante, soprattutto delle radici, possiede la proprietà di non marcire con la permanenza in terreni saturi di umidità e per questo tali specie vengono utilizzate nel rimboschimento di zone paludose. Tutte queste specie arboree e arbustive sono caratterizzate da una rapida crescita. Ontano comune (Alnus glutinosa): pianta tipica delle rive dei fiumi, stagni e zone paludose, dove forma boschi e cespuglietti con Salici e Pioppi. Appartiene alla famiglia delle Betulaceae. L’Ontano nero ha radici che contengono batteri in grado di utilizzare l’azoto dell’aria fissandolo nel terreno, questo comporta un arricchimento del suolo che diventa più fertile. Il legno è estremamente resistente all’acqua, a contatto della quale diventa durissimo e si presta quindi per essere utilizzato in opere immerse nell’acqua, come piloni per le barche e palafitte. Phragmites australis: Thypha latipholia: Nei punti più profondi delle acque stagnanti si sviluppano canneti, ovvero formazioni vegetali la cui copertura è costituita da specie a fusto cavo, come la ben nota canna palustre (Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steudel) o l'altrettanto comune tifa (Typha latifolia L.). Queste due, specialmente la prima, formano popolamenti molto fitti quasi monospecifici. Sambuco (Sambucus nigra): appartiene alla famiglia delle Caprifoliaceae, Vive lungo siepi, in aree incolte, zone umide, nei pressi di vecchie case coloniche, lungo sentieri e fossi. Ailanto (Ailanthus altissima): appartiene alla famiglia delle Simarubacee, produce frutti detti samare. L’Ailanto è stato introdotto in Italia dalla Cina nel 1760. Si è naturalizzato in tutto il nostro paese e viene usato per il rivestimento di pendici detritiche, dato che si propaga rapidamente su terreni di scarico o abbandonati. Si riproduce oltre che per seme anche per polloni che possono spuntare a distanze ragguardevoli dall’albero di origine. È una specie assai rustica e resistente alla siccità. L’Ailanto è chiamato anche "albero del sole" o "toccacielo", per la rapidità di crescita e la bellezza del fogliame. MOLTO INFESTANTE. Robinia (Robinia pseudoacacia): appartiene alla famiglia delle Leguminose. Fiorisce in maggio-giugno ed I fiori bianchi in grappoli profumati sono apprezzati dalle api, che ne producono un miele chiaro e fluido molto apprezzato. La pianta è stata Importata in Europa all’inizio del seicento dagli Stati Uniti, da J. Robin, curatore dell’orto botanico del Re di Francia, in Italia venne introdotta circa due secoli più tardi, ed è solo da un secolo che questo albero a assunto una certa importanza forestale. È una specie molto frugale che si adatta ad ogni tipo di terreno: scarpate, luoghi incolti, siepi, margine dei boschi fino a 1000 metri. È purtroppo un albero assai invadente che spesso tende, dove viene introdotto, a espandere la propria presenza a scapito delle specie spontanee. INFESTANTE. Animali lungo il fiume Oltre alle anatre ( dal piumaggio simile al germano ma quasi domestiche), lungo l’Arno si possono osservare molte specie di uccelli selvatici. Tra questi i più grandi e facilmente visibili sono quelli della famiglia degli aironi, presenti con diverse specie. Airone cenerino – grosso, grigio con testa striata di nero, d’inverno riposa in gruppo sugli alberi più alti delle Cascine Airone bianco maggiore – grande circa come il cenerino, tutto bianco, con becco nero d’estate e giallo d’inverno Garzetta – più piccola, tutta bianca, becco sempre nero, in volo notare i ‘piedi’ gialli Nitticora – il nome scientifico significa ‘corvo notturno’, e infatti è un airone poco attivo durante il giorno, mentre al crepuscolo e di notte si vede in volo lungo l'Arno (e anche sopra altre parti del quartiere), da sotto appare bianco e tozzo, sembrando un rapace notturno Tutti gli aironi in volo tengono il collo ritirato e le zampe estese Un altro abitante comune lungo le rive è la Nutria, un grosso roditore che può sembrare un enorme topo; in realtà questa specie, originaria del Sud America, fu importata in Italia per allevamento (per la pelliccia di ‘castorino’) ed ora ha formato popolazioni che si riproducono in tutta Italia. Associazione Città Ciclabile – via S. Agostino, 19 – 50125 FIRENZE www.firenzecittaciclabile.org – [email protected]