27 febbraio 2010 (ff) il salice delle Apuane è un endemismo limitato

27 febbraio 2010
(f.f.) il salice delle Apuane è un endemismo limitato alle Alpi Apuane abbastanza diffuso e facile a
vedersi generalmente in quota e su terreni calcarei. È un arbusto di limitate dimensioni con
infiorescenze molto belle che contrastano con il grigio della roccia su cui la pianta prospera. È
pianta vulnerabile e quindi protetta poiché la limitatezza dell’areale di distribuzione ne mette a
rischio la sopravvivenza.
IL GENERE
Il genere Salix fa parte della famiglia delle Salicaceae e comprende circa 300 specie distinte
originarie dell’Asia e dell’Europa. Fanno parte del genere alberi che raggiungono 20 metri di
altezza e arbusti perenni, le specie di questo genere sono generalmente decidue e dioiche 1. Sono
coltivate come piante ornamentali, come foraggio e per fare i vimini.
In Italia prosperano una trentina di specie che tendono ad ibridarsi tra loro. Tra esse ricordiamo:
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Salix alba L. o salice bianco, utilizzato per consolidare le rive dei fiumi e come sostegno per
le viti. Dalla sua corteccia si estrasse per la prima volta l’acido salicilico.
Salix aurita L. o salice dorato, piccolo arbusto usato come foraggio nella pianura padana.
Salix babylonica L. o salice piangente, originario dell’estremo oriente è bella pianta
ornamentale.
Salix purpurea L. o salice rosso, usato per fare vincastri o vimini.
Salix viminalis L. o salice da vimini, originario dell’Europa centrale e dell’Asia si è ben
acclimatato nel nostro paese e viene coltivato per la produzione di vimini usati per lavori di
intreccio. Da questa pianta trae origine il nome del Viminale, uno dei sette colli di Roma.
La corteccia di molte specie di salix contiene salicina e tannini. La salicina o acido salicilico è un
antisettico che i nostri nonni usavano per fare le conserve di pomodoro, pratica che oggi viene
sconsigliata per gli effetti collaterali della sostanza. Un suo derivato è l’acido acetilsalicilico noto
perchè componente essenziale della comune aspirina, è analgesico, antipiretico, antinfiammatorio e
svolge attività protettiva contro le malattie cardiovascolari.
Già Erodoto nelle sue Storie citava un popolo resistente alle malattie che aveva l’abitudine di
masticare la corteccia di salice, ma esistono testimonianze anche più antiche risalenti agli Egizi e ai
Sumeri.
1
Dioico è termine riferito a specie vegetali che presentano fiori maschili e femminili distinti su piante diverse. Quindi è
come se esistesse una pianta maschio ed una femmina che si distinguono solo alla fioritura. Ricordiamo per esempio il
pungitopo, l’agrifoglio, il tasso e l’alloro.
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SALIX CRATAEGIFOLIA
Salix crataegifolia Bertol.2
Nomi volgari: salice a foglie di
farinaccio, salice delle Apuane,
saltacapre.
Il nome generico deriva dal latino
sălix, ĭcis (= salice, verga).
Ricordiamo che per i popoli celtici
sal lis significava vicino all’acqua e
per i greci σάλοσ significava
agitazione, moto che scuote quindi
in entrambi i casi i termini si
riferivano a caratteristiche proprie
della pianta di salice. Comunque
alcuni autori fanno derivare il nome
latino da sāl, sălis (= sale) a causa
del sapore salato della pianta e
delle sue foglie che sin dall’antichità erano usate per combattere diverse malattie.
Il nome specifico crataegifolia significa “che ha le foglie come il farinaccio”. Questa pianta, detta
anche sorbo montano, ha nome scientifico Crataegus aria L. ovvero Sorbus aria (L.) Crainz. A sua
volta il termine latino crataegus deriva dal greco κράτος (= forza) e da αϊγ (= capra) da cui il nome
greco del biancospino (Crataegus monogyna) con il significato “che dà forza alle capre”.
Così riporta il botanico apuano Pietro Pellegrini3:
1331. - Salix crataegifolia – Bert.
= Salix phylicifolia – L. γ – crataegifolia – Bert.
(luoghi in cui è stata osservata:) Fra la Tambura e Resceto (Somm.) e in vari punti del gruppo della
Tambura, alla Piastra Marina, nel lato orientale del Sagro sopra la valle del Catino, lungo il Frigido
in loc. Valle delle Rose e sopra il Biforco, al Solco di Equi e sopra Vinca.
Fiorisce in giugno. Pianta legnosa.
2
Bert. è l’abbreviazione usata per le piante descritte da Antonio Bertoloni (Sarzana 1775 – Bologna 1869). Egli si
laureò in medicina e si dedicò poi alla botanica ed è considerato il più insegne botanico italiano del 1800. Scrisse una
monumentale opera in 10 volumi sulla flora italiana: “Flora italica: sistens plantas in Italia et insulis circumstantibus
sponte nascentes”, Masi, Bologna, 1833-1854. E in particolare scrisse opere dedicate alla flora apuana come Flora
alpium Apuanarum compresa nel testo: Amoenitates italicae sistentes opuscola ad rem herbarium et zoologiam Italiae
spectantia, De Nobili, Bologna, 1819 e Mantissa plantarum florae alpium Apuanarum, Da Olmo e Tiocchi, Bologna,
1833.
3
Pietro Pellegrini “Flora della Provincia di Apuania ossia Rassegna delle piante fanerogame indigene, inselvatichite,
avventizie esotiche e di quelle largamente coltivate nel territorio di Apuania e delle crittogame vascolari e cellulari,
con la indicazione dei luoghi di raccolta”, Stab. Tip. Ditta E. Medici, Massa, 1942. Il testo è stato ristampato in copia
anastatica nel maggio 2009 dalla Società Editrice Apuana di Carrara per conto della Fondazione Cassa di Risparmio di
Carrara. Pag. 267.
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Endemismi
Il Salix crataegifolia è endemismo esclusivamente apuano.
La classificazione degli endemismi è abbastanza controversa e i botanici hanno cercato, nel 1961, di
fare chiarezza sulla questione introducendo i seguenti quattro gruppi di endemismi:
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Paleoendemismo: sono specie isolate, monofiletiche (cioè con un albero genealogico privo
di diramazioni) e antiche (paleo) non necessariamente originarie della zona in cui sono
endemici. Anzi spesso la specie era diffusa anticamente in areali più vasti che si sono
progressivamente ristretti di modo che si parla di areale relitto. Sono generalmente poco
variabili e spesso in via di estinzione
Schizoendemismo: una popolazione originaria si sarebbe separata in popolazioni diverse in
areali diversi a causa di fenomeni geomorfologici con conseguenti differenti storie evolutive
che avrebbero portato alla formazione di nuove specie
Patroendemismo: è riferito a specie che si sono mantenute diploidi, quindi primitive, in un
determinato territorio mentre in zone vicine hanno originato specie diverse poliploidi
Apoendemismo: è riferito a specie originatesi per poliploidizzazione da una specie diploide
diffusa nelle zone vicine
Così sostiene Fabio Garbari4:
Il suo isolamento sistematico e geografico, le caratteristiche delle infiorescenze e il numero
cromosomico depongono per una sua antica origine. Può pertanto essere considerata un
paleoendemismo.
La distribuzione e le sue caratteristiche la fanno considerare un relitto terziario. In particolare la
posizione pendula delle infiorescenze (per quelle femminili limitata al momento della fioritura) è un
carattere di primitività che alcuni autori considerano anello filogenetico che la collega al genere
Populus.
Il portamento prostrato e la forma nana assicurano ai salici degli ambienti alpino-polari 5 la
protezione sotto la neve e dai forti venti. La cuticola cerosa presente sulle foglie favorisce lo
scorrimento dell’acqua evitando il congelamento, inoltre riduce la traspirazione e protegge dalla
radiazione solare intensa ad alta quota.
Forse con i cambiamenti climatici successivi al terziario si sono evolute specie arboree di Salix
come le conosciamo oggi, ma è rimasta traccia del passato nelle specie nane di cui il nostro Salix
crataegifolia è importante testimonianza.
4
Fabio Garbari è docente di Botanica sistematica all’Università di Pisa ed ha dedicato molti studi alle piante apuane. La
citazione è tratta da Introduzione a “Flora della Provincia di Apuania” in F. Garbari, A. Carducci, M. Ansaldi, G.
Trombetti “Pietro Pellegrini 1867-1957”, Società Editrice Apuana, Carrara, 2009, pag 28. Questo testo accompagna in
cofanetto il volume di Pellegrini citato alla nota precedente.
5
Tra essi ricordiamo: Salix reticulata L., Salix herbacea L., Salix retusa L., Salix serpyllifolia Scop.
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LA PIANTA
Classificazione: Superdivisione: Spermatophyta; Divisione: Magnoliophyta (Angiospermae);
Classe: Magnoliopsida; Sottoclasse: Dilleniidae; Ordine: Salicales; Famiglia: Salicaceae; Genere:
Salix; Specie: crataegifolia.
Forma biologica: Camefita fruticosa (simbolo: Ch frut). Camefita (simbolo Ch): piante perenni e
legnose alla base, con gemme svernanti poste ad un'altezza dal suolo tra i 2 ed i 30 cm. Fruticose
(simbolo frut): hanno un aspetto arbustivo.
Descrizione: è un arbusto lungo circa 1 metro, eretto o prostrato. I rami giovani sono coperti da
peluria abbastanza lunga di color rosso-bruno che cade precocemente. Le foglie sono ovatolanceolate verdi e lucide nella pagina superiore e glauche 6 nella pagina inferiore che, nella foglia
giovane, è coperta da fitta pelosità sericea che poi scompare. Le infiorescenze (amenti) maschili
sono cilindrico-ovate e pendenti, quelle femminili sono un po’ più lunghe (1 x 12 cm) e strette,
inizialmente pendenti poi assumono posizione eretta. La fioritura avviene prima dell’emissione
delle foglie.
Antesi: da Maggio-Giugno
Tipo corologico: endemismo esclusivo delle Alpi Apuane.
Habitat: frequente dagli 800 metri fino alle vette. In qualche caso scende anche a livelli più bassi
come in Garfagnana lungo la Tùrrite Secca in particolare sopra Tòrrite (nei pressi di Castelnuovo
Garfagnana) a circa 300 metri. Vive in prevalenza su rupi calcaree, ma può trovarsi anche su terreni
silicei. È pianta adattabile senza particolari esigenze di esposizione, infatti si trova bene sia su pareti
nude e compatte in luoghi aperti e assolati sia in erbosi freschi e moderatamente ombrosi.
Conservazione: la specie è compresa nella LRT (Lista Rossa Toscana) delle specie vegetali
protette. Sia localmente che a livello nazionale è classificata VU cioè vulnerable (= vulnerabile)
quindi esposta ad alto rischio di estinzione in natura. Naturalmente, non deve essere danneggiata.
6
Glauco: di color verde-azzurro, chiaro, per la presenza di cere di rivestimento.
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